Incubo
La
porta scorrevole della sua stanza si aprì con un sordo rumore metallico, molto
fastidioso per le sue troppo ricettive orecchie saiyan. Con passo lento
raggiunse il letto e vi si sedette, sospirando. Si disfece poi degli
stivaletti, lanciandoli quindi in un angolo della stanza e si buttò con la
schiena contro il morbido materasso, perdendosi a fissare il soffitto bianco.
Un
cipiglio molto marcato si fece spazio sul suo bel viso ancora dai tratti non
molto acuminati, le labbra piene si inarcarono in un broncio, la morbida
mascella si strinse ferocemente. Gli sembrava tutto ancora un incubo. Uno
stupido, terribile incubo da cui sperava ben presto di risvegliarsi.
Eppure
il messaggio radio era stato fin troppo chiaro: il pianeta Vegeta-sei
era andato distrutto. E da uno stupido meteorite. Era impossibile!
Come
potevano essere morti tutti i guerrieri saiyan? Erano i più potenti dello
spazio, per diavolo! Ogni saiyan nasceva per combattere e moriva in
combattimento. Ogni qual volta uno di essi veniva colto
da una malattia probabilmente mortale, decideva di porre fine alla propria vita
con le sue stesse mani, o partiva per lunghi viaggi alla ricerca di qualche
forte guerriero che lo distruggesse. Tutto quello pur di non disonorare la
propria razza.
Ed ora…erano
morti tutti…tutti! Solo in tre erano sopravvissuti. Ma come potevano solo loro
tenere alto l’orgoglio di un popolo annientato?
Vegeta
sapeva che fosse una causa persa. E ora lui, principe del popolo sterminato dei
saiyan, si trovava a far parte del corpo di mercenari di Freezer.
Già…Freezer.
Aveva da sempre avuto a che fare con quell’orribile
mostro dalla pelle violacea, fin dalla sua ancor più tenera infanzia. Suo padre, il grande re Vegeta, aveva da qualche anno
intrapreso un’alleanza con il mostro e l’aveva spesso invitato a palazzo. Il
piccolo principe, quindi, aveva dovuto imparare a convivere con costui.
Ma come
poteva un tenero bambino di poco più di un anno trattenere le lacrime alla
vista di un mostro così orribile? Come poteva accettare di pranzare al suo
stesso tavolo, percorrere gli stessi corridoi, parlare con lui?
Era
stato molto difficile per il piccolo saiyan abituarsi a quella inquietante
presenza. Ma le dure parole di suo padre, furioso con lui dato che si metteva a
frignare ogni volta che vedeva Freezer o ogni volta che veniva
pronunciato il suo nome, l’avevano fatto immediatamente redimere. Quale figlio
non vuole che il proprio padre sia orgoglioso di lui?
Ma
quegli anni erano stati duri. Ed ora era anche peggio.
Quando
gli era stata comunicata l’esplosione del pianeta Vegeta-sei,
automaticamente era stato informato della sua nuova situazione di guerriero al
servizio di Freezer. E il piccolo Vegeta non aveva potuto opporre resistenza.
Del
resto non aveva alcuna alternativa. Il suo pianeta era esploso e non avrebbe
nemmeno potuto trasferirsi in un altro. Freezer l’avrebbe di certo trovato e
forse ucciso per aver disubbidito. Era in trappola.
Si
sentiva a pezzi. Come sarebbe stata la sua vita, d’ora in avanti? Dove sarebbe
andato, cosa avrebbe fatto? Sarebbe sopravvissuto? Vegeta non lo sapeva. E
l’incertezza, agli occhi di un bambino di cinque anni, era davvero un
sentimento spaventoso.
Aveva
paura. Tantissima. Ma sarebbe andato avanti.
Doveva
sopravvivere, diventare più forte e crescere. E sarebbe diventato un super
saiyan. Avrebbe quindi ucciso Freezer e sarebbe tornato libero.
Il
piccolo guerriero si rannicchiò su sé stesso, chiudendo gli occhi e iniziando a
sognare. Era l’unica cosa che gli era rimasta da fare
e che poteva fare liberamente.
Un
forte allarme dal rumore incessante e fastidioso lo fece svegliare di
soprassalto, facendogli venire anche il batticuore.
“Ma che
diavolo…!” gridò il principino notando la spia rossa
sul comodino accanto al letto. Freneticamente cercò qualche interruttore di
spegnimento e quando lo trovò sospirò pesantemente. Si toccò la testa e
maledisse quella maledetta spia: gli aveva fatto venire un male terribile!
Un
broncio gli adornò le labbra e il bambino scese dal duro letto, stiracchiandosi
in seguito. Cosa stava a significare quel richiamo? Si avvicinò nuovamente alla
spia che era riuscito a spegnere e la studiò con calma, quasi aspettandosi che
fosse lei stessa a rispondergli.
Ma
ovviamente non accadde nulla.
“Bah…”
si disse il piccolo camminando poi verso il minuscolo bagno della sua
stanzetta. Quando tornò verso il letto non ebbe neanche il tempo di
accomodarvisi nuovamente e riprendere a sognare che un forte bussare minacciò
quasi di distruggere la sua porta scorrevole.
“Ehi
principino! Muoviti, Freezer ti aspetta!” urlò la voce all’esterno.
Aggrottando
le sopracciglia, il piccolo saiyan riconobbe in quella il servitore di Freezer,
il capitano Zarbon. Aveva una pelle di colore verdastra, capelli di una
tonalità più scura di verde sempre legati in una treccia perfetta e in ordine.
A
Vegeta non era mai piaciuto quel tipo. Ad essere sincero non gli era mai
piaciuto nessun alleato di Freezer e nemmeno nessun’altro conoscente.
L’unica persona per cui aveva provato qualche
sentimento diverso era stata sua madre, probabilmente. Non la ricordava, ma
sentiva di non odiarla. Più che altro non ricordava alcuna cosa negativa di
lei, solo un dolce profumo di lavanda e una voce melodiosa. Neanche il suo
volto aveva in mente.
Con
gran disappunto il piccolo guerriero riprese in mano i suoi stivaletti e li
infilò, consapevole di non poter sfuggire all’incontro con Freezer. Sospirò
prima di incamminarsi all’uscita, non prima di aver lanciato un’occhiataccia
alla spia sul suo comodino. Ora sapeva a cosa serviva, e temeva che sarebbe
diventata una dei suoi peggiori nemici.
Camminò
a braccia conserte lungo i corridoi dello stabilimento spaziale, con sguardo
fiero puntato di fronte a lui. Ignorò le risate dei guerrieri che gli passarono
accanto ed accelerò il passo, desideroso di finire al più presto il colloquio
con Freezer e tornare al suo alloggio.
Ma di
un semplice colloquio non si trattava, purtroppo.
Vegeta
raggiunse la sala di Freezer, grande e maestosa. Il mostro era accomodato
tranquillamente in un trono e sorseggiava del vino color rosso sangue.
Il
saiyan cercò di trattenere l’espressione di disgusto che, automaticamente,
voleva dipingergli il volto alla vista di Freezer.
“Benvenuto
principino! Spero che l’alloggio sia di tuo
gradimento!” gli rivolse la parola il mostro. Il piccolo guerriero non rispose
e Freezer strinse gli occhi, irritato dalla sua mancanza di rispetto. Ma
l’avrebbe fatto cambiare.
“Mi
dispiace molto per la distruzione del tuo pianeta…” cominciò il mostro
spostando lo sguardo verso una grande vetrata con un piccolo sorriso sulle
labbra, un’espressione che ferì profondamente Vegeta. Ma che faccia tosta!
Diceva di essere dispiaciuto eppure sorrideva?!
“E non
potevo certo lasciare te e gli altri due saiyan sopravvissuti senza una
dimora…con loro due ho già parlato. Tra poco li raggiungerai, non temere” disse
il mostro. A Vegeta si accapponò la pelle. Chissà perché, ma aveva il
presentimento che non gli sarebbe piaciuto andare da loro.
Freezer
prese un
gran sorso dal suo bicchiere, terminando il vino. Poi appoggiò il calice sul
bracciolo del trono e si alzò in piedi, muovendo la sua lunga coda a destra e a
sinistra. Il piccolo saiyan indietreggiò di un passo.
“Adesso
fai parte dell’esercito del grande Freezer, non sei contento?” chiese
ironicamente il mostro. Vegeta deglutì. Avere così vicino il suo ‘capo’ non era
piacevole. Gli incuteva molto terrore.
Solo
vagamente sentì le risate sommesse dei guerrieri attorno a lui, la paura era
troppo elevata. “Ti forgerò…diventerai un combattente imbattibile…sarai il più
forte della galassia…dopo di me, ovviamente” continuò Freezer sorridendo.
Vegeta si stava facendo adulare piano, piano. La prospettiva era allettante. Ma
era giusto perdere la propria libertà solo per la potenza?
Vegeta
era confuso. Era ancora troppo immaturo, troppo innocente per comprendere la
situazione appieno. Ma il desiderio di forza era già insito nel suo sangue
saiyan.
“Dimmi
Vegeta…vuoi diventare forte, vero?” chiese Freezer abbassando lo sguardo su
quello oscuro ma ancora non raggelante del principino.
Vegeta annuì lentamente. Non poteva fare altrimenti.
“Molto
bene!” esclamò il mostro con un gran sorriso. Gli appoggiò poi una mano sulla
folta capigliatura acuminata e lo elogiò. A Vegeta si accapponò la pelle.
“Allora
cominciamo subito l’allenamento! So che sei già molto forte, ma con i miei
insegnamenti diventerai infinitamente più abile! Fidati!” lo incoraggiò
Freezer. Vegeta cominciò lentamente ad abituarsi a quel contatto, anche se il
suo istinto gli ripeteva di non fidarsi.
“Adesso
ti farò andare con Zarbon che ti accompagnerà nella stessa stanza in cui si
trovano anche Napa e Radish, i tuoi amici saiyan” disse Freezer lanciando uno
sguardo al suo sottoposto che si avvicinò fino al principino.
“Potete
andare. Buon allenamento” augurò Freezer. Zarbon si inginocchiò ai suoi piedi,
poi si allontanò indicando a Vegeta di uscire in corridoio. Il piccolo camminò
fieramente, felice di potersene andare da quella stanza, e uscì. Prima di
seguirlo Zarbon si rigirò verso il suo capo che gli raccomandò di non andarci
troppo pesante con il saiyan.
Zarbon
sorrise malignamente e lasciò la sala del trono.
Camminarono
silenziosamente fino a raggiungere l’ultima stanza a sinistra in fondo al
corridoio del quarto piano. Vegeta aveva una brutta sensazione. Ma del resto da
quando il pianeta Vegeta-sei era esploso non aveva
che quelle.
“Sei molto fortunato, principino” cominciò Zarbon marcando
volutamente l’ultima parola. “Il grande Freezer ti ha accolto sotto la sua ala
protettiva, e vuole allenarti per farti diventare un guerriero molto forte…in
pochi hanno lo stesso trattamento”
“Non mi
sento molto fortunato…” ammise Vegeta frettolosamente. Voleva solo allenarsi e
diventare imbattibile, non fraternizzare con quel belloccio dalla pelle verde.
Zarbon
sorrise leggermente, pensando automaticamente che quel tono autoritario e
quella posa orgogliosa che utilizzava il saiyan, sarebbero presto scomparse.
Gli allenamenti di Freezer erano massacranti. Ben presto il piccolo principe
avrebbe conosciuto il peso della fatica e del dolore, e avrebbe abbassato la
cresta.
Già lo
vedeva ai piedi
di Freezer ad implorare pietà. Già sentiva la sua voce pronunciare la classica
frase che tutti in quell’accampamento, prima o dopo,
si trovavano a dire: ‘perdono, Grande e Potente Freezer’. Zarbon non vedeva l’ora di assistere alla scena.
Aveva
sempre odiato i saiyan, e presto sapeva che avrebbe avuto la sua rivincita. Era
stato molto felice anche di partecipare in prima persona all’esplosione del
pianeta Vegeta-sei: conoscendo il suo odio per quel
popolo Freezer gli aveva permesso di osservare tutta la scena.
Zarbon
sorrise malignamente e abbassò lo sguardo su Vegeta: povero piccolino…lui era
convinto che fosse stato un meteorite a distruggere tutto…illuso. A Freezer era
bastato creare una sfera di energia abbastanza grande e scagliarla contro quell’ insulso
pianeta e in un battibaleno la stirpe saiyan era stata quasi completamente
sterminata.
Solo
Vegeta, Napa e Radish, essendo lontani dal pianeta, si erano salvati. Ma poco
importava: tre saiyan non erano assolutamente una minaccia per l’impero di
Freezer. Nessuno di loro sarebbe mai riuscito a battere il potente Freezer. Ed
effettivamente Zarbon aveva ragione.
“Eccoci arrivati principino” disse nuovamente Zarbon
irritando il saiyan. Gli indicò di entrare nella stanza e Vegeta lo fece
rapidamente.
Non
appena fu dentro notò poco distanti Napa e Radish, seduti a terra che cercavano
di riprendere fiato. Erano pieni di tagli e di ferite, le loro braccia e gambe
erano coperte di sangue, nuove cicatrici marchiavano la loro pelle.
Con
passi veloci Vegeta si avvicinò ai due che, non appena lo videro, scattarono in
piedi per poi inchinarsi al suo cospetto.
“Principe
Vegeta, è un piacere vederla sano e salvo” disse Radish abbassando mestamente
gli occhi. Il principe incrociò le braccia al petto e annuì. Napa gli riservò
lo stesso trattamento e, in seguito, Vegeta chiese ad entrambi cosa fosse loro successo.
“Ci
siamo allenati” disse Radish a bassa voce. Erano passate solo poche ore e già
erano distrutti. Ma quello non voleva ammetterlo, soprattutto non davanti a
Zarbon che, attentamente, li osservava.
“E
siete già così? E’ chiaro che siete delle mammolette!”
li rimproverò Vegeta, inconsciamente consapevole però che i due fossero dei valenti guerrieri. Gli allenamenti dovevano
essere tremendi. Chissà cosa l’avrebbe aspettato…
“Ci
perdoni, principe!” risposero i due in coro. Vegeta storse il naso, poi si
voltò verso Zarbon. “Allora? Cosa aspettiamo ancora?” chiese impazientemente.
L’altro
guerriero sorrise e si avvicinò al piccolo, indicandogli la porta verso cui
dirigersi. Con la testa alta e lo sguardo fiero, Vegeta si incamminò e i suoi
due compagni saiyan lo guardarono tristemente, sperando che il piccolo se la cavasse. Ora che erano in pochi era meglio mantenersi in
buoni rapporti e in buona forma…per questo il piccolo Vegeta avrebbe dovuto
resistere, esattamente come avevano fatto loro.
E più
avanti, dopo qualche anno, magari sarebbero anche riusciti ad eliminare Freezer
e recuperare la propria libertà.
Era
passata solo un’ora dall’inizio dell’allenamento e Vegeta si stava dando da
fare per mantenere il suo contegno e non dimostrarsi debole di fronte a Zarbon.
Era
iniziato bene, il tutto. Aveva combattuto contro dei saiybaman
che, al suo confronto, erano delle nullità. Ma poi…
Probabilmente
Zarbon era annoiato, o forse non apprezzava che se la stesse
cavando tanto bene nell’allenamento. E quindi si era fatto avanti, e l’aveva
voluto sfidare.
Neanche
a dirlo, il piccolo saiyan non era nemmeno riuscito a sfiorare l’avversario.
Era
quindi sanguinante e dolorante. Faceva fatica a camminare, la vista gli si era
offuscata. Era senza forze.
Zarbon
rise di gusto, prendendo a colpirlo continuamente. Si stava divertendo a
massacrarlo. Vegeta non aveva più nemmeno la forza per spostarsi.
La
tortura durò ancora poco in quanto il guerriero adulto si stancò ben presto di
quella lotta a senso unico. E ricordava ancora l’ordine di Freezer, ovvero di
non uccidere il principino. Poteva pestarlo,
calciarlo, staccargli anche un braccio. Ma doveva tenerlo in vita.
Prese
il corpicino saiyan tra le mani e gli lanciò un
ultimo, tremendo pugno che lo scaraventò contro il muro. “Allenamento concluso”
disse vittorioso lanciandogli un sorriso maligno. Poi se ne andò, lasciando il
piccolo sanguinante in un angolo.
“D-dannato…” mormorò Vegeta stringendosi in posizione
fetale. Poi il buio lo accolse.
Si
svegliò parecchie ore dopo disteso sul suo duro letto. Spalancò gli occhi
puntandoli verso il soffitto bianco e si chiese cosa fosse successo e,
soprattutto, perché gli facessero male tutte le ossa.
Il suo
cuore di bambino sperava che forse si fosse trattato tutto di un incubo, che in
realtà Vegeta-sei non era esploso e che in quel
momento stava recuperando le energie dopo un allenamento con Napa e i migliori
guerrieri saiyan.
Ma
bastò una voce a far crollare le sue speranze. Una terribile voce che sarebbe
rimasta nella sua testa per tutta la vita.
“Ben
svegliato, Vegeta” disse Freezer entrando nel campo visivo del saiyan. Il piccolo
deglutì a fatica. “Quel cattivane di Zarbon ci è andato un po’ troppo pesante,
mi dispiace!” disse con un tono di voce tremendamente falso che fece arrabbiare
ancora di più Vegeta.
“Ma è
tutta esperienza! La strada per diventare imbattibile è ancora lunga e
faticosa…ma sono sicuro che ce la farai, figliolo!” disse Freezer sorridendo. A
Vegeta diede la nausea sia la sua voce che l’essere stato definito un suo figlio.
“Vedrai,
ti abituerai presto a questi allenamenti…quindi riprenditi in fretta perché domani
ti aspetta la giornata piena, altro che solo un’ora!” concluse il mostro
sorridendo malignamente.
“Ciao,
ciao principino!” gli disse ironicamente prima di lasciare la stanza.
Nel suo
letto, Vegeta si strinse le ginocchia al petto mentre
dolci lacrime andavano a riempirgli gli occhi. Viveva in un incubo. Un incubo
da cui sperava di svegliarsi presto.
DRIIIIINNNNNN
Vegeta
scattò seduto sul letto, occhi spalancati e fiato corto. Istintivamente mosse
il braccio verso sinistra alla ricerca del pulsante di spegnimento del
marchingegno. Ma…un momento! Non riusciva a trovarlo!
Si
voltò rapidamente in direzione del comodino e lo trovò vuoto. Da dove proveniva
allora quel dannato suono? Lentamente i suoi sensi si fecero più reattivi e
cominciò a riconoscere gli oggetti attorno a lui.
Una
soffice coperta bianca gli riscaldava le gambe, una finestra ampia con le ante
aperte e delle tendine svolazzanti illuminava l’ambiente con la dolce luce
mattutina, una armadio aperto stracolmo di vestiti occupava
gran parte del lato sinistro della stanza.
Sul
pavimento si trovava un tappeto all’apparenza molto morbido, la sua tuta da
combattimento era riposta proprio lì in compagnia di un minuscolo vestito rosso
da donna con tanto di biancheria intima proprio al suo fianco.
La
stanza profumava di fiori e di vaniglia, e Vegeta prese un profondo respiro,
facendo entrare quella pace fin dentro la sua anima. Una piccola mano si posò
sulla sua coscia destra e il saiyan scattò con lo sguardo verso il basso,
curioso di scoprire a chi appartenesse.
Distesa
sul suo stesso letto, a destra, si trovava una macchia azzurra dalle fattezze
di donna. I capelli sparsi sul cuscino, gli occhi chiusi pacificamente, le
labbra rosse e piene da baciare, le guance all’apparenza morbide…una visione
paradisiaca.
“Bulma…”
sussurrò il saiyan riconoscendo la sua donna.
Era
completamente sudato. Quel sogno…era tornato a tormentarlo dopo tanto tempo. E
il suono della sveglia aveva lo stesso timbro squillante del richiamo di
Freezer. Accidenti! Ora che la vita procedeva alla grande, ora che tutto andava
bene e che era felice…
Vegeta
si chiese se sarebbe mai riuscito a liberarsi del ricordo di Freezer. Erano
passati otto anni ormai…otto dannatissimi anni dalla morte di quel mostro!
Perché continuava ad avere quei pochi flash sulla sua infanzia? Perché?!
Ora
che aveva una donna, un figlio, ora che era libero? Vegeta si passò una mano
sulla fronte, confuso. Cosa poteva significare quel ricordo?
Rimase
immobile a pensare finché un dolce mugugno alla sua destra lo distrasse. Abbassò
gli occhi su Bulma che si stava risvegliando. Vegeta si trovò a sperare che
aprisse in fretta i suoi occhi azzurri…aveva bisogno di parlare con lei.
Ogni
qual volta il suo passato tornava a bussare prepotentemente alla sua porta, il
saiyan sentiva di aver bisogno della presenza di Bulma al suo fianco che gli ricordasse cosa fosse diventato e quanto lo amasse.
“Tesoro…”
mormorò lei alzando lo sguardo su di lui che, prontamente, lo spostò da
un’altra parte. Voleva che fosse lei ad avvicinarsi, non voleva dimostrarsi
così debole.
Bulma
si alzò a sedere e posò un dolce bacio sulle labbra imbronciate di Vegeta. Era
il suo modo di augurargli il buongiorno. E ogni volta che lo faceva
l’espressione corrucciata del suo saiyan si distendeva leggermente.
“Che
cos’hai? Sembri distrutto…” disse la donna andandogli ad accarezzare una
guancia e sentendo quanto fosse sudato. “Hai fatto un
brutto sogno?” gli chiese lei, consapevole che quello fosse
il motivo della sua agitazione.
“Non
sono affari tuoi” le rispose il saiyan. Nel loro singolare modo di comunicare
quella era una risposta affermativa.
“E
cosa hai sognato? Ancora Freezer?” domandò lei. Vegeta sbattè le palpebre,
chiedendosi come lei facesse a leggergli così nel
pensiero.
“Tesoro
devi smetterla di sognarlo…” cominciò lei. “Se fosse
facile l’avrei già fatto! Per essere un genio alle volte sei
proprio ottusa…” rispose lui, irritato. Bulma si rabbuiò leggermente ma lasciò correre.
“E
cosa succedeva questa volta?” domandò desiderosa di scoprire qualcosa di più.
Vegeta rimase muto qualche istante e Bulma capì che stava ponderando se dirle o meno tutto. Era come una prova di fiducia, per lei: ogni
qual volta riusciva a farsi raccontare cose personali da Vegeta era un
traguardo, significava che desiderava farle conoscere qualcosa di lui che nessun’altro
avrebbe mai saputo.
“Ho
sognato il mio primo giorno al servizio di Freezer” disse Vegeta,
spiccio. Bulma annuì, invitandolo a proseguire. “Ho sognato la mia stanza,
quel maledetto suono del richiamo, l’incontro con Freezer e l’allenamento con
Zarbon” disse il saiyan stringendo il lenzuolo tra le mani.
“E
ti ha fatto paura?” chiese lei accarezzandogli delicatamente una guancia.
Vegeta la fulminò con lo sguardo, offeso che lei potesse
anche solo pensare che lui potesse spaventarsi. Voleva che lei lo vedesse
invincibile, senza punti deboli.
Si
trattenne dall’urlarle contro e tornò a guardare fuori dalla
finestra.
“Forse
è solo un momento…forse eri teso e hai sognato questa brutta cosa…o forse è
perché ieri hai mangiato troppo in fretta la cena! Te l’avevo detto di andarci piano ma tu mi hai ascoltato? Certo che no!” disse Bulma iniziando
a parlare come una macchinetta. Vegeta sbuffò.
Si
alzò poi dal letto, stanco delle sue continue parole e si infilò rapidamente la
tuta da combattimento. Doveva allenarsi e dimenticare.
Bulma
uscì da sotto le coperte e prese la vestaglia, indossandola. “Senti tesoro…”
cominciò lei consapevole che ormai il discorso sogno fosse chiuso. “Quando
comincerai ad allenare Trunks? Ha cinque anni ormai…Gohan alla sua età già
combatteva. E il nostro bambino vorrebbe con tutto il cuore allenarsi con te!”
disse lei cercando di smuovere il suo saiyan.
Da
giorni ormai il piccolo Trunks la tartassava. Bramava allenarsi con il padre,
anche solo per trascorrere qualche ora con lui.
Vegeta
si bloccò, pensandoci. Sì, Trunks era grande…alla sua età lui…lui…era al
servizio di Freezer.
Vuoi
vedere che…
In
fretta Vegeta si avvicinò a Bulma e le prese le spalle tra le mani, scuotendola
un po’. “Quanti anni ha Trunks?” chiese il saiyan nuovamente. Bulma si rabbuiò.
“Ne ha cinque…ma insomma Vegeta, come fai a non
ricordarti nemmeno quanti anni ha il tuo unico figlio?! Sei uno sconsiderato!”
lo rimproverò lei, inconsapevole dei pensieri del saiyan.
Rimasero
immobili qualche minuto, poi Vegeta si staccò.
“Insomma,
che ti prende?” chiese Bulma. Il principe non rispose. “Allenerai Trunks?”
chiese la donna, allora.
Vegeta
incrociò le braccia al petto e diede le spalle alla donna.
“A
cinque anni è ancora un bambino. Quando sarà pronto lo deciderò io. Non deve vivere in un incubo” disse Vegeta. E
lasciò la stanza.
Bulma
lo osservò, confusa. Poi alzò le spalle e scese a preparare la colazione che
ben presto i suoi due saiyan avrebbero reclamato.
FINE
Nuova one-shot su Dragon Ball! Anche
questa è un pò triste, lo ammetto. L’infanzia di Veggy non è proprio delle migliori, anzi, e Freezer è
un’idiota!
Ma
spero ugualmente che un po’ vi sia piaciuta!
Grazie
comunque per aver letto e, se vi va, lasciate un commentino, qualsiasi cosa
vogliate dire in riferimento alla mia ff!
Vi
saluto, alla prossima!
Baci,
tsubaki