Ebbene si, soffiava il caldo vento del deserto sulla città addormentata.
Avrebbe cullato i sogni di migliaia di anime, distogliendole dall’incubo, scacciando via il nero pece della morte
Siamo sospesi come sabbia ambrata nella calda notte sopra i nostri sospiri
Siamo oltre il mondo devastato, oltre la terra distorta
Siamo oltre le spiagge dell’oceano, siamo oltre la brezza dei porti e le rive dei fiume
Siamo oltre le montagne, giganti bianchi che si ergono sul viola, un profilo poetico, un qualcosa di vagamente e infinitamente leggero, uno schizzo di un malinconico pittore
Attraversai una distesa di pietre, in una notte umida, una luce debole lattiginosa di una Luna timida attraversai la fitta coltre di nebbia
Vagavo alla cieca, cercando un nome sulle pietre, mute testimoni di tempo immemore che scorre tra i gorgogli dell’acqua dell’immenso fiume
Non c’era nome, non c’era tempo, solo notte di tenebra
Un gatto con gli occhi scintillanti venne da me e mi disse “Tu non sei ciò che cerchi, non c’è nome, solo scorrere”
Infinito scorrere sublime di anime e banchetti in festa e amori trasudati dalle lenzuola, solo nomi.
Tornai allora presso il villaggio nel deserto.
Chiesi spiegazioni alla sabbia, che rimase muta e saggia ; tra le mie dita scorreva, come il mio respiro verso il cielo azzurro.
Parlai con il più anziano tra di loro, un popolo strano, con tatuaggi rossastri su tutto il corpo bianco.
Si coprivano con la cenere per mantenersi bianchi come
Chiesi di donarmi il vento del deserto. Non mi fu concesso.
Trascorsi la notte tra i coyote e gli ululati echeggiavano nelle valli.
Ridevo, e ululavo anch’io, cercando i imitarli.
La notte seguente rubai il vento.
Dalla torre più alta della città sparsi il sapore del deserto ; fluido, leggero, si posava sulla città addormentata.