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Autore: CourtG    18/12/2012    0 recensioni
Dopo la morte della moglie, Thomas (uno scienziato che lavoro in una centrale nucleare)vive con la sua piccola figlioletta di 5 anni Angel. La vita scorre tranquilla ma non manca il giorno in cui a Thomas non pensi alla sua adorata moglie, ma a colmare questo vuoto ci pensa la piccola Angy e il suo lavoro.
Ma qualcosa interrompe la routine di Thomas. Sarà sfortuna? Sarà il destino?
In un giorno quest'uomo perde tutto..ma riuscirà mai con l aiuto della scienza o della magia a far tornare tutto normale?
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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-Capitolo 1


Sono passati 3 anni dalla morte di mia moglie Carla, oggi infatti è l'anniversario della sua morte. Prendo una suo foto che ho nascosta sotto un libro nel mio cassetto, eppure sembra solo ieri che la vedevo armeggiare con le luci di Natale, la vedevo poggiare alla finestra delle magnifiche crostate di mele e ricordo anche la sua faccia arrabbiata quando scopriva che ogni tanto ne rubavo un pezzo.
Certo è inutile piangere su latte versato, il mondo gira e di certo non aspetta te.
Accarezzo dolcemente la fotografia, come se sapessi che lei mi sente e capisce quanto mi manca. Un rumore di passi mi fa tornare nel mondo reale e così rimetto delicatamente a posto la foto nel cassetto. Sento bussare alla porta, e alzandomi dalla grande poltrona in pelle nera dico secco –Avanti-
-Ehi papà guarda che devo andare a scuola presto oggi quindi sbrigati monello!-
rimango per qualche secondo fermo come una statua di sale a fissare la mia piccolina, tutto ciò che mi resta ormai è solo lei. Vedo i suoi lunghi capelli biondo platino che le arrivano fin sotto le spalle, il grembiule rosa con un colletto bianco, nelle mani stringe la sua cartella a forma di tartaruga e vedo i suoi occhi che mi guardano aspettando una mia reazione, due piccoli occhi uno diverso dall’altro uno marrone con pagliuzze d’oro e l’altro grigio argento.
-Certo Angel arrivo subito! Tu prepara lo zainetto e vai in cucina che arrivo- le dico, inginocchiandomi per arrivare alla sue stessa altezza e accarezzandole il piccolo viso con la punta delle dita.
-Va bene papi ma se fai tardi dovrai vedertela con i miei dinotauli Raaaaw!- mi dice sbattendo i piedi per terra.
Con un sorriso che lei ricambia, si dilegua correndo verso la cucina, mi ricorda così tanto sua madre.
Mi affretto a preparare le ultime pratiche e vado verso la cucina.
-Allora andiamo principessa?-
-Certo papi!- mi dice prendendo lo zainetto e mettendosi un berretto con due pon pon.
Arriviamo con un leggero ritardo di fronte all’asilo, e dopo le solite raccomandazioni la vedo correre allegra verso i suoi compagni.
Controllo l’orologio. Le 8 e 30. Sapevo che avrei fatto di nuovo tardi in ufficio.
-Buongiorno- dico abbassando la testa per non incontrare gli occhi dei miei colleghi.
-alla buon ora!- dice uno.
-Sei sempre il ritardo!- ribatte un altro.
-La prossima volta apriremo la centrare nucleare appena arrivi- continua la segretaria.
Non ascolto le loro solite prediche mattutine e mi avvio verso la mia postazione al quarto piano.
È una stanza molto piccola e con pochi arredi: una scrivania nell’angolo con una sedia girevole, un archivio che si trova vicino la grande finestra che si affaccia sulla città e un enorme computer di ultima generazione con una tastiera grande quanto due scrivanie.
Mi metto subito il camice da laboratorio e accendo il computer per controllare gli ultimi dati.
Dopo nemmeno cinque minuti sento bussare alla porta,
-Avanti- dico voltandomi verso la porta.
Vedo entrare titubante la figura di un uomo sulla trentina d’anni con una tuta anti radiazioni e il casco sotto braccio, mentre nell’altra mano ha un tubo metallico.
-Ehy Tony potresti andare tu a refrigerare questo nucleo?- mi dice facendo oscillare l’oggetto metallico.
-Em..ma certo Simon nessun problema- gli dico con aria indecisa, in effetti non avevo alcuna voglia di entrare in quella stanza buia e gelida come l’Antartide.
Vedo Simon che mi porge con delle pinze il tubo metallico ed io ,infilandomi un guanto, lo afferro con delicatezza facendo un cenno di consenso al mio collega che si dilegua in un attimo.
Percorro il corridoio quasi vuoto fino ad arrivare di fronte a quella stanza con il vetro completamente gelato. Passo la carta magnetica nella serratura, che con un bip si apre di scatto.
Nell’istante in cui entro sento la pelle raffreddarsi in un attimo e vedo il mio alito sotto forma di fumo. Mi avvicino al container aperto e pronto per refrigerare l’oggetto nascosto dentro quel tubo metallico, ovvero un nucleo molto particolare di cui non posso fare il nome. Noto che è programmato per scongelarsi esattamente 15 anni dopo la sua chiusura.
Apro lo sportello vuoto, ma purtroppo nell’abbassarmi per posare il nucleo mi sbilancio troppo ed è qui che inizia la mia storia…

 
To be continued…
 
   
 
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