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Autore: Anima97    19/12/2012    3 recensioni
"Non era lui, non poteva essere quello che aveva sperato, eppure davanti ai suoi occhi si mostrava la prova del suo sbaglio imperdonabile. Così finalmente capirono entrambi che un uomo, se il mondo non lo reputa tale, perde ogni cosa: il suo passato, la sua famiglia, il suo corpo, il suo nome, la sua essenza.
Ma non ha importanza, perchè basta trovarne altri."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Veloci Vite Vissute Vagano Verso Violenti Vizi-Prologo

Tornava a casa, quella sera.
Le gambe infreddolite si alternavano velocemente sfiorando il lungo cappotto nero sbottonato, nonostante fosse pieno inverno. I pochi passanti su quella strada mal illuminata, quella figura sinuosa che li evitava prima di permettergli d'alzare lo sguardo dai loro cellulari, non riuscivano a possederla nella loro mente neanche per un momento. Eppure lei credeva di essere un personaggio più interessante di quegli schermi bluastri, tipico di un film noir francese, con il collo libero dalla sciarpa che vagava sul suo corpo tremante spinta dal vento e la piccola fronte costellata di gocce di sudore coperta dal Borsalino di suo padre.
Ansimava.
Il coprifuoco che le avevano imposto i genitori non le andava bene, eppure ogni volta che la cercavano perchè era troppo tardi non riusciva a non provare un senso di angoscia, provocatole dall'amore morboso nei loro confronti. A volte, quando insieme ai suoi amici si dilettava nel parlar male delle autorità, si sentiva a disagio, perchè scopriva ogni volta l'odio che i suoi coetanei riuscivano a simulare nei confronti della loro famiglia. Ma in quel momento l'importante era solo arrivare il prima possibile a casa, ignorando la suoneria del cellulare che stringeva, con forza eccessiva, nella tasca sinistra. Sapeva che se avesse risposto avrebbe pianto.
-Chi è?
-Io, papà.
-Eccoti finalmente.
Sin da quando ricordava, non aveva mai sentito suo padre urlare, non si arrabbiava mai, se non per motivi veramente seri, ma nonostante questo riusciva a farsi rispettare e aveva un grande carisma con il quale riusciva a conquistare chiunque. Era lui che di solito la rimproverava, perchè tra i due genitori era il meno irascibile e violento.
Quando entrò in casa, il calore la invase provocandole brividi ovunque, si tolse le scarpe e si mise le ciabatte che i nonni le avevano regalato al suo compleanno, superò la porta del salotto e lo vide in piedi vicino la libreria, in pigiama.
-Ciao.
-Papà mi dispiace! disse, con gli occhiali appannati e il fiatone che si affievoliva pian piano.
-Lo so, hai perso la cognizione del tempo, vero? le sorrise senza rancore, ma era evidente nei suoi piccoli occhi scuri, la delusione di non averla ancora convinta ad essere una figlia obbediente. Ma amava quel suo carattere testardo, che la faceva somigliare tanto a suo marito.
 
***
 
Cos'erano quelle fantasie che lo assillaVano da settimane? A quale passato apparteneVano?
Le domande turbinaVano furiose nella sua mente, mentre sedeVa ancora sconVolto sul suo letto: aVeVa proVato a dormire, sentirsi al sicuro, nonostante la sua mente geniale lo proteggeVa con i sistemi di sicurezza che aVeVa creato, ma era essa stessa l'artefice della sua insonnia.
Per lui non esisteVa la paura di essere scoperto, lui e Evey, la ragazza che proteggeVa dai mostri del governo, ma di quei sogni che lo assillaVano ogni notte, di quei Visi conosciuti che non ricordaVa quando era sveglio, di quelle dolci Voci che ormai odiaVa.
-Veloci Vite Vissute Vagano Verso Violenti Vizi... Continuando così perderò la ragione.
  
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