Lo scontro finale
Un raggio di energia,
talmente intenso da essere accecante, partì dal palmo della sua mano andando ad
infrangersi contro la parete di metallo che, curvandosi a dovere, gliela
rilanciò contro al doppio della velocità. Con un balzo il saiyan si alzò in
aria, evitando il suo stesso colpo e, lottando contro la gravità superiore di
500 volte a quella terrestre, rimase sospeso e in guardia,
pronto ad evitarlo nuovamente.
Rapidamente tornò con i
piedi al suolo dopo aver schivato la sfera parecchie
alte volte e prese poi a compiere delle serie di calci e pugni, sempre stando
attento ad evitare il suo colpo che continuava a girare pericolosamente.
Dieci, cento, mille pugni
lanciati a velocità immane contro un avversario invisibile che ormai non aveva
più una forma ben precisa nella sua testa. Per tutti quegli anni era stato
sempre uno, il suo nemico, la figura odiata da
battere. Ma oramai non c’era più. Aveva sotterrato l’ascia di guerra. Basta
vendette, basta ossessioni.
Aveva già sprecato troppi
anni della sua vita, sacrificando la sua felicità e quella delle persone che
gli volevano bene. Era ora di godersi la sua esistenza.
Vegeta si mosse
velocemente, continuando ad evitare la sfera di energia che ormai aveva assunto
una velocità superiore di 50 volte rispetto a quando
era stata scagliata.
Compì altri volteggi in
aria, faticosamente, poi atterrò cercando di riprendere fiato. La sfera
energetica gli passò a pochi centimetri dal volto e il saiyan comprese che fosse giunta l’ora di fermarla. Ma non prima di un’altra
serie di calci.
A metà dal compimento
completo del suo proposito sentì la gravità diminuire velocemente e vide
accendersi la spia luminosa della porta scorrevole.
“Dannazione!” gridò
posizionandosi in fretta di fronte alla sfera di energia e alzando la sua aura.
Così facendo riuscì a distruggere il colpo e sospirò, girandosi poi di scatto
verso la porta per fulminare con lo sguardo qualsiasi persona avesse osato interromperlo.
Un codino azzurro fece
capolino all’interno della stanza gravitazionale e due occhioni
azzurri sbatterono rapidamente alla ricerca della figura paterna.
“Bra!” tuonò Vegeta
attirando l’attenzione della piccola. “Papino!” gridò
lei gioiosa correndogli incontro munita di
orsacchiotto stretto al petto.
La bambina trotterellò
verso il padre facendo volteggiare la gonna del suo vestitino rosa. Con un
grande sorriso la piccola Bra si posizionò a pochi passi dal saiyan,
osservandolo contenta con i suoi enormi occhi blu.
“Quante volte ti ho detto
di non entrare così nella camera gravitazionale?!” la
sgridò ricevendo in cambio uno sguardo colpevole e un lieve tremolio del labbro
inferiore della bambina. Vegeta cercò di mantenere un’espressione seria e
imbronciata, anche se era molto difficile riuscirci. Bra aveva l’insolito potere
di farlo sentire in colpa per ogni motivo. *No,
non tanto insolito…* pensò tristemente il guerriero rammentando come anche
Bulma ci riuscisse molto facilmente.
“Scusa…” mormorò lei
abbassando gli occhi. “Dimmi cosa vuoi piuttosto” le chiese
Vegeta tentando di mantenere un tono glaciale, ma fallendo miseramente.
“La mamma ha detto di
chiamarti…fra poco inizia la festa, non devi fare tardi!” disse la bambina
tornando a sorridere. Vegeta sbuffò rumorosamente, incrociando le braccia al
petto.
Accidenti a Bulma e alle
feste che organizzava! E accidenti a lui che glielo aveva permesso senza
nemmeno controbattere! Non si era nemmeno opposto quando
lei gli aveva proposto di fare una grande festa alla Capsule Corporation e si
era persino fatto convincere a parteciparvi!
Bra non fece troppo caso
all’espressione di disappunto sul volto di suo padre e gli tirò i calzoni,
chiedendogli un parere sul nuovo vestitino che indossava. Fece una giravolta
mostrandosi da tutte le angolazioni per poi alzare uno sguardo verso di lui che
pretendeva un complimento. Complimento che ovviamente non giunse.
“Dai papino,
dì qualcosa!” lo supplicò Bra con un piccolo broncio. “Sono carina?” gli chiese ancora. Vegeta annuì vagamente, distogliendo lo
sguardo.
“Evviva!” esultò la
bambina facendo un grande salto in aria. “Il mio papà pensa che io sia
bellissima!” gridò ancora prima di correre da lui e abbracciargli le gambe.
“Piantala Bra!” tuonò
Vegeta arrossendo imbarazzato. La bambina si staccò e lo guardò con un enorme
sorriso, menomato solo dalla mancanza di un piccolo dente da
latte perso pochi giorni prima.
“Dai papino,
vai a prepararti!” gli disse Bra girandogli attorno e cercando di spingerlo fuori dalla stanza gravitazionale, ma non riuscendoci con le
sue deboli forze. Vegeta alzò gli occhi al cielo e prese a camminare, sicuro
che la piccola non avrebbe demorso. Era troppo orgogliosa per farlo.
Uscirono entrambi dalla
stanza e giunsero poi in cucina dove Bulma era indaffarata ai fornelli.
“Mamma! Mamma!” gridò la
piccola correndo verso la donna. Lei si voltò leggermente, osservando prima la
bambina e poi lo sguardo tenebroso di Vegeta che rimase fermo all’entrata.
“Hai chiamato papà! Ma che
brava!” la elogiò Bulma continuando a cucinare. Bra afferrò una sedia e la
posizionò accanto ai fornelli. Vi appoggiò poi il suo orsacchiotto di pezza
prima di impegnarsi goffamente nell’issarsi su di essa
e poter osservare il lavoro di sua mamma. Con il classico impegno dei bambini,
Bra si inginocchiò sulla sedia e poi, facendo leva sulle braccia, sollevò il
sederino riuscendo infine ad alzarsi in piedi.
Vegeta, dal suo angolo,
osservò la scena riuscendo a trattenere a stento un dolce sorriso causato dalla
tenerezza della sua bambina.
“Che cos’è quello, mamma?”
domandò Bra puntando una pietanza con il dito e stringendo nell’altra mano il
suo orsacchiotto. “E’ un sugo di pesce, tesoro” rispose la donna con un
sorriso.
“Bleaahhh!!” sbottò la piccola disgustata. Non adorava molto il
pesce, preferiva di gran lunga la carne. Bulma sorrise dolcemente, dicendole
fieramente che prima o poi sarebbe piaciuto anche a lei. “Non è vero!” rispose
Bra convinta della sua tesi.
“Fidati tesoro! Anche al
tuo papà non piaceva, tempo fa…soprattutto i molluschi” Bulma si girò e gli
fece l’occhiolino cui lui rispose voltando il viso da un’altra parte. “Ma poi
ha cambiato idea!” concluse gioiosa.
“E’ vero, papino?” chiese la bambina girandosi verso il padre. Lui
annuì, ma prima di uscire dalla stanza ed andare a farsi una doccia, disse: “I
molluschi continuano a non piacermi, e non mi piaceranno mai”.
Solo Bulma comprese
appieno quella affermazione e rise, tornando poi a concentrarsi nella cucina.
Bra salutò con la manina suo padre, poi tornò attenta sul fornello riprendendo
a tempestare la madre di domande.
Accomodatosi sotto l’ombra
di un grande albero, Vegeta, braccia conserte e
sguardo penetrante, osservava gli invitati attorno a lui con un misto di
irritazione e curiosità.
Per primi notò Trunks e Goten, ormai adolescenti, che, ridendo a crepapelle, si
raccontavano storie su storie riguardanti tutte le ragazze che conoscevano.
Vegeta sbuffò, irritato dal fatto che quei due ottimi combattenti non avessero
più in mente gli allenamenti. Si sarebbero rammolliti, ne era sicuro.
Poco distante vide Crilin e C18 con tanto di figlia al seguito. Marron era cresciuta, non c’era che dire. Peccato per lei
che non avesse ereditato tutta la bellezza della madre o, sicuramente, avrebbe
avuto Goten alle calcagna intento
a farle la corte. Da quel che sapeva, però, il giovane Son aveva già tentato un
approccio simile verso di lei, ma era stato prontamente cacciato dalla madre
della ragazza.
Accanto a loro, poi, si
trovavano il vecchietto maniaco e il porcellino, che vennero
presto raggiunti dal terrestre di nome Yamcha. *Che bel trio…* pensò il saiyan, disgustato. Erano così presi
dall’osservare un album di fotografie di Bulma che avevano sfogliato anche anni
prima, ad un’altra festa, e ridevano a squarciagola. *Patetici* pensò il principe nei loro confronti.
E anche Piccolo sembrava
del suo stesso avviso. Il namecciano era appartato in
un angolo con gli occhi socchiusi, ovviamente impegnato a meditare. Ma tutto il
fracasso provocato dai tre maniaci lo distraeva continuamente e a nulla
servivano le occhiate di fuoco che lanciava loro.
Seduta su una poltrona,
poco distante, si trovava Videl che teneva in braccio
la piccola Pan, di soli due anni. Dopo essersi sfogata
a lungo correndo da tutte le parti, la nipote di Goku si era placidamente
addormentata in braccio della madre, felice di avere finalmente qualche momento
di pace. Gohan, in piedi al suo fianco, chiacchierava con Dende
usando un bassissimo tono di voce per non rischiare di risvegliare il piccolo
tornado.
E Chichi, munita di
macchina fotografica e assistita da Mister Satan,
stava letteralmente facendo un servizio fotografico alla sua nipotina,
continuando a ripetere quanto fosse bella la bambina.
Il campione del mondo di wrestling, con le lacrime
agli occhi, le dava continuamente ragione.
E infine Bulma e Bra. Le
donne della sua vita erano intente a preparare la
tavola, o meglio: Bulma apparecchiava mentre Bra la
seguiva come un cagnolino, portando tra le mani le salviette che la donna poi
posizionava sulla tavola.
Vegeta si trovò a
sorridere leggermente quando la sua bambina sbattè rumorosamente contro Majin Bu che, con il proposito di
rubare qualcosa da mettere sotto i denti prima dell’inizio ufficiale del
pranzo, era spuntato improvvisamente da sotto il tavolo e aveva bloccato la
strada a Bra. La piccola era caduta all’indietro, poi massaggiandosi il
sederino dolorante. Si era rialzata quindi in piedi e, infuriata, gli aveva ripetuto
all’infinito che fosse ‘un vero cattivone’.
Quando poi si accorse di aver leggermente sporcato la sua gonnellina, Bra si
avvicinò come una furia al mostro rosa e cominciò a dargli tanti piccoli
schiaffi sul viso, ovviamente senza successo.
“Chiedimi scusa!” tuonò
Bra puntando i piedi a terra. “Mi dispiace!” disse il mostro pacioso con un
gran sorriso. “Ancora!” disse la bambina non convinta di poterlo perdonare. “Mi
dispiace!” ridisse Majin Bu
con lo stesso tono. Continuarono così a lungo, scatenando la risata generale
dei presenti.
Vegeta sospirò felice,
distendendosi a terra e incrociando le braccia dietro la testa. Si sentiva in
pace. La vita, finalmente, gli sorrideva.
E anche avere tutta quella
gente attorno non era un fastidio. E poi rendevano felici la sua famiglia,
quindi non importava.
Mancava solo Kakaroth,
ormai. Chichi aveva avvisato che suo marito avrebbe tardato in quanto un suo
amico drago aveva perso un uovo della sua covata e il saiyan si era offerto di
aiutarlo a ritrovarlo. Tipico di Kakaroth, sempre ad aiutare il prossimo.
Chissà se anche quel
giorno sarebbe arrivato al termine della festa…Vegeta si scoprì ad avere voglia
di vederlo. Forse poteva convincerlo ad allenarsi un po’ per sgranchirsi i
muscoli. Gli altri invitati non sembravano affatto propensi ad uno scontro,
solo Kakaroth, un saiyan puro, poteva aver voglia quanto lui di una sana lotta.
Anche se l’ascia di guerra
era sotterrata, Vegeta non denigrava mai un buon combattimento con quello che
per molto tempo era stato l’avversario da battere. Ma probabilmente Bulma e
Chichi avrebbero disapprovato.
Vegeta chiuse gli occhi,
sospirando. Non importava se per quella giornata non avrebbe potuto combattere
come avrebbe voluto…una pausa ogni tanto non era male farsela…e il suo sangue
saiyan avrebbe potuto anche restare soppresso per qualche ora.
Sentì dei piccoli passi
avvicinarsi a lui e, senza nemmeno aprire gli occhi, intuì che si trattasse di Bra. Quella bambina gli voleva un bene
incredibile e voleva passare sempre moltissimo tempo con lui. E non gli
dispiaceva.
“Che c’è Bra?” le domandò
senza guardarla. “Come fai a sapere che sono io?” gli chiese sorpresa la
bambina, sempre incuriosita dalle capacità del padre.
“Lo so e basta. Che c’è?” le domandò nuovamente. La bambina si accomodò accanto a
lui stringendo l’orsacchiotto di pezza tra le mani. “Mi annoio!” disse lei
accarezzando il suo peluche.
“E io cosa posso farci?”
le domandò Vegeta aprendo un occhio e osservandola. La bambina ci pensò un
momento, poi, sorridendo, gli domandò: “Giochi con me?”
Il saiyan aprì entrambi
gli occhi e si alzò a sedere. “Ma per chi mi hai preso?!
Non ho tempo di giocare con una mocciosa! Chiedilo a tuo fratello o a tua
madre!” le disse rabbioso incrociando le braccia al petto. Poteva accettare di
passare un po’ di tempo con lei, ma non si sarebbe mai abbassato a giocare con
lei, magari con le bambole o a qualche altra stupida attività da femminuccia.
Bra, inoltre, pretendeva
sempre moltissime cose se si accettava di giocare con lei. Una volta era
riuscita a convincere Trunks a farle compagnia e il ragazzo, primogenito del
principe dei saiyan e guerriero tra i più forti dello spazio, si era ritrovato
truccato di tutto punto con tante treccine ai capelli
e un grande fiocco rosso in testa. Come ciliegina sulla torta era arrivato Goten a fare una visita al suo migliore amico e aveva riso
come un ossesso per parecchi minuti, causando l’ira e l’imbarazzo di Trunks. E
Bra, che quel giorno era stata super fortunata, non aveva accettato quella
presa in giro ed era riuscita ad acconciare per bene anche il secondogenito Son,
rincorrendolo e infine bloccandolo con l’aiuto di Trunks. Per Vegeta era stato
uno shock vedere i due ragazzi in quelle condizioni.
“Ma Trunks non vuole e la
mamma è impegnata!” rispose la bambina mettendo il broncio. “Beh, da me non
avrai nulla!” le disse Vegeta, desideroso di vincere
quello scontro verbale. Non si sarebbe lasciato incastrare, assolutamente!
“Dai papino!”
disse Bra alzandosi in piedi e prendendo a spingere avanti e indietro il padre
con le mani, per convincerlo. “Piantala! Ti ho detto di no!” sbottò lui,
nuovamente.
“Uffa! Sei
cattivo!” gridò la bambina puntando un piede a terra. “Adesso lo dico
alla mamma!” minacciò
lei, sperando di farlo cedere. Ma senza riuscirci.
“Sai quanto me ne frega!
Stattene buona e seduta!” le ordinò ridistendendosi.
“Ma mi annoio!!” gridò più forte lei. “Anch’io, ok?!” le rispose lui, perdendo la
calma. “Ma non mi lamento come fai tu!”
Grosse lacrime riempirono
gli occhi della piccola, che singhiozzò. *Oh,
no…* pensò Vegeta, in panico. Se Bra iniziava a
piangere, probabilmente non avrebbe smesso più e Bulma lo avrebbe rimproverato
a gran voce davanti a tutti. Non poteva permetterlo!
“Non piangere, Bra!” le
disse cercando di usare un tono abbastanza tranquillo. “Se fai la brava dopo
convincerò tua mamma a non farti mangiare le verdure e
quel pesce schifoso!” le promise sperando di riuscire a bloccare le sue lacrime.
Bra sbattè forte gli
occhi, ricacciando dentro la sua tristezza. “Me lo giuri?” gli domandò,
allettata dall’idea. “Si, ma non devi piangere e non devi assillarmi!” le
disse, annuendo. “Giuralo sul mignolo!” gli disse la bambina allungando il
piccolo mignolino della mano destra verso suo padre.
Vegeta la guardò confuso, aggrottando le sopracciglia. E ora che diavolo
voleva?
“Papà, giuralo sul
mignolo!” chiese ancora la bambina. Il saiyan fece qualche collegamento mentale
e rammentò di aver visto fare quel gesto tra Bulma e la piccola. Titubante
allungò la mano aperta e Bra gli afferrò con forza il mignolo, agitandolo al
ritmo di una cantilena per bambini.
“Me l’hai promesso! Devi
farlo!” disse la piccola, soddisfatta, risedendosi a terra. Vegeta fece una
piccola smorfia e le ricordò che doveva starsene buona, o il patto non valeva
più. Alla mentalità di bambina di Bra, quello sembrò un nuovo gioco da fare per
ammazzare il tempo.
Passò circa un quarto
d’ora in cui Bra era riuscita a mantenere la sua promessa e non scocciare il
padre, prima che Bulma annunciasse a tutti che il pranzo era pronto.
“Andiamo, Bra” disse
Vegeta alla figlia alzandosi in piedi. La bambina lo imitò, si pulì il
vestitino e, prima di dirigersi a tavola disse: “Non dimenticarti la promessa papà”. E gli mostrò il mignolo.
Vegeta annuì e guardò la
piccola correre verso la tavola e tra le braccia di sua madre. Con passo lento
e svogliato, il saiyan si avvicinò agli altri tenendo le mani in tasca e
abbassando lo sguardo.
Non si accorse quindi
della figura che si materializzò davanti a lui e ci andò a sbattere contro
violentemente. “Kakaroth!” gridò arrabbiato. “Possibile che tu sia sempre in
mezzo?!” gli chiese urlando e accarezzandosi il naso
che aveva scontrato la schiena dell’altro.
“Ops!
Scusa Vegeta!” disse Goku mettendosi una mano dietro la testa. “Bah!” fu il
solo commento del principe che lo superò per andarsi ad accomodare accanto a
Bulma, che gli sorrise.
Tutti accolsero il saiyan
con gioia, eccetto Vegeta e Bra che continuava ad indicare al padre il mignolo in riferimento alla promessa.
“Urca! Vi stavate mettendo
a tavola! Tempismo perfetto, ho una fame!” gridò Goku accomodandosi
immediatamente. Neanche a farlo apposta si sedette di fronte a Vegeta.
“Hmmm…sembra
tutto squisito!” gridò Goku osservando tutte le pietanze. “Non vedo l’ora di
abbuffarmi!” esclamò ancora accarezzandosi la pancia.
“Non sperare di
riuscirci!” tuonò Vegeta, anche lui molto affamato. Ecco che forse poteva avere
la sfida che desiderava, per quel giorno. “Che dici…ti va una sfida a chi
mangia di più?” chiese il principe.
“Una gara di mangiata?”
domandò Goku. “Ma lo sai che sei un genio, Vegeta?!”
gli disse il saiyan, allettato dalla proposta. Il principe sorrise
malignamente.
“Ehi, Bulma! C’è
abbastanza cibo per la sfida, vero?” domandò Vegeta alla moglie. “Ma certo che
c’è! So che voi due siete dei pozzi senza fondo, per questo ho cucinato in
abbondanza!” rispose lei, sorridendo. Quella sfida avrebbe animato il pranzo e sarebbe
anche stato un modo per far fraternizzare i due saiyan ulteriormente.
“Conteremo quanti piatti
mangiamo in totale, ti sta bene?” chiese il principe, emozionato da quella
sfida. Goku lo osservò seriamente, con un piccolo sorriso, ed annuì.
“Ti va bene se la sfida
dura un quarto d’ora? Allo scadere di questo conteremo i piatti, ci stai?”
chiese Goku. “Per me va bene. Bulma, cronometra tu” disse Vegeta a sua moglie
che, rapidamente, corse in casa a prendere il cronometro.
“Voglio partecipare
anch’io…” bisbigliò Majin Bu
appoggiandosi l’indice alla bocca. Mister Satan gli
appoggiò una mano sulla spalla e gli disse che sarebbe stata per la prossima
volta. Era giusto che si scontrassero solo i due saiyan più forti.
“Che forza!” esclamò
Trunks seguito a ruota da Goten. “Scommetto che
vincerà mio padre!” disse il giovane Son. L’altro ragazzo strinse gli occhi, in
disaccordo. “Invece sarà mio padre a vincere!” rispose il Brief.
“Scommettiamo?” domandò anche. “Ok! Se vince mio papà
tu mi dai il numero di Sakura, ci stai?” chiese Goten desideroso di vincere e poter chiamare la ragazza più
carina della classe di Trunks che lavorava al giornale del liceo con lui. Ma il
suo amico non aveva mai accettato di dargli il suo numero. “Va bene!” rispose
l’altro pensandoci un momento. “Ma se sarà mio padre a vincere, tu mi darai il
numero di telefono di Tsubaki, ci stai?” disse
Trunks. “No, lei no! Ci provo da una vita con lei! Non puoi farmi questo!”
rispose il giovane riferendosi alla sua compagna di classe più carina.
“Prendere o lasciare!” decise il Brief. Dopo aver valutato le ipotesi, Goten accettò.
“Avete finito, voi due?!” sbraitò Vegeta nei confronti dei due ragazzi. “Sì, io
sto morendo di fame!” gli fece eco Goku.
“Scusate…” dissero i due
ragazzi in coro.
“Possiamo cominciare,
allora?” domandò Bulma brandendo il cronometro. I due saiyan afferrarono la
forchetta e aspettarono il via.
“5…4…3…2…1…VIA!”
gridò Bulma facendo partire la sfida. Trunks e Goten
si animarono a tifare per i rispettivi padri, pregustando già di poter chiamare
le ragazze desiderate. Anche Pan, che fu svegliata da quelle urla, cominciò a
tifare per suo nonno anche se non capiva appieno la
sfida.
Rapidamente Goku e Vegeta
spazzolarono un piatto dopo l’altro, lanciandosi sguardi di intesa. Entrambi
volevano vincere quella sfida. Era emozionante quanto un combattimento
all’ultimo sangue!
Sempre tenendo sott’occhio
il cronometro, Bulma diede a Bra il suo piatto con la porzione di verdura e
pesce che le spettava. La piccola si imbronciò e disse alla madre che suo papà
le aveva promesso che non avrebbe mangiato quelle schifezze. Ma Bulma non le credette.
“Papà ha giurato sul
mignolo, vero?” disse la piccola cercando di attirare l’attenzione del padre,
ma senza successo. “Papino!” gridò la bambina ma Bulma
la sgridò, dicendole di non interromperlo.
“Uffa! No, papà me l’ha
promesso!” disse la piccola, incrociando le braccia al petto e mettendo il
broncio. Non avrebbe certo ceduto! Una promessa era una promessa, e il suo papà
le manteneva sempre! E aveva giurato sul mignolo!
Passarono i minuti e lo
scontro si fece sempre più acceso. Mancavano due minuti e i due erano pari. Ed
erano quasi finiti i piatti. Se continuava così,
avrebbero terminato in pareggio. Ma Vegeta non ci stava!
Mentre si abbuffava con
l’ultimo piatto a disposizione il suo sguardo si spostò su Bra, accanto a lui,
che stringeva forte il suo orsacchiotto e fissava trucemente il piatto di
fronte a lei. Vegeta ricordò la promessa fattale e sorrise vittorioso.
Terminò il suo piatto e
afferrò quello di Bra colmo di verdure e pesce. La piccola tornò a sorridere,
gridandogli: “Te ne sei ricordato!”
Il principe mangiò
velocemente ogni singola cosa sul piatto e finì giusto allo scadere del tempo,
impilando il piatto sugli altri.
“Tempo scaduto!” annunciò
Bulma bloccando il cronometro. “E ora contiamo i piatti!” disse lei. La padrona
di casa si impegnò a contare quelli del marito mentre Videl
quelli del suocero. “Sono
“Allora mamma? Quanti sono quelli di papà?” domandò Trunks. Bulma contò per
l’ennesima volta, controllando di aver fatto giusti i conti. “Sono
“Siii!!! Ora dammelo tu il numero!!” esultò Trunks tirando fuori
il suo cellulare. “Ma sei proprio sicura, Bulma?!”
domandò Goku, incredulo di aver perso. “Si, conta ancora!” la implorò Goten.
“Fate voi stessi, se non
mi credete!” disse lei indicando la pila di piatti. “Confermo, sono
Goku abbassò la testa,
sconfitto. Come poteva aver perso nella cosa che sapeva fare meglio dopo
combattere?!
“Un momento!” tuonò Chichi
bloccando tutti. “Come ultimo piatto Vegeta ha preso
quello di Bra che non era in gara! Percui sono pari!”
disse la donna facendo esultare il marito.
“Non dire idiozie, donna!
Bra non ha toccato nemmeno un po’ il piatto, le avevo promesso che non avrebbe mangiato
né pesce né verdure ed erano quelle che si trovavano sul piatto! E’ tutto in
regola!” disse Vegeta, entusiasta di aver vinto e deciso a restare il campione.
“E’ vero! Ha promesso sul
mignolo!” disse la bambina alzandosi in piedi sulla sua sedia.
“Uff…”
sospirò Goku, consapevole di aver definitivamente perso.
“E va bene…hai vinto tu…”
disse tristemente rivolto al principe. “Ma Goku! Se l’avessi saputo avresti
potuto mangiare tu quell’ultimo piatto, e vincere!
Vegeta ha barato!” lo rimproverò Chichi.
“Non è vero, Chichi. Ho
perso, ecco tutto. Una promessa sul mignolo è sacra…e poi non avrei mai
mangiato quelle verdure, sai che non mi piacciono!” disse il saiyan sorridendo
leggermente. Avrebbe perso comunque.
“Ma Goku…” provò ancora
Chichi. “Complimenti Vegeta. Mi hai battuto” disse Goku alzandosi in piedi e
porgendo la mano al suo avversario.
Il principe sorrise
soddisfatto. Finalmente dopo anni e anni di lotte in cui non era mai uscito
vincitore, era riuscito a sconfiggere Kakaroth! E tutto grazie alla promessa
fatta a sua figlia!
Si alzò in piedi ma incrociò le braccia al petto, non stringendo la
mano al suo avversario. “E’ stato un piacere batterti” disse cercando di
trattenersi dal scoppiargli a ridere in faccia.
Con passo lento, poi,
tornò a distendersi sotto il suo albero, felice di aver avuto la sua sfida
anche quel giorno e di aver finalmente sconfitto Kakaroth! Anche se non in un
combattimento corpo a corpo…ma una vittoria era pur sempre una vittoria!
E per merito di chi? Di
sua figlia Bra. E di una sciocca promessa fatta su un mignolo. Avrebbe dovuto
ricordarsi quel piccolo gesto…chissà, magari gli sarebbe stato utile anche in
battaglie future contro Kakaroth.
FINE
Altra one-shot…ormai
scrivo solo quelle! E’ nato tutto da un’idea stupida, cioè da una sfida
all’ultima forchettata tra Vegeta e Goku! Bra è arrivata in seguito, a dar man
forte al suo papà!
Spero vi sia piaciuta! Io
mi sono abbastanza divertita a scriverla, lo ammetto! Ed è questo l’importante!
Divertirsi e, spero, far divertire!!
Ah…ho messo anche un
piccolo riferimento ad un’altra mia ff…“Mollusco”…ma
è solo una piccola stupidaggine nella storia! ^^
Inoltre…nella storia mi
sono intromessa anch’io…il mio nick deriva dal
personaggio di Karekano che si chiama Tsubaki Sakura…beh, se avessi Trunks e Goten che mi fanno
la corte sarei al settimo cielo!!!
Grazie per aver letto! Mi
auguro l’abbiate apprezzata! Commentate se vi va!
E visto che ci sono
ringrazio anche chi ha commentato “Incubo”, la ff che
ho pubblicato ieri…grazie!
Bene, alla prossima!
Baci, tsubaki