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Autore: Juliet Hatter    19/12/2012    1 recensioni
Remus Lupin non era un mostro, ma aveva bisogno di una persona che glielo dicesse.
(mia prima storia, spero vi piaccia e vi sarei grata se lasciaste anche una brevissima recensione:))
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nel cortile della scuola i ragazzini si rincorrono ridendo, tranne in un angolo vicino all’entrata dove si sta consumando una piccola lite : -Così è questo che pensi di Remus?! Dai non scherziamo John! Sappiamo tutti che dici un sacco di bugie! Ma questa è una cosa molto cattiva da dire- fece una ragazzina guardando scettica il suo amichetto-Non dico bugie! Ho sentito miss Lucy che ne parlava con il preside!- La bambina incrociò le braccia in segno di ostilità e nel contempo fece una piccola smorfia-Non ti credo! Lui è mio amico!-e con il ditino indicò un ragazzino dall’aria vagamente allarmata, con gli occhi cerchiati dalle occhiaie e un aspetto troppo da vecchio per la sua giovane età. Ma John insistette -Dico la verità! L’ho sentito! È… è un lupo mannaro!- A quello parole i compagni si fermarono, pensando che fosse tutto uno scherzo molto divertente e non volendo perdere l’occasione di prendere in giro per l’ennesima volta quel ragazzino così strambo, iniziarono a danzare attorno al piccolo Remus attaccando una cantilena: -Mostro! Mostro! Mostro, mostro, mostro! - Qualcuno prese ad ululare forte, la vittima ora appariva molto turbata. -Smettetela! Non siete divertenti!  Basta! - protestò la bambina, vedendo che gli occhi dell’amico erano diventati improvvisamente lucidi -Mostro! Mostro! Mostro, mostro, mostro! -Le facce ridenti dei compagni gli vorticavano attorno, le bocche che scandivano implacabili quella maledizione che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita -Mostro! Mostro! Mostro, mostro, mostro! - la testa prese a girargli -Ahuuuuuu- quel suono penetrante lo colpì come uno schiaffo. Cadde a terra. I compagni tacquero. Improvvisamente iniziò a piovere e tutti corsero dentro, tutti tranne Rose. Questa gli si avvicinò cautamente -Va tutto bene…- disse con voce incerta -scherzano… tutto qui!-continuò abbozzando un sorriso, Remus alzò il volto -No. Hanno ragione.- i capelli fradici appiccicati al viso, lo sguardo sconvolto e la bocca piegata in una strana smorfia gli conferivano un’ aria folle -Lo sono… Sono un m-mostro-la bambina lo guardò, guardò il suo volto deformato dalla frustrazione, guardò i suoi occhi cerchiati scuri scuri e improvvisamente gli credette: per la prima volta nella sua vita si trovava di fronte ad un mostro, proprio come quelli dei libri che la madre gli leggeva prima di rimboccarle le coperte. Ora però non si trovava al sicuro nel suo lettino, dove sentiva che niente poteva farle del male; era fuori al freddo e pensò che se non avesse corso abbastanza in fretta il suo amico… anzi no, quello non era il suo amico; pensò che se non avesse corso abbastanza in fretta il lupo cattivo l’avrebbe divorata in un sol boccone. -Ros…- non lasciò che quell’essere orribile finisse di pronunciare  il suo nome: scattò verso l’entrata pensando che l’avrebbe subito detto ai grandi. Avrebbe svelato  a tutti chi era (anzi meglio cos’era) in realtà Remus Lupin. E i grandi l’avrebbero punito, l’avrebbero mandato lontano lontano da lei e la notte si sarebbe i nuovo sentita al sicuro nel suo lettino.
Il mostro giaceva inerme nel fango, scosso dai singhiozzi -N-n-non andare…-  disse solamente e la pioggia lavò via le lacrime amare dal suo volto di bambino, troppo simile a quello di un vecchio per il troppo dolore.
-15 ANNI DOPO-
In un elegante studio, un insolito individuo con una lunga barba e gli occhiali a mezzaluna calati su un naso piuttosto lungo è intento ad ascoltare le parole dell’ uomo che gli sta di fronte : un essere alto e asciutto,  con una vistosa cicatrice sul viso . Fino pochi attimi prima i suoi occhi erano accesi di passione, della scintilla rilevabile negli insegnanti alle prime armi che ancora credono in ciò che fanno,  ora però la sua voce non suona più tanto fiduciosa -so che non… insomma io… non mi aspetto di ottenere questo posto… non si preoccupi ormai… mi ci sono abituato.- il suo originale interlocutore  (evidentemente doveva trattarsi del preside) camminava avanti e indietro sul posto con un espressione indecifrabile dipinta sul volto, finalmente dopo diversi minuti si fermò e squadrò il giovane con aria sorpresa -Sono proprio curioso di sapere perché non dovrei assumerla Signor Lupin! Se pensa che io stia commettendo un errore affidandole questo ruolo, la prego di avvertirmi.- Il neoprofessore era boccheggiante dalla sorpresa e dall’euforia -Ma… io credevo che… l’ha capito bene cosa sono preside?- Certo che ho capito chi mi trovo davanti. Sta forse insinuando che non sono capace di guardare oltre la punta del mio naso? - Certamente no, non mi permetterei mai! - Bene, perché per quanto lunga possa essere la mia appendice nasale io vedo benissimo oltre di essa. Comincerà domani professor R.J. Lupin.- Aldilà delle aspettative di Remus, dopo tanti anni la bocca gli si aprì in un sorriso.
-6 ANNI DOPO-
In infermeria giace un ragazzo con una grossa ferita, perde molto, troppo sangue. Attorno a lui si stringono i suoi familiari e la sua fidanzata, insieme a Remus e una ragazza dall’aria infelice ed irritata:
-Visto?-fece una voce nervosa. Tonks guardava torva Lupin. -Lei vuole sposarlo lo stesso, anche se è stato morso! Non le importa! - è diverso- ribattè Lupin, muovendo appena le labbra, d'un tratto agitato. -Bill non sarà un vero lupo mannaro. I casi son completamente...-Ma anche a me non importa, non m'importa!- esclamò Tonks, scuotendo Lupin per la veste. -Te l'ho detto un milione di volte...-E il significato del Patronus di Tonks e dei suoi capelli color topo, e la ragione per cui era venuta di corsa a cercare Silente quando aveva sentito dire che qualcuno era stato aggredito da Greyback, tutto all'improvviso fu chiaro ad Harry: non era di Sirius che Tonks era innamorata, allora...-e io ti ho detto un milione di volte -replicò Lupin, rifiutandosi di guardarla -che sono troppo vecchio per te, troppo povero...troppo pericoloso...-Ho sempre pensato che la tua sia una posizione ridicola, Remus-intervenne la signora Weasley da sopra la spalla di Fleur, senza smettere di darle pacche sulla schiena. -Niente affatto-ribadì Lupin con fermezza-Tonks merita uno giovane e sano-.
 Detto questo si diresse a grandi passi fuori  dall’infermeria: era stanco, stanco e arrabbiato con quella testarda che proprio non voleva capire l’assurdità del suo sentimento. Una stupida e un’incosciente. Ecco cosa pensava di lei. Ma questa non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere e lo seguì; senza che Remus , perso nelle sue riflessioni, se ne accorgesse. Ad un certo punto però quest’ultimo si arrestò, era arrivato nelle vicinanze del platano picchiatore. Gli balenò nella mente il ricordo di 3 anni prima , quando aveva rischiato di uccidere il suo migliore amico. Nemmeno lui, nemmeno Sirius era rimasto. Tutte le persone che l’avevano amato, tutti quelli che l’avevano visto solo come una persona, loro che non avevano mai riconosciuto il mostro in lui se ne erano andati. Tutti. Uno dopo l’atro. James, Sirius e ora Silente. Morti . Adesso era solo per sempre. Una mano venne poggiata sulla sua spalla , distogliendolo bruscamente dai suoi pensieri , la voce di Tonks risuonò chiara e sicura: -Io ti amo. Perché non vuoi capirlo?- la risposta dell’uomo era invece carica di rabbia -NO!  No non lo posso capire! Non voglio capire come tu possa amare un mostro!- la ragazza tentò di ribattere-tu non..- ma fu subito interrotta -Non dirlo! Non mentirmi e non mentire a te stessa! Non sai chi sono veramente. Tu non puoi sapere cosa sono davvero. Sei in pericolo con me, non dovresti stare qui. - Ninfadora lo guardò e nei suoi occhi non vide mostruosità ma solo tanta paura e dolore. Gli si avvicinò, gli sfiorò il viso, proprio dove c’era la cicatrice. A quel tocco il mostro si addormentò per sempre e l’uomo cadde a terra. Proprio come nel giorno peggiore della sua vita, quando da bambino si era raggomitolato sul prato del cortile, distrutto dal mondo, con accanto una bambina che se n’era andata, lasciandolo solo; ora Remus si trovava in ginocchio sulla terra fredda, distrutto dal mondo, con accanto una donna. Proprio come tanti anni prima pianse insieme al cielo, alzò lo sguardo, ma stavolta incontrò uno sguardo sicuro, senza ombra di paura. Con voce rotta disse solamente: -R-resta con me.-
-1 ANNO DOPO-
Ovunque c’è un frastuono terribile , pianti, grida e corpi a terra. Ad Hogwarts si sta combattendo. L’unico luogo dove non regna il caos è la Sala Grande: qui dove i caduti sono disposti sulle tavolate aleggia un silenzio surreale, insostenibile, quasi peggio  delle grida che provengono dall’esterno.  Le madri piangono i figli silenziosamente, non hanno più la forza di urlare. In fondo alla sala ci sono due persone adagiate sul legno: una donna con gli occhi grandi e un uomo con una cicatrice sul volto, talmente vicini che le loro lacrime si sono confuse,  le mani intrecciate di fronte alla morte.
Infine eccoli lì, distesi immobili Ninfadora Tonks e Remus Lupin…
Remus pensa che non è più solo.
Ninfadora pensa che ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta nonostante tutto

A restare con lui.
  
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