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Autore: Setry_USui    06/07/2007    3 recensioni
Sono passati tre anni dalla tua partenza da Tokio Sanosuke...sparisti su una piccola barchetta che ti avrebbe portato alla nave pronta a solcare il mare oltre il mondo Orientale veso chissà quale terra...Nello stesso punto e nello stesso modo qualcuno scruta l'orizzonte dal porto...non ha mai smesso di guardare la tua schiena...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La Parola “Male”

 

Dinnanzi a me il grande mare…dietro di me la caotica Tokio.

Carretti, passanti, venditori ambulanti, ronde di poliziotti, urla, litigi o saluti amichevoli…tutto il brusio della città al tramonto sfiora il mio orecchio senza raggiungerlo realmente.

Fisso dinnanzi a me la superficie dell’acqua.

Quanto sarà passato ormai? 3 anni? Sì, forse…

In questo tempo sono cambiate molte cose…la mia visuale si è fatta decisamente più alta, e finalmente posso guardare i miei nemici negli occhi.

Il mio fisico si è fatto più robusto e più slanciato…tecniche e movimenti che quando li ho appresi mi costavano una fatica immensa, ora sono così semplici e naturali.

Forse ho lasciato crescere troppo i capelli? Ultimamente i fastidiosi ciuffi mi vanno di continuo dinnanzi agli occhi, è complicato combattere se hai la visuale coperta.

Come facesse Kenshin a muoversi con disinvoltura con quella massa rossa sulle spalle per me è un mistero. Tsk…la sua chioma. Me la ricordo bene. Ho passato gli ultimi anni della mia vita a guardare la schiena di quell’uomo.

Ma ora…ora forse è giunto il momento di affiancarlo…posso farcela? Potrei combattere alla pari con lui?

Ouf…che stupido che sono…ovviamente no!

Mi lascio cadere seduto con le gambe a penzoloni nel vuoto, i miei piedi sfiorano la superficie dell’acqua. Buffo! Quella volta non arrivavano nemmeno a lambirla.

Ma da quella volta è passato tanto tempo in fondo.

Un gesto quasi istintivo…porto la mano destra dietro alle spalle e afferro la Shinai che porto legata alla schiena.

Quante ne ho cambiate negli ultimi tempi…forse un po’ troppe. Se non imparo a misurarmi è chiaro che finisco sempre con il romperle!

Forse è ora di passare alla katana. Kaoru dice di No.

Ma io in fondo non mi sento più suo allievo da tanto tempo.

Le devo molto.

Mi ha insegnato il Kenjutsu, mi ha dato modo di difendermi e di difendere chi mi sta accanto…mi ha dato una ragione per vivere.

Eh eh eh eh…

Ho capito il vero significato della scuola Kamya Kasshin solo di recente.

Sono fiero di esserne l’allievo più diretto.

Non nascondo una certa apprensione in fondo. Ora che Kaoru è rimasta in cinta tocca a me visitare le palestre vicine per fare lezione al posto suo. Ho sbuffato e protestato quando me lo ha chiesto…ma in cuor mio mi sento molto orgoglioso di ciò.

Kaoru si è sempre aspettata molto da me…e anche Kenshin…

Ho sempre avuto paura di deludere le loro aspettative…

Kenshin e Kaouru non sono gli unici che si aspettano molto da te.

Tsk…pezzo di idiota…ogni volta che vengo qui a fissare il mare mi tornano in mente le tue parole.

Fisso l’orizzonte come se mi aspettassi di vederti ricomparire da un istante all’altro.

Fisso l’orizzonte come quando sei sparito con la tua barchetta in un piccolo puntino lontano.

Fisso l’orizzonte…ma in realtà fisso la tua schiena Sanosuke Sagara.

Non riesco a trattenere un sorriso. Un semplice affondo dall’alto verso il basso diretto al mare. Punto la mia Shinai verso di te e ti sfido.

“Uhm…Yahiko-chan…” una sottile voce timida e insicura interrompe i miei pensieri…la conosco benissimo…è Tsubame.

Sospiro esasperato e le rivolgo uno sguardo adirato.

Lei capisce al volo, arrossisce e di affretta a scusarsi.

“Quando la smetterai? Lo sai che non devi chiamarmi così!” concludo seccamente riportando lo sguardo verso l’orizzonte. Per un bel po’ aveva smesso di chiamarmi con quell’appellativo. Negli ultimi tempi invece pare che le sia tornata questa fissa.

Ma non siamo più bambini Tsubame…

Lei annuisce chiedendo di nuovo scusa indi si siede vicino a me.

“I-Io…ti ho portato il tuo kimono…” esclama mostrandomi il fagotto che stringeva tra le mani.

La guardo sorpreso: “Hai già finito?”

“Era solo una piccola aggiunta…non è stato difficile…piuttosto…sei sicuro di volere andare in giro con quell’Ideogramma sulla schiena?” domanda lei apprensiva mentre mi passa la stoffa.

Apro il fagotto e stendo il Kimono scuro dinnanzi a me…lo giro per controllarne le spalle…proprio come lo volevo…

Sorrido sempre tenendo il vestito steso davanti a me: “Certo!” Rivolgo le spalle del Kimono al mare “C’è una persona che si aspetta molto da me…non posso deluderla.”

Tsubame sorride e annuisce.

La brezza marina si fa più intensa e scuote la stoffa che stringo tra le dita.

L’ideogramma e il suo significato si riflettono sulla superficie semiscura dell’acqua.

Fino a che il Sole non cala del tutto e così anche l’immagine riflessa svanisce in una parola…

Male

 

  
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