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Autore: Leleontheback_    17/12/2012    3 recensioni
*SPOILER* season 8
Dopo l' esplosione nel laboratorio Dean è scomparso, non lasciando nulla più di un enorme punto interrogativo nella mente di Sam. Il piccolo Winchester è solo dopo tanto tempo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Titolo: Alone. And not ready to be.
Serie: Supernatural
Genere: Angst
Characters: Sam Winchester
Pairing: Sam/Dean
Raiting: Verde
Note: Salve! Ammetto che ero stra-insicuro di questa pubblicazione. Sono un tipo che scrive (e scrive parecchio) ma condivide faticosamente i suoi elaborati. Don't Worry, che non vi perdete niente XD. Questa (merdata) esperienza psico-analitica nella mente di Sam, non serve assolutamente a giustificare il suo comportamento nella nuova season. Io non stò qui a formulare cosa quel sadico di Carver possa aver pensato per questo personaggio, ma sinceramente il fatto che sia stato in preda a nevroticismo e crisi interiore mi basterebbe XD. Ad ogni modo, mi son lanciato. Spero vi abbia fatto piacere, e se volete i commenti sono APPREZZATISSIMI (nella buona e nella cattiva sorte).
Disclaimers: I personaggi di Supernatural non mi appartengono. Tutti i diritti sono riservati ai meritevoli autori. Amen.







Ogni singolo istante gli aveva insegnato qualcosa.

Pensava di poter reggere il peso della vita ed andare avanti. Pensava che in qualunque situazione ci sarebbe stata una scusa, una misera ed insignificante ragione, che lo avrebbe spinto a lottare.
Ma con il rammarico degli sprovveduti a cui nulla resta se non soffrire, dovette dar ragione a quanto suo fratello aveva sempre detto.
Dean lo sapeva. Sapeva tutto.
Troppo forse, considerando come era finita.

Sam si lasciò cadere sul sedile posteriore dell' Impala, massaggiandosi le tempie, spingendo i polpastrelli sulla carne stanca, stirando le occhiaie cupe che aveva ormai da settimane.
Avvicinò le labbra all' ennesima bottiglia di Rum scadente che aveva comprato ad un minimarket altrettanto scadente.
Era andato avanti così per giorni, senza mangiare qualcosa che fosse realmente cibo, senza dormire su una tappezzeria comoda ed agiata.
Si torturava con la mente, con i gesti, con i pensieri.
Aveva perso tutto, gli rimaneva solo la ragione. Persa quella avrebbe avuto le carte in regola per disegnare un coerente quadretto a dimostrazione dello schifo che era diventata la sua vita.

E malgrado non fosse lucido e sobrio come la situazione probabilmente richedeva, lanciò la bottiglia sul sedile anteriore e posò le mani sul volante.
Nessuna destinazione ben precisa. Sarebbe stata quell' auto, unico ricordo di un fratello che sacrificò tutto, a condurlo.
Il veleno che si costringeva a portare nelle vene gli scorreva lungo gli arti, in uno psicotico nervosismo.

Le nocche tremarono al roboante suono di un motore vecchio che provava, nel suo profondo, lo stesso stato di abbandono.
Perchè quello non era il suo vero conducente. Ma solo un ripiego di cui la "baby" si dovette accontentare, speranzosa anche lei. Ammalata anche lei.

La strada veniva percorsa celermente, senza preoccupazione, senza limiti stabiliti.
Nemmeno da quelle improvvise lacrime, rimaste desuete sino ad allora, che rigarono gli zigomi del piccolo Winchester.
Un piccolo non esattamente piccolo, che ancora tutto non aveva vissuto.
Orfano, paranoico e solo.

Alla fine quei figli di puttana ce l' avevano fatta. Alla fine avevano vinto loro.
Dean era morto e Sam Winchester aveva ceduto.
Cosa avrebbe fatto a questo punto? Si sarebbe tuffato con una fune in mondi paralleli e dimenticati da Dio cercando suo fratello per il resto dei suoi giorni?
Si sarebbe arreso al peso del male e avrebbe agito come suo fratello avrebbe fatto? Conficcandosi una pallottola in testa, gettando la sua anima all' inferno?
Dopotutto questo era il classico finale che si sarebbero aspettati. Straziante a affogato in una pozza rosso sangue.

Oppure avrebbe accantonato il meschino ricordo di un' inetta vita?


"No. Non l' ho pensato davvero!"


Scordare suo fratello?
Sam era ubriaco, non un citrullo totale. Sapeva cosa era giusto e cosa no. Sapeva come si poteva aver ragione e come torto.
Abbozzò un sorrisino infimo e finto, così come poteva essere quella sola ipotizzata opzione che si costringeva ad obliare.
Un sorriso compassionevole verso sè stesso, che venne cancellato da ricordi che battevano martellanti nella testa.

Sam ricordava. Ricordava cosa volesse dire essere un Winchester, così come ricordava cosa voleva dire essere fratello di Dean.
Non aveva mai dimenticato, anche quando fuggiva, si rifuggiava sotto il letto, si nascondeva dal mostro che si insidiava in lui. Sam non aveva mai dimenticato che, nonostante il cielo fosse pesante e i tuoni inveivano, ci sarebbe sempre stata una persona che lo avrebbe accolto,mettendogli da parte un posto nella mente, nelle mille responsabilità.. nel cuore.
E per Dean proteggere suo fratello non era stato solo un compito. Era la missione di una vita intera elevata e pure solo contenuta in un solo individuo.
Dean ci sarebbe sempre stato, e Sam aveva una buona scusa per lottare, per stargli accanto, per guadargli le spalle come nessun altro avrebbe potuto fare.
Perchè Dean non era solo un uomo, ma era SUO fratello.

Ricordava cosa voleva dire essere bambini.
L' inverno nelle fredde stanze di motel, con una rorida umidità capace di staccare di netto il cartongesso dalle pareti.
E lui, che costretto dalle morse del freddo si stringeva nelle spalle.

"Dean, lo facciamo un pupazzo di neve?"   Aveva chiesto Sam, con la pura ingenuità che caratterizza i bambini.
"No Sammy, sei grande."
"La neve non ha età. Come i ghiaccioli alla cocacola!"
"Ma come te ne esci?!"   Rise il maggiore, curvando le ciglia e sprofondando sul letto vicino al fratello che non voleva saperne di dormire.
"Ora voglio un ghiacciolo."
"Hai fatto venir voglia anche a me."
"Se facciamo il pupazzo te lo compro io."
  Lo aveva schernito Sammy, sperando in un "sì" deciso.
"Taci!"
Dean aveva spinto i gomiti sulla superficie del materasso, aveva alzato la coperta e si era rifugiato sotto le lenzuola.
Sam conosceva suo fratello e riconosceva i suoi no. Erano molte le volte in cui aveva ingoiato il peso di quelle non concessioni, e ormai la cosa non lo feriva più.
"Hai freddo?"  Aveva chiesto Dean alla fine, riconparendo con la testa fuori dalle estremità del lenzuolo.
"Un pò."
Dean aprì le braccia, invitando Sam ad avvicinarsi a lui, riscaldandosi di conseguenza.
E quel bimbetto, ignaro di tutto, aveva abbozzato un sorrisetto e si era lanciato tra le calda bracce del fratello maggiore.
E non si sentiva solo, così come non si sentiva un estraneo all' interno di una vita recitata che gli stava stretta.
Dean lo amava, e Sam quella sera, così come la maggior parte di quelle che seguirono, promise a sè stesso che un giorno sarebbe riuscito a ricambiare quel bene troppo grande per restare solo sulla terra.

Dean infatti aveva esteso quel sentimento in ogni circostanza.
Non aveva smesso di volergli bene nemmeno quando Sam era scappato a Flagstaff, o a Stanford. Quando aveva una ragazza, un appartamento ed era soddisfatto.
Non aveva smesso di amarlo nemmeno quando era all' inferno. Resistendo per quelli che furono i tre anni più dolorosi e strazianti della sua esistenza, sfruttando come motore prospiquo il pensiero che se non fosse stato per quel gesto altruista, al posto suo ci sarebbe stato Sam.
Dean lo aveva sempre salvato, e solo esistendo alimentava in Sam quel briciolo di speranza su cui andava riposto il loro futuro. Una speranza non concessa alle persone come loro.

Ma ormai Dean non c' era più. Era andato via, lontano, chissà dove, fuggito.
E lui era solo. Solo dopo tanto tempo. Solo, e non pronto per esserlo.

Socchiudeva gli occhi e pensava. Pensava che forse sarebbe stato opportuno fermarsi lì, mollare tutto e ricominciare.
Non voleva meditare su soluzioni permanenti per problemi temporanei. Dean non avrebbe agito così.
Ma Dean, se davvero gli voleva bene, forse avrebbe detto "Và avanti, fai quello che devi. Prima o poi ti raggiungerò".
E andare avanti non doveva per forza significare scordarlo.

"Vai avanti!"
Probabilmente nel corso della loro breve vita se lo erano detto a vicenda, almeno una volta.
Uno di loro sarebbe sempre rimasto lì ad aspettare. Quasi sicuramente.

Sam Winchester lo sapeva, lo aveva capito, che ogni tanto poteva capitare di cadere.
E se cadere è semplice e fattibile in pochi attimi, ciò che davvero fà male non era il livido o la frattura, ma il rialzarsi.
Ferito e angosciante.

Ma non sarebbe MAI stato capace di dimenticare suo fratello.
E, per l' ennesima volta, obliterò quella malsana idea, trovando la banale spiegazione nella copiosa quantità d' alcool assimilata.

Strinse i denti, ingoiando le lacrime trattenute in gola, cercando con la mano la bottiglia mezzavuota che aveva poggiato nel sedile posteriore.
Se non poteva far nulla (poichè nulla aveva) avrebbe continuato ad avvelenarsi. Non pensando a nient' altro.

E ricordare faceva male, più male di quanto lo era sopportare.
Ricordare il braccio di suo fratello intorno alla vita, le lenzuola in cui dormivano insieme da bambini, le parole con cui Dean lo blandiva quando Sam era spaventato.
Il ragazzo chiuse gli occhi e allentò la presa dal volante, mentre le nocche ancora vibravano.
Era bastato un solo respiro.. prima dell' impatto.


Tornò padrone della vista giusto in tempo per vedere quella macchia informe che veniva scaraventata ad un' irrisoria distanza.
E quando fu abbastanza lucido da frenare celermente e riconoscere le macchie di sangue sull' asfalto, si passò le mani tra i capelli scompostamente, con gli occhi dilatati.


"Oh mio Dio!"


Un cane.
Un povero bastardo vittima dell' ubriachezza e dell' alienazione di un uomo che aveva perso tutto.
Aveva osato mettersi in mezzo, e per questo aveva anche pagato.
Era rimasto immobile in mezzo alla strada, pur accorto del veicolo che percorreva rapido il viale.

La scelta ultima spettava a Sam.
Poteva fare qualcosa di utile dopo tanto, oppure continuare a cercare buoni pretesti per tornare a parlare con le ombre dei morti.

Aggrapparsi, salvarsi.
Sam aveva aperto la portiera pronto a soccorrere il ferito. Aveva guardato l' orologio per sapere che ore erano e dopo dieci secondi lo aveva rifatto, perché la prima volta non lo aveva visto per davvero.  Si lanciò così verso il corpo a pelo chiazzato del malcapitato, fermo nel prendersi le sue responsabilità, mandando a fanculo l' alcool e i ricordi lontani.
E quella storia, in modo casuale, terminò lì.
Senza sapere chi sarebbe andato avanti, e senza sapere chi avrebbe aspettato.

Fine ed inizio...


"Tranquillo, ora ci penso io a te!"


...Era bastato solo chiudere gli occhi.




  
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