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Autore: Alex writer    18/12/2012    1 recensioni
L'inizio è una semplice amicizia, un incontro come tanti, una passione comune;la musica. Ma col tempo Tommaso e Francesco scopriranno che nel mondo anche essere diversi è bello fino al fatidico giorno ...
Genere: Poesia, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo One Ricordo la prima volta al liceo quando la mia prof di italiano mi diede da studiare le regole di un testo poetico: rime,scarto linguistico, significato, metrica e fu un attimo, quel secondo che cambiò tutta la mia vita. In pochi mesi mi appassionai alla poesia e cominciai a scrivere testi poetici che parlavano di quello che avevo intorno,tutto quello che vedevo si trasportava dai miei occhi a una pagina bianca. Avevo appena 16 anni quando finalmente i miei mi regalarono il motorino, lo chiedevo da quando ne avevo 14 pensavo che con esso sarebbe arrivata anche la mia libertà, ancora non sapevo quanto mi sbagliavo. Avevo riempito quaderni e quaderni con le mie rime, avevo affinato il mio linguaggio ma non vedevo futuro che comportasse un seguito alla mia passione. Ormai chi faceva più il poeta? Non era mai stato un vero mestiere e non l’ho era nemmeno all’ora ma il destino mi dimostrò che sbagliavo su tutta la linea. Una sera mentre stavo uscendo da un locale vidi un ragazzo che si muoveva in un modo che non avevo mai visto, sembrava un invertebrato, “arriva da un altro pianeta,ho trovato ET!” pensai. Con cautela mi avvicinai a questo ragazzo, non aveva più di 14-15 e ancora era fuori casa a quell’ora della notte a ballare per strada, solo. Lo guardai incantato fino al momento in cui lui si accorse di me e smise di ballare, si alzò il cappuccio della felpa logora e senza dire una parola si girò nella direzione inversa alla mia, si mise le mani nelle tasche dei jeans strappati e cominciò a camminare con le sue sniker che facevano uno strano rumore ogni volta che le suole scollate incontravano il suo piede. Io ancora stupefatto dal modo di ballare del ragazzo non cercai neanche di fermarlo dopo alcuni secondi,passato il mio stupore, presi il motorino per tornare a casa. Lungo la strada non potei non riconoscere la stessa felpa,gli stessi jeans ma soprattutto le stesse sniker che continuavano a muoversi rumorosamente e a incrociarsi col mio cammino. Ancora una volta decisi di non fermarmi, troppa paura del mondo per accettare senza discutere i miei impulsi. Finalmente arrivai a casa, come al solito tutto buio “il mondo dorme quando io vivo,questa me la devo appuntare” pensai. Presi uno dei tanti quaderni sparsi nella mia stanza e iniziai a scrivere a getto, solo rileggendo mi accorsi che tutto parlava di lui. Mi capitava spesso di perdermi in un argomento ma non così profondamente e senza neanche pensare alle rime eppure tutti i versi erano così sonori, così profondi. Mi maledissi mille volte per non aver dato retta al mio istinto chiedendogli almeno come si chiamava... ma ormai era fatta “la prossima volta prova meno paura e vivi di più” e con quel pensiero finalmente chiusi gli occhi. Il giorno seguente era giorno di scuola ma chi riusciva ad alzarsi dal letto? Di certo io no, ma dovetti farlo lo stesso e come sempre mi recai a scuola pronto come sempre a prendere 5 impreparati come le 5 materie che avevo quel giorno. Invece arrivato a scuola, in ritardo come sempre, chi ti trovo davanti che esce dal cancello ? La stessa felpa,gli stessi jeans e le stesse sniker. Possibile che non l’avessi mai notato in tutto questo tempo? Eppure solo in quel momento ricollegai il ragazzo dell’altra sera a uno che vedevo tutti i giorni sempre nella stessa situazione: io entravo e lui usciva da quel cancello ma non mi ero mai chiesto come fosse possibile. Mi ritornò alla mente la promessa della sera precedente “la prossima volta prova meno paura e vivi di più” beh era arrivata quella “prossima volta” quindi invertì la marcia e mi misi a seguire quel ragazzo. Gli stavo dietro non sapevo come attaccare bottone, come spiegargli perchè lo stavo seguendo ma a un tratto fu lui a girarsi verso di me sempre con il suo cappuccio sulla testa e lo sguardo abbassato semplicemente mi ... mandò a quel paese! Intendo in senso letterale ! Prima che io potessi dire qualsiasi cosa lui esordì con un “Vaffanculo” poi si girò e continuò a camminare, -Molto teatrale- dissi continuando a seguirlo -Come ti chiami? Sempre se non è proibito saperlo-. Lui si girò verso di me e disse: -Cazzo vuoi? Perchè continui a segurmi? È da ieri sera che lo fai...- -Mmm cazzo che bel nome che hai!- a quelle parole lui scosse la testa e si girò di nuovo io mi misi davanti a lui e continuai a parlare: -Ok calma non ti sto seguendo, ieri sera ti ho visto ballare e ne sono rimasto affascinato, poi mentre tornavo a casa in moto ti ho rivisto ma non ti avevo riconosciuto, cioè non ricordavo che venissi nella mia scuola...- -Infatti non ci vengo- disse con un sorrisetto sarcastico stampato in volto. Si sentiva molto figo a dire queste cose e se qualcun’altro lo avesse visto avrebbe sicuramente pensato che era il solito ragazzino che passa l’età della ribellione ma io, non so come ne perchè, ma riuscivo a vedere cosa si nascondeva dietro quel muro di spavalderia e sarcasmo: tanta, tanta solitudine. Ce n’era così tanta che ci si poteva riempire uno stadio no, ok forse un piccolo palazzatto ma comunque era molta,troppa per un ragazzino di quell’età che dentro di se dovrebbe avere solo gli ormoni a mille. Lo guardai con uno sguardo che era un misto tra pietà e curiosità di sapere cosa gli fosse successo. Lui non fu molto felice di sentirsi il mio sguardo addosso cosa che lo innervosì parecchio tanto da spingermi a destra e scappare via con il suo solito cigolio delle scarpe ... non so perchè ma mi sentì ferito da questo gesto eppure non era la prima volta che qualcuno mi trattava male o mi sfrattonava ma questa volta era diverso in un modo che non riuscivo a comprendere. Ero ancora a terra sbalordito quando un ombra si mise a ripararmi dal sole e qualcuno mi tese la mano, alzai lo sguardo e ritrovai la felpa logora lo guardai con sospetto lui scosse il capo nel vedere la mia diffidenza e disse: -“Ogni volta che finivo a terra Senza una ragione per alzarmi Chi diceva resta li che è meglio Ci vuol poco ad abituarsi ...”- non sapevo cosa rispondere, non capivo il senso di quelle parole ma sentivo che mi rappresentavano, accettai la sua mano -Come ti vengono certe frasi ... aspè com’è che ti chiami?- lui sorrise divertito -Tommaso ... tu pensi che queste siano parole mie? Cosa darei per dire cose del genere, ma tu veramente non sai chi ha scritto questo testo?- chiese incuriosito con un espressione che stava tra l’incredulo e il divertito. -Quindi è una canzone? Chi è l’autore?- -Non ci posso credere, tu non puoi non conoscere J-ax!-vedendo che ancora io non capivo continuò:-Il cantante degli articolo 31! J-ax, Alessandro Aleotti! Uno dei più grandi esponenti del rap milanese degli anni 90 e che ancora oggi, ma da solista, accompagna la vita di molti ragazzi con i suoi testi, oddio ma dove vivi? Amico mi preoccupi ...- dopo quel discorso pronunciato tutto d’un fiato da Tommaso, mi sentivo sempre più in imbarazzo non conoscendo il cantante così l’unica cosa che mi venne in mente di fare era scusarmi anche se non aveva molto senso: -Scusam- dissi abbassando lo sguardo -Ma non so davvero di chi stai parlando-. Vedendo il mio sguardo imbarazzato guardare verso il basso scoppiò a ridere -Dai su non prenderla così stavo solo scherzando e che al giorno d’oggi è difficile trovare uno che non dice “Io amo il rap, è tutta la mia vita”. E magari conosce solo quei quattro testi che sanno tutti e ascoltano il genere solo perchè è di moda. Invece tu non sai proprio cos’è il rap o l’hip pop in genere secondo me... o sbaglio?- alzai gli occhi e risposi di botto:- Ei non vivo in un altro mondo! So cos’è il rap ma non l’ho mai ascoltato, non mi è mai venuto in mente di ascoltarlo a dire la verità, mi piace un altro genere di musica-. Mentre dicevo quelle parole pensavo solo al fatto che sembrava un tipo così scontroso e chiuso e invece era molto più aperto di me era lui l’anima della conversazione mentre io rispondevo solo alle sue domande. -Ah e quale sarebbe il tuo genere scusa?- chiese inclinando la testa leggermente a sinistra, notai che lo faceva a ogni domanda -Beh più che altro ascolto cantautori dello spessore di Battisti, De Andrè, Rino Gaetano ...- stavo per elencare circa altri venti nomi ma lui capì che non mi sarei fermato presto quindi mi mise una mano davanti la faccia per farmi fermare e disse: -Aspetta prima di continuare sediamoci ho come l’impressione che sarà una lunga,lunga conversazione !- ci sedemmo su una panchina vicino al parco e io iniziai il mio monologo quando parto col parlare della mia musica,non so perchè ma non riesco a fermarmi è tutta la mia vita, forse perchè immaginavo che un giorno sarei diventato come loro, una mia rima accantonata a un’altra e a un’altra ancora poteva diventare un testo se avessi voluto,ma cantarlo? Avevo una voce così strana, non era melodica, non era piacevole a sentirsi, ma neanche quella di Battisti o di Rino Gaetano lo era per questo erano i miei preferiti in loro volevo rivedere me stesso. Ma tutto questo non lo dissi a Tommaso con lui parlai solo di quanto amavo la musica, di come i miei amici mi trovassero strano per i miei gusti musicali, di come mi isolavano per questo, di come solo la musica mi aiutava a passare i pomeriggi e perchè uscivo solo la sera in posti dove non conoscevo nessuno per fingermi un ragazzo come gli altri ma che in fondo sapevo che dovevo nascere in un’altra epoca: -Non sai com’è difficile sapere che non vedrò mai un concerto dal vivo- dissi triste ma con gli occhi sognanti ad immaginarmi a un loro concerto, lui mi guardò corrucciato e disse: -Perchè no? I tuoi non ti mandano?- in un primo momento lo guardai come per dire: -mi stai prendendo per il culo?- poi capendo che parlava seriamente scoppiai in una fragorosa risata tanto da piegarmi in due dal ridere. A quella mia reazione che lui non capiva, si sentì preso in giro così si alzò e cominciò ad andarsene. Io lo trattenni per il braccio e mi scusai ancora tra una risata e l’altra: -No, non andare ti prego scusami, e che.. ti spiego- dissi mettendomi di fronte a lui per sbarrargli la strada con le mani alzate in segno di stop mentre lui con le mani in tasca faceva vagare il suo sguardo nel vuoto. -Non rido di te ma rido di quello che hai detto, non sono i miei che non mi mandano sono i cantanti che hanno deciso di morire prima che io potessi nascere!- a quelle parole mi guardò negli occhi per vedere se lo stavo ancora prendendo in giro e vedendomi sincero anche lui scoppiò in una risata del tutto improvvisa e inaspettata. Ci ritrovammo a ridere e scherzare fino a che il sole non tramontò. Era strano vedere il sole a Torino in una fredda giornata di dicembre eppure eccolo là, bellissimo e rosso, un colore tenue ma allo stesso tempo accesso che confondeva la mia mente. Mentre io facevo quelle riflessione Tommaso riniziò a parlare: -Tu non ti rendi conto ma io e te ascoltiamo la stessa musica- disse mentre contemplava il cielo io lo guardai e dissi:-Senti Tommà non ho più la forza di ridere quindi non dire cazzate-. Lui si mise a cavalcioni sul muretto dal quale stavamo guardando il tramonto per potermi guardare in faccia:-No, dico sul serio magari cambierà il suono ma le parole sono quelle- fece una pausa prima di riprendere il discorso per darmi il tempo di ragionare sulle sue parole:-infondo tutte due i generi sono spinti dalla poesia,rime e metrica sono il fondamento del rap e da quello che ho capito anche della tua musica o sbaglio?- rifece di nuovo quel gesto involontario di piegare leggermente la testa a sinistra, io annuì e lui riprese:-Vedi? Siamo lì. Entrambi parlano di fatti veri, molte volte vissuti sopra la propria pelle, beh diciamo che i veri cantanti scrivono SOLO di cose vissute sopra la propria pelle quelli che parlano solo per sentito dire non posso essere definiti tali ...!- stavolta fu lui a perdersi nei discorsi sulla sua musica, mi raccontò quanto odiava quei nuovi ragazzini che arrivavano sul palco solo per una canzone commerciale dedicata a tutte le bambine che non sanno che ascoltare mente c’è gente che per arrivare dov’è ora ci ha sputato il sangue,versato parecchie lacrime e sudato rabbia per farsi spazio in un mondo che non li voleva mentre ora tutti avevano la strada spianata, tutti potevano essere rapper basta saper mettere insieme quattro parole, mi raccontò dei suoi cantanti preferiti che, anche se non avevano un voce bellissima, grazie ai loro testi sono idoli per migliaia di ragazzi e uomini cresciuti con loro: J-ax e i Gemelli Diversi soprattutto. Vedevo una scintilla nei suoi occhi quando parlava di loro, si vedeva che per lui erano importanti. A un tratto smise di parlare, guardò l’orologio, scese dal muretto e mi fece l’occhiolino andandosene. Capì che doveva tornare a casa e anch’io dovevo, era tardi, mi resi conto che non mi aveva chiesto il nome, come se non gli importasse così dissi a mezza voce:-Comunque mi chiamo Francesco è stato un piacere anche per me ...- lui rispose a voce piena:-So come ti chiami ci becchiamo in giro- io rimasi sconvolto da quella affermazione: come faceva a sapere come mi chiamavo? Forse gliel’avevo detto e non me lo ricordavo? No, impossibile. E allora? Inutile farsi queste domande glielo chiederò la prossima volta che ci “beccheremo in giro” pensai ridendo.
  
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