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Autore: Vitya    17/12/2012    1 recensioni
Durante un compito in classe mi è capitata la possibilità di fare un tema di scrittura creativa. Rileggendo la brutta dopo quasi due mesi mi è sembrata una bella storia e ho deciso di pubbliarla.
Più volte il sarto si ritrovò a pensare alla sua vita come ad un continuo ricatto: poteva vendere i suoi lavori, ma doveva firmarli un’altra persona; poteva continuare a tenere il suo cognome, ma doveva mentire a suo padre; poteva amare qualcuno dal profondo del cuore, ma non gli era permesso rivelare a nessuno quei sentimenti …
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Come ho già detto nell'introduzione, questo è un compito in classe che ho scritto qualche mese fa. La traccia consisteva nel proseguire l'inizio di una storia ricorrendo alla nostra fantasia. Per ora non aggiungo altro :) Le prima righe scritte in corsivo sono l'inizio del romanzo "Seta" di Alessandro Baricco.

Hervé

Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell’esercito, Hervé Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile. Per vivere, Hervé Joncour … lavorava come sarto nel retrobottega di uno dei più importanti negozi della città. Nonostante la sua collocazione fosse la peggiore, questo non significava che fosse privo di bravura, anzi, gli abiti delle nobildonne e della duchessa passavano sempre per le sue mani. In altre parole, era la punta di diamante di quella boutique altrimenti sconosciuta, ma era un diamante talmente grezzo da dover stare nascosto in uno sgabuzzino. Gli abiti che cuciva e disegnava erano eleganti e graditi agli uomini, con quel pizzico di innovazione e creatività che amavano le donne. Ovviamente tutto questo suo padre non lo sapeva, non lo sapeva nessuno: un uomo che fa il lavoro di una donna, chi mai avrebbe comprato i suoi vestiti? L’unica persona che sapeva la verità era la proprietaria del negozio, che non si tratteneva affatto a sfruttare quella situazione spacciando per proprie quelle creazioni tanto vendute. Hervé, sentendosi minacciato, si ritrovò a minacciare a sua volta: a lui spettava più della metà dei profitti o avrebbe smesso di lavorare; in cambio la proprietaria li vendeva anche se con il suo nome. Più volte il sarto si ritrovò a pensare alla sua vita come ad un continuo ricatto: poteva vendere i suoi lavori, ma doveva firmarli un’altra persona; poteva continuare a tenere il suo cognome, ma doveva mentire a suo padre; poteva amare qualcuno dal profondo del cuore, ma non gli era permesso rivelare a nessuno quei sentimenti … Sì, perché nel suo cuore c’era qualcuno, ed il giovane sapeva che, se si fosse venuto a sapere di quel sentimento impuro, l’avrebbero isolato e probabilmente ucciso come blasfemo. Che male c’era ad amare un altro uguale a lui? Beh, non proprio uguale … Hervé rimase subito colpito da quel soldato dagli occhi chiari, azzurri come le sete che tagliava e cuciva nascosto come un ladro. Tutto questo gli sembrava uno scherzo del destino, ma era proprio un soldato, anzi, un tenente dell’esercito da cui era scappato. Eppure lui l’aveva visto, qualche volta, attraverso l’unica finestra che raramente apriva. La prima volta pensò che l’avrebbe schernito, disprezzato e insultato, invece no: lui gli aveva rivolto un dolce sorriso e gli aveva chiesto se quello fosse proprio il negozio che cercava. Quella sera stessa Hervé si ritrovò a rattoppare la divisa di quel soldato, e ne fece un capolavoro spinto dalla consapevolezza che quella fosse la sua divisa. Ma quell’amore, che forse era stato corrisposto, non durò a lungo. Dopo un anno di incontri segreti il tenente gli rivelò che i suoi genitori avevano deciso di dargli in sposa la figlia di un socio d’affari del padre, e lui non poteva rifiutare.  La situazione era paradossale: lui, così debole e fragile come un bambino, si era opposto al volere paterno e quel tenente così forte non era riuscito a dire di no. Certamente non poteva definirsi migliore o più coraggioso, lui che si stava nascondendo da anni dietro ad una bugia. Allora capì, allora si rese conto che tutto era un compromesso e non poteva più. Andò da quel tenente e gli rivelò i suoi sentimenti, glielo gridò in faccia che l’amava, forse in preda a una crisi isterica. Anche se riuscì a ottenere una confessione da quell’uomo, che in fondo al cuore lo ricambiava, lui non volle dare ai genitori un simile disonore e sparì dopo il loro primo e ultimo bacio. Hervé dovette cucire in lacrime il vestito della sposa, di quella donna che forse nemmeno amava quel tenente dagli occhi azzurri. Ma fu questo a fargli mollare la presa, a spingerlo a lasciare quel retrobottega e ad aprirsi un suo negozio, con lacrime e sangue, ma che divenne il migliore della regione. E lì, nella sua boutique d’alta classe, ritrovò tutti i suoi vecchi clienti e anche altri provenienti persino da città lontane. “Il mio lavoro” pensò Hervé “è il mio unico amore”.
 

***Angolo Autrice***
Beh, che aggiungere ... quando ho consegnato il tema non mi capacitavo di quello che avevo scritto, mi semrbava un romanzo rosa XD Poi, quando ho pensato che la mia professoressa l'avrebbe letto, non ho potuto fare a meno di immaginare la sua faccia dopo averlo corretto XD Alla fine mi ha detto che le era piaciuto e che era una bella storia (quando me l'ha detto non ci credevo *_*). Spero che sia piaciuta anche a voi, e mi auguro di poter postare qualcos'altro al più presto >.< Per ora non ho altro da dire,
un bacio a tutti e a presto :**
 



 


  
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