Videogiochi > Devil May Cry
Ricorda la storia  |       
Autore: _Branwen_    17/12/2012    3 recensioni
Una piccola storia in due capitoli, con protagonisti Dante e Lucia, ambientata dopo il termine del secondo gioco.
Lucia ora lavora al fianco di Dante e, di ritorno da una missione, si accorge che alcuni cambiamenti aleggiano all'orizzonte.
Dal testo: "Mai aveva visto nell'animo di un essere così simile e dal trascorso così diametralmente opposto al suo un'inquietudine tale che potesse affliggere anche lui, pur non essendo propriamente il fautore di tali contrasti emotivi.
Il fatto che lei ora fosse diventata la sua partner di lavoro, beh, complicava non poco le cose."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante, Lucia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Unnecessary words'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1
Give me something more.

First act.

Tu che t'insinuasti come lama
nel mio cuore gemente; tu che forte
come un branco di démoni venisti
a fare, folle e ornata del mio spirito
umiliato il tuo letto e il tuo regnoinfame
a cui, come il forzato alla catena,
sono legato, come alla bottiglia
l'ubriacone, come alla carogna
i vermi, come al gioco l'ostinato
giocatore che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
di conquistare la mia libertà;
ed il veleno perfido ho pregato
di soccorrere me vile. Ahimè, la spada
ed il veleno, pieni di disprezzo,
m'han detto: «Non sei degno che alla tua
schiavitù maledetta ti si tolga,
imbecille! - una volta liberato
dal suo dominio, per i nostri sforzi,
tu faresti rivivere il cadavere
del tuo vampiro, con i baci tuoi!»
(“Il Vampiro”, Charles Baudelaire).


Da quando aveva visto le lacrime rigare il volto della giovane, per il cacciatore di demoni iniziarono i problemi.
Mai aveva visto nell'animo di un essere così simile e dal trascorso così diametralmente opposto al suo un'inquietudine tale che potesse affliggere anche lui, pur non essendo propriamente il fautore di tali contrasti emotivi.
Il fatto che lei ora fosse diventata la sua partner di lavoro, beh, complicava non poco le cose.
Ella aveva atteso il ritorno dell'uomo nel suo ufficio ed egli, invece, era riuscito a scorgere nello sguardo della fulva
protettrice un sentore di sollievo nel saperlo vivo, al sicuro, e magari qualcos'altro che gli sfuggiva, qualcosa che necessitava di essere indagato e scoperto.
Non poteva fare a meno di rifletterci su; le mezze verità, nel suo lavoro come anche nel quotidiano, potevano essere maschere rivelanti messaggi capaci di condurre a risvolti quantomeno inaspettati; sì, se si riusciva a individuare l'altra metà della concretezza, costituendo la verità autentica dietro le mille e molteplici parvenze.
Su quest'onda di pensieri, socchiudendo le palpebre, Dante si lasciò volutamente andare, ancora una volta, al rievocare degli avvenimenti da poco trascorsi, ma scarsamente chiari e illuminanti al contempo.
Aveva notato la sua moneta a terra nel momento in cui varcò l'uscio di casa, ritrovandosi subito dinanzi la figura di Lucia.
Sapeva che lei si trovava all'ingresso, lo scalpiccio di passi frettolosi seppur leggeri della ragazza non gli erano sfuggiti, non avrebbe potuto non udirli.
Sulle labbra dell'investigatore si tratteggiò l'ombra di un piccolo sorriso nel soppesare questo dettaglio, era probabile che la fanciulla
sperasse in una sua riapparizione quanto più rapida e di questo se ne rallegrò, mentre altre riflessioni, di tutt'altro genere, iniziarono a fare capolino nella sua mente.
Pensieri ben più concreti, dal sapore zuccherino, caratterizzati dagli occhi chiari della ragazza persi nel vuoto, o per meglio dire...
Velati di quel languore dovuto al compiacersi di movimenti, di un desiderio sempre crescente e collimanti in un'unione sì fisica e anche intrisa di una passione sfociante in, chissà, approfondimenti dei più oscuri e sconosciuti recessi e frammenti di spiriti fino a quel momento ignoti.
L'uomo aprì di scatto gli occhi.
Il suo immaginare era giunto, di nuovo, al punto in cui li aveva interrotti la sera prima, solo che un conto è essere consci e padroni del fatto di vivere situazioni nel limbo onirico, proprio di ognuno di noi sul far della notte, ma un'altra faccenda è il fantasticare ad occhi aperti, o quasi.
In quest'ultimo caso si rischia di perdere, nell'eventualità in cui non sia ancora avvenuto ciò, le percezioni che fanno capire se si giunge al limite contrassegnato dalla porta che si erge a confine tra sogno e realtà e questo, per Dante, non era immaginabile.
Specie perché era consapevole di avvertire un'agitazione albergare in lui in quegli ultimi tempi.
Il tentennare e l'incedere a passi titubanti non gli sono mai appartenuti.
Ma alcune incertezze avevano iniziato a trovare dimora nella sua persona, e questo doveva essere in ogni modo scongiurato.
Il detective dell'occulto scosse il capo in un gesto di stizza, tolse i piedi dalla scrivania, per poi alzarsi, lasciando che la circolazione sanguigna riprendesse a scorrere correttamente, annullando il fastidioso formicolio agli arti inferiori dapprima anchilosati.
Aprì la porta del suo studio, dirigendosi in cucina e stupendosi di ammirare la persona presente in quella stanza, di cui non si aspettava di certo la vista in quel momento.
Invece era lì, davanti il piano cottura, che aspettava impaziente che l'acqua per il tè bollisse. La pioggia era appena scoppiata, di già incessante, e batteva con insistenza anche sul tetto della sede della “Devil May Cry”, mentre venivano rotte anche le barriere della luce e del suono.

«Lucia, già di ritorno?» Dante vide la fanciulla sobbalzare non per lo stupore di essere stata vista, bensì a causa del silenzio ora spezzato. Sebbene la loro specie di
convivenza fosse iniziata da poco, l'investigatore aveva già notato che la ragazza, quando metteva piede in quella stanza, amava non udire nulla, preferendo la pace, magari quella che può dare un cantuccio domestico quale la cucina, per l'appunto, o il calore di una famiglia, quella che spesso si rinnega, ma per chi non l'ha mai avuta o l'ha perduta, il solo immaginare alcune scene può essere di per sé confortante o angosciante.
«Sì, sono appena entrata in casa» rispose Lucia, posando lo sguardo su di sé e sui suoi abiti impolverati, pieni di sprazzi di sangue di demoni ormai rappreso. Dante seguì il gesto di lei permettendosi, con un'occhiata fugace, di controllare che non presentasse ferite, ma soprattutto di osservare alcuni lembi di pelle che sfuggivano a quei vestiti un po' corti, ma anche pratici.
«Lo vedo, immagino dunque che tutto si è svolto nel migliore dei modi, vero?» proseguì l'acchiappa-demoni, mentre Lucia versava l'acqua ormai alla giusta temperatura nella tazza, cosicché il delicato aroma del tè al gelsomino iniziasse ad impregnare pian piano la cucina.
«Sì, un gioco da ragazzi, è stato tutto molto facile» ribatté Lucia sorseggiando la bevanda e avvolgendo con entrambe le mani la tazza senza manico, come i giapponesi che usano delle chicchere di quel modello.
Non si sedette nemmeno, quasi come se avesse fretta di fare altro, e la sua laconicità in quell'istante inaspriva non poco l'uomo che la osservava con occhiate indagatrici, quando ella proseguì «dimenticavo, la paga è nella mia borsa, l'ho poggiata sul divano» e così Dante non ebbe occasione di porre la domanda successiva che avrebbe potuto fare alla ragazza.
Davvero di poche parole, entrambi, non c'è che dire.
Pur tuttavia era da notare che ogni tentativo di stroncare qualsiasi accenno di conversazione proveniva da Lucia, come se volesse evitare di proferire più parole del dovuto con l'uomo, oppure anche di sostenere il suo sguardo azzurro.
Era decisamente...
irritante.
Finendo il tè e riponendo la tazza ormai vuota nel lavabo, Lucia la lavò velocemente mettendola ad asciugare; si sciolse i capelli facendo perdere tutte le ondulazioni della treccia con un piccolo cenno del capo.
«Avrei bisogno di una doccia» disse calma.
«Non hai bisogno del mio permesso» fu la secca risposta di Dante, il quale le aveva dato libero accesso alla casa ed a tutte le stanze sin da quando Lucia aveva capito la
tacita proposta di restare lì all'agenzia.
«Sì, lo so, volevo solo informarti, tutto qui» replicò la rossa, pacata, non notando intenzionalmente l'accenno caustico della battuta del ragazzo di cui poteva ammirare quanto egli la sovrastasse in altezza poiché di fronte a lei.
Lui non disse nulla, lasciando che Lucia potesse liberarsi della stanchezza accumulata durante quel lavoro non molto impegnativo, ma ben remunerato.
Non appena libera dai capi sporchi, mentre le prime gocce d'acqua iniziavano a scorrerle come rivoli sui capelli e sul sembiante, Lucia iniziò a cantare.
Ormai Dante aveva imparato che, in alcuni momenti in cui la ragazza si concedeva del tempo da dedicare a sé, come una doccia in questo caso, la sua voce intonata e modulata la faceva da padrona.


L'angolo di Layla.

E rieccomi qui, un'altra volta.
Beh, sarò di poche parole.
Avevo questo accenno di storia sul mio pc ora bello funzionante e, siccome la tentazione di postarla ha preso il sopravvento su di me, ecco qui il primo atto.
Tra un paio di giorni, se tutto va bene, troverete il secondo ed ultimo.
Vi dico solo che la poesia e il titolo hanno un senso nella storia ;)
Per ora vi lascio e spero che la lettura sia stata di vostro gradimento.
Un bacio,
Layla_Morrigan_Aspasia.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Devil May Cry / Vai alla pagina dell'autore: _Branwen_