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Autore: Demolition    18/12/2012    6 recensioni
Per la Warblers Week.
Cosa succede alla Dalton durante il periodo natalizio? Una raccolta dei momenti più dolci e divertenti, che vedono protagonisti gli Usignoli.
● Lunedì 17 Dicembre: Il calore del camino.
● Martedì 18 Dicembre: Cioccolata in tazza.
● Mercoledì 19 Dicembre: Pattinare sul ghiaccio.
● Giovedì 20 Dicembre: Neve.
●Venerdì 21 Dicembre: Baci sotto al vischio.
● Sabato 22 Dicembre: Ricordi di Natale.
● Domenica 23 dicembre: Prepararsi alla notte di Natale.
● Lunedì 24 dicembre: Mezzanotte.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per la Warblers Week:
Martedì 18 Dicembre
Cioccolata in tazza.

Rating: Giallo

 Say, what's in this drink?  
 

Dicembre 2011;

 
Non era a causa della sua fame spietata, che Trent ingrassava puntualmente di due chili, ogni Natale.
No, la colpa era unicamente di Jeff, Jeff e il suo entusiasmo natalizio, Jeff e le sue proposte travolgenti, Jeff a cui non si poteva dire di no.
«Trent, Trent, Trent…» urlò Jeff, scuotendo l’amico, ancora profondamente addormentato nel suo letto comodo e confortevole.
«Oh Dio, no, ti prego…» riuscì a mormorare Trent, di rimando, prima che il biondo tornasse all’attacco.
«Trent, Trent, Trent…»  continuò imperterrito, completamente insensibile alle preghiere dell’amico.
«Che ore sono?» sbiascicò il ragazzo ancora assonnato, muovendosi tra le coperte.
Per nulla al mondo sarebbe uscito dal suo letto; il solo pensiero della neve e del vento gelido lo fece rabbrividire.
«Le sei» annunciò candidamente Jeff, alzando le coperte e infilandosi nel letto, accanto a Trent.
«Le sei» ripeté questo, sperando di aver capito male. «E adesso cosa stai facendo?»
«Mi scaldo» spiegò Jeff con semplicità, accoccolandosi contro il corpo dell’amico.
«Scordatelo!» esclamò Trent, ormai completamente sveglio, lanciando via le coperte e allontanandosi dall’altro.
«Bene» sorrise Jeff con tranquillità «adesso che ho la tua attenzione, vorrei che tu mi portassi a prendere una cioccolata calda.»
Trent si prese qualche secondo, prima di rispondere; rifletté velocemente sulle sue possibilità di farla franca dopo l’omicidio del caro Jeff, ma alla fine convenne che riempirlo di insulti sarebbe stato più che sufficiente.
«Tu!» sbraitò, alzandosi a sedere sul bordo del letto e indicando l’altro con espressione scandalizzata. «Tu mi hai svegliato per una semplice cioccolata calda!»
«Sì» ammise Jeff con semplicità, giocherellando con il bordo della coperta e evitando di guardare l’amico.
Era ben consapevole di averlo fatto arrabbiare, ma il desiderio di quella cioccolata calda era davvero forte.  
«Non potevi chiederlo a David?» fu la risposta paziente di Trent, deciso ad usare tutta la calma che aveva in corpo per evitare un omicidio.
«Mi ha insultato.»
«Thad?»
«Mi ha lanciato contro una ciabatta.»
«Chissà perché!» commentò Trent, chiudendo le palpebre e assaporando la bellezza dell’idea di Jeff colpito da una pantofola «Nick? Nick ti dirà sicuramente di sì.»
«Ha minacciato di tirarmi addosso la cioccolata.»
Trent si portò una mano in viso, sinceramente disperato:Nick era davvero la sua ultima speranza. A meno che….
«Sebastian?»
«Sebastian dorme.» disse Jeff, con un sorriso tenero.
«Non potevi svegliarlo?»
«No» mormorò il ragazzo, alzandosi e cominciando a passeggiare per tutta la stanza, con una profonda calma che irritò parecchio Trent.
«E perché no?» chiese, sempre deciso ad usare tutta la sua pazienza.
«Non te lo dico, non sono così stronzo!» esclamò Jeff, quasi offeso, alimentando la curiosità dell’altro. «Comunque, ora che ci penso, a prendere la cioccolata ci possiamo andare anche tra un paio di ore, se proprio vuoi dormire.»
«Oh, grazie al cielo!» sospirò Trent, rigettandosi sotto le coperte, completamente dimentico di Sebastian.
«Posso venire lì con te, però?» chiese timidamente Jeff, accennando al letto.
«No» fu la risposta secca.
 
-
 
Il bar era davvero affollato di persone: studenti della Dalton con le loro divise impeccabili, ragazzi della scuola pubblica, addirittura insegnanti. Trent inspirò a pieni polmoni l’odore del caffè che aleggiava nella stanza, cercando con gli occhi un tavolo libero in cui sedersi con Jeff.  
 «Hey, guarda chi si vede!» li salutò David, agitando una mano per richiamare la loro attenzione.
Era seduto ad un tavolino con Thad ed un annoiatissimo Sebastian, che sembrava essere stato trascinato lì contro il suo volere; davanti a loro c’erano tre tazze di cioccolata fumante.
«Volete sedervi?» li invitò Thad, indicando alcune sedie rimaste libere.
Trent non se lo fece ripetere e si accomodò con grazia di fronte a David. Jeff sedette al suo fianco, adocchiando le tre tazze di cioccolata.
«Stavamo decidendo che brani cantare allo spettacolo di Natale!» spiegò David con entusiasmo, spingendo verso i due nuovi arrivati un paio di spartiti.
«Oh sì, vi supplico, salvatemi da questa noia!» lo interruppe Sebastian con tono lamentoso, sbadigliando vistosamente e guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Thad.
«Sei il cantante principale, Sebastian» gli ricordò Jeff, cercando contemporaneamente di attirare l’attenzione della cameriera.
«Appunto, se dipendesse da me, questi canti natalizi sarebbero aboliti!» ribatté il ragazzo, giocherellando con la sua tazza.
«Cosa mi tocca sentire!» esclamò Trent, sentendo ferito il suo orgoglio di Usignolo.
Lo spettacolo di Natale era una delle tradizioni a cui non avrebbe mai potuto rinunciare.
«Sono noiosi» continuò Sebastian, fissando un bel ragazzo seduto nel tavolo di fronte a loro «e perfino imbarazzanti.»
«Questa tua anarchia è preoccupante!» dichiarò Trent, passandosi una mano tra i capelli e cercando l’appoggio degli altri tre ragazzi.
«Non lo ascoltare,» disse Thad, sorseggiando la sua cioccolata con invidiabile tranquillità «non cancelleremo mai lo spettacolo natalizio per i capricci di un francesino.»
Sebastian sogghignò.
«Fate come vi pare, ma vi dico che i canti natalizi mi fanno cascare le….»
«Scusi,» li interruppe Jeff, che nel frattempo era riuscito a reperire una cameriera «le dispiacerebbe portarci due tazze di cioccolata?»
«Arrivano subito» disse la ragazza, appuntando le ordinazioni su un block notes, prima di sparire dalla loro vista.
«Hey, guardate chi c’è!» disse Thad, con un grande sorriso, sventolando una mano in segno di saluto.
Gli altri ragazzi si voltarono per vedere chi fosse e così si ritrovarono davanti Blaine Anderson, in carne e papillon.
Ci mancava lui, pensò Sebastian, cercando di mantenere un’espressione impassibile, pur sentendo il cuore sussultargli nel petto. 
«Blaine!» esclamò Trent alzandosi rumorosamente per abbracciare l’ex Usignolo.
«Blaine, ci manchi da morire!» gli fece eco Jeff, unendosi all’abbraccio.
Anche Thad e David si alzarono, avvicinandosi per salutare Blaine. Sebastian non si mosse di un millimetro, tenendosi a debita distanza da quelle affettuose cerimonie; sapeva di non essere così in confidenza con Blaine da poterlo abbracciare, ma sentì l’improvviso impulso di unirsi a quel saluto, di cingere i fianchi di Blaine e di salutarlo con un sorriso.
Sono ridicolo, si disse, distogliendo lo sguardo e spostandolo su un bel ragazzo che stava ordinando qualcosa al bancone. Quando i loro occhi si incrociarono per un istante, Sebastian ammiccò, sfoderando il suo ghigno malizioso, ottenendo un sorriso imbarazzato da parte dell’altro. Semplice, prevedibile. Fu una voce calda a riportarlo alla realtà.
«Sebastian!» lo notò infine Blaine, quando gli altri ragazzi si decisero a lasciarlo respirare.
«Blaine!» lo salutò il ragazzo, lasciando perdere il tipo del bancone e abbozzando un sorriso.
Gli occhi scuri dell’ex Usignolo brillavano, notò Sebastian. Indossava una giacca scura, portata elegantemente sopra dei pantaloni pesanti e un paio di scarponcini invernali.  
«Bevi qualcosa con noi!» lo implorò Trent, decisamente felice di poter trascorrere del tempo con il vecchio amico.
«Sì, aiutaci a decidere cosa cantare allo spettacolo natalizio!» propose David con entusiasmo.
«Oh, beh, io ero con degli amici…» disse Blaine, guardando un punto imprecisato alle sue spalle.
Con quella checca del tuo ragazzo, forse?
«Smettetela di ciarlare e lasciatelo respirare, principesse!» biascicò Sebastian, incrociando le braccia al petto.
Blaine scoppiò a ridere, una risata vera, calda, così diversa da quella glaciale di Sebastian.
«Beh, mi siederò per un po’ con voi, allo spettacolo non si dice mai di no» dichiarò infine, mantenendo il suo sorriso perfetto.
Prese una sedia libera e la sistemò accanto a quella di Sebastian, accomodandosi elegantemente al suo fianco. Jeff saltò su, facendosi notare dalla cameriera.
«Vorrei aggiungere all’ordine un’altra cioccolata, per il mio amico» disse, tutto soddisfatto.
«Oh no, niente cioccolata per me!» si affrettò a correggerlo Blaine, arrossendo appena «Un tè, grazie.»
«Come sarebbe a dire niente cioccolata?» chiese Jeff, visibilmente deluso.
Fanculo la cioccolata.
«Non dirmi che anche tu sei un fan dei cori!» lo interruppe Sebastian, sorseggiando la sua cioccolata calda con un misto di evidente delusione e noia.
«Chi è che non lo è? Sono la cosa più bella del Natale!» disse Blaine, gli occhi illuminati dall’eccitazione.
«Sononoiosi» gli rispose Sebastian, fingendo di sbadigliare e beccandosi un’occhiataccia di Thad.
«Io li trovo… appassionanti. E molto emozionanti» rispose Blaine, sulla difensiva, senza più sorridere.
Sorridi, pensò Sebastian. Avanti, sorridi, stavo solo scherzando.
Accertandosi di non essere visto da Blaine, David tirò un tovagliolo sul viso di Sebastian, prima di portare la discussione su argomenti più leggeri.
«Allora Blaine, hai visto che ci sono gli sconti da Gap?»
 
La mattinata passò in fretta, per Sebastian. Avrebbe voluto rimanere in quel bar per ore e ore ancora, ad ascoltare Blaine, ipnotizzato dai suoi racconti sul Natale e, perché no, su quella faccia da checca del suo ragazzo. Avrebbe ascoltato all’infinito la sua voce calda e armoniosa, avrebbe voluto rimanere lì a lungo, a contare i piccoli nei sul suo collo, ad osservare le sue labbra dischiudersi in quel bellissimo sorriso.
Oh Dio, sto buttando sul patetico, pensò Sebastian, salutando gli Usignoli con un sorriso glaciale. Sono veramente ridicolo.
«Vuoi un passaggio, Blaine?» si ritrovò a chiedergli, sentendosi a disagio per quella gentilezza. Non era abituato ad essere gentile: preferiva di gran lunga passare il suo tempo inventando nuovi piani per demolire le persone. Essere gentile fa schifo, pensò, camminando al fianco di Blaine. Trent e Jeff erano voluti ritornare alla Dalton, lamentandosi per l’enorme quantità di esercizi di matematica che dovevano svolgere per le vacanze; David e Thad si erano eclissati con la scusa dello spettacolo natalizio. 
«Visto che per te è troppo noioso, resta pure qui!» aveva detto David, avviandosi verso la Dalton, seguito a ruota da Thad.
Non che questo avesse reso Sebastian troppo triste: era la sua occasione per rimanere faccia a faccia con Blaine, per chiacchierare con lui ancora un po’, per scoprire nuovi particolari della sua vita.
«Oh, beh, non devi scomodarti...»
«Risparmiatelo» tagliò corto Sebastian, dirigendosi verso la macchina.
Blaine lo seguì incerto, le mani infilate nelle tasche della giacca, evidentemente a disagio.
«Avanti, non ti mangio mica!» cercò di sdrammatizzare Sebastian, aprendogli la portiera.«Et voilà Monsieur!»
«Mh, quanta gentilezza oggi» rise Blaine, entrando nell’auto. «E io che pensavo fossi un cattivo ragazzo!»
«Visto come ti sorprendo?» scherzò Sebastian, girando la chiave e mettendo in moto.
Dopo qualche decina di metri, percorsi in silenzio, Blaine decise di iniziare una conversazione.
«Puoi portarmi al McKinley?» chiese, allacciandosi la cintura di sicurezza.
«Non se ne parla» rispose Sebastian, serio in viso, accelerando.
Con la coda dell’occhio poteva leggere benissimo il panico sul volto di Blaine, poteva sentire il suo cervello lavorare dietro quel volto d’angelo. 
«No, seriamente, devo…»
«Una cioccolata» tagliò corto Sebastian, senza guardarlo «Concedimi una cioccolata insieme e non ne parliamo più.»
Evitò il contatto visivo con Blaine, ma immaginò dal suo silenzio che il ragazzo stava probabilmente riflettendo su quella proposta.
«Non posso bere una cioccolata con te, Sebastian.»
«Non ti piace? Non per dire, ma sei veramente noioso, il tè lo bevono solo i vecchi e gli inglesi!» sbuffò Sebastian, azzardando un sorriso.
«No, è per…»
«Kurt? Non lo saprà mai.»
«No, è per la dieta. Sono a dieta, non posso… cosa fai?» chiese Blaine, spaventato per l’improvvisa frenata di Sebastian che per poco non lo fece finire contro il parabrezza.
«Tu!» lo appellò l’Usignolo, guardandolo finalmente negli occhi, ignorando il frastuono dei clacson degli altri automobilisti dietro di loro.
«Io. Ti prego, riparti.» lo supplicò Blaine.
Stranamente, gli diede retta; diede gas senza farsi troppo pregare, mormorando qualcosa tra sé e sé.
«E’ quella checca che ti ha messo in testa la storia della dieta?» chiese all’improvviso, facendo sobbalzare Blaine.
«N-no, non è Kurt… Sebastian rallenta, ti supplico!»
«Te la faccio passare io la fissa della dieta» fu la risposta categorica di Sebastian, prima di frenare dolcemente.
Proseguirono il viaggio in silenzio, Blaine troppo spaventato dalla guida pericolosa dell’Usignolo per osare chiedere quale fosse la loro meta, Sebastian troppo impegnato a pensare al da farsi. 
Quando, infine, parcheggiò vicino alla Dalton, Blaine non ce la fece più a trattenersi e aprì la portiera dell’auto, scendendo velocemente.
«Sebastian, non ci vengo in camera tua, non esiste!» esclamò colto dal panico, saltellando sul posto.
«Oh mio Dio, Blaine, è solo una cioccolata!» rispose Sebastian, decisamente irritato, scendendo molto più elegantemente dal sedile.
«Ma cosa penseranno gli altri?» si lamentò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.
«Non ci vedranno, tranquillo» rispose l’altro, chiudendo la portiera dell’auto con uno schiocco secco.
Blaine scivolò al suo fianco, percorrendo con lo sguardo tutto il perimetro della Dalton.
«Se ti vergogni tanto…» aggiunse Sebastian a mezza bocca, dirigendosi verso l’entrata. Il commento non sfuggì alle orecchie di Blaine che si mostrò subito dispiaciuto. A dire il vero fu difficile per Sebastian mantenere un’espressione seria, cercando di non ridere alla vista di Blaine che gli trotterellava intorno cercando di tenere il passo.
Solo una cioccolata, pensò, ridendo tra sé e sé. Amava con tutto il cuore l’ingenuità di Blaine.
 
 
«Lì chi ci dorme?» chiese Blaine, indicando con curiosità il letto accanto a quello di Sebastian.
«Il mio compagno di stanza» tagliò corto lui, porgendogli un’enorme tazza di cioccolata fumante. «Bevi piano, è bollente… l’ho fatta venire su direttamente dalla cucina.»
«Tu non bevi?» chiese il ragazzo portando alla bocca la tazza e osservando Sebastian con quello che sembrava essere profondo interesse.
L’Usignolo prese una seconda tazza di cioccolata, più piccola della prima e la assaporò lentamente; poi allontanò le labbra dalla ceramica e le fece schioccare, leccandole lentamente. Naturalmente non smise di fissare la reazione di Blaine: il ragazzo lo guardava ipnotizzato, la bocca semi aperta, ancora sporca di cioccolata.
«Tutto bene?» gli chiese Sebastian, sfoderando l’irresistibile sorriso beffardo che utilizzava ogni volta che adocchiava un bel ragazzo. 
«Mh» disse Blaine, bevendo un sorso. «Questa cioccolata è strana, sai?»
«Ottima» fu la risposta laconica dell’Usignolo. «Ah, siediti pure sul mio letto.»
«Grazie» mormorò l’altro, accomodandosi e cominciando a raccontare di come era solito decorare la sua stanza, durante le vacanze natalizie, quando frequentava la Dalton.
Trascorsero una mezz’ora buona a scherzare e chiacchierare: minuto dopo minuto, il ghiaccio si rompeva sempre di più e la situazione si faceva sempre più rilassata. Blaine era sempre più allegro e disinvolto e ciò non poteva che far piacere a Sebastian. 
«…così beccai David e la sua ragazza sotto il vischio! Giuro, non gli ho parlato per un mese.» disse Blaine, ridacchiando e finendo in un lunghissimo sorso la sua cioccolata.
«L’hai finita tutta in un sorso?» gli chiese Sebastian, senza più sorridere. Sul suo volto si fece strada un’espressione preoccupata.
«Già!» rispose Blaine, osservando la tazza con sguardo confuso, come se l’avesse realmente vista solo in quel momento.
«Blaine, era… era tantissima!» gridò Sebastian, lasciando la sua cioccolata sul comodino e avvicinandosi al ragazzo.
«Era strana!» rispose Blaine, scoppiando in un risolino imbarazzante e sdraiandosi sul letto.
Questo fu realmente troppo per i nervi di Sebastian, che corse in corridoio fino a raggiungere la camera di Nick. Senza neanche bussare, diede un calcio alla porta, che si spalancò rivelando il proprietario della stanza completamente nudo, intento a cantare Jingle Bells saltellando per la stanza.
«Oh mio Dio, perché non bussi?!» urlò, gettandosi sul letto e  cercando di coprirsi con le lenzuola.
«Non me ne frega niente del tuo culo, Duval, quanto cavolo di liquore ci hai messo dentro quella tazza?» ringhiò Sebastian, scansando le lenzuola e afferrando Nick per un braccio.
«Tu hai detto di mettercene tanto!» cercò di difendersi il ragazzo, rosso in viso per l’imbarazzo.
«Quanto, Nick?!» sussurrò Sebastian, digrignando i denti.
«Mezza bottiglia» rispose il moro, liberandosi dalla stretta dell’amico.
«Se l’è praticamente schiantata, imbecille!» urlò questo, precipitandosi fuori dalla stanza, senza neanche preoccuparsi di chiudere la porta.
In breve fu nuovamente nella sua camera, dove trovò Blaine senza più né giacca né maglietta, che saltava sul suo letto ridendo a crepapelle.
«Ditemi che è un sogno» mormorò Sebastian più a sé stesso che all’altro, portandosi una mano alla bocca.
Si avvicinò a Blaine e lo afferrò per i pantaloni, cercando di metterlo a sedere con una mossa decisa. Tuttavia fallì, perché il ragazzo sbiascicò un “Sebascian” alcolico e si gettò di peso sul povero Usignolo; questo cercò di afferrarlo al volo, ma le sue braccia cedettero sotto il peso di Blaine ed entrambi ruzzolarono a terra.
«Giuro che ti uccido!» urlò Sebastian, cercando di liberarsi dalla stretta dell’altro.
«Sebasciaaan, sei sporco di cioccolata!» fu la risposta estasiata.
Blaine si sistemò a fatica sopra il corpo dell’altro, avvicinando il viso fino a sfiorare le labbra di Sebastian, il quale si irrigidì, preso di sprovvista.
«Sei sporco qui» ripeté Blaine, posando le sue labbra all’angolo della bocca dell’Usignolo.
«E qui» aggiunse, posando un bacio casto sul labbro superiore dell’altro.
«Anche qui, Sebasciaan, hic!» aggiunse con un risolino e un singhiozzo, prima di passare lentamente la lingua sul labbro inferiore di Sebastian.
Reagisci, pensò quest’ ultimo, portando una mano tra i capelli di Blaine, è esattamente come qualunque altro ragazzo.
Ma quella non era la verità e Sebastian lo sapeva bene. Non sarebbe mai stato come tutti gli altri, pensò con angoscia, mentre l’ex Usignolo mordeva con poca gentilezza il suo labbro inferiore succhiandolo avidamente.
«Sei buono, Sebascian!» ridacchiò, prima di crollare sul suo petto, stringendolo forte a sé.
Sebastian ne approfittò per ribaltare la situazione e spingere Blaine sotto di sé. Il moro non se ne lamentò, anzi, scoppiò a ridere prima di cominciare a posare una scia di baci lungo il collo dell’altro. Sebastian si godette quegli attimi, affondando il viso contro i capelli morbidi di Blaine e inspirando il suo profumo.
«Blaine, per me non sei come tutti gli altri» gli soffiò in un orecchio.
Se ne pentì l’istante dopo, provando un moto di rabbia contro sé stesso e desiderando solo di fuggire lontano da lì, lontano dal petto nudo di Blaine e dal suo profumo. Invece, graffiò la schiena candida di Blaine, baciandogli il collo, poi le scapole ed infine il petto. Quando sentì la pelle d’oca del ragazzo sotto la sua lingua, risalì lentamente fino alle sue labbra; lo baciò lentamente, come aveva sempre desiderato di fare, assaporando il suo profumo mischiato a quello del liquore e della cioccolata.
«Sebastian?» lo chiamò Blaine, separandosi per un momento dalle sue labbra.
«Mh» mugolò il ragazzo, tornando a baciarlo avidamente.
Qualsiasi cosa volesse, non era quello il momento.
«Sebastian!» esclamò Blaine, staccandosi con decisione e guardandolo negli occhi.
«No, non ora, ti prego. Baciami, baciami e basta.» lo pregò Sebastian, cercando il contatto delle sue labbra, ma senza trovarle.
«Non voglio baciarti!» rispose qualcuno e Sebastian avvertì un gran dolore alla testa.
«Cosa diamine…!?» urlò l’Usignolo, portandosi le mani tra i capelli.
Il volto di Blaine si fece confuso, di fronte a lui, ma non riuscì a capire cosa lo avesse colpito. Cercò di afferrare la mano del ragazzo, ma qualcosa di pesante e scuro glielo impedì.
«Blaine!» urlò con quanto fiato aveva in corpo.
«Blaine? Smythe, ma sei impazzito?» urlò Trent, mollandogli uno schiaffone.
Sebastian rotolò sul pavimento, ma si accorse improvvisamente di quanto fosse soffice. Era sul suo letto. Aprì gli occhi, di scatto, ma fu costretto a richiuderli tempestivamente, perché un’ondata di luce lo investì. Il dolore alla testa si fece improvvisamente più forte e Sebastian la massaggiò con vigore, con le lacrime agli occhi.
«Cosa mi è arrivato in testa?» chiese, sperando che fosse la voce di Blaine a rispondergli.
« L'abat-jour» gli rispose la voce di Jeff. «Scusa, è che hai provato a baciare Trent e mi sono spaventato!»
Sebastian aprì gli occhi e li richiuse più volte, prima di abituarsi alla luce della finestra.
Che figura di merda. Pregò con tutto sé stesso di non aver nominato il nome di Blaine, ma Trent gli tolse immediatamente ogni dubbio.
«Stavi… sognando Blaine?» gli chiese, gli occhi sgranati per la sorpresa.
«No» rispose secco Sebastian, alzandosi e andando a chiudere le ante della finestra.
«Hai detto il suo nome una decina di volte e…» Trent alzò un sopracciglio «Sebastian, stai veramente arrossendo?»
«Non sto arrossendo!» ringhiò il ragazzo, lanciando un cuscino contro Trent e sentendo le guance avvampare.
«A me pare di sì!» ridacchiò Jeff, tornando immediatamente serio quando Sebastian lo fulminò con lo sguardo.
«Comunque, cazzo volete? Perché mi avete svegliato?» urlò il ragazzo, cercando di deviare il discorso e fingendosi molto impegnato a sistemare i libri sulla sua scrivania.
«Io e Trent ci chiedevamo se volessi venire con noi a prendere una cioccolata.»
Il libro di algebra scivolò dalle dita di Sebastian.
«Una… cosa?»
«Una cioccolata» ripeté Jeff, scambiandosi un’occhiata con l’altro Usignolo.
«Fuori di qui» disse Sebastian, fissandoli con sguardo assassino.
«Sebastian, cosa…?»
«Fuori di qui!» urlò, lanciando un libro attraverso la stanza e colpendo una mensola.
Jeff e Trent non se lo fecero ripetere e si precipitarono fuori dalla camera, sbattendo la porta dietro di loro. Non smisero di correre se non quando si trovarono a debita distanza dalla furia omicida di Sebastian.
«Ma che diamine gli è preso?» chiese Trent, col fiatone.
«Non lo so, ma quello che so è che lo avevo già sentito nominare il nome di Blaine nel sonno, quando ero andato a svegliarlo stamattina. Per quello lo avevo lasciato dormire, mi sembrava un peccato privarlo di un bel sogno» disse Jeff, portandosi una mano alla milza.
«Io so solo che non voglio più provare l’emozione di avere Sebastian a due millimetri dalla mia bocca, mentre mi implora di baciarlo!» commentò Trent, con un’espressione inorridita.
«Cioccolata?» propose Jeff, raddrizzandosi.
«Cioccolata sia» rispose Trent con un sorriso. «Dovrebbero esserci anche David e Thad al bar, tanto.»
  
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