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Autore: Phantasmagoria    17/12/2012    1 recensioni
[SaruMi]
Saruhiko Fushimi non era uno stupido.
Ma si accorse troppo tardi di come Misaki Yatagarasu stesse diventando la sua miglior menzogna.
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Misaki Yata
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fond of telling beautiful l i e s


I will lie for you
Beg and steal for you
I will crawl on hands and knees until you see
You're just like me

 

Saruhiko Fushimi mentiva così spesso da non ricordarsi neanche più come fare a dire la verità.
Mentiva da quando era nato, a se stesso ed a chiunque, per il solo piacere di assaporare l'agrodolce sapore di una bugia ben detta. Le sue parole erano un artificio; un'impalcatura di scintillanti e garbate menzogne dette con un ghigno sardonico sul viso ed una lingua affilata intenta a godere nel leccarsi le labbra sporche di colpe.
Mentiva per il gusto di provocare panico o speranza. Per sfuggire alla noia.
Mentiva perché ogni bugia era una creazione e lui - da narcisista qual'era - amava danzare in quel trionfante rincorrersi di falsità creato ad opera d'arte secondo le sue regole.

Perciò aveva detto una bugia quando, da bambino, a scuola lo prendevano in giro perché orfano.
La menzogna era la sua unica arma di difesa.
“Ho anche io qualcuno che mi vuole bene!”, aveva gridato stringendo i pugni da bimbo che allora si ritrovava con le guance livide dall'umiliazione e gli occhi lucidi per un sentimento al quale preferiva non dare alcun nome.
Odiava quei bambini, li odiava uno ad uno.
Tranne lui, forse. Il bambino dai grandi occhi dorati che si era azzardato a seguirlo mentre tutti gli altri erano tornati ai loro giochi.
“Davvero hai qualcuno che ti vuole bene anche se non hai una mamma ed un papà?”
Gli aveva chiesto guardandolo quasi affascinato – rapito da una bugia – con un sorrisetto ebete sul volto pieno. Saruhiko aveva annuito, fissandolo con distacco e sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso. Il mondo non si meritava nient'altro che bugie, lui compreso.
“Pensi che potrebbe volere bene anche a me?”
No, forse a lui poteva risparmiarle.

Saruhiko Fushimi non era uno stupido.
Ma si accorse troppo tardi di come Misaki Yatagarasu stesse diventando la sua miglior menzogna.
Quel ragazzino amichevole, chiacchierone e spensierato al quale doveva appiccicare i cerotti ai tanti lividi che si faceva cadendo dallo skateboard e trattenere dal saltare addosso a qualche bullo soltanto perché li aveva offesi. Quella testa calda tutta impulsi e niente cervello che agiva senza pensare e poi tornava da lui con un sorriso a trentadue denti come se niente fosse successo.
Yata che per lui lo era stato bene poco, perché subito gli era stato concesso di chiamarlo Misaki.
Misaki e Saru, l'inseparabile duo.
L'unico al quale concedesse di utilizzare quel ridicolo soprannome, l'unico al quale importasse qualcosa di chiamarlo davvero senza schernirlo.
Misaki che rideva, Misaki con le cuffie nelle orecchie, Misaki con le mani in tasca ed i piedi incollati allo skateboard, Misaki coi morbidi capelli rossicci nascosti dal cappello che di tanto in tanto aveva cominciato a portare.
Si ruotavano attorno come i pianeti, quasi incapaci di fare altrimenti e destinati a farlo sino all'implodere dell'Universo.
E quando alla sera Misaki gli si addormentava addosso e finiva per abbracciarlo, si concedeva di pensare che forse anche qualcosa di vero poteva essere bello, se si trattava di un ragazzino chiassoso che si rifiutava di bere il suo latte e lo costringeva a partecipare ai giochi più strani.
Che avrebbe potuto abituarsi a quella sensazione di calore in fondo al petto che quasi – quasi – lo faceva sorridere.
Certo, ci sarebbero state ancora bugie da dire, ma se questo era il prezzo da pagare per continuare a rimanere vicino a Misaki, mentire sarebbe stato ancora una volta incredibilmente dolce.

E Saruhiko Fushimi continuò a mentire.
Mentì così tanto e con una convinzione tale che presto – e quasi senza accorgersene – si ritrovò costretto a farlo anche per i propri sentimenti.
Perché non avrebbe mai potuto confessare a Misaki la sola verità che avrebbe invece voluto gridare sino a sentire male ai polmoni, nudo e vulnerabile di fronte agli occhi luminosi di quel ragazzo assieme al quale era cresciuto giorno dopo giorno.
Misaki era tutto. La sua sola famiglia, il suo unico amico. E soltanto mentendo a se stesso sarebbe potuto rimanere tale.
Misaki dalla parolaccia facile e l'ossatura minuta - lui glielo diceva di bere il suo latte ma il ragazzino era davvero testardo.
Misaki dai grandi sogni e dai forti ideali, orgoglioso e sfrontato.
"Conosci Suoh Mikoto? Frequenta l'ultimo anno ed è assolutamente fighissimo!" gli aveva detto un giorno, durante uno dei tanti loro pranzi sul tetto della scuola. Misaki si era sollevato sui gomiti e l'aveva guardato con espressione entusiasta, fremendo per l'eccitazione come se avesse appena pronunciato il nome di una qualche divinità proibita.
Saruhiko l'aveva guardato e aveva scosso il capo, sentendosi inquieto. Conosceva Suoh Mikoto di vista e capiva perché affascinasse così tanto Misaki. Lo chiamavano Re mentre lui, al massimo, aveva sempre fatto la parte della comparsa imbronciata che si lasciava trascinare per un braccio dall'altro.
Sentì le guance tirarsi verso l'alto e percepì le dita sottili di Misaki pizzicargli il viso. “Aaah, forza scimmietta*, fammi un sorriso!”
“Piantala idiota!”

Mentire cominciava ad essere stancante, pensò Saruhiko sfiorandosi il marchio scarlatto dell'Homra che aveva sul petto, ironicamente al di sopra del cuore.
Ardeva come le fiamme da cui era stato creato, sebbene non sapesse dire di preciso se a scottare di più fossero le sue nuove catene o le sensazioni che provava quando lo sguardo adorante di Misaki incontrava quello di Mikoto.
Bastardo, altro che Re.
Lo aveva percepito durante la stretta di mano che aveva accompagnato il passaggio dei poteri che lui ed il Re Rosso non sarebbero mai andati d'accordo.
Eppure di fronte a Misaki aveva mentito. Sul fatto di voler entrare nell'Homra, di ritenere Suoh Mikoto un degno re ed il clan dei Rossi la sua nuova famiglia.
Stronzate.
E bugie, una dietro l'altra, come piaceva a lui. Con la differenza che mentire a Misaki non lo divertiva e tuttavia ne era costretto.
La verità sarebbe stata semplice e dolorosa e Saruhiko Fushimi non era abituato a questo genere di cose.
Sfregò con forza il marchio vermiglio quasi sperando di cancellarlo, graffiandosi la pelle con le unghie.
Quale famiglia... tutti bastardi.
Quale onore... stronzate.
L'unica verità certa in quel mare di bugie in cui stava annegando era Misaki.
Quale famiglia... l'importante era che ci fosse Misaki.
Quale onore... era soltanto l'ennesima bugia detta per rimanergli accanto.

Bruciava ancora una volta il segno degli Homra sotto le proprie dita infuocate, in un affascinante tripudio di fiamme e carne; lingue scarlatte a ghermirgli il petto diafano quasi per punizione.
Inceneriva la prima di tante bugie.
Si accendevano di sorpresa ed impotenza gli occhi di Misaki, iridi d'oro liquido puro fisse sulla carne ustionata ed il simbolo del loro onore sbiadito dal fuoco.
Saruhiko Fushimi ghignò appena. Ormai tutto era chiaro – forse lo era sempre stato.
Da sempre aveva scelto la menzogna alla verità e quell'espressione era la sua ricompensa. L'unica parte di Misaki che ormai gli apparteneva, fatta di rabbia e rimorso e rancore.
L'unica che, continuando a mentire, sarebbe rimasta sua per sempre.
Guardami Misaki, aveva pensato mentre questi gli gridava se fosse impazzito e che fine avesse fatto il suo onore, trattenendosi dal prenderlo a pugni come invece avrebbe voluto fare.
“Ecco che fine ha fatto il tuo onore. Mi sono unito agli Scepter 4.”
Guardami Misaki, guardami... ti prego. Almeno in quel modo, almeno con quella rabbia, si era detto. Nell'unico modo in cui ormai poteva fare, nella piccola verità che si era concesso di dirgli.
“Traditore!” urlò Misaki.
Saruhiko Fushimi aveva tradito e si era tradito così tante volte da perderne il conto, ma quella sola parola bastò a farlo vacillare, facendogli più male di qualsiasi bruciatura.


Spesso Saruhiko Fushimi si chiedeva cosa gli fosse rimasto di vero dopo tanto mentire.
E allora pensava a Misaki Yatagarasu, ai litigi ed agli scontri, alle frecciatine ed alle ferite di cui ancora portava i segni. A quel Saru pronunciato con disprezzo, a quell'espressione disgustata e tradita che riusciva ancora a leggere in quegli occhi chiari.
Pensava a Misaki e basta, a quando erano bambini e dormivano assieme tenendosi per mano. A quando dovevano scendere a patti per far bere al rosso il latte e per costringere lui stesso a mangiare le verdure. A quando, entusiasta, Misaki gli diceva di voler diventare un eroe.
E allora si sforza di non tossire troppo sangue mentre a carponi si regge a fatica sui palmi e la schiena brucia per via della lama che la perfora da parte a parte, macchiando irrimediabilmente la divisa cobalto degli Scepter 4 e la felpa bianca di Misaki.
Quasi sorride mentre ogni bugia si sgretola e di fronte ai suoi occhi rimane soltanto il viso pallido di Misaki e le lacrime che lentamente hanno cominciato a rigargli le guance sporche di terra.
“S-saruhiko...” sono le sue parole, niente più d'un bisbiglio.
Vorrebbe rispondergli che lo rifarebbe ancora. Che con quella spada che gli buca la camicia e lo stomaco spera di essere riuscito ad ottenere il suo perdono.
Che pur di ottenere la sua attenzione mentirebbe ancora ma che forse non ce ne sarà più bisogno.
E con mano tremante gli carezza piano il viso, la terra e le lacrime e quella morbidezza così vera e così sua che il dolore non sembra essere nemmeno più tanto reale.
Ecco la sua verità. Quella che grida il suo nome mentre lui sorride e la guarda e si chiede perché la voce di Misaki gli sembri così lontana.
Quella le cui labbra hanno il sapore migliore di qualsiasi menzogna e si poggiano sulle proprie con delicatezza, in uno sfiorarsi inesperto e al tempo stesso disperato.
Quella calda, viva, bellissima verità alla quale si era sempre aggrappato.
Quella che ha il volto di Misaki, l'odore di Misaki, il sapore di Misaki.
Per sempre.


I would die for you
I would die for you
I've been dying just to feel you by my side
To know that you're mine
Crush - Garbage
 

- - -
 

Dedicata al mio amore con tutta me stessa.
Biasimate poi le centinaia di fanart SaruMi e alcune canzoni dei Garbage, così come pure il video GLOW – ovviamente SaruMi – che gira su YouTube.

Il titolo dell'one-short, oltretutto, proviene proprio da lì. Prima o poi entrerò in possesso delle scan del manga e leggerò pure quelle.
OOC a palate, per chi non lo avesse notato.

   
 
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