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Autore: LuluXI    18/12/2012    1 recensioni
Scritto di getto, per una persona a cui tengo: ricambio il gesto, non per dovere, ma per volontà personale. Avrei molte più cose da dire ma rischierei di fare un poema, quindi ho accorciato; ho tutta la vita da vanti per dire a voce tutto il resto.
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Eravamo un trio, allora, poi siamo diventati un duo. Non nego che ero più legata alla terza ragazza del gruppo: mi trovavo decisamente meglio con lei, che era un po’ il collante di tutto. Quando se ne è andata lei non avrei scommesso molto sulla sopravvivenza del duo: in fondo, ci conoscevamo poco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara Very, questo è per te.
E' un nonnulla,
ma per me era importante scriverlo.
Mi manca parlare con te,
ci sono tante cose che  vorrei dirti
ma non ne ho la possibilità.
In qualche modo però ci rifaremo,
ne sono sicura.
Ti voglio bene bella, grazie di tutto.
Ilaria


Quando le cose vanno male cerchiamo tutti di ricordare i momenti felici del passato. Io, che non riesco a vedere nient’altro se non il nulla davanti a me, soprattutto per quanto riguarda la crisi che sto avendo con un mio amico carissimo, mi sono ritrovata a ripensare ad una persona speciale. Ci siamo conosciute in prima, al liceo, e la nostra amicizia ha trovato l’apice in terza. Poi lei è stata bocciata, ha cambiato scuola l’anno scorso e i rapporti si sono fatti più... sporadici.
Normale, direte voi, fattene una ragione. Bhe, vi assicuro che la distanza non è mai stata un grosso problema. Perché anche quando eravamo più vicine fisicamente, avevamo dei periodi di silenzio, dei periodi di “lontananza”: eppure tutte e due sapevamo che ci saremmo state l’una per l’altra.
Quando la nostra amicizia è iniziata lei era quella un po’ particolare, quella che non piaceva alla maggior parte della classe, solo perché era la Rappresentante (insensato, si, lo so, ma che ci volete fare?). Cos’ero io, chiedetelo a lei: penso mi abbia capito più di quanto io ho capito me stessa.
 
Eravamo un trio, allora, poi siamo diventati un duo. Non nego che ero più legata alla terza ragazza del gruppo: mi trovavo decisamente meglio con lei, che era un po’ il collante di tutto. Quando se ne è andata lei non avrei scommesso molto sulla sopravvivenza del duo: in fondo, ci conoscevamo poco. Col tempo però, superando le difficoltà (avvoltoi che sparlavano compresi) ci siamo riavvicinate, a tal punto da arrivare a svelare quei segreti talmente personali che difficilmente racconti in giro. Avevamo i periodi di silenzio ma sapevamo di poter contare l’una sull’altra. Certo, abbiamo avuto anche noi i nostri momenti di dubbio e di crisi a tal punto che abbiamo anche rischiato di perderci.
Quando non siamo più state in classe insieme, inevitabilmente, i momenti da passare una accanto all’altra sono diminuiti drasticamente. Lì è stata dura.
Non tanto per il tempo, quello c’era: semplicemente, avevamo iniziato a smettere di credere in noi, nella nostra amicizia. Per un anno ci siamo scritte lettere poi, nel giugno 2011, è arrivata l’ultima: lei non credeva che sarebbe durato il tutto.
 
In fondo, era difficile crederci. Ma io non volevo arrendermi, non potevo lasciarla andare via così. Non dopo ciò che avevamo passato e condiviso, non con la consapevolezza che la mia presenza poteva ancora esserle utile, in un qualche modo, anche solo per farsi insultare. Non ho mai avuto molta autostima, non sapevo se davvero a lei importava di me tanto quanto a me importava di lei, ma nella mia testa c’era un chiodo fisso: ti ha raccontato cose che si raccontano solo alle persone importanti. Ho sempre creduto che le vere amiche, anche se non si sentono per secoli, poi si riparlano e torna tutto come prima: così le dissi che ci sarei stata sempre per lei, se voleva.
Da lì abbiamo ricominciato.
Ora ci sentiamo poco, ma questo non cambia le cose: abbiamo un rapporto strano, ma ci vogliamo bene.
 
Così, giusto per ricordare i vecchi tempi, mi sono rimessa a leggere la nostra corrispondenza e… mi viene un po’ da piangere, soprattutto leggendo l’ultima lettera. Perché in fondo, un po’ mi manca la quotidianità. Mi manca vederla in corridoio, seguirla mentre va a fumarsi una sigaretta in cortile anche se io odio l’odore del fumo, mi manca il suo sorriso contagioso e le sue parole di conforto. Nell’ultima lettera si scusa per tante cose, per tante mancanze che ha avuto, mancanze che non le ho mai rinfacciato.
Lei stessa ha sostenuto che forse avrei dovuto; il fatto è che non sono capace, le voglio troppo bene. E’ una di quelle poche persone alle quali perdonerei praticamente tutto piuttosto che vederle scomparire, perché vivere senza di loro mi sembra insensato. Mi sembra un controsenso, perché io ho ancora bisogno di lei, forse più di quanto lei ora abbia bisogno di me.
Se guardo avanti, non riesco a vedermi senza di lei: le ho dato così tanto di me e ho così tanto di lei che penso che nulla potrebbe cambiare tutto questo… nulla di banale o “nella norma” per intenderci. Dovrebbe essere l’apocalisse della gravità.
 
“Ti voglio bene Ila, davvero. Non finisce qui, promesso”.
Ho visto tante persone promettere mari e monti per poi sparire.
Lei è una di quelle poche persone che ha mantenuto la promessa.
   
 
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