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Autore: SmartieMiz    17/12/2012    0 recensioni
Sebastian Smythe è un ragazzo bastardo ed egoista che pensa sia inutile festeggiare il Natale.
Che cosa accadrebbe se una notte ricevesse la visita di tre spiriti, quello del Natale Passato, quello del Natale Presente e quello del Natale Futuro?
Racconto ispirato al capolavoro “A Christmas Carol” di Charles Dickens!
Westerville era ricoperta di neve e il giovane Sebastian Smythe era uscito dalla Dalton Academy per fare un giro; forse aveva scelto il giorno sbagliato perché era la vigilia di Natale.
«Buon Natale!», urlavano contenti i negozianti.
Sebastian storse il viso: perché erano tutti così entusiasti di festeggiare una festa tanto inutile quanto il Natale?
Il Natale non era altro che una perdita di tempo: le lezioni venivano sospese e Sebastian ci teneva al suo futuro; si vedeva tra dieci anni come un ambizioso avvocato di successo. Il Natale era anche uno spreco di soldi: la gente si scambiava stupidi regali come segno d’affetto e tutti sapevano che Sebastian odiava le smancerie più di ogni altra cosa al mondo.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 



 

A Warbler Christmas Carol

~

Westerville era ricoperta di neve e il giovane Sebastian Smythe era uscito dalla Dalton Academy per fare un giro; forse aveva scelto il giorno sbagliato perché era la vigilia di Natale.
«Buon Natale!», urlavano contenti i negozianti.
Sebastian storse il viso: perché erano tutti così entusiasti di festeggiare una festa tanto inutile quanto il Natale?
Il Natale non era altro che una perdita di tempo: le lezioni venivano sospese e Sebastian ci teneva al suo futuro; si vedeva tra dieci anni come un ambizioso avvocato di successo. Il Natale era anche uno spreco di soldi: la gente si scambiava stupidi regali come segno d’affetto e tutti sapevano che Sebastian odiava le smancerie più di ogni altra cosa al mondo.

Tornò alla Dalton per le dieci del mattino. Entrò in aula canto e vi trovò i simpaticissimi Warblers.
«Buon Natale, Sebastian!», lo salutò calorosamente Thad Harwood.
Sebastian aveva un’espressione indecifrabile in viso che subito intimorì il compagno di stanza.
«Ehm… forse non...», farfugliò qualcosa il ragazzo.
«Natale… bah, che festa inutile!», sbottò infine Sebastian.
Thad chinò il capo mesto.
«Ma dai, Sebastian, il Natale è una festa meravigliosa, è un momento in cui tutti si riuniscono e…».
«Non farmi la predica, Sterling», Sebastian interruppe Jeff, poi cambiò argomento: «Su, ragazzi, proviamo la coreografia per le Regionali».
«Cosa?!», domandò Nick Duval stralunato: «Stai scherzando, spero…».
«Come cosa?! Se non ci alleniamo perderemo le Regionali!», rispose il francese con ovvietà.
«Ma come, oggi è la vigilia di Natale e…».
«Harwood, non mi interessa che oggi è la vigilia di Natale», lo interruppe Sebastian accigliato: «Oggi è un giorno come tutti gli altri quindi su, forza, a lavoro!».
I Warblers si guardarono allibiti, ma non proferirono parola.

I Warblers provarono la coreografia delle Regionali la mattina per poi riposarsi.
Molti di loro sarebbero tornati a casa per Natale; altri, invece, sarebbero rimasti alla Dalton e tra questi c’era anche Sebastian Smythe. Non che gli importasse più di tanto: per lui Natale era un giorno come tutti gli altri e non era un problema trascorrerlo lì a scuola.
«Trascorrerai il Natale con i tuoi?», gli chiesero Wes Montgomery e David Thompson incuriositi.
«No», rispose freddo Sebastian: «Resterò qui alla Dalton».
«Oh, mi dispiace…», mormorò Wes sinceramente dispiaciuto per poi essere illuminato da un’idea strepitosa: «Hey, Sebastian, io e David festeggiamo il Natale con i nostri genitori, con i nostri parenti e con dei nostri amici. Perché non vieni da noi?».
«Già, vieni da noi!», lo incitò David con un sorriso.
«Sono così lusingato del fatto che vi vogliate mostrare utili, ragazzi, ma sapete una cosa? Non mi interessano affatto le vostre festicciole e non mi interessa nemmeno tutta questa finta compassione che mostrate nei miei confronti!», rispose Sebastian gelido per poi andare via.
Wes e David si guardarono sconcertati.

Sebastian entrò nella sua stanza e vi trovò Harwood.
«Sebastian, io ora vado a casa…», mormorò timidamente Thad.
«Non me ne può fregar di meno, Harwood», rispose molto gentilmente il ragazzo.
«Volevo semplicemente salutarti», asserì Thad leggermente infastidito: «… e augurarti un buon Natale».
«Sì, okay, bravo, ora va’ via», fece Sebastian scocciato.
«Perché sei così freddo e ostile nei nostri confronti? Perché detesti il Natale? Cos’è successo che ti turba così tanto, Sebastian? A me puoi dirlo», gli disse gentilmente Thad.
«Io non ho bisogno del tuo aiuto, chiaro? Ora sparisci!», asserì Sebastian irritato aprendo la porta della stanza e invitando il compagno ad andare via.
Thad boccheggiò qualcosa per poi andare via. Sebastian si chiuse la porta alle spalle e sospirò sollevato: ci voleva soltanto quel moccioso per innervosirlo ancora di più!

Era la volta di Nick e Jeff: ora doveva sorbirsi anche le smancerie di quei due.
«Siamo sotto al vischio», sussurrò Nick sulle labbra di Jeff.
«Questo sarà un Natale bellissimo, lo sento», affermò il biondo accennando un sorriso: «Ti amo, Nick».
«Ti amo anch’io, Jeff», rispose il moro per catturare le sue labbra in un dolce bacio.
I due ragazzi si accorsero della presenza di Sebastian e, imbarazzati, interruppero quel bacio; il francese aveva un’espressione quasi inorridita in volto e i ragazzi arrossirono terribilmente.
«Vuoi qualcosa da noi, Sebastian?», domandò Nick dubbioso.
«Da voi due proprio niente», rispose sarcastico il francese, poi disse: «Ora, se non vi dispiace, vorrei camminare per i corridoi della Dalton senza sorbirmi le vostre melense e sdolcinate smancerie natalizie».
I ragazzi non dissero niente; Nick si limitò soltanto a fulminarlo con lo sguardo.

Era la sera della vigilia di Natale e alla Dalton erano rimasti soltanto Sebastian, Nick, Jeff e qualche altro studente.
Gli studenti che erano rimasti alla Dalton organizzavano una festa nella Sala Comune; Nick e Jeff, invece, preferivano rimanere in camera da soli.
Sebastian era solo nella propria stanza e non aveva niente da fare: non c’era Harwood da prendere in giro, non c’erano compiti da fare perché li aveva già fatti… non c’era davvero niente da fare.
Ad un tratto sentì qualcuno bussare alla sua porta; l’aprì per poi pentirsene: erano i due neofidanzatini.
«Sebastian, è brutto stare soli il giorno della vigilia di Natale», asserì Jeff rattristito: «Dai, vieni da noi, non te ne pentirai».
Nick si limitò ad annuire alle parole del suo ragazzo.
«Basta, ragazzi, non mi interessa! Ora andate via prima che perda la pazienza», rispose il francese infastidito.
«Sei proprio sicur…».
«Sì, Duval, ora andate via», rispose Sebastian ostinato.
I ragazzi, incerti, gli augurarono lo stesso un buon Natale e andarono via.
Sebastian, annoiato, si buttò sul proprio letto per poi prendere sonno…

Dormiva tranquillamente quando un rumore di catene lo fece svegliare di soprassalto.
«Chi va là?», chiese Sebastian stropicciandosi gli occhi.
Non appena mise a fuoco l’ambiente a sé circostante, impallidì per poi trattenere un urlo: di fronte a lui era comparso un magnifico ragazzo con la pelle diafana, gli occhi azzurro cielo e i capelli biondo cenere.
«K-kurt?», farfugliò il francese allarmato: «C-che cosa ci fai nella mia stanza? E perché porti delle catene?!».
«Sono lo Spirito del Natale Passato», si presentò il ragazzo accennando un mezzo sorriso.
«No, tu sei soltanto il vomitevole Kurt Hummel, il fidanzatino di Blaine», rispose Sebastian accigliato.
«Sempre così gentile, eh, Smythe?», asserì sarcastico lo Spirito.
«Nella vita essere gentili non serve a niente», si giustificò il francese.
«Su, andiamo», lo incitò lo Spirito.
«Andiamo dove?».
«Andiamo a vedere il tuo Passato», rispose semplicemente lo Spirito aprendo la finestra della stanza.
«Ma sei pazzo?! Fa un freddo cane, ora chiudi subito quella finestra se non vuoi che…».
Ma fu troppo tardi: Kurt afferrò la mano di Sebastian e lo fece scendere dalla finestra volando.
«Aiuto!», urlò il francese allarmato.
«Oh, Smythe, non ti succederà niente, stiamo soltanto volando», ridacchiò lo Spirito.
«Non sei spiritoso, Hummel».
Lo Spirito del Natale Passato atterrò qualche minuto dopo di fronte a quello che sembrava un collegio di Parigi.
«Siamo a Parigi? Ma prima eravamo a Westerville!», asserì Sebastian sorpreso sgranando gli occhi.
«Questa non è né Parigi né Westerville: è semplicemente il tuo Passato», rispose lo Spirito.
«Ma io conosco questo collegio…», mormorò il francese avvicinandosi all’imponente edificio: «Avevo otto anni, se non erro…».
«Seguimi», lo incitò lo Spirito.
I ragazzi, volando, entrarono dalla finestra e assistettero ad una scena che spezzò il cuore di Sebastian: un bel bambino alto e snello con gli occhi verdi e i capelli biondo scuro era seduto solo soletto ad un banchetto.
«Ma quello sono io!», si illuminò Sebastian.
«Proprio così», confermò lo Spirito.
Il bambino era triste, solo e senza amici; stava studiando qualcosa da un libro di storia, ma le lacrime rigavano incessantemente il suo volto impedendogli di studiare.
«Quanto vorrei essere a casa a festeggiare il Natale tutti insieme…», singhiozzò il bambino: «… ma i miei non verranno a prendermi… loro non mi vogliono… mi odiano…».
«Mi si spezza il cuore a vedere tutto questo, Spirito… ti prego, riportami nel Presente…», lo supplicò Sebastian.
«Ti si spezza il cuore? Perché, ne hai anche uno?», rispose lo Spirito impassibile.
Improvvisamente la scena cambiò: il piccolo Sebastian aveva qualche anno in più, ma era sempre seduto solo soletto a quel banchetto. Ad un tratto una ragazzina molto simile a lui irruppe nella stanza e gli corse incontro.
«Cyrielle? Cyrielle, sei proprio tu!», urlò il bambino gioioso.
«Oh, Sebastian, quanto mi sei mancato!», rispose la ragazzina cogliendolo in un forte abbraccio.
«Che cosa ci fai qui? Papà non voleva che ci vedessimo…», mormorò il bambino mesto.
«Finalmente sono riuscita a convincerlo: quest’anno festeggeremo Natale tutti insieme!», asserì Cyrielle entusiasta.
«C-c-cosa? Vuol dire che…».
«Vuol dire che tornerai a casa!», completò la ragazzina felice.
Sebastian pianse di gioia e la sorella lo strinse ancora più forte a sé.
«Cyrielle, mia sorella…», mormorò Sebastian con una lacrima che gli rigava il viso: «… lei poi è partita per il college e…».
«… e non vi siete più potuti vedere, neanche a Natale», completò lo Spirito: «Vi siete sentiti soltanto tramite messaggi, ma ora lei ha una famiglia, un lavoro, e non ha tutto questo tempo per venirti a trovare».
Sebastian annuì debolmente. Kurt afferrò di nuovo la mano del ragazzo e lo portò in una via innevata di Parigi: la città era tutta illuminata e semplicemente magnifica e la gente sembrava essere felice.
E poi c’era un giovane ragazzo di quindici anni, mano nella mano con un altro ragazzo.
«François», mormorò Sebastian sorpreso.
«Sì, François, il tuo primo e unico amore», specificò lo Spirito.
«Sebastian, sono così contento di trascorrere il Natale insieme a te», sussurrò dolcemente François al ragazzo: «Ti amo tantissimo».
«Ti amo anch’io», rispose Sebastian con un tenero sorriso unendo le loro labbra in un dolce bacio.
«Spirito, ne ho abbastanza del mio Passato!», sbraitò Sebastian infastidito a Kurt.
«Oh, no, caro Smythe, ora arriviamo al bello», rispose lo Spirito sarcastico.
Kurt portò Sebastian in un parco di Parigi; nella scena erano presenti di nuovo Sebastian e François.
«Perché l’hai fatto?!», sbraitò François adirato.
«Credimi, François, non volev…».
«Nessuno ti ha detto di farti un altro in mia assenza!», continuò il ragazzo imperterrito: «… e io che credevo mi amassi veramente…».
«François, ma io ti amo davvero! Mi mancavi tantissimo e non…».
«È inutile che provi a giustificarti… tra noi due è finita!», asserì François con le lacrime agli occhi andando via lasciando Sebastian triste e piangente.
«Io lo amavo davvero… perché l’ho fatto…», mormorò il ragazzo tra sé e sé.
«Questo lo sai soltanto tu», rispose Kurt cinico.

Sebastian era di nuovo nella sua stanza, ma lo Spirito del Natale Passato non c’era più.
Il francese si voltò avanti e indietro per poi notare un ragazzo basso e incredibilmente carino, con i capelli ricci castano scuro e gli occhi dorati; indossava un mantello verde e una corona di agrifoglio sulla testa.
«B-blaine?», balbettò Sebastian.
«Ciao, sono lo Spirito del Natale Presente», rispose il ragazzo con un enorme e caloroso sorriso sul volto.
«Wow, sei più carino in versione Spirito: almeno non indossi quei terribili papillon!», commentò Sebastian sarcastico.
Blaine si limitò ad un sorriso.
«Blaine, prima mi ha fatto visita il tuo odioso fidanzatino. Mi spiegate che cosa volete da me?», domandò Sebastian accigliato.
«Oh, Smythe, vogliamo soltanto che tu capisca», rispose semplicemente il ragazzo.
«Capire cosa?», chiese il francese.
«Seguimi», lo Spirito sorvolò la sua domanda: «Ti mostro il Presente».
Lo Spirito uscì dalla stanza e Sebastian lo seguì. Lo portò di fronte alla camera di Nick e Jeff.
«Oh, no, io lì non ci entro!», asserì il francese convinto.
«Tranquillo, non ti vedranno», asserì Blaine aprendo la porta.
Nick e Jeff erano seduti sul letto del primo e stavano vedendo un film natalizio al computer.
«Mi dispiace tantissimo per ciò che è successo con i tuoi, Nick», mormorò il biondo mesto e sinceramente dispiaciuto: «Ti capisco, è davvero triste restare alla Dalton anche il giorno di Natale e…».
«No, anzi: sono contentissimo di festeggiare il Natale insieme a te», lo interruppe Nick sincero: «Non mi importa di loro, okay? L’importante è che ora ho te».
Nick accarezzò dolcemente i capelli del biondo e attirò il suo viso al proprio.
«Jeff, tu sei senz’altro il regalo più bello che possa mai aver ricevuto a Natale».
«Non esagerare», ridacchiò Jeff.
«È la verità. Ti amo tantissimo», Nick unì le loro labbra in un tenero bacio.
«Ti amo anch’io», rispose il biondo con un sorriso sincero.
Il cuore di Sebastian si intenerì per un momento: sapeva che Nick non sarebbe tornato a casa per Natale perché, da quando si era fidanzato con Jeff, aveva litigato con i suoi e sapeva anche che Jeff non sarebbe tornato a casa perché i suoi genitori, anche il giorno di Natale, erano troppo impegnati con il lavoro.
Ma nonostante tutto, Nick e Jeff sembravano felici ed erano l’uno innamorato follemente dell’altro.
Sebastian non ebbe la forza di fare i suoi soliti commenti cattivi del tipo: “come sono disgustosi questi due” o “troppo sdolcinati”.
Blaine si lasciò ad un enorme sorriso per poi chiudere la porta della stanza di Nick e Jeff. Lo Spirito portò Sebastian nella Sala Comune e gli mostrò quanto fossero felici anche gli altri pochi studenti che erano rimasti alla Dalton.
Blaine afferrò la mano di Sebastian e lo portò dritto a casa Montgomery: Wes e David festeggiavano felici con parenti e amici.
«Ancora non capisco perché Sebastian non è voluto venire», asserì Wes ad un tratto.
«Problemi suoi: è stato molto maleducato nei nostri confronti», si giustificò David.
Sebastian annuì debolmente: era vero, era stato davvero scortese nei loro confronti.
Lo Spirito afferrò di nuovo la mano del francese e lo portò in quella che era casa Harwood.
Sebastian storse il viso quando vide il suo compagno di stanza, ma la sua espressione si rilassò quando nella scena comparve una bambina.
«Thaddy!», lo chiamò la bambina con un enorme sorriso sul volto.
«Taylor!», rispose il ragazzo entusiasta prendendola in braccio: «Come sta la mia piccola Tay?».
«Sto meglio», rispose la bambina con un sorriso.
Thad le accarezzò dolcemente i capelli e accennò un sorriso: il fatto che sua sorella stesse meglio lo sollevava.
«Che cos’ha la sorellina di Harwood?», domandò Sebastian sinceramente preoccupato a Blaine.
«È affetta da una rara malattia», rispose lo Spirito: «Può guarire, ma ha bisogno di denaro che i genitori di Thad non hanno».
«Ma come, Harwood frequenta la Dalton e la retta della scuola è esorbitante», rispose il francese sorpreso.
«In passato Thad vinse una borsa di studio che i genitori utilizzarono per iscriverlo alla Dalton. Taylor stava ancora bene all’epoca», spiegò Blaine.
Sebastian annuì debolmente.
«Fratellone, parlami un po’ di te», gli disse la bambina.
«Che cosa devo dirti?», le chiese il ragazzo incredulo.
«Come va a scuola? Come va con il tuo compagno di stanza musone e antipatico?», ridacchiò la bambina.
«Sebastian, intendi?», chiese Thad perplesso.
«Sì, Sebastian, il ragazzo che ti piace».
Sebastian, meravigliato, sgranò gli occhi: possibile che non se n’era mai accorto che quell’Harwood avesse una cotta per lui?
«Niente, va sempre peggio…», rispose il ragazzo: «Domani è Natale e Sebastian resta alla Dalton… mi dispiace davvero tanto per lui…».
«Poteva venire da noi», propose la piccola Taylor.
«Non avrebbe mai accettato», rispose Thad, e Sebastian si ritrovò a pensare che purtroppo avesse ragione.
«Bene, il giro è finito», scherzò Blaine.
«Cosa succederà alla piccola Tay? Guarirà, vero?», domandò il ragazzo allo Spirito: sembrava sinceramente preoccupato per la sorellina di Harwood.
Troppo tardi: lo Spirito del Natale Presente era già andato via.
«Spirito!», lo chiamò Sebastian, ma niente.
Il francese si voltò e notò che davanti a lui si ergeva un ragazzo alto e imponente: indossava una giacca di football ed era incappucciato.
«Karofsky? Dave, sei proprio tu?», domandò Sebastian perplesso.
Il ragazzo annuì lentamente.
«Immagino tu sia lo Spirito del Natale Futuro… vero?».
Karofsky annuì di nuovo.
«Oh, Dave, parlami, per piacere!», lo implorò Sebastian, ma lo Spirito non gli diede ascolto.
Karofsky riportò Sebastian alla Dalton: in aula canto sembravano tutti agitati finché qualcuno non spalancò le porte.
«Warblers, Warblers, ho una notizia da darvi: Sebastian Smythe ha cambiato scuola!», annunciò Nick Duval con un enorme sorriso in volto.
I Warblers si guardarono sorpresi.
«Oh, Nick, ma che splendida notizia!», esultò David Thompson.
«Finalmente se n’è andato!», esclamò Flint Wilson.
«Non ne potevamo più di lui!», confermò Richard James.
«Come mai?», si limitò a chiedere Jeff.
«Boh, ma non importa: l’importante è che sia andato via una volta e per tutte!», rispose Nick entusiasta.
Thad non sembrava condividere la gioia dei Warblers.
«Thad? È successo qualcosa?», gli domandò Nick preoccupato.
«Ragazzi, non mi sembra giusto parlargli alle spalle in questo modo! Non sappiamo niente di lui! Sebastian è un ragazzo complicato, secondo me ha una vita difficile…», lo difese il ragazzo.
«Thad, ci ha trattati uno schifo per tanto tempo: è ora di ricambiare», rispose semplicemente Duval.
«E meno male che è Natale!», sbottò Harwood adirato lasciando l’aula canto.
Sebastian si meravigliò di quanto i Warblers fossero arrivati ad odiarlo e di quanto invece Harwood ci tenesse a lui.
La scena cambiò nuovamente, ma questa volta Sebastian non era più alla Dalton; si trovava in un cimitero.
Sebastian, ansioso, deglutì: non era mai stato in un cimitero prima d’ora.
Notò con orrore che Thad e i suoi genitori erano di fronte a una lapide.
«O Santo Cielo, no… Spirito, dimmi che non è successo davvero…», mormorò Sebastian con le lacrime agli occhi.
I coniugi Harwood, sconcertati, abbracciarono il figlio; Thad, in lacrime, si strinse disperatamente a loro come se da quell’abbraccio dipendesse tutta la sua vita.
Sebastian voleva andare dagli Harwood per confortarli, anzi, avrebbe tanto voluto riportare in vita la piccola Taylor; avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa… ma non poteva fare niente.
«Spirito, ti supplico, fai in modo che questo non accada...», lo supplicò Sebastian asciugandosi invano le lacrime.
Karofsky non rispose: si limitò ad indicarlo.
«Io? Io cosa?», domandò Sebastian perplesso, poi chiese: «Solo io posso impedire che tutto ciò accada?».
Lo Spirito annuì.
«Forse devo cambiare atteggiamento… forse ho ancora una possibilità!», si illuminò il francese.
Lo Spirito annuì nuovamente.
«Sono pronto», asserì infine Sebastian: «Portami nel Presente, Spirito».

Sebastian, madido di sudore, si risvegliò la mattina di Natale.
«Era un sogno…», mormorò il ragazzo: «Un brutto sogno…».
Il francese si rese conto che quello era stato soltanto un brutto incubo, eppure sembrava tutto così vero e reale…
Anche se era soltanto un sogno, Sebastian si rese conto che doveva cambiare atteggiamento nei confronti degli altri e anche di se stesso.
Il ragazzo andò a farsi velocemente una doccia per poi vestirsi e bussare alla camera di Nick e Jeff.
«Ma chi è a quest’ora del matt… aaah, ciao, Sebastian», rispose un Jeff ancora assonnato.
«Avete fatto le ore piccole tu e il tuo Duval, eh?», asserì Sebastian con un sorriso che Jeff non riuscì a decifrare: era un sorriso strano, sincero, quasi intenerito.
«Sì, abbiamo dormito poco», spiegò il biondo.
In quel momento Nick uscì dal bagno e si avvicinò a Jeff.
«Oh, ciao, Sebastian, vuoi qualcosa?», domandò il moro.
«Niente, ragazzi, volevo soltanto augurarvi un buon Natale!», esclamò Sebastian stringendo in un forte abbraccio prima Sterling e poi Duval: «Mi sono comportato molto male con voi Warblers, in particolare con voi due, e vorrei rimediare».
Nick e Jeff si guardarono quasi scandalizzati: Sebastian faceva sul serio?
«Buon Natale, ragazzi».
«Buon Natale anche a te, Sebastian», risposero i ragazzi con un sorriso sincero.

«Pronto?».
«Wes, sei tu?», chiese il francese.
«Sì. Ciao, Sebastian, dimmi pure».
«Innanzitutto buon Natale».
«Oh, grazie, buon Natale anche a te», rispose la voce incerta del ragazzo.
«Volevo scusarmi con te e David… sono stato molto scortese nei vostri confronti e mi dispiace davvero tanto. Sapete come sono fatto…».
«Non preoccuparti, Sebastian. Se vuoi puoi venire da me oggi che è Natale».
«Ti ringrazio, Wes, ma non voglio disturbar…».
«Oh, ma quale disturbo! A me e David fa piacere», rispose Wes.
«Okay, allora ci vediamo più tardi. Grazie ancora!».
«Di niente!».

Buon Natale e felice anno nuovo, Seb! :D – Anderson
Buon Natale – Hummel
Buon Natale, Sebastian ;) – Karofsky
Buon Natale, Bas... :) - Harwood

Sebastian rispose a tutti i messaggi con un sorriso. Uscì di casa per le dieci del mattino e si incamminò verso casa Harwood; durante il suo tragitto andò anche in un negozio per farsi incartare un regalo.
Bussò timidamente alla porta che venne aperta dalla madre di Thad.
«B-buongiorno, signora, o forse dovrei dire buon Natale», farfugliò Sebastian imbarazzato: «Sono un compagno di Harw… ehm, di vostro figlio Thad… è qui?».
«Oh, ciao, sì, è qui. Tu devi essere Sebastian, vero?», domandò la signora incuriosita.
«Sì».
«Sei identico a come me l’ha descritto mio figlio», disse la signora con un enorme sorriso sul volto: «Entra pure, tesoro».
Sebastian accennò un sorriso imbarazzato; proprio in quel momento Thad entrò in salotto con la sorellina.
Thad sgranò gli occhi sorpreso.
«B-bas?», balbettò Harwood: «Sebastian, che ci fai qui?».
«Oh, è lui il ragazzo che ti p…».
Thad tappò la bocca della sorellina arrossendo violentemente. Sebastian si lasciò sfuggire una risatina.
«Ciao, Harwood», lo salutò Sebastian: «Sono venuto per augurare un felice Natale a te e alla tua famiglia».
«Oh, grazie, Bas, non dovevi… cioè, mi hai risposto pure al messaggio sul cellulare, non c’era bisogno che venissi di persona a farmi gli auguri, cioè, non c’era bisogno di scomodarsi… per me, poi…», Thad incominciò a parlare a raffica come era suo solito fare quando si sentiva a disagio.
Sebastian sorrise divertito: forse un giorno avrebbe dovuto rivalutare quel ragazzo…
Il francese si avvicinò alla sorellina di Thad e le scompigliò affettuosamente i capelli.
«È lei la piccola Taylor, vero?», domandò Sebastian con un tenero sorriso.
«Sì, è lei la mia sorellina», rispose Thad sorridendo dolcemente.
«Quanti anni hai?», chiese il francese curioso alla bambina.
«Sei», rispose Taylor con un sorriso.
Il cuore di Sebastian perse un battito: sei anni, era così giovane, aveva ancora una vita intera davanti.
«Harwood, questo è un regalo per te», disse infine Sebastian porgendo un pacchetto blu al ragazzo.
«Bas, oh, grazie, ma non dovevi! Io non ti ho fatto niente», rispose Thad imbarazzato.
«Non m’importa, mica faccio un regalo a qualcuno perché poi voglio che ricambi», rispose Sebastian con ovvietà.
Thad accennò un sorriso timido finché non si decise ad aprire il regalo; sgranò gli occhi quando capì che era una scatolina contenente ottocento dollari.
«O Santo Cielo, Sebastian, ma tu sei pazzo!», esclamò Thad allibito.
«Non sapevo cosa regalarti», mentì Sebastian: in realtà gli aveva regalato tutti quei soldi affinché li spendesse per la salute della sorellina.
Thad non sapeva cosa dire.
«Sebastian, io… io ti ringrazio, ma non posso accettarli», disse infine il ragazzo porgendogli i soldi.
«Mi offendo se non li accetti».
«Sebastian, mi dispiace, ma davvero non posso», insistette Thad.
«Harwood, accettali, per piacere, e spendili in modo saggio», gli sussurrò Sebastian all’orecchio: «Spendili per la tua sorellina… sai che cosa intendo…».
Thad, emozionato, pianse silenziosamente.
«Io… noi non sappiamo come ringraziarti, Bas. Ti siamo eterni debitori», sussurrò Thad stringendo Sebastian in un forte abbraccio.
«Buon Natale, Thad», gli disse il francese sincero stringendolo forte a sé.

«Buon Natale anche a te, Bas».

~


Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :D
Mi complimento con tutti quelli che sono arrivati fin qui! :')
Questa ff, da come avete capito, è ispirata al capolavoro di Charles Dickens “A Christmas Carol” :)
Vediamo Sebastian Smythe nei panni dell’avaro signor Scrooge, Thad Harwood nei panni del suo umile impiegato Cratchit e Taylor Harwood – personaggio di mia invenzione – nei panni del piccolo Tim, il figlio di Cratchit, che però nella mia ff corrisponde alla sorellina di Thad.
Spero vi sia piaciuto questo racconto e ringrazio tutti coloro che lo leggeranno :)
Buon Natale, anche se molto in anticipo! ;) :D

   
 
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