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Autore: Fauna96    19/12/2012    6 recensioni
Lizzie e sua sorella si trasferiscono a Berkeley, California, ospiti di loro cugino Frank..... Prima ff in questo fandom, siate clementi!!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giugno 1988
23 And now we’ll never part


Le pareti della scuola iniziarono a essere coperte dai volantini del ballo annuale, in cui si invitava a partecipare e a “non mancare all’evento più importante dell’anno!” Certo, come no.
Non ero mai andata a un ballo negli anni passati, nella mia vecchia scuola, e non avevo certo intenzione di iniziare ora, anche perché dubitavo molto che Billie mi avrebbe invitata. Ma ve lo immaginate tutto elegante che mi chiede di ballare un lento? E poi, giudicava i balli scolastici come la più grande scempiaggine mai concepita, e io con lui.
Perciò mi aspettavo di passare quella sera come ogni altro sabato sera, ovvero a cazzeggiare al Rod’s; immaginatevi un po’ la mia sorpresa quando Billie mi chiese, mentre camminavamo per i corridoi: - Ma... tu pensi che non mi faranno entrare al ballo se non ho lo smoking? -.
Lo fissai attonita. – Perché? -.
- Be’, perché ci vado. -.
Sgranai gli occhi. “Billie Joe Armstrong” e “ballo scolastico” erano due concetti completamente incompatibili.
- Sì, volevo dire che andiamo. Volevi che t’invitassi ufficialmente? Pensavo fosse scontato, stiamo insieme... -.
- Eh? No, non è necessario... Il punto è: andiamo al ballo? -.
- Certo... abbiamo un progettino... e poi ho i miei clienti -.
Era appena finito all’ospedale per essere finito nei guai con una banda di spacciatori e qual era la sua preoccupazione?
Notò il mio sguardo assassino e si affrettò a tentare di rassicurarmi: - Ehi, guarda che ho cambiato fornitori! -.
- E grazie! Ti hanno quasi ammazzato! E quale sarebbe il progettino? -. Non prometteva nulla di buono.
- Ah vedrai... ti diciamo poi tutti insieme a pranzo. Allora, secondo te serve o no lo smoking? -.
Annuii e gli indicai uno dei tanti manifesti su cui si leggeva “obbligatorio abito elegante”. Tipico suo non notare scritte sparpagliate dappertutto a scuola.
Sbuffò, ma la sua protesta fu troncata dalla campanella.
- Va be’, ci vediamo dopo, Little girl – mi diede un bacio veloce e se ne andò per i fatti suoi.
 
- Allora, il piano è questo: noi a un certo punto della serata saltiamo sul palco, sbattiamo giù i tizi che suonano e suoniamo noi. Semplice, no? -.
Mike e Frank annuirono entusiasti. Io lo ero un po’ meno, anche perché vedevo un po’ di falle nel piano.
- Il preside vi squarterà – prognosticai.
- Probabile – convenne Billie. – Ci squarterà, visto che ci annuncerai tu. Sei o non sei la nostra manager? -.
Come al solito, mi aveva incastrato. Tentai di protestare che non avevo la più pallida idea di cosa dire, che i prof di sorveglianza non avrebbero permesso che si svolgesse un concerto punk nella palestra della scuola, ma sarebbe stato inutile, tanto. Lo sapevo.
- Cassie viene, Mike? – si informò Tré, e alla risposta affermativa sorrise. – Bene, se porta qualche amica, mi farà felice –.
Oh sì, perché finalmente Cassie e Mike si erano messi insieme! Oserei dire che insieme erano perfetti, formavano davvero una coppia adorabile. Avevo fatto amicizia con Cassie, e avevo scoperto che era davvero gentile e simpatica e, al contrario di Mike, chiacchierona. Insomma, si completavano a vicenda.
- Cassie non viene a scuola qui – obiettai. – In teoria... non potrebbe partecipare, no? –
- Oh figurati – commentò Eva. – Possono venire cani e porci, non se ne accorgono mica... pensa che a volte viene anche Matt e non gli dicono niente! -.
Alla faccia della sorveglianza... ce ne voleva per scambiare Matt per un liceale!
Alla fine del pranzo, il piano diabolico dei Green Day era pronto. Più o meno. Ok, diciamo che si basava molto sull’improvvisazione, come ogni concerto che si rispetti, dopotutto. Non avevano ancora deciso cosa suonare, ma non dubitavo che ci avrebbero dato dentro.
Avevo lezione di storia con Billie, ma mi fu subito chiaro che non sarei riuscita ad ascoltare una parola. Ci provai, a prendere appunti, ma la lezione era davvero soporifera.
- Ma ti interessa sul serio questa roba? – mi sussurrò Billie all’orecchio.
- No, per niente – ammisi. – Mi sto addormentando. Tu hai qualcosa di più interessante da propormi? -.
- Io sono interessante, Little girl. Non c’è bisogno di trovare qualcos’altro – ridacchiò.
- Siamo modesti oggi, eh? -.
Sogghignò. – Te l’ho detto che ho letto il tuo libro? -.
- Il giovane Holden? – chiesi piacevolmente stupita.
- Sì... e mi piace, sai? Io non è che abbia mai letto molto però... quella storia ha qualcosa... be’ mi ha preso -.
Sorrisi. – A me il protagonista ricorda un po’ te... ecco perché te l’ho prestato. Comunque... a quanto pare ti sto culturizzando. -.
- Io invece ti porto sulla cattiva strada...-.
Non aveva neanche finito di dirlo che il prof ci riprese: - Il signor Armstrong e la signorina Brooks sarebbero così gentili da ascoltare quello che sto dicendo e smetterla di chiacchierare? -.
- Se lei ci offre una spiegazione più interessante, volentieri – fu la risposta di Billie.
- Direi che un’ora di detenzione le farà bene, Armstrong – sentenziò il prof. – E anche per la sua compagna di banco -.
Billie aprì la bocca per ribattere, stavolta incazzato, ma gli posai la mano sul braccio bloccandolo. – Bill, lascia stare. Non morirò per un’ora di punizione – sussurrai.
Mi lanciò uno sguardo penetrante. – Non mi va che finisci nei guai per colpa mia -.
Mi strinsi nelle spalle. – Be’, dopo aver affrontato una banda di pazzoidi, potrò ben sopportare un pomeriggio a scuola -.
 
Devo ammettere che prima di quel giorno non avevo mai passato un’ora di punizione, quindi non avevo la più pallida idea di che cosa consistesse.
In realtà, non facemmo niente, nel vero senso della parola: eravamo lì, seduti ai banchi, “sorvegliati” da un prof annoiato che leggeva il giornale e che ogni tanto ci diceva di non fare chiasso.
Gli altri ragazzi erano vecchie conoscenze di Billie, tutti incontrati in altre ore di detenzione. Uno di loro, un certo Joshua, disegnava molto bene e ci divertì con le sue caricature dei professori sui banchi. Poi mi fecero incidere il mio nome sul legno, una vecchia tradizione, dissero; non mi stupii di vedere campeggiare all’inizio della colonna Billie Joe Armstrong, Mike Pritchard e Tré Cool.
L’ora alla fin fine si concluse abbastanza velocemente e quando uscimmo, il sole era ancora alto nel cielo.
Billie mi prese per mano. – Vieni con me -.
- Ma... Mike e Frank? – chiesi.
- Tré è al lavoro, ricordi? E Mike penso uscisse con Cassie e gli avevo detto di non aspettarci -.
- D’accordo, ma dov’è che andiamo? -.
Sorrise appena. – A casa mia -.
 
Non ero mai stata a casa di Billie, né avevo idea di dove fosse.
Non era lontana dalla scuola: una casetta più piccola di quella degli zii, e più vecchie, ma comunque graziosa e ordinata.
Billie estrasse le chiavi e aprì la porta, mentre io venivo assalita da un improvviso senso di panico. Non avevo mai incontrato la famiglia di Billie, a parte suo fratello Eric, ed era stato un secolo prima. Temevo anche un po’ di trovarmi davanti il famigerato patrigno. Il problema, con mio sollievo, non si pose, perché la casa era completamente silenziosa e deserta.
La camera di Billie era piccola e strabordante di dischi, impilati dappertutto: sul pavimento, sugli scaffali, sulla scrivania... I vestiti formavano una montagnola su una sedia, mentre sul letto sfatto troneggiavano fogli e quaderni scribacchiati e Blue.
Billie tossicchiò e si fece da parte per lasciarmi entrare. Mi guardai intorno incuriosita, mentre lui mi osservava ansioso. Mi avvicinai alla parete di fianco al letto; c’erano attaccati altri fogli con note, stralci di canzoni e una foto di lui, Mike e Tré che probabilmente risaliva a qualche anno prima: dovevano avere dodici o tredici anni e stavano suonando. Con sorpresa, mi resi conto che era stata scattata nel salotto di casa Wright. Mi intenerì nel vederli cosi... piccoli e diversi dai ragazzi che conoscevo.
- Ah sì – fece Billie avvicinandosi. – Quella ce l’ha fatta tuo zio... una delle prime volte che provavamo insieme e non avevamo ancora scoperto il 7 – 11 -.
Scaraventò a terra i fogli e mi fece cenno di sedere sul letto vicino a lui, imbracciando la chitarra.
- Volevo farti sentire una cosa che ho scritto... è solo una prima versione – aggiunse prendendo un plettro.
Si schiarì la voce e pizzicò le corde.

Sitting in my room last night
Staring at the mirror
I couldn’t find a reason why
I couldn’t be near her
 
‘Cause you’re are the one that started
To make me feel this way
And every night I’m thinking
About the words you’d said
 
Pictures going through my mind
When we’re together
All these long and sleepless night
Will I ever get better?
 
Now you know how I feel
This love is forever
You make my life seem so unreal
Will I ever get better?
 
Finì di suonare e alzò il viso, guardandomi come in attesa di un mio giudizio. Io... davvero non sapevo cosa dire. Era come una lettera in cui aveva scritto tutte le sue emozioni e i suoi sentimenti... per me. Era stato completamente inaspettato.
- Tu... insomma, ti riferisci a me nella canzone? -.
- Certo! A chi altri? – posò la chitarra ai piedi del letto. – L’ho scritta quando mi sono comportato da idiota... cioè, un po’ di tempo dopo. Quando mi sono reso conto che non ce la facevo senza di te e sentivo veramente il bisogno di starti vicino. Che coglione, eh? Non avevo neanche le palle per dartela e ammettere la mia grandissima cretinaggine. -.
- Billie, io... è la prima volta che mi scrivono una canzone. Grazie, davvero -. Grazie di avermi aperto il tuo cuore ed avermi fatto entrare. Grazie di essere qui con me.
Senza riuscire a resistere, gli buttai le braccia al collo stringendolo forte. Affondò il viso nei miei capelli, poi mi alzò il voltò e mi baciò con forza.
Strinsi la presa sulla sua maglia mentre sentivo il cuore battere furiosamente.
Non capivo più niente; mi ritrovai improvvisamente con la schiena sul materasso, Billie sopra di me e le sue dita che si insinuavano sotto la mia maglietta.
Sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale e mi staccai appena da lui. Billie aprì gli occhi e mi fissò esitante.
- Io... – farfugliai. – Scusa... non volevo ma... non è che abbia molta esperienza... -. Oddio, stavo veramente balbettando.
Un sorriso pieno di tenerezza gli illuminò il viso. – Sta’ tranquilla, Little girl. E’ normale... e non sei obbligata, se non vuoi... -.
- No. – deglutii. – Mi fido di te -. Nonostante la paura, poche volte mi ero sentita così sicura in vita mia.
Mi fece una carezza sulla guancia, poi alzò i lembi della maglietta e me la sfilò delicatamente.
Mi sentii morire quando anche lui restò a torso nudo. Era... bellissimo e io non ero certo alla sua altezza. E se mi avesse trovato ridicola o brutta? Senza dubbio, era stato con centinaia di ragazze in precedenza, tutte sicuramente più belle ed esperte di me.
Mi guardò negli occhi, serio, poi si chinò piano su di me, posando le labbra sulla mia gola, mentre io intrecciavo le dita tra i suoi capelli.
Presto, tutti i miei dubbi scomparvero, così come i nostri abiti, e rimanemmo solo lui e io, ilo suo respiro sulle labbra, le mani che si intrecciavano, la pelle contro la pelle... Quel pomeriggio di giugno ci amammo fino in fondo, diventando una cosa sola.
 
Billie posava il capo sul mio seno e un braccio sul mio ventre; io avevo la guancia sui suoi capelli e gli cingevo il collo.
Nella stanza regnava un silenzio assoluto, fatta eccezione per i nostri respiri.
Sbirciai il viso di Billie: aveva gli occhi chiusi e un’espressione di totale beatitudine. Pensavo si fosse addormentato, ma improvvisamente aprì le palpebre e mi fece un sorriso per metà dolce e per metà beffardo.
- Sei stata molta brava, sai? -.
- Billie! – protestai sentendo le guance andare a fuoco.
- E’ la verità! – rise lui, alzandosi e stampandomi un bacio sulle labbra.
Si sentì il rumore inequivocabile di una porta che si apriva e poi si richiudeva.
Billie voltò il capo stupito, mentre io all’improvviso realizzai con notevole in ritardo che ero nuda nel suo letto e che sicuramente era anche tardissimo.
- Probabilmente è mia sorella – stava dicendo Billie, ma io lo interruppi: - Porca merda! Devo tornare a casa! Mi faranno un cazziatone! -.
Balzai giù dal letto cercando freneticamente i miei vestiti.
Lui intanto mi fissava con un sorrisetto divertito mentre si infilava i jeans; cosa ci trovasse da ridere avrei tanto voluto saperlo.
Scendemmo in fretta giù per le scale e quando eravamo all’ingresso, si sentì una voce femminile: - Billie, sei tu? -.
Comparve una ragazza sulla ventina dai lunghi capelli castani che assomigliava molto a Billie.
- Stai uscendo? – chiese guardandomi sorpresa.
- Sì... la accompagno a casa. A proposito... Anne, Lizzie la mia ragazza. Lizzie, mia sorella Anne -.
Anne sorrise e mi strinse la mano, mentre io avrei voluto sparire per l’imbarazzo. Insomma, non è che ci volesse un gran genio per capire cosa avevamo combinato, ma lei non sembrava turbata, piuttosto piacevolmente stupita. E be’, sinceramente, ero anche molto contenta per come mi aveva presentato Billie... la sua ragazza... insomma, non l’avevo mai detto prima e mi aveva davvero fatto piacere.
Lo trascinai fino a casa Wright, perché evidentemente aveva deciso di camminare il più lentamente possibile.
Davanti al giardino, Billie mi strinse in un abbraccio soffocante. Io sentivo due paroline premere per uscire... gliele dissi in soffio. – Ti amo -.
La stretta si fece ancora più serrata. – Lo stesso, Little girl. Lo stesso -.
 
Quando entrai in casa, trovai una scenetta piuttosto comica: Frank era stravaccato sul divano con un sacchetto di patatine in mano, e cercava di guardare la televisione; lo circondavano mia madre e Maggie, evidentemente in ansia.
Al mio ingresso, Tré si girò e mi indicò con un gesto plateale. – Ecco, visto? E’ tornata sulle sue gambe e pure in orario. Ora, per favore, vorrei riuscire a guardarmi I Simpson -. Fece un gesto che significava chiaramente “fuori dai piedi”, e le attenzioni delle due si spostarono su di me.
- Lizzie! Dove sei stata? Eravamo preoccupate! – gridò mamma.
- Oh, io... be’ ho fatto un giro -.
Diciamo nell’ultima parte della giornata. E anche per andare da Billie avevo camminato, sinceramente.
- Dalle tre di oggi pomeriggio? – fece Maggie polemica.
- Be’, no... mi sono fermata a scuola... in punizione – ammisi.
Insomma, mi toccò spiegare quasi tutta la faccenda e mi beccai una bella ramanzina. Uffa, mamma non era mai stata così ansiosa: era diventata così dopo l’incidente; però, visto che alla fin fine il coprifuoco non era stato sgarrato ed ero perfettamente in salute, come aveva fatto notare Frank, non mi sembrava il caso di tirarla per le lunghe.
Cercai piuttosto inutilmente di esporre le mie ragioni, ma venni ignorata, ovviamente. Fortunatamente, mio cugino distolse un momento l’attenzione da Homer Simpson che faceva non so quale cazzata e mi venne in aiuto.
- Eddai, lasciatela respirare! Porco cane, tra un po’ siete peggio di quegli sbirri dell’altro giorno... Vieni qua, Lizzie, io non ho intenzione di farti la predica -.
Mi fece un cenno per invitarmi a sedere e mi offrì il sacchetto di patatine scuotendo il capo e recriminando contro la mancanza di libertà.
- Mettiti un po’ nei miei panni, Frank – intervenne mamma, ma Tré non la lasciò finire: - Uffa, una povera crista avrà il diritto di uscire con il suo ragazzo! -.
Ne nacque una lite da cui la diretta interessata (io) si tenne fuori sgranocchiando patatine e spostando lo sguardo dalla tv ai contendenti.
In verità, avevo la testa fra le nuvole... molto fra le nuvole. Sentivo ancora sulla pelle le carezze di Billie, le sue labbra morbide, i suoi tocchi delicati...
Dovevo avere un’espressione piuttosto ebete, perché Frank mi diede una gomitata. – Ehi, Liz,ti sei incantata? -.
- Oh, ehm... – farfugliai. – Scusa stavo pensando... -.
Mi lanciò un’occhiata allusiva con un sorrisetto, ma ebbe la misericordia di risparmiarmi le sue battute. Dopotutto, non dovevo scordarmi che, a dispetto delle apparenze, Frank era praticamente onnisciente.

 
Eccovi qua un bel capitolone, sia come lunghezza che come contenuti!! Ebbene sì, hanno fatto l’amore :3 Spero vi piaccia... è la prima volta che scrivo una scena del genere e spero di averlo fatto bene! Volevo che fosse una cosa tenera...ditemi!! Che ne pensate del piano malvagio dei Green Day? E... mi dispiace davvero ma... questo è il penultimo capitolo!! Già già... va be nel prossimo metterò dei bei ringraziamenti per voi tutti lettori e recensori soprattutto: franci_stellina, stefani, SheBringsThisLiberation, adri99, LastOfTheItalianGirls, lorelai_tre, itsmarithere e veru_echelon. Non smetterò mai di dirlo: GRAZIE!!
E inoltre devo ringraziare la mia meravigliosa Jeje che mi ha ispirato la scena di Tré che guarda i Simpson con le patatine e quel fantastico “porca merda” di Liz!! Allora...alla prossima:D
 
P.S: Tré (il cd) è bellissimo!! Lo adoro XD In particolare X-Kid. Voi che ne pensate?? Io dico che i nanetti hanno lavorato bene... ora se si decidessero a venire in Italia...;)
 
P.P.S: la canzone che canta Bill è The one I want. 

  
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