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Autore: emme30    19/12/2012    8 recensioni
Grigio.
Era diventato tutto grigio da quando se n'era andato.
I colori erano sbiaditi, era come se fossero sopravvissuti a un brutto lavaggio o coperti da un sottile strato di polvere, che quasi non si vedeva, ma faceva diventare il rosso smorto e il giallo spento.
L'azzurro poi, era scomparso.
Non lo vedeva più da nessuna parte John, né nel cielo o nei riflessi del Tamigi, perchè qualunque tonalità gli capitasse davanti non era mai bella come quella dei suoi occhi.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Ilaria,

la Sherlock del mio Jawn e la metà (migliore) di tutte le mie OTP,

perchè sarei persa se non ci fossi tu.

 

 

 

 

Grigio

 

Grigio.

Era diventato tutto grigio da quando se n'era andato.

I colori erano sbiaditi, era come se fossero sopravvissuti a un brutto lavaggio o coperti da un sottile strato di polvere, che quasi non si vedeva, ma faceva diventare il rosso smorto e il giallo spento.

L'azzurro poi, era scomparso.

Non lo vedeva più da nessuna parte John, né nel cielo o nei riflessi del Tamigi, perchè qualunque tonalità gli capitasse davanti non era mai bella come quella dei suoi occhi.

Quell'azzurro così trasparente non l'aveva mai più rivisto, ma la cosa che gli faceva diventare la gola secca, era che non riusciva neanche a ricordarsi quando era stata l'ultima volta in cui si era specchiato in quelle iridi cristalline e così belle.

Era passato tanto tempo, e più i giorni scorrevano, più i colori si affievolivano, come la fiamma di una candela sul punto di estinguersi.

La vita di John era diventata grigia.

Grigio il giorno e grigia la notte. Grigie le sue giornate con un lavoro noioso, che gli occupava la mente dodici ore al giorno, quel tanto che bastava per non diventare pazzo, si diceva.

Grigio era tornare a casa la sera, da solo.

La scritta 221b non luccicava neanche più alle luci dei lampioni e delle decorazioni di Natale, era sporca, ma John non se ne curava. I suoi occhi cadevano sui numeri di ottone tutte le sere mentre cercava le chiavi di casa nella tasca della giacca. Ogni tanto si chiedeva perchè fosse ancora lì, ancora in quella casa, ancora al 221b di Baker Street.

Non riusciva mai a trovare una risposta.

Allora pensava di trasferirsi, di provare a lasciarsi quel grigio dietro alle spalle, provare a trovare nuovi colori con cui pitturare la sua esistenza, ma poi quando entrava nel salotto, annusava l'odore di quelle stanze e si guardava intorno, capiva che non avrebbe mai potuto andarsene, non davvero almeno.

Perchè per certi versi era come se lui fosse ancora lì, seduto in quel modo goffo sulla poltrona, o con il violino in mano che dava le spalle alla finestra, gli occhi chiusi e perso in quella musica che conosceva solo lui.

Ogni tanto gli sembrava di sentire suonare il violino, di notte. Allora si metteva a sedere sul letto, tendendo l'orecchio, nel caso fosse la volta giusta, nel caso il suo miracolo fosse avvenuto davvero.

Gli ci vollero mesi per capire che quella melodia così dolce che lo svegliava la notte era solo nella sua testa, erano i ricordi che non riusciva a lasciar andare, ricordi che facevano male, ma dei quali non poteva fare a meno.

E ben presto anche il legno marrone e le corde sottili cominciarono a diventare grigie e coperte di polvere, ma il violino non venne dimenticato.

Londra era diventata grigia.

John non avrebbe mai creduto potesse succedere una cosa simile, eppure qualunque cosa sembrava stinta, lavata via con una passata di spugna.

Piccadilly aveva perso i colori vivaci dei neon, gli autobus rossi passavano inosservati sotto il suo naso, persino la City si era acquietata, era come tramortita, come un leone messo in gabbia.

Tutto aveva preso il colore del Tamigi, che scorreva tranquillo lungo la città, inosservato dai passanti o dai turisti, ma forse l'unica cosa viva nella vita di John, che continuava a scorrere, nonostante tutto.

Al Tamigi non importava di cosa succedeva a Londra, della gente che camminava per le strade, delle luci di natale che adornavano palazzi e negozi. Lui scorreva placido e tranquillo sotto la città, sotto i ponti, grigio.

John avrebbe voluto essere un po' come il Tamigi mentre si faceva strada nella calca di persone che riempivano Trafalgar Square, avrebbe voluto poter passare inosservato come lui e continuare a camminare in modo lento e tranquillo.

Si scambiò uno sguardo con i leoni di pietra in mezzo alla piazza e sospirò, affrettandosi per chiamare un taxi e tornare a casa con le ultime spese prima delle feste, che avrebbe passato da sua sorella.

Londra era grigia anche dai finestrini del taxi e John la trovò in qualche modo anche silenziosa, per quanto potesse essere silenziosa una città del genere. Ma il vetro attutiva la maggior parte dei rumori, e i suoni arrivavano ovattati nelle sue orecchie.

Pagò il tassista e scese a Baker Street, davanti al 221b, con i suoi numeri di ottone impolverati e che necessitavano una lucidatura.

John non se ne curò, diede un'occhiata veloce al tutto prima di chiudersi la pesante porta dietro le spalle e salire le scale con passo lento e monotono.

Arrivò nel salotto ma non accese la luce, visto che era illuminato da quella che proveniva da fuori, dando un'aria lugubre e polverosa ai mobili del vano.

Sospirò guardandosi intorno, pensando che forse era davvero ora di lasciarsi tutto ciò alle spalle, forse ne avrebbe parlato con Harry giusto il giorno dopo, forse sarebbe stata la cosa giusta da fare.

In quel momento avrebbe davvero voluto un suo consiglio, anche nascosto in qualche sorta di insulto alla sua intelligenza, non gli importava davvero più di tanto.

Gli sarebbe bastato sentire la sua voce ancora una volta, senza avere un cellulare come intermediario.

Si trascinò all'angolo in cui non andava mai, quello pieno di polvere, quello in cui era appoggiato il suo violino.

Lo prese in mano per accarezzare lentamente il legno con la punta delle dita, sporcandosi un poco.

Sorrise per come i granelli di polvere si erano levata nell'aria, donando di nuovo quel colore brillante al violino di Sherlock. Fu in quel momento che capì perchè tutto era diventato grigio e polveroso perchè gli mancavano così tanto i colori.

Si morse il labbro e continuò ad accarezzare il legno, togliendo la polvere con il semplice passaggio dei polpastrelli, finchè non tornò ad essere quello che era sempre stato.

Sorrise John, guardando l'oggetto con uno sguardo che forse traboccava di un po' troppo amore.

Buon Natale, Sherlock.”

 

 

 


Grazie a Clarissa, Mariafrancesca e Marta

   
 
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