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Autore: Gioloveskidrauhl    17/12/2012    4 recensioni
"Ti voglio Allie. Ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra." Ansimò sulle mie labbra, per poi farle subito intrecciare con le sue, con veemenza, passione, come se non volesse lasciarmi andare.
Lo stavo davvero facendo? Davvero ero arrivata al punto di rimanere sdraiata sotto il mio migliore amico, sul suo letto,non completamente vestita?
"Voglio che tu sia mia." Mi sussurrò all'orecchio, facendomi sussultare leggermente.
Scese a baciarmi prima la mascella, e poi il collo.
"Ma io sono tua, Justin. Lo sono sempre stata." Questa fu l'ultima cosa che riuscii a dire, per poi lasciarmi andare al piacere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Catch me, I'm falling.
 
"Si può sapere dove sei? Ho visto la professoressa arrivare, sarà quì tra non molto, e non mi sembra il caso che tu arrivi di nuovo in ritardo."
 
"Sono quasi arrivata, ma tu nel frattempo, distraila." Chiesi implorante 
 
"Oh, andiamo Allie, come vuoi che faccia a distrarla?"
 
"Non lo so, ma inventati qualcosa Justin, ti prego."
 
Riposi il cellulare nella tasca dei jeans scuri e corsi ancora più velocemente  sul marciapiede che costeggiava il mio liceo, strattonando distrattamente qualche lavoratore nevrotico di questa città, intento ad imprecare ogni qualvolta  rispondeva al telefono, e, nonostante fosse presto, già visibilmente frustrato.
Nonostante le gambe stessero per cedermi, presi un'ultimo respiro e continuai a correre, quasi in apnea, essendo ormai prossima ad entrare nel grande cancello di ferro, per poi sorpassare i pochi studenti ritardatari come me nel corridoio, fino al secondo piano, terza porta a destra: la mia classe di matematica.
Mi sistemai i capelli alla meglio, ed entrai; Notai felicemente che Justin era appoggiato alla cattedra, intento a parlare con la Mcphillan, che-ne ero certa- aveva una cotta per lui, e mi aveva evitato così, un'altra sfuriata per essere arrivata in ritardo, per le decima volta questo mese.
"Buongiorno prof, scusi per il ritardo." Dissi, catapultandomi letteralmente in uno dei due banchi liberi nell'ultima fila, accanto a Sarah, la mia migliore amica.
"Non si preoccupi, ma la prossima volta sarò costretta a chiamare la sua famiglia." Concluse, senza neanche guardarmi.
"Sei un caso perso." Ghignò Sarah, abbracciandomi.
"Lascia perdere, stamattina non ho sentito la sveglia..."
Presi l'astuccio e il libro di quell'odiosa materia appoggiandoli svogliatamente sul banco, mentre Justin, si era seduto occupando il posto vuoto accanto a me.
Mimai un grazie con le labbra e finsi di seguire quella noiosa lezione, immergendomi completamente nei miei pensieri.
Justin e Sarah erano i miei migliori amici dalle elementari, o meglio, dall'asilo.
Sono come dei fratelli per me, e nonostante tra di loro non corra buon sangue, quando stiamo tutti e tre insieme, cercano di mettere da parte le loro vicessitudini.
Sarah è la classica ragazza della porta accanto, la figlia che tutte le madri vorrebbero avere, la ragazza che tutte le ragazze vorrebero fosse la loro migliore amica, e la ragazza che tutti i ragazzi vorrebbero fosse la loro fidanzata. Già, perchè oltre ad essere dolce, simpatica ed affidabile, è anche bellissima.
Justin, invece, è il classico ragazzo figo dei film: capelli biondo scuro raccolto in una cresta sempre perfetta, grandi occhi caramello, ed un fisico davvero niente male. Oltre a detenere il ruolo di capitano della squadra di basket della scuola, è anche uno dei più popolari, e i conseguenza, uno dei più gettonati dalle ragazze. Lui, però, al contrario dei suoi compari, non ero uno sbruffone, non si credeva superiore agli altri; Tuttavia era pur sempre un diciottenne, e amava divertirsi. Diciamo, che più che il mio migliore amico, era come un padre, un fratello, il mio angelo custode. C'era sempre per me, e mi proteggeva sempre: la sua gelosia era tanto tenera a volte, come morbosa altre. 
Ed io? Beh, non c'è molto da dire su di me.
Nonostante i miei amici dicessero il contrario, non riuscivo a vedermi bella; Piuttosto carina, nella media, niente di speciale. Ho dei lunghi capelli mori leggermente mossi sulle punte, e dei grandi occhi color cioccolato chiaro, con qualche spruzzatina di verde.
Il mio carattere non è dei migliori.
Diciamo che sono una contraddizione vivente, ecco. Sono impulsiva, forte e fragile nello stesso momento, sincera e schietta. Non so tenermi le cose dentro, devo esternare sempre ciò che penso, e sono più le volte in cui questa abilità si rivela un difetto, più che un pregio.
Frequento l'ultimo anno del "Santa Monica High School" e credo che l'unica cosa positiva di questa scuola è che, si trova appunto, a Santa Monica, a nemmeno cinquecento metri dalla spiaggia.
L'ora passò velocemente e lo squillo sordo della campanella mi riportò alla realtà.
Raccolsi tutte le mie cose e le buttai alla rinfusa nella mia borsa: l'ordine non era una cosa che amavo, no.
"Allora." Disse Justin mettendomi un braccio intorno alle spalle, accompagnandomi al mio armadietto, che poi era accanto al suo, e a quello di Sarah; "Spero lei abbia una scusa valida per averci dato buca questo fine settimana, signorina." Continuò con fare teatrale per poi scoppiare a ridere.
La sua risata era contagiosa, perciò cominciai a ridere anch'io, eravamo due idioti.
"Beh, in realtà sono stata a studiare chimica tutto il tempo, credimi, avrei preferito mille volte venire con voi in discoteca." Mi guardò, e con aria sdegnata aggiunse "Fammi capire, tu non sei uscita per studiare? Mi hai deluso profondamente Allie Cornelia Evans." Stavo per ribattere quando arrivò alle mie spalle Sarah.
"Ehi secchiona, vieni a casa mia oggi pomeriggio?"
Secchiona? No, no, e poi no.
La guardai di sottecchi "Chiamami così un'altra volta e puoi dire definitivamente addio alla tua collezione di  smalti." 
"Oh, ciao scassa-palle, non ti avevo visto." Continuò lei, riferendosi a Justin.
"Ciao scherzo della natura." fece un sorrisetto finto.
Mio dio, è incredibile il modo in cui amano stuzzicarsi a vicenda.
"Comunque no, non può, oggi pomeriggio deve venire a casa mia, deve aiutarmi con il francese, e poi dobbiamo uscire, perciò, dovrete rimandare le vostre cose femminili ad un'altro giorno." Rispose per me Justin, così mi diede un bacio in guancia e si dileguò, raggiungendo il gruppetto dei suoi amici, circondato, ovviamente, dalle cheerleader. Non credo che sotto quella chioma bionda tinta ci sia davvero un cervello.
Per lo più, l'attività che preferiscono, è fare dei giretti turistici nei letti di ogni ragazzo della scuola, sempre popolare si intende.
"Il tuo amico è davvero insopportabile." Disse Sarah aprendo il suo armadietto.
"Smettila, lo so che anche voi, infondo, vi volete bene."
Gli diedi una leggera spinta, e, sorridendo, ci recammo nella classe di storia.
 
"Ok, magari, non sarà giusto, nè lecito, ma cazzo, ho diciotto anni. Dovrò pur divertirmi, no?" Continuava a blaterare quell'idiota del mio migliore amico mentre eravamo nella sua macchina, sempre lucidata alla perfezione.
Il tragitto dalla scuola a casa sua non era molto, tuttavia ci mettemmo circa quindici minuti ad arrivare, a causa del traffico.
"Beh Justin, divertirsi non significa necessariamente portarsi a letto una ragazza diversa ogni venerdì, sai?" Ridacchiai io, coscente che era inutile continuare: era un caso perso, se ti mettevi contro di lui perdevi in partenza, perchè per quanto io lo conosca bene, e sappia tenergli testa, era sempre molto più bravo con le parole, e tutte quelle povere galline che ci cascano ogni volta ne sono la dimostrazione.
"Non capita sempre solo di venerdì. Io faccio orario continuato." Mi rivolse un'occhiata fugace per poi scoppiare a ridere.
Ok, l'abbiamo perso, definitivamente.
"Maniaco." Dissi cominciando a ridere anch'io, e scendendo dall'auto, visto che eravamo arrivati.
Entrammo in casa, una villetta arredata in stile classico e accogliente, e la prima cosa che fece Justin fu lanciare il suo zaino in un angolo.
"Allora, devo davvero aiutarti a studiare?" Chiesi, posando il mio accanto al divano.
"No. Era una scusa per farti venire quì."
Lo guardai stupita.
"E perchè l'avresti fatto? Sai che non hai bisogno di scuse per passare del tempo con me."
"Non lo so, è che, è da tanto che non passavamo un pomeriggio tra noi due, come ai vecchi tempi."
Questo ragazzo è la dolcezza in persona, giuro.
Come si fa a non volergli bene?
"Scemo" Dissi, per poi lasciarmi avvolgere dalle sue braccia.
E solo allora ricordai, che quello era il posto dove davvero volevo rimanere per sempre.
Protetta, felice, spensierata.
"Ti voglio bene, Allie." Disse poi, trattenendomi in quell'abbraccio di cui avevo tanto bisogno.
Era come se lui mi leggesse nella mente, come se sapesse qualsiasi cosa volessi dire o fare.
Semplicemente era una parte di me, la più importante, forse.
"Anch'io, Justin."

YOO :3
Scia bellesse c:
Come vedete, sono di nuovo quì a scrivere un'altra storia, non siete riuscite a liberarvi di me èwè
La trama è un pò diversa dalle altre, ma spero vi piaccia lo stesso :D
Che ne dite di lasciare una recensione per farmelo sapere?
Ok, ora mi dileguo *faciaoconlamanina*

P.S Volevo dedicare questo capitolo a due mie amiche, Be e Anna :3
  
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