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Autore: xedwardslips    17/12/2012    8 recensioni
Alice Devine è la più brava della classe, si sa. E i professori le chiedono di fare da tutor a Louis Tomlinson, che di trigonometria non sa niente.
I due studiano a casa di Alice ma una chiamata li fa fermare...
[...]
«Posso sapere che ti succede?» chiese Louis avvolgendola in un abbraccio.
La ragazza pianse per svariati minuti poi si fermò all'improvviso.
Alzò lo sgaurdo e trovò Louis che la guardava mentre le accarezzava la schiena.
«Tutto bene?» domandò. Lei scosse la testa come segno di 'no'.
«Di va di parlarne?» Lei alzò le spalle.
«Ovviamente non ne farò parola con nessuno. Che ragazzo stronzo sarei»
Alice lo guardò ancora. «Mi hanno diagnosticato un tumore» Al sentire quelle parole, Louis si irrigidì e una lacrima scese solitaria nella sua guancia. La ragazza se ne accorse subito e gliela levò via con un dito. «Non piangere per me, ti prego» disse.
Louis l'abbracciò ancora e le baciò dolcemente i capelli. «Andrà tutto bene»
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la solita domenica sera per Alice. Stava sul divano di casa della sua migliore amica a mangiare schifezze e a vedere film strappa-lacrime. Una domenica sera da nerd.
Alice aveva sedici anni e frequentava il terzo anno della Meckinley High School. Era la più brava di tutta la scuola, lo sapeva. Tutti la prendevano in giro con il classico 'secchiona' ma lei era felice di essere un cervellone. Non riusciva ad eccellere nello sport o con i ragazzi, ma con lo studio poteva essere qualcuno. Non le importava se ogni giorno riceveva una granita in faccia o nessuno la invitava ad uscire, aveva la sua migliore amica, Karen, per questo.
Alice era la classica secchiona anche di aspetto. Alta, magra,capelli marroni raccolti sempre in una coda alta, occhi verdi nascosti da occhiali da intellettuale e sguardo pieno di sapere.
Karen era tutto il contrario di lei. Bassa, leggermente robusta, capelli biondi e occhi azzurri. Era davvero una bella ragazza, i ragazzi le andavano dietro come un cane va dietro ad una bistecca ma Karen trovava sempre del tempo da dedicare alla sua migliore amica.
Si erano conosciute quando erano alte circa mezzo metro ed erano ancora assieme.
La serata passò velocemente e Alice salutò Karen per poi tornare a casa sua, prepararsi la borsa per il lunedì e andare a dormire.

Quella notte Alice non dormì. Sognava sempre qualcosa che l'infastidiva talmente tanto da svegliarsi ogni tre minuti. Sognava di stare in un ospedale accanto ad un ragazzo che non conosceva. Cercava di aprire bocca, ma da essa non usciva nulla e il ragazzo rideva.

La mattina dopo la sveglia le fece aprire gli occhi. Era riuscita a dormire circa un'oretta e non si sentiva bene, ma non poteva perdere la lezione. C'era il compito in classe di trigonometria, non poteva perderselo nemmeno fra cent'anni.
Scansò le coperte verso la destra e si alzò. Si diresse verso il bagno e si guardò allo specchio.
Cacciò un urletto quando si accorse di avere due occhiaie da far paura.
Entrò in doccia rapidamente. Il getto dell'acqua a contatto con la sua pelle, la faceva stare davvero bene. La faceva rilassare e riusciva ad affrontare qualsiasi cosa dopo una doccia rilassante.
Appena uscita, si avvolse in un asciugamano, si infilò l'intimo e aprì le due ante dell'armadio.
Solita domanda: cosa indossare il lunedì?
Alice non sapeva mai cosa mettere il lunedì, sempre e solo il lunedì. Gli altri giorni riusciva sempre a trovare qualcosa di carino da indossare, ma il lunedì no. Era certa che fosse il giorno peggiore della settimana.

Dopo svariati minuti di ricerche, trovò un maglioncino rosa a rombi bianchi e dei jeans neri larghissimi. Sì, lei non seguiva la moda 'meno ti vesti, più ti ammirano'. Si vestiva come voleva lei.
Certo che però si vestiva davvero male, aveva gusti rozzi e bizzarri. Sicuramente se sua nonna fosse stata ancora in vita, si sarebbe vestita meglio di Alice.

Frugò tra tutte le trousse e, finalmente, trovò un copri-occhiaie in crema.
Svitò il tappo e ne fece uscire il tanto giusto per coprirle. Con l'indice si passò la crema nel contorno dell'occhiaia e controllò. Wow, era molto meglio.

Scese al piano di sotto e trovò il casino più totale. Suo fratello che faceva colazione «Buongiorno» disse Alice dando un sonoro bacio sulla guancia al fratello, Josh.
I loro genitori erano morti da poco e lei viveva con Josh. Josh Devine, diciotto anni, ultimo anno. Era il ragazzo più desiderato di quell'età e ad Alice dava fastidio vedere una scia di ragazze che entravano e uscivano da casa sua in poco tempo. Lui era il suo fratellone.
Si preparò il solito caffè-latte e ci immerse i suoi soliti quattro biscotti alle gocce di cioccolato.

Salì al piano superiore a lavarsi i denti, prese la cartella e uscì col fratello.
«Allora sorellina, come va con i ragazzi?» chiese Josh facendola accomodare nella sua Mini blu.
La sorella sbuffò. Era stufa di questa domanda. Ormai anche la macchina poteva rispondere al posto suo. 
«Okay, va bene, se non me lo vuoi dire non mi offendo»
«Non è che non te lo voglio dire, è che lo sai meglio di me»
I due risero e Josh si affrettò ad accendere la macchina, erano in ritardo.

Pochi minuti dopo i due ragazzi, stavano correndo per raggiungere l'istituto ormai privo di studenti.
Si salutarono e imboccarono due corridoi differenti.
Alice alla prima ora aveva trigonometria. Merda, accellerò la falcata e bussò alla porta.

«Avanti» Aprì la porta e tutta la classe l'osservava, commentando il suo aspetto con il proprio compagno di banco.
«In leggero ritardo signorina Devine. Si accomodi al primo banco con il signor Tomlinson e ascolti le istruzioni per il compito» Alice guardò il primo banco. Un ragazzo con degli occhi azzurrissimi le rivolgeva un sorriso. Era davvero un bel ragazzo, aveva anche i capelli castani alzati in un ciuffo rivolto verso sinistra.
La ragazza annuì e si affrettò a sedersi. Cacciò fuori dalla cartella l'astuccio e un foglio protocollo a quadretti.

«Pss. Alice aiutami» Il ragazzo accantò a lei le pizziccava leggermente il braccio. Alice alzò dolcemente la testa e guardò il ragazzo.
«Che c'è?» sussurrò scocciata. Mancava poco e doveva ancora rileggere il compito, ormai finito da un pezzo.
«Non ho capito l'esercizio quattro, ti prego aiutami» Il ragazzo la pregò e lei sbuffò di nuovo. Diede una piccola sbirciata al suo esercizio svolto, ovviamente, e sussurrò la risposta al ragazzo. 
«Grazie davvero» Alice sorrise e continuò la rilettura del suo compito.

Quando la campanella informò che erano le nove e mezzo, Alice scattò in piedi, infilò tutto dentro la cartella e stava per andare via quando il professore la fermò.
"Faccia che non ci abbia sentiti. Faccia che non ci abbia sentiti "pensò tra se.

«Signorina Devine aspetti.» Alice si girò e si fermò mezzo metro prima della cattedra. «Anche lei, signor Tomlinson» Merda.
«Ho dato una rapida occhiata ai vostri compiti...» Merda merda. «E si sa che il signor Tomlinson non è tanto bravo in questa materia» Merda merda merda. «Perciò mi chiedevo se potesse dargli qualche ripetizione prima del prossimo compito che sarà la settimana prossima.»
I due ragazzi si guardarono e sospirarono. 
«Ma certo» rispose Alice sorridendo a Louis.
«Bene, buone lezioni» E i due ragazzi uscirono insieme dalla classe.
«Allora» dissero all'unisono per poi ridere.
«Prima le signore» aggiunse Louis con fare da gentiluomo.
«Allora, potresti venire questo pomeriggio a casa mia. Mio fratello non c'è e ho casa libera» disse Alice aprendo l'armadietto e poggiando il pesante libro di trigonometria e afferrando quello di inglese per poi metterlo dentro la cartella.
«Certo. Facciamo alle quattro?»
«Perfetto. Che materia hai adesso?»
«Educazione fisica, tu?»
«Io inglese, beh allora se non ci vediamo nelle altre lezioni, a questo pomeriggio» E la ragazza andò via. Si girò e trovò Louis che la guardava. Alzò la mano per salutarlo ancora e lui ricambiò.

Non era possibile. Non si era davvero preso una cotta per la secchiona. Era impossibile, eppure non smetteva di pensare a lei. A come scriveva velocemente nel foglio, a come i suoi capelli le scendevano così bene nel banco e come le sorrideva.
Scosse la testa per dimenticarsela e il suo migliore amico se ne accorse.

«Ehi Lou,va tutto bene?» Harry Styles si stava preoccupando per il suo migliore amico. Stava pensando, cosa che non faceva quasi mai. «Ovviamente» gracchiò Louis con vocina stridula. In tutti questi anni, Harry aveva imparato che quando il suo migliore amico aveva la vocina stridula, stava pensando ad una ragazza.
«Come si chiama?» domandò Harry facendo andare nel panico Louis. «Come hai fatto amico?»
«Talento. Avanti, rispondimi»
«Alice» disse infine Louis sospirando.
«Alice Devine? La secchiona?» aggiunse Harry per poi scoppiare a ridere. Quando però si accorse che Louis guardava da tutt'altra parte, tornò serio.
«Dimmi che non è lei» continuò il riccio scuotendo la testa.
«Cazzo sì è lei, merda. Non so nemmeno io come ho fatto ma non riesco a non pensare a lei»
Il riccio mise una mano sulla spalla a Louis. I due si guardarono poi si sorrisero.

Erano le quattro e dieci e di Louis nemmeno l'ombra. Alice si stava leggermente innervosendo. 
La ragazza girava per il salotto impazziente. Non sopportava la gente ritardataria.
Solo quando il campanello suonò, la ragazza si calmò.
Andò ad aprire e si trovò davanti Louis Tomlinson in tutta la sua bellezza. Perse un battito quando le sorrise. «Ciao» disse Alice ricambiando il sorriso. «Accomodati» aggiunse spostandosi leggermente per far entrare il ragazzo.
«Bella casa» commentò lui guardandosi intorno. La ragazza ringraziò, poi silenzio.

«Beh, cominciamo?» disse lui avvicinandosi alla ragazza.
«Oh certo, vado a prendere il libro»
«Fa' pure» E Alice corse al piano superiore sia per prendere il libro che per riprendere aria. Era normale non avere saliva mentre parlava con lui?

Era da due ore che stavano sui libri e la testa scoppiava ad entrambi.

«Di prego basta, non ce la faccio più» Piagnucolò Louis facendo ridere Alice. «Va beene. Ehi, hai fame?»
«Penso che dopo due ore di trigonometria, chiunque avrebbe fame» La ragazza ridacchiò ancora e andò in cucina. Aprì la dispensa ed estrasse una confezione di patatine e due aranciate.
Raggiunse Louis in salotto che nel mentre stava ammirando la collezione dei libri di Alice. Louis amava leggere.

«Wow, sono tutti tuoi?» disse porgendole un sorriso.
«Sì, ma ne ho anche in camera mia. Qui non ci stavano tutti...» Il suono del telefono fece zittire Alice che corse a rispondere.
«Buona sera. Lei è Alice Devine?» «Sì, sono io» «Volevamo informarla che abbiamo i risultati dell'ecografia. Mi dispiace, ma le è stato riscontrato un tumore ai polmoni» La ragazza chiuse subito la chiamata e lanciò il telefono contro il muro e si fece in mille pezzi.
Louis la raggiunse e notò che dai suoi occhi scendevano, silenziose, alcune lacrime.

«Che succede?» 
«Niente» disse lei in un singhiozzo. «Ora lasciami stare» urlò lei.
«Ehi ehi ehi, tu stai piangendo. A meno che tu non pianga per allegria, direi che ti è successo qualcosa»
La ragazza finse un sorriso. Certo che l'era successo qualcosa, aveva appena saputo la fine della sua vita. 

«Posso sapere che ti succede?» chiese Louis avvolgendola in un abbraccio.
La ragazza pianse per svariati minuti poi si fermò all'improvviso.
Alzò lo sgaurdo e trovò Louis che la guardava mentre le accarezzava la schiena.

«Tutto bene?» domandò. Lei scosse la testa come segno di 'no'.
«Di va di parlarne?» Lei alzò le spalle.
«Ovviamente non ne farò parola con nessuno. Che ragazzo stronzo sarei»
Alice lo guardò ancora. 
«Mi hanno diagnosticato un tumore» Al sentire quelle parole, Louis si irrigidì e una lacrima scese solitaria nella sua guancia. La ragazza se ne accorse subito e gliela levò via con un dito. «Non piangere per me, ti prego» disse.
Louis l'abbracciò ancora e le baciò dolcemente i capelli. «Andrà tutto bene»

Erano passati due mesi da quando Alice e Louis l'avevano scoperto. Alice aveva appena cominciato la chemioterapia e stava cominciando a darsi a vedere. Alice stava cominciando a perdere i suoi capelli e cercava di nasconderlo a Louis.

Tre settimane dopo i suoi capelli cadevano sempre di più e si ritrovò senza. Stava in ospedale quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

«Avanti» disse lei raddrizzandosi nel lettino. La porta si aprì e un ragazzo senza capelli dall'aria familiare le sorrideva. 
«Louis? Che cosa hai fatto ai tuoi capelli?» urlò lei.
«Non potevo continuarti a vedere così. I tuoi capelli ricresceranno assieme ai miei» Disse lui accucciolandosi tra le braccia di Alice, che a stento tratteneva le lacrime.
«Louis non lo dovevi fare»
«Questa è la prova di quanto tenga a te, Al»
Lui le diede un tenero bacio sulla guancia e si addormentarono così, abbracciati in un piccolo letto d'ospedale.

Altri quattro mesi passarono e Alice stava sempre peggio. La malattia la stava uccidendo.
Era il giorno della vigilia di Natale, il giorno del compleanno di Louis.
Lui non era ancora arrivato in ospedale e lei lo stava aspettando con troppa impazienza, come sempre.
Quel giorno se lo sentiva che sarebbe arrivato. Con le poche forze che aveva ancora in corpo, prese un foglio e una penna e scrisse.

Ciao Lou,
scusami se non ho combattuto abbastanza, scusami se non sono stata abbastanza forte, scusami se mi sono lasciata battere.
Mi dispiace davvero, ma non avevo altre possibilità. 
Volevo solo dirti che in questo periodo mi sei stato vicino e ti devo la vita.
Beh, ora vado....per sempre, Lou per sempre.
Se avrai bisogno, pensami, sarà come avermi accanto.
tua, per sempre, Alice.
p.s: scusami se ti mi sono innamorata di te, scusami se ti amo....



Lasciò il foglio sopra il suo petto e fece cadere la sua ultima lacrima e respirò per l'ultima volta.

Louis arrivò in ospedale pochi minuti più tardi. Entrò nella stanza e trovò la sua Alice nel lettino.
I macchinari non segnavano i battiti del cuore, se ne era andata.
Si avvicinò a lei e le prese la mano, baciandola leggermente.
Afferrò il foglio e lo lesse mentre i suoi occhi diventavano gonfi e le lacrime si impossessevano di essi.
Urlò e pianse. L'amava anche lui. Ma lei non l'avrebbe mai saputo, lo aveva lasciato. Gli aveva fatto il regalo che non avrebbe mai scordato....

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*si asciuga le lacrime*
salve ragazze, eccomi con una os
tristissima su louis. ho avuto l'ispirazione studiando storia :o
non so più cosa scrivere, beh? ditemi cosa ne pensate
in una recensione, ora vado alla prossima xx
#elisa

   
 
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