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La Parola “Male”
Dinnanzi a me il grande
mare…dietro di me la caotica Tokio.
Carretti, passanti,
venditori ambulanti, ronde di poliziotti, urla, litigi o saluti amichevoli…tutto
il brusio della città al tramonto sfiora il mio orecchio senza raggiungerlo
realmente.
Fisso dinnanzi a me la
superficie dell’acqua.
Quanto sarà passato ormai?
3 anni? Sì, forse…
In questo tempo sono
cambiate molte cose…la mia visuale si è fatta decisamente più alta, e finalmente
posso guardare i miei nemici negli occhi.
Il mio fisico si è fatto
più robusto e più slanciato…tecniche e movimenti che quando li ho appresi mi
costavano una fatica immensa, ora sono così semplici e
naturali.
Forse ho lasciato crescere
troppo i capelli? Ultimamente i fastidiosi ciuffi mi vanno di continuo dinnanzi
agli occhi, è complicato combattere se hai la visuale
coperta.
Come facesse Kenshin a
muoversi con disinvoltura con quella massa rossa sulle spalle per me è un
mistero. Tsk…la sua chioma. Me la ricordo bene. Ho passato gli ultimi anni della
mia vita a guardare la schiena di quell’uomo.
Ma ora…ora forse è giunto
il momento di affiancarlo…posso farcela? Potrei combattere alla pari con lui?
Ouf…che stupido che
sono…ovviamente no!
Mi lascio cadere seduto con
le gambe a penzoloni nel vuoto, i miei piedi sfiorano la superficie dell’acqua.
Buffo! Quella volta non arrivavano nemmeno a
lambirla.
Ma da quella volta è
passato tanto tempo in fondo.
Un gesto quasi
istintivo…porto la mano destra dietro alle spalle e afferro la Shinai che porto
legata alla schiena.
Quante ne ho cambiate negli
ultimi tempi…forse un po’ troppe. Se non imparo a misurarmi è chiaro che finisco
sempre con il romperle!
Forse è ora di passare alla
katana. Kaoru dice di No.
Ma io in fondo non mi sento
più suo allievo da tanto tempo.
Le devo
molto.
Mi ha insegnato il
Kenjutsu, mi ha dato modo di difendermi e di difendere chi mi sta accanto…mi ha
dato una ragione per vivere.
Eh eh eh
eh…
Ho capito il vero
significato della scuola Kamya Kasshin solo di
recente.
Sono fiero di esserne
l’allievo più diretto.
Non nascondo una certa
apprensione in fondo. Ora che Kaoru è rimasta in cinta tocca a me visitare le
palestre vicine per fare lezione al posto suo. Ho sbuffato e protestato quando
me lo ha chiesto…ma in cuor mio mi sento molto orgoglioso di
ciò.
Kaoru si è sempre aspettata
molto da me…e anche Kenshin…
Ho sempre avuto paura di
deludere le loro aspettative…
Kenshin e Kaouru non sono gli unici che si aspettano
molto da te.
Tsk…pezzo di idiota…ogni
volta che vengo qui a fissare il mare mi tornano in mente le tue
parole.
Fisso l’orizzonte come se
mi aspettassi di vederti ricomparire da un istante
all’altro.
Fisso l’orizzonte come
quando sei sparito con la tua barchetta in un piccolo puntino
lontano.
Fisso l’orizzonte…ma in
realtà fisso la tua schiena Sanosuke Sagara.
Non riesco a trattenere un
sorriso. Un semplice affondo dall’alto verso il basso diretto al mare. Punto la
mia Shinai verso di te e ti sfido.
“Uhm…Yahiko-chan…” una
sottile voce timida e insicura interrompe i miei pensieri…la conosco benissimo…è
Tsubame.
Sospiro esasperato e le
rivolgo uno sguardo adirato.
Lei capisce al volo,
arrossisce e di affretta a scusarsi.
“Quando la smetterai? Lo
sai che non devi chiamarmi così!” concludo seccamente riportando lo sguardo
verso l’orizzonte. Per un bel po’ aveva smesso di chiamarmi con
quell’appellativo. Negli ultimi tempi invece pare che le sia tornata questa
fissa.
Ma non siamo più bambini
Tsubame…
Lei annuisce chiedendo di
nuovo scusa indi si siede vicino a me.
“I-Io…ti ho portato il tuo
kimono…” esclama mostrandomi il fagotto che stringeva tra le
mani.
La guardo sorpreso: “Hai
già finito?”
“Era solo una piccola
aggiunta…non è stato difficile…piuttosto…sei sicuro di volere andare in giro con
quell’Ideogramma sulla schiena?” domanda lei apprensiva mentre mi passa la
stoffa.
Apro il fagotto e stendo il
Kimono scuro dinnanzi a me…lo giro per controllarne le spalle…proprio come lo
volevo…
Sorrido sempre tenendo il
vestito steso davanti a me: “Certo!” Rivolgo le spalle del Kimono al mare “C’è
una persona che si aspetta molto da me…non posso deluderla.”
Tsubame sorride e
annuisce.
La brezza marina si fa più
intensa e scuote la stoffa che stringo tra le dita.
L’ideogramma e il suo
significato si riflettono sulla superficie semiscura
dell’acqua.
Fino a che il Sole non cala
del tutto e così anche l’immagine riflessa svanisce in una
parola…
Male