Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Lucklyme    18/12/2012    3 recensioni
«Stavo pensando all’attrazione. Io ho una mia teoria. Sull’amore.» Non mi guardava. Deglutii, ma tentai: «Mi sembra buono.» Lei mi guardò male. «Zitto. Non penso che l’amore abbia niente a che fare con com’è fatta l’altra persona. Voglio dire, un po’, forse. Penso che quello che veramente importa sei tu, te stesso. Come, per esempio, dire che ami… che ti piace veramente un cretino egocentrico. Non significa niente. Quello che ha davvero importanza è come il cretino ti fa sentire. Se quando stai con lui ti senti come la persona migliore del mondo, questo è quello che te lo fa piacere. Non ha veramente a che fare con quanto sia carina la persona di per sé.» Mi passai la lingua sul labbro superiore. «Mi piace. È come la guida dell’amore egoista. Non sei tu, baby, sono io quello che amo.»
-Maggie Stiefvater
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Qualcuno doveva fare  la spesa. Era un dato di fatto. Tuttavia, la consapevolezza che in frigo non ci fosse niente di anche solo lontanamente commestibile (consapevolezza che andava avanti da almeno due settimane) non sembrava  spingere nessuna delle inquiline ad avventurarsi all’interno di un supermercato. La mancanza di viveri non sembrava sconcertare né la ragazza seduta a gambe incrociate sul divano, in mano un libro la cui copertina minacciava di cadere da un momento all’altro, in dosso una maglia di una taglia grande il triplo rispetto alla sua, né tantomeno quella seduta su una sedia di legno invecchiato, intenta a pettinarsi i lunghi boccoli biondi che le ricadevano sulle spalle, arrivando fino alla vita; della terza abitante di quell’appartamento, invece, non c’era traccia, ma il forte profumo di muschio (nuovo campione di un Dior, preso in una farmacia) aleggiava ancora nelle stanze.


Ad un certo punto, mentre la ragazza con i capelli castani, raccolti in una coda di cavallo sfatta, voltava una pagina con molta cura, attenta a non staccarla dalla rilegatura, la bionda sbuffò, facendo frusciare i capelli appena pettinati; le sue labbra sembravano ricoperte da uno spesso strato di lucidalabbra rosa, ed assomigliavano a quelle bocche delle pubblicità di rossetti: grandi, piene, e fragolosamente perfette. Sbuffò: «Ho fame», prima di girarsi verso la lettrice, carica di aspettativa. Vedendo che questa non rispondeva fece schioccare la lingua in un verso di disappunto, prima di alzarsi ed iniziare a camminare inquieta per la stanza. Incappando in un vetro, vi si specchiò, ravviandosi i capelli con le mani, e guardandosi con approvazione. Dopo un’istante, riprese a camminare, fino a trovarsi di fronte alla ragazza con la maglia enorme, e indubbiamente maschile: le si posizionò davanti, e dopo un attimo di meditazione, le strappò il libro dalle mani. Se si era aspettata di ricevere un’esclamazione, un ‘Ah!’ di sorpresa, doveva essere rimasta delusa: la ragazza con la coda alzò placidamente lo sguardo, arricciando le labbra in una smorfia di condiscendenza. Dopo aver fissato la bionda per qualche attimo, con una mossa fulminea recuperò il libro dalle sue mani, riprendendo la lettura esattamente da dove l’aveva iniziata. Quando labbra-perfette si esibì in un teatrale gesto di disperazione, allontanandosi in preda al nervosismo, la ragazza con la coda si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.

Quella non sembrava proprio essere la giornata adatta per rilassarsi, e tra lo scalpiccio nervoso della bionda si distinse improvvisamente il rumore della chiave girata nella serratura: un forte profumo di muschio entrò aleggiando nella stanza, accompagnato da un deciso rumore di tacchi sul pavimento. Le chiavi tintinnarono non appena furono lanciate su uno sgabello, e la ragazza appena entrata, un metro e settantacinque di bellezza accuratamente studiata, si lasciò cadere sul divano, i capelli mossi e a caschetto ondeggianti intorno al viso pallido. La bionda si avvicinò velocemente, lo sguardo di nuovo speranzoso.

La mora la precedette. «Vi ho portato qualcosa» disse, appoggiando la testa alla spalliera del divano, in un gesto stanco ma allegro. «I paraorecchie che ti avevo chiesto? O forse del cibo?» domandò sognante Lottie, gli occhi neri aperti in un’espressione di pura speranza. Le labbra coperte di lucidalabbra erano già tese in un sorriso, pronte a gustarsi i doni che sicuramente avrebbe ricevuto. Quando Cher scosse la testa la ragazza castana, ancora immersa nella lettura, alzò impercettibilmente il viso dalle pagine del libro, assottigliando gli occhi. Lei era quella che aggiustava le cose, in casa, non che prendeva iniziative, pensò esaminandola sospettosa. Si doveva essere persa qualcosa, oppure Cher aveva solamente negato di avere del cibo liofilizzato nascosto nelle tasche dei pantaloni.

Dopo una pausa abbastanza significativa la ragazza Dior tirò fuori tre biglietti dalla borsa, sventolandoli con un sorriso entusiasta davanti alla faccia delle amiche. Lottie si ritrasse confusa, mentre lo sguardo di Charlie si assottigliò. «Sappi» disse, chiudendo lentamente il libro fra le sue mani e mettendoci un dito in mezzo per tenere il segno «che se quelli sono altri biglietti per andare a vedere una seduta psichiatrica in quel centro vicino al Quicky’s dovrai rivendere il mio su eBay». Cher sbuffò sonoramente. «Ancora? Ti ho già chiesto scusa per quella volta!». Lottie intervenne, lo sguardo leggermente perso. « La volta in cui quel pazzo ti saltò addosso in quel centro?Quella volta?». «No, l’altra.» sbuffò Charlie, alzando gli occhi al cielo. La bionda, indignata, stava per ribattere, quando Cher, impaziente interruppe lo scambio di battute. «Allora, lo volete sapere sì o no?» domandò scocciata. Poi, senza dare tempo alle due di rispondere si alzò trionfante. «Sono tre biglietti per una crociera di due settimane!». La sua faccia esprimeva esaltazione da tutti i pori, e se avesse potuto, il suo sorriso avrebbe raggiunto le orecchie. Lottie spalancò la bocca, incredula. «E le mete sono le Isole Canarie, Ibiza, Tenerife, Formentera, la Spagna continente, e Portogallo, Francia e..». Non poté continuare, perché venne travolta da un abbraccio entusiasta di Lottie, che la scaraventò letteralmente sul divano, quasi urlando per l’eccitazione.

Sfilò i biglietti di mano all’amica e si mise ad esaminarli; Cher si girò verso la ragazza che, durante la conversazione, si era mossa meno di tutte. «Te li ha dati il gelataio?» domandò Charlie, il libro sempre fra le mani.
A Cher scappò una mezza risata. «No, quello dell’agenzia» ammise sorridendo.
Le labbra di Charlie si incurvarono un attimo verso il basso. «Mi piaceva il gelataio. Era cotto».
L’altra fece spallucce. «Lascia stare, a me non piace nessuno dei due. Allora, vieni?».
«Devo proprio?».
«Sì. I biglietti sono tre. Noi siamo tre. È perfetto».
Fece un ultimo tentativo. «Invita il gelataio. O quello dell’agenzia. Va bene anche quello dell’agenzia».
Cher alzò gli occhi al cielo, impaziente. «Oh andiamo Charlie! Sono notti che non dormi per tenerti al passo con l’Università, Lottie assiste continuamente a processi per il suo tirocinio, e io sono sempre da sola al Quicky’s. Non troviamo nemmeno il tempo per fare la spesa! Sono solo due settimane! Ti rilassi un po’, e poi si ritorna alla vita di sempre». Lottie, entrata improvvisamente nella conversazione, annuì convinta. «Esattamente! E poi, magari avrai l’occasione di metterti qualche vestito. Qualche vero vestito» aggiunse, squadrando la sua mise di quel giorno con aria critica.
«Va bene. Vengo. Vengo, okay» disse con un sospiro Charlie. Dopo un attimo si alzò, prendendo la borsa da uno scaffale. «Vado a rifornirmi di vestiti da mio fratello. Non infilatemi lingerie in valigia». La porta sbatté nella stanza, e le due ragazze si guardarono .
«Ha detto di sì».
«Ficcale delle lingerie in valigia».
 
 
Zayn entrò in soggiorno, spengendo la Play Station con una sola mossa, ed interrompendo così quella che era stata, probabilmente, la miglior partita di sempre a Pro Evolution Soccer. O almeno, questo secondo l’opinione di Louis Tomlinson che, seduto su un pouf di fronte al televisore, le manopole ancora in mano, protestò indignato. Harry scese in quel momento dal bagno al piano di sopra, bloccandosi alla vista di Zayn. Guardò Louis, visibilmente confuso.
«Lo hai fatto entrare tu?» domandò, indicando il moro con il mento.
«Non ha nemmeno bussato» rispose Louis, fissandolo risentito. Harry, ancora in pigiama, puntò lo sguardo su Zayn e, dopo un attimo di riflessione, fece spallucce, buttandosi sul divano dietro Louis, gli occhi ancora mezzi chiusi per il sonno.
«È questo che mi piace di voi, mi fate sentire sempre il benvenuto».
«Non fraintendere, è bello che tu sia qui, ma è leggermente inquietante il fatto che tu sia entrato senza bussare né suonare il campanello» esordì Louis, girandosi per vederli entrambi.
«Ho fatto una copia delle chiavi. Mi ero dimenticato di dirvelo, scusate» rispose tranquillamente. Mentre il volto di Louis veniva attraversato  da un’espressione di shock, Harry si batté il palmo sulla coscia, esultando vittorioso.
«AH! Te l’avevo detto!» esclamò, tendendo il braccio verso l’amico che, di malavoglia, gli ficcò in mano una banconota da dieci. Il riccio intascò vittorioso.
«Vent’anni, e ancora pretendi i soldi di una scommessa fatta secoli fa» borbottò Louis a mezza voce. Un sorrisetto spuntò sul volto di Harry, che si girò verso il moro, in attesa di una spiegazione; ma venne interrotto dallo sbattere della porta d’ingresso. Due ragazzi comparvero in salotto, l’espressione raggiante.
«C’è qualcun altro che ha una copia delle chiavi di casa nostra?!» sbottò esasperato Louis, alzando le mani al cielo in un gesto di disperazione. Harry sghignazzò, per nulla infastidito dall’intrusione, facendo spazio a Liam sul divano. Niall, invece, sembrava troppo eccitato anche solo per sedersi.
«Comizio generale gente!»  annunciò Liam, un sorriso in volto, indicando il biondo al centro della stanza.
«Ragazzi..» esordì questo, facendo una brevissima pausa ad effetto. «Si va in vacanza!». I quattro afferrarono al volo i biglietti lanciatigli da Niall.
«Una crociera?» chiese Liam dubbioso. «Di due settimane!» esclamò il cantante quasi ventunenne, continuando a non sedersi per l’eccitazione. Seguì un attimo di silenzio.
«Io ci sto» affermò Zayn. Un sorrisetto spuntò sui volti dei quattro. Harry ammiccò.
«Ci sarà da divertirsi»







------------------------------------

Aluluuuu!


Ccciao gentee!Questa è la mia prima FanFiction, perciò non siate crudeli con me...
Inutile dire che se vi è piaciuta, se vi ha fatto schifo, se siete arrivate fino in fondo detestandomi profondamente è ben'accetta una recensione piiiccola piccola!
Detto questo ccciaooo :)

F.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Lucklyme