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Autore: acrosstheoceanx    17/12/2012    6 recensioni
Ero caduta, per l'ennesima volta. Mi ero nuovamente aggrappata al suo ricordo, come mia unica fonte di vita, come se fosse aria.
Perchè lei era questo.
Era aria che ti riempiva i polmoni, ma che ti consumava lentamente, lasciandoti sempre più debole ad ogni respiro.
Era fumo, una nube indistinta nella quale ti perdevi.
Era il più puro e il più sporco dei vizi.
Era il bianco e il nero, ma MAI il grigio.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Filofobia.


Guardai distrattamente fuori dalla finestra, facendomi penzolare all'angolo della bocca la sigaretta ormai completamente consumata. Afferrai rudemente un bicchiere, versandogli dentro della vodka. Lo mandai giù in un sorso, tanto che mi venne un capogiro che mi fece cadere a terra.
La testa continuava a girarmi, tutto intorno  a me si confondeva, nulla era al suo posto. 
Un po' come la mia vita, disordinata, scomposta, grigia.
Ero ubriaca fradicia, forse avevo esagerato, otto bicchieri di vodka in una sola mattinata. 
Però bere mi aiutava a dimenticare, alleviava il mio dolore, soffocava le mie urla disperate, rendeva tutto buio, incolore.
Così che nulla avesse un significato distinto. Così che nulla, avrebbe potuto ricordarmi lei...
Con i capelli corti perennemente scompigliati, color sabbia. Il suo rossetto rosso, sempre un po' sbavato all'angolo della bocca.
Il suo smalto nero, quello che preferiva, l'unico che amava. Tutte le mattine, puntualmente glielo nascondevo, e la osservavo girare nervosamente per casa mordendosi compulsivamente le unghie.
Si girava a guardarmi, con aria irritata e mi ordinava di restituirle lo smalto.
Lei conosceva i miei 'ricatti', conosceva i miei sguardi, assecondava i miei capricci.
Senza dire una parola, con un'improvvisa espressione dolce in viso, premeva delicatamente le sue labbra sulle mie. Poi le ridavo lo smalto, e la guardavo mentre cercava di mettererselo sulle sue unghie rosicchiate, cercando di non sporcarsi. Amavo la sua espressione quando lo faceva, assumeva un'aria quasi infantile
Ero caduta, per l'ennesima volta. Mi ero nuovamente aggrappata al suo ricordo, come mia unica fonte di vita, come se fosse aria
Perchè lei era questo
Era aria che ti riempiva i polmoni, ma che ti consumava lentamente, lasciandoti sempre più debole ad ogni respiro.
Era fumo, una nube indistinta nella quale ti perdevi. Era il più puro e il più sporco dei vizi
Era il bianco e il nero, MAI il grigio.

Cercai di sollevarmi da terra, utilizzando le poche forze rimaste. 
Stava iniziando a piovere, era il momento giusto per fare una passeggiata.
Uscì, con solo la solitudine come mia compagna, come amica
Senza giubotto, solo una canottiera e dei pantaloncini.
A volte, io e Pez facevamo queste cazzate, pur rischiando di prenderci una polmonite. Aspettavamo i temporali, per poi scendere in canottiera e shorts.
E poi, le sue labbra incontravano le mie, sotto la pioggia. I nostri corpi si scambiavano calore a vicenda, i nostri respiri si confondevano.
Le mie mani tra i suoi capelli, i suoi occhi nerissimi che mi riscaldavano il cuore, il suono della sua voce, la sua pelle bagnata.
Mi scese una lacrima solitaria, che si andò a depositare sull'angolo della bocca.
Iniziai a camminare, avvertendo le goccie d'acqua scivolare lungo il mio viso, le mie braccia, come se avessero già una rotta segnata.
Ricordavo ancora come amava definirsi.
Diceva sempre:''La gente dice che sono una puttana, perchè sono lesbica, perchè sto con te. Beh, Hope, allora sono la puttana più felice al mondo''.  e subito dopo mi baciava, inebriandomi del suo profumo, consumandomi d'amore sempre di più.
Ci si può consumare d'amore? Si può morire d'amore? Sono domande a cui dubito che l'uomo saprà dare una risposta.
Eppure io mi consumo d'amore ogni giorno, muoio d'amore ogni giorno.

Amo un ricordo, un lontano ricordo sfocato, impresso nel tempo, che va scolorendosi sempre di più. Ma non nel mio cuore, lei è sempre lì dentro, padrona di un posto che le apparterrà sempre.
Sarò in grado di amare  davvero, di nuovo? Riuscirò a posare le mie labbra su quelle di un'altra ragazza senza che i miei occhi si riempiano di lacrime? Senza che tutto mi ricordi il suo sapore? 
Piangevo silenziosamente, mentre il freddo si impossessava del mio corpo, gli sguardi allibiti della gente. La gente che giudicava, che sapeva farti sanguinare l'anima, con le sue parole spietate
Filofobia: paura di amare
Questo era il male che ogni giorno si infiltrava nel mio sangue e lo avvelenava, ciò che mi faceva rimanere disperatamente attaccata ad un ricordo, al suo ricordo, e che mi faceva tremare e piangere di paura al solo pensiero di regalare le mie labbra ed il mio cuore ad un'altra ragazza.
Mi accorsi di essere finalmente arrivata, aprì lentamente il cancello arrugginito, che scricchiolò.
Era una mattinata triste, apatica, sembrava quasi tardo pomeriggio. Il bagliore dei lampi sovrastava il cielo, illuminando quel piccolo cimitero abbandonato.
Mi avvicinai ad una lapide, la sua..
Non mi accorsi di essere già in preda alle lacrime. Mi sedetti scompostamente a terra, portandomi le ginocchia al petto e circondandole con le braccia.
Perchè te ne sei andata? Perchè hai lasciato che il tuo sorriso si spegnesse? Perchè hai messo la tua voce a tacere?
Le lacrime scendevano copiose dai miei occhi, e il mio stomaco si contorceva. Mi avvicinai alla lapide, accarezzando le scritte, avvertendo le incisioni sotto i polpastrelli
''Pez, sei ancora la puttana più felice al mondo vero, perchè io, quando sono qui con te, lo sono''. dissi balbettando, la voce flebile.
La mia vita senza di te non ha più senso.
''Sai cosa ti ho portato?''. Dissi con un mezzo sorriso, un sorriso triste, un sorriso che racchiudeva sofferenza e solitudine
Estrassi dalla tasca un piccolo contenitore di vetro, contenente il suo adorato smalto nero.
''Adesso però, voglio un bacio'' continuai. Avevo un nodo in gola che mi impediva quasi di respirare, il freddo aveva ormai preso il controllo del mio corpo.
Mi avvicinai lentamente alla lapide e posai le labbra sul marmo freddo
Mi parve per un altimo di avvertire il suo sapore.
Presi lo smalto e lo creando una piccola fossa con le mani, lo sotterrai accanto a lei.
Ti amo, Pez. Quel posto nel mio cuore, sai...ti appartiene ancora. E ti apparterrà per sempre.  
                                                                    
  
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