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Autore: Egle    12/07/2004    24 recensioni
Un incontro casuale sulla spiaggia, la luce del tramonto che si riflette sul mare e una canzone d'amore a far da sottofondo a quella inaspettata intimità...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eternity

Eternity

 

Le tende bianche ondeggiano debolmente al soffio della brezza leggera, che penetra dalle grandi finestre aperte. La musica del pianoforte si fonde con il caldo, profondo respiro dell’oceano. Le mie dita si muovono senza sosta sui tasti bianchi e neri, sfiorandoli appena, accarezzandoli sensualmente, corteggiandoli per strappare loro melodie sempre nuove. Melodie di ricordi che appaiono così lontani, come se fossero intrappolati in un prisma di cristallo.

La sua risata, i suoi capelli scompigliati dal vento, i suoi piedi nudi, lambiti dalla spuma del mare, il suo vestito leggero, che cadeva morbido sul suo corpo, la sua mano pallida a trattenere il cappello sul capo…

E la sua voce. La sua voce che chiamava il mio nome, mentre cominciava a correre per sfuggirmi. E i nostri corpi , stretti l’uno all’altro nell’acqua tiepida della notte.

E le sue lacrime…

Stava piangendo la prima volta che la vidi … che la vidi davvero

Era seduta su uno scoglio, con un ginocchio piegato contro al petto e una gamba a penzoloni nell’acqua. Non mi accorsi subito del suo dolore. Non mi accorsi che stava piangendo.

“Tu e i tuoi fratelli contribuite al reddito familiare vendendo bibite sulla spiaggia?” dissi, pregustando già una lite furibonda con lei.

Ma lei si voltò verso di me, con le labbra lievemente dischiuse e le guance rigate di lacrime. In mano stringeva un fazzolettino, con cui si tamponò il naso. Rimanemmo un tempo indefinito a fissarci negli occhi. Io incapace di reagire a quello e lei sbigottita dal vedermi lì. Chinò lo sguardo, cercando di celare le lacrime con i lunghi capelli rossi. Mi avvicinai ancora. I piedi immersi nell’acqua fino alle caviglie e la brezza che s’insinuava sotto alla mia camicia aperta. Non sapevo che cosa dire e così mi sedetti su una sporgenza rocciosa dello scoglio accanto a lei.

“allora di chi si tratta?”  chiesi con voce scocciata.

Mi guardò come se fossi un alieno, tirando su con il naso.

“Che intendi ...”

“Mi reputo un conoscitore di donne abbastanza bravo da poter capire quando una ragazza sta piangendo per un ragazzo” ribattei, osservando la superficie del mare.

tu un conoscitore di donne?” .

La sua voce era carica di sarcasmo,le sue sopracciglia aggrottate, in un’espressione incredula.

“Sbaglio forse?”

“sì” rispose “Non si tratta di un ragazzo…”.

Il tono si era fatto di nuovo pericolosamente triste e i suoi occhi si erano nuovamente riempiti di lacrime, che tentò di nascondere per la seconda volta, scostando lo sguardo.

Credevo che non avrebbe più parlato e invece la sua voce risuonò sorprendentemente calma dopo una manciata di secondi.

“sono qui in vacanza con la mia famiglia…”

“I tuoi hanno dovuto vendere uno dei tuoi fratelli per pagare un soggiorno al mare?”

Maledette, vecchie abitudini… si voltò verso di me furente. Il suo labbro inferiore fremeva per la rabbia.

“molto divertente, Malfoy” sibilò.

Mi strinsi nelle spalle, curvando le labbra in un sorriso cattivo.

“Allora forse un po’ del lardo di tua madre…”

“questo è veramente troppo! Non so perché sto ancora a parlare con te” disse, facendosi scivolare giù dalla roccia e cominciando ad allontanarsi sulla spiaggia.

La inseguii e iniziai a camminarle accanto.

“che cosa vuoi ancora?” mi disse, scoccandomi un’occhiataccia.

“Tu cosa credi che voglia?”

“darmi fastidio? Beh ci stai riuscendo alla perfezione! Complimenti!”

Gettai la testa all’indietro scoppiando in una sonora risata.

“sagace, piccola Weasley”

Continuammo a camminare in silenzio per qualche minuto. L’acqua mi bagnava l’orlo dei pantaloni rimboccati, ma non me ne curavo. Adoravo la carezza dell’acqua sulla mia pelle.

“allora…” ripresi a parlare “che cosa ci fa la famiglia Weasley in trasferta in una località di mare?”

“secondo te che cosa possiamo essere venuti a fare qui?” ribatté, per poi mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore. Sapevo che i suoi genitori facevano parte dell’Ordine della Fenice e con la guerra che incombeva , il turismo poteva non essere l’unico motivo valido per recarsi al mare.

“E quindi chi sarebbe lui?”

“che stai blaterando?”

“il motivo per cui piangevi”

Distolse nuovamente lo sguardo, stringendo le labbra.

“perché ti interessa così tanto saperlo?”

“non ho altre distrazioni al momento” risposi.

“beh mi dispiace per te, signor Malfoy, ma io non ho intenzione di spiattellarti tutti i miei problemi solo perché tu ti senti annoiato” ribatté, aumentando l’andatura nel tentativo di seminarmi.

“andiamo, Weasley! Tua madre non è riuscita nemmeno a insegnarti un po’ di buona educazione? La tua famiglia è così patetica che…”

“Sì, hai ragione!” esplose, girandosi verso di me “la mia famiglia è patetica! Siamo poveri, okay! Siamo così poveri che devo portare i vestiti dei miei fratelli! Siamo così poveri che le nostre lenzuola sono tutte rattoppate e le cuciture mi fanno male alle dita dei piedi quando dormo. Siamo così poveri che ci siamo potuti permettere questa breve vacanza solo perché papà ha avuto una gratifica extra dal ministero…ma fino ad ora non mi importava…non mi importava…anche se siamo poveri,..”

Si coprì il viso con le mani e si mise a piangere. Rimasi ad osservarla con le mani ficcate nelle tasche dei pantaloni, finchè i singhiozzi non si acquietarono.

“meglio?” chiesi, mentre si asciugava gli angoli degli occhi con un fazzoletto.

Annuì, poco decisa.

“bene. Odio le ragazze che piagnucolano. Se ora mi vuoi dire qual è il grave motivo per cui la vita ti sembra solo un’immensa valle di lacrime…”

“perché dovrei parlarne con te?”

“perché se tu avessi qualcun altro con cui parlarne non saresti stata seduta da sola su quello scoglio poco fa” puntualizzai, chinando il capo impercettibilmente verso di lei.

Le sue guance si colorarono di un intenso color rosso, mentre la sua bocca si apriva in un disperato tentativo di ribattere qualcosa che potesse mettermi a tacere.

“forse desideravo stare un po’ da sola…e tu hai interrotto le mie riflessioni”disse alla fine, ma sapevamo entrambi che stava mentendo, comunque decisi di assecondarla.

“E quindi le tue riflessioni che cosa ti hanno fatto capire?”

“non lo so! Mi hai interrotta!” rispose, riprendendo a camminare.

“Beh almeno puoi partire dall’inizio! Perché avevi il bisogno di riflettere?”

“Non lo so” s’interruppe un attimo per voltarsi verso di me, schermandosi il viso dal sole con una mano. “perché è così importante per te saperlo?”

“Perché pensi che sia importante per me saperlo?” dissi, proseguendo verso il molo, che si allungava nel mare. Continuammo a camminare in silenzio per qualche minuto, con lo sciabordio delle onde a sovrastare il rumore dei nostri passi. I nostri respiri. Raggiungemmo il pontile e ci fermammo a fissare la vastità del mare. Il profilo chiaro di una nave si delineava sull’orizzonte. Ginny incrociò le braccia e vi depose il mento, tenendo le ciabatte con un due dita. La vidi chiudere gli occhi e udii il suo sospiro.

 


Close your eyes so you don't feel them

[chiudi gli occhi così da non sentirli]
They don't need to see you cry

[Non hanno bisogno di verderti piangere]

 

 

“sono venuta qui anche ieri sera” disse riaprendo gli occhi, ma evitando di incrociare i miei. Sembrava che parlare le costasse un’enorme fatica.

“Perché?”

“non lo so. I miei fratelli…a volte sono così invadenti” gemette piano, prima di scoccarmi un’occhiata. “tu sei figlio unico. Non puoi capire” aggiunse scuotendo il capo. “e i miei genitori. Loro sono…a volte loro…non capiscono”

“che cosa?”

Si strinse nelle spalle, imbronciando le labbra. “Sono convinti che io sia felice così come sono”

“E non lo sei?”

“chi lo è?” rispose in fretta. Voltai le spalle al sole, appoggiandomi con la schiena contro alla ringhiera, inspirando profondamente.

“Probabilmente hai ragione. Nessuno è felice per com’è. È tutta una questione di sapersi accettare”

“E tu ci riesci?” mi chiese solo dopo un attimo di esitazione.

Mi girai di nuovo verso di lei, rivolgendole il sorriso più cattivo che faceva parte del mio repertorio, ma lei non si scompose. Si limitava a guardarmi, con i lunghi capelli rossi e il vestito leggero che ondeggiavano sospinti dalla brezza estiva.

“credo di no” ammisi infine, distogliendo lo sguardo e cancellando il sorriso dalla mia faccia. Quella discussione stava prendendo una piega che mi piaceva poco. La consideravo troppo pericolosa.

“perché no?”

“e tu perché non ti accetti così come sei?” ribattei con rabbia. Lei trasalì al mio tono di voce, ma non abbassò lo sguardo.

“per un milione di motivi…perché sono…anonima…perché vengo sempre considerata come la sorella di un determinato Weasley, perché sono costretta a subire la protezione di sei ben sei fratelli più grandi, che pensano che io sia una specie di mentecatta incapace di badare a sé stessa o una ragazzina ingenua, che accetta le caramelle dagli sconosciuti, perché malgrado questa situazione non mi vada a genio e malgrado tenti di tirarmi fuori da tutto questo… i miei sforzi non valgono a molto. Lo sai qual è stato il primo commento di mamma quando ho detto che sono diventata Cercatrice per Grifondoro?”

Scossi il capo in segno di diniego, ma Ginny ormai era partita e sembrava non voler più smettere di parlare.

Ron come hai potuto permetterle di entrare a far parte della squadra! È pericoloso! Tua sorella potrebbe farsi male…capito? Non ha voluto sapere perché lo avevo fatto! Se l’è semplicemente presa con mio fratello! Io non ho bisogno di una balia! Sarò anche l’ultimogenita , ma non sono una deficiente! So badare a me stessa!”disse con enfasi.

“è così brutto che qualcuno si preoccupi per te?”

“Sì…no…è solo che a volte mi sembra che mi manchi il respiro! Ieri mi hanno fatto una scenata solo perché sono uscita a fare una passeggiata senza avvertire! Ho diciassette anni! Non sono più una bambina! E poi cosa pensavano che potessi incontrare? il lupo cattivo?”

“Non è forse successo?”

Lei gettò la testa all’indietro, ridendo.

“E suppongo che dovresti essere tu il lupo cattivo? Molto divertente…un lupo? No! Un furetto!” ribattè, sorridendomi.

“chi ti dice che io non possa farti del male? Anche i denti di un furetto possono mordere”

Lei rise ancora, riducendo gli occhi a due fessure.

“chi ti dice che io non possa farti del male?” ripetei, abbassando la voce in un sussurro e chinandomi verso di lei. La sua risata si spense nel mormorio dell’oceano, sotto di noi. Rimanemmo a fissarci per qualche istante. I nostri visi erano separati solo da una manciata di centimetri.

“non credo che tu voglia farmi del male”disse lei alla fine distogliendo lo sguardo. Il sole si stava abbassando sull’orizzonte e il cielo era infiammato dai colori caldi del tramonto.

“come puoi esserne sicura?”

Scrollò le spalle, imbronciando nuovamente le labbra come poco prima.

“se avessi voluto farmene , lo avresti già fatto! E poi non credere che sia così facile ferirmi!mi sembra di averti già dato una bella lezione!” rispose, sorridendo.

“e’ stata solo fortuna” mugugnai , arrossendo al ricordo di come mi avesse lanciato una maledizione nell’ufficio della Umbridge.

“ne sei sicuro?” disse con una nota marcata di ironia nella voce.

“se stai cercando rogne, Weasley, sei sulla strada buona per…”

“ehi! stavo solo scherzando!” m’interruppe in fretta, scostandosi dalla ringhiera e sistemandosi i capelli distrattamente. Era quasi sera e le prime stelle comparivano nel manto celeste, che si stava a poco a poco scurendo.

“devo tornare…i miei genitori saranno in pensiero”

“ma non avevi detto che non volevi essere controllata?” chiesi, rivolgendole un sorriso malevolo. Lei chinò lo sguardo, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

“E secondo te che cosa dovrei fare?”

“non lo so…perché non vieni con me?” lo dissi così rapidamente e senza pensarci che entrambi restammo a fissarci, non sapendo come reagire a quello.

“Dove?”

Mi strinsi nelle spalle, guardando un punto indeterminato davanti a me.

“Forse è una pessima idea…”cominciai, ma lei interruppe la mia frase.

“dovrei almeno avvertire”mormorò “prima che comincino a correre come pazzi sulla spiaggia gridando il mio nome a gran voce”

La guardai senza saper come rispondere. Avevo gettato lì quella proposta…non so nemmeno io il perché. E non sapevo perchè lei avesse accettato.

“v-va bene. Seguimi” le dissi, cominciando a camminare sulla spiaggia,che lentamente si stava spopolando. Gli ombrelloni venivano chiusi, gli asciugamani raccolti…

Dopo quasi dieci minuti, in cui non avevano spiccicato neppure una parola, raggiungemmo la mia villa, che si affacciava direttamente sulla spiaggia. Era completamente immersa nel buio. Feci scattare la serratura e poi accesi le luci. Era una casa in perfetto stile babbano, ma me ne importava ben poco, dato che ero l’unico occupante. Le enormi finestre aperte lasciavano entrare il leggero venticello serale e il rumore del mare.

“mettiti comoda” le dissi, sparendo in un’altra stanza e tornando poco dopo con un gufo e l’occorrente per scrivere.

Lei prese la pergamena e la piuma e scrisse poche righe.

Ho incontrato Luna e mi ha chiesto di rimanere da lei per la notte. Torno domattina. Non state in ansia. Scusate se non ho avvertito prima” lessi ad alta voce “sei brava a mentire, piccola Weasley”

“è una delle mie grandi virtù” rispose, ripiegando con cura la lettera e legandola alla zampa del gufo. Seguii i suoi gesti come ipnotizzato. Quando l’uccello spiccò il volo, sparendo nella notte, Ginny si alzò dal divano, porgendomi una mano. Guardai la sua mano senza afferrarla.

“Andiamo signor Malfoy! Dato che mi hai spinta sulla cattiva strada almeno offrimi una cena degna di questo nome”. Sorrisi, scoccando un’altra occhiata alla sua mano e poi rimettendomi in piedi.

“se credi che mi faccia vedere in giro con una pezzente come te ti sbagli” dissi, studiando con disgusto il suo semplice vestito leggero, probabilmente di seconda mano.

“ma io ho fame!” ribattè lei convinta.

Mi avviai verso la cucina, facendole cenno di seguirmi.

“Anche se mi dispiace privarti dell’unica occasione per entrare in un ristorante di lusso nella tua vita…” . Le mie parole furono interrotte da una sberla che mi appioppò sulla spalla “non intendo rovinare la mia reputazione con un essere socialmente inferiore”

“la tua reputazione! Ma non farmi ridere!” disse, bloccandosi appena dietro di me, mentre accendevo le luci della cucina. Gli elfi domestici mi avevano preparato la cena. Sapevano che non li volevo vedere in giro, sicché si erano ritirati prima del mio ritorno.

“c’è da mangiare per due” dissi, mostrandole le tante -troppe- pietanze che gli elfi avevano preparato. Ginny emise un fischio di ammirazione, guardando i piatti ricolmi di ogni genere di prelibatezza.

“quindi, cos’è che stavi dicendo riguardo alla mia reputazione?” chiesi prendendo una bottiglia di vino e dandomi da fare per stapparla.

“eh? Oh…niente! Solo che…”

“che?”

“beh…” tentennò, appoggiandosi con la schiena al ripiano e voltandosi verso di me “sì…non sei poi così popolare”

“Io non sono popolare?” chiesi, arcuando le sopracciglia, mentre il tappo si decideva a smetterla di darmi problemi.

“sì, insomma…è ovvio che tu sia popolare, ma…”

“perché è ovvio che io sia popolare?”

Lei roteò gli occhi sbuffando. “beh perché fai parte della squadra di Quidditch di Serpeverde…sei molto ricco e…”

“e?”

“non perdi occasione per metterti in mostra”

Sorrisi, facendo per afferrare un piatto per portarlo in sala da pranzo quando lei mi fermò.

“No…”

Mi girai a guardarla aspettando che proseguisse.

“Voglio dire…” bofonchiò mentre le sue guance si tingevano di un tenue color rosso “perché dobbiamo mangiare qui al chiuso? È una serata così bella…”

“cosa suggerisci?”

“ce l’hai una coperta?”

Le rivolsi un sorriso malizioso, che la fece imbarazzare maggiormente.

“Non per il motivo che pensi tu” aggiunse in fretta, distogliendo lo sguardo.

“ah no?” sussurrai, facendomi più vicino. Lei indietreggiò precipitosamente, diventando ancora più rossa in viso e aumentando il mio divertimento.

“pensa alla cena, Weasley, che io mi occupo della coperta” dissi, uscendo dalla cucina. Raggiunsi la mia camera da letto e presi un plaid dall’armadio. E con mio grande stupore mi accorsi, guardando il mio riflesso nello specchio, che stavo sorridendo. Mi fissai come se non mi fossi mai visto in vita mia. Come se la mia faccia appartenesse a uno sconosciuto. Spostai il mio sguardo sulla coperta che avevo in mano, chiedendomi che diavolo stavo facendo. Ero per caso impazzito? Io…e Ginny Weasley? Che cosa avevo in mente? Un bel picnic sulla spiaggia, il fuco acceso e dopo?

“ehi, Malfoy, sai dove posso trovare…”

Lei spuntò dalla porta reggendo un cestino con entrambe le mani. Aveva ancora i piedi scalzi e la pelle arrossata dal sole.

“c’è qualcosa che non va?” mi chiese con un filo di voce, spostando il peso del corpo da un piede all’altro.

“no” risposi, scuotendo il capo. “non c’è nulla che non vada”     

Lei sorrise, uscendo. La seguii sulla spiaggia in silenzio. La luna piena e le luci distanti della città si riflettevano sulla superficie del mare. La marea stava lentamente salendo, cancellando le orme impresse nella sabbia. Un buon odore di salsedine impregnava l’aria. Stesi la coperta e Ginny vi si accomodò sopra, cominciando a disporre i piatti.

“non riesco a vedere un accidente” dissi, sedendomi a mia volta.

“Aspetta solo un istante…”mi rispose. Riuscivo appena ad intravedere il suo profilo nella penombra. “meglio?” mi chiese dopo aver acceso una candela colorata. La sistemò nella sabbia e ne accese altre quattro, mettendole ai lati della coperta.

“molto meglio” disse, annuendo soddisfatta del risultato.

“Non mi hai ancora detto che cosa ci fai qui” mi fece presente addentando una tartina al salmone.

“che intendi dire?”

“anche la tua famiglia è venuta qui in vacanza? Credevo che i Malfoy potessero concedersi un posto molto più alla moda di questo”

“no” risposi, guardando il mare “sono qui da solo”.

Sentivo i suoi occhi puntati su di me, ma decisi di non badarvi.

“Oh…” bofonchiò “e perché sei…”

“Avevo voglia di stare un po’ da solo. E con questo l’argomento è chiuso” tagliai corto.

Ginny bevve d’un fiato un bicchiere di vino, facendo una smorfia.

“Bleah”

“Bleah?”

“è…disgustoso” disse, posando il bicchiere. “come fai a bere questa roba? Ho bevuto dello champagne babbano…una volta…al matrimonio di un cugino di mia madre, ma questo è…bleah!”

“quello che tu definisci bleah costa dieci galeoni alla bottiglia”

“d-davvero? Oh…non è poi quel granché” disse con convinzione.

“da quando sei un’esperta di vini?”

“da…non lo sono, però…non mi piace. Dà alla testa!”mormorò facendosi aria con una mano e ingurgitando un’altra tartina.

“se non mi sbaglio, stavamo parlando della mia popolarità” dissi dopo un po’.

Lei mascherò un risolino con un colpo di tosse.

“mi sembra che l’argomento fosse esaurito…ti ho detto che non sei poi così popolare!”

“Io sono molto popolare”

“No che non lo sei”

“sì, invece. Soprattutto tra le ragazze”

Lei gettò la testa all’indietro, scoppiando a ridere. Il suo viso arrossato dal vino e dal sole, sfiorato appena dalla luce tenue delle candele, era incredibilmente bello.

“no che non lo sei”

“sì invece. Ho molte ammiratrici”

“e stai con Pansy Parkinson con così tante ammiratrici?” disse con aria di sufficienza. “voglio dire…” aggiunse , accorgendosi che era stata maleducata “che…”

“io non sto con Pansy” dichiarai, bevendo un altro sorso di vino.

“ah no?”

“no” confermai, votandomi  verso di lei “e tu?”

“nemmeno io sto con Pansy Parkinson” rispose lei seriamente.

“devo ammetterlo, Weasley, a volte sei quasi divertente”

Lei mi sorrise incrociando le caviglie nude l’una sull’altra.

“sei sicuro di sentirti bene? Mi hai fatto un complimento!”

“me ne sono accorto” dissi, coricandomi su un fianco e reggendomi la testa con la mano chiusa a pugno. “non hai ancora risposto alla mia domanda”

“i-io…non sto con nessuno” ammise in un sussurro.

“ancora innamorata di Potter?” le chiesi a bruciapelo.

Lei si girò verso di me con un’espressione tra l’arrabbiato e il sorpreso. “non sono mai stata innamorata di Harry” disse piano, scandendo ogni parola “lui…mi piaceva moltissimo,ma poi ho capito che…”

“non era il tipo giusto”

“sì, una specie…non lo so. Mi è passata e basta. Io gli voglio bene…e molto, ma…non mi sembra così speciale”

“attenta Weasley, potrei usare queste parole contro di te”.

Lei rise di nuovo, stendendosi nella mia stessa posizione.

“ti piace qualcuno?”

“i-io…non…credo di no…Oddio, non posso crederci” esclamò scattando a sedere.

“che cosa?” chiesi, imitandola.

“Che ne sto parlando con te

io non posso credere che ne sto parlando con te. E che tu abbia raccontato una balla alla tua famiglia per stare con me”

“io non sto con te”ribattè lei, chinando lo sguardo.

“forse questa è una serata strana” dissi, coricandomi di nuovo con le braccia incrociate sotto alla testa come cuscino.

“forse hai ragione” ammise, alzandosi e spazzolando via dal vestito qualche briciola. “hai voglia di fare una passeggiata?” .

Mi rimisi in piedi senza rispondere e in silenzio cominciammo a camminare sul bagnasciuga. L’acqua era calda e piacevole a contatto con i piedi nudi.

“Credi che Godric Grifondoro e Salazar Serpeverde fossero amici?” mi chiese dopo qualche minuto di silenzio. Inspirai profondamente l’aria di mare, aggrottando le sopracciglia.

“Non lo so. Presumo di sì”

Lei imbronciò le labbra, assumendo un’espressione assorta.

“Ma…come possono due persone che erano amiche essere arrivati a odiarsi?”

“forse non si odiavano” risposi. Non avevo mai pensato a che rapporto potesse legare Salazar a Godric. Non me ne era mai importato granché. Lei mi guardò, aspettando che io continuassi.

“forse non si sono mai veramente odiati. Forse avevano semplicemente una visione della vita diversa. O forse le cose sono sfuggite di mano ad entrambi”

Camminammo in silenzio fino a raggiungere dei bassi scogli che si allungavano nel mare. La luna era alta nel cielo. I rumori della città venivano trasportati dal vento, soffocati quasi interamente dal gorgoglio dell’oceano.

“Ti sei mai innamorato?” . La voce di Ginny ruppe quel momento di stasi, risuonando limpida e cristallina nella notte.

Mi voltai verso di lei per capire se stesse scherzando o se la sua domanda fosse piena di ironia, che non avevo colto dal tono della sua voce. Ma non vidi né derisione né sarcasmo nell’espressione del suo viso. Mi guardava aspettando che rispondessi alla sua domanda, come se mi avesse appena chiesto che ora fosse.

“E tu?”

“perché fai così?”

“così come?”

“tu puoi fare domande su domande…e io ti ho già spiattellato cosa penso dei miei genitori, dei miei fratelli e di Harry Potter, mentre tu mi hai solo detto che sei qui da solo e che non stai con Pansy! Non ti sembra ingiusto?”

“Vuoi parlare di giustizia con un Malfoy? Non credi che possiamo avere parametri molto differenti riguardo questo argomento?”

“io non voglio parlarne con un Malfoy! Voglio parlarne con te!”

“e perché vuoi parlarne con me?”

Lei mi si parò davanti puntandomi con un dito “visto? l’hai fatto di nuovo! Ti avevo messo alle strette e tu hai glissato per la milionesima volta!”

“si può sapere che diavolo vuoi da me?”

“voglio che tu risponda alla mia domanda! Ti sei mai innamorato?”

“Non penserai davvero che…”

“Non mi schioderò di qui finché non mi darai una risposta soddisfacente!” mi minacciò mettendosi le mani sui fianchi.

“fa’ come ti pare” ringhiai, superandola senza degnarla di uno sguardo, ma improvvisamente mi sentii molto più…umido. Mi girai verso di lei, scoccandole un’occhiataccia. “mi hai schizzato!” sibilai.

Lei imbronciò le labbra, scrollando le spalle.

“davvero?” disse, calciando nuovamente l’acqua e bagnandomi i pantaloni e la camicia. “oh intendevi dire così?” mi chiese, con un’espressione falsamente innocente.

“Weasley”

“perché se era così posso farlo ancora” continuò dando un altro calcio all’acqua e bagnandomi ancora di più.

“questa la paghi” dissi, scattando verso di lei. Ginny si mise a correre a sua volta, ma io la raggiunsi velocemente. L’afferrai per la vita e la trascinai nel mare. Lei si divincolava tra le mie braccia, continuando a ridere. I suoi capelli mi solleticavano il viso e le sue mani cercavano di farmi mollare la presa. Mi pestò un piede e mi diede una spinta abbastanza forte da farmi cadere all’indietro. Quando riemersi mi accorsi che ci eravamo allontanati di parecchi metri dalla spiaggia. Mi scostai i capelli dagli occhi rivolgendole un sorriso cattivo. Ero pur sempre un Malfoy e non potevo non vendicarmi.

“Draco no” rise, indietreggiando di qualche passo e tendendo le braccia in avanti per tenermi a distanza. “Draco noooo” urlò mentre le circondavo la vita con le braccia e la trascinavo sott’acqua. Ormai eravamo fradici. Ginny si rimise in piedi sputacchiando e togliendosi i capelli dalla faccia.

“sei un maledetto” mi disse, sbattendo le palpebre per il bruciore procurato dal sale.

“L’hai scoperto solo ora, Weasley?” sogghignai, cacciandole la testa sott’acqua.

“hai intenzione di affogarmi?” urlò, appoggiandosi a me. Io la sorressi per la vita. L’acqua le lambiva il mento.

“Non dirmi che non sai nuotare”

“sì, sì che so nuotare! È solo che non mi piace…nuotare dove non tocco con i piedi”

Scoppiai a ridere, tirandola verso di me. “Ecco il punto debole della piccola Weasley! Cosa mi stavi dicendo prima? Che non pensavi che io voglia farti del male?” dissi, indietreggiando ancora. Lei si aggrappò alle mie spalle, respirando affannosamente. Sentivo i suoi piedi sfiorare i miei polpacci e le sue dita conficcarsi nella mia pelle. Il suo corpo era teso e irrigidito dalla paura. “e se io ti mollassi qui? Saresti in grado di tornare dove tocchi?” risi, allontanandomi maggiormente dalla riva, senza lasciarla andare.

“Che stai facendo?” gridò, avvinghiandosi maggiormente a me.

“mi sto divertendo!” dissi “ e questa volta ho anche risposto alla tua domanda”.

“Beh io non mi sto divertendo” mi fece presente, guardando l’acqua come se qualcosa potesse comparire improvvisamente per trasportarla sul fondo del mare.

“puoi rilassarti?”

“rilassarmi? Come posso rilassarmi se…se…” balbettò, circondandomi il collo con le braccia per paura che io mollassi la presa. Avvertivo la morbidezza del suo corpo stretto al mio. La sottigliezza della sua vita. Il profumo di sole che aveva la sua pelle. E fui preso dall’impulso di baciarla. Le sue labbra dischiuse erano così vicino alle mie. Il suo viso così vicino al mio. I suoi occhi si spostarono dalla superficie del mare fino a incontrare i miei.

“Draco” mormorò con un filo di voce, facendomi rabbrividire. Spostai le mani sulla sua schiena, accarezzando piano ogni centimetro della sua pelle. Il respiro di Ginny si faceva sempre più rapido, proprio come il mio.  Lei si chinò verso di me, quando una strana fluorescenza attrasse la mia attenzione.

“Ginny”. Il tono della mia voce la impietrì. “E’ meglio tornare a riva” dissi in fretta riprendendo a camminare.

“c-che cosa sono?” balbettò con la voce carica di paura, indicando con un cenno del capo quello che avevo visto poco prima.

“meduse, credo. non sono molto pericolose, ma non ho voglia di sorbirmi i tuoi urli se una dovesse per caso sfiorarti.

“di piuttosto che tu hai paura!” disse lei, voltandosi di nuovo per guardarmi in faccia.

“Io non ho paura!”

“sì invece”

“d’accordo” risposi, aprendo le braccia e mollandola in acqua.

Lei lanciò un grido, ma si accorse che il livello dell’acqua le arrivava appena sopra ai gomiti.

“paura?” le chiesi beffardo.

Lei si voltò verso la riva e cominciò a camminare a testa bassa, senza rispondermi.

“ehi Weasley, ti sei arrabbiata?” gridai, rincorrendola, ma lei si girò e mi diede una spinta così velocemente, da non poter far altro che cadere nuovamente nell’acqua.

“e’ troppo facile” rise, raggiungendo in fretta la spiaggia.

Mi rimisi in piedi e cominciai a correre verso di lei. Ginny tentava di sfuggirmi. Le sue risate risuonavano cristalline nella calda aria della sera. Quando la raggiunsi, la bloccai con le braccia dietro alla schiena. Lei rideva così forte da non riuscire nemmeno a parlare.

“Credevi di poterti prendere gioco di un Malfoy così facilmente?” le dissi in tono cattivo.

Il suo corpo venne attraversato da un altro eccesso di risa. Eravamo entrambi completamente bagnati. Ed eravamo di nuovo troppo vicini. Così vicini che il mio cervello sembrò incepparsi. Sentivo la morbidezza della sua pelle attraverso la stoffa leggera del vestito, il suo profumo che sapeva di sole e di estate…

“non credevo che fossi così divertente…” bofonchiò tra una risata e l’altra.

Ma io non stavo ridendo…non più. Lei alzò lo sguardo e il sorriso le si paralizzò sulla faccia quando i suoi occhi incontrarono i miei.

“c-che cosa c’è?” chiese con un filo di voce.

Un brivido scosse il suo corpo, mentre io l’attiravo contro di me. Riuscivo appena a intravedere il suo viso, accarezzato dai pallidi raggi lunari e dalle tenui luci della città lontana.

Il mare lambiva i nostri piedi, immersi nella sabbia, portando profumi di luoghi lontani.

Era tutto così…meraviglioso. Mai in vita mia avevo provato un tal rapimento…

Mi chinai verso di lei e accostai il mio viso al suo fino a sfiorare le sue labbra con le mie. La sentii trattenere il respiro. I nostri occhi erano ancora fissi gli uni negli altri.

Mi ritrassi lentamente, senza liberarla dal mio abbraccio. Le sue guance si colorarono di un rosso intenso.

Le mie mani lasciarono i suoi polsi, risalendo piano la curva delle braccia fino a raggiungere le spalle. Ginny rabbrividì. Percepivo il calore della sua pelle attraverso il vestito. Raggiunsi il suo collo e lo accarezzai piano, per poi spostarmi sulle sue guance e scendere di nuovo, lungo le spalle fino alla sua vita sottile. Lei abbassò lo sguardo, ma io la costrinsi a guardarmi di nuovo, sollevandole il mento con due dita. Mi sporsi verso di lei e la baciai, cercando la sua lingua con la mia. Avvertivo le sue mani appoggiarsi alla mia schiena e questa volta fui io a rabbrividire.

Feci aderire il suo corpo al mio, stringendoci maggiormente. Le mie mani si fecero più ardite. Spostandole il vestito e scoprendo una sua spalla candida, scesi a baciare la sua pelle, assaporando il gusto salato dell’acqua di mare. Era tutto così nuovo…così sensuale.

Ginevra, sto baciando Ginevra Weasley. Fu un pensiero fugace che mi attraversò la mente, ma in quel momento non mi sembrava così poco plausibile. Non sapevo con esattezza perché o come avevamo cominciato a baciarci…forse era davvero una serata strana. Forse sono le situazioni meno probabili a essere quelle più…vere. Le sue mani si spostarono piano sul mio petto, , infilandosi sotto alla mia camicia completamente aperta sul davanti e strappandomi un sospiro di piacere.

“che cosa stiamo facendo?” mormorò, mentre tornavo a baciarla sulle labbra e la facevo stendere sulla spiaggia.

“non lo so” risposi fra un bacio e l’altro, prima di puntellarmi su un gomito per poterla guardare negli occhi. Le accarezzai la fronte con la punta delle dita, scostandole una ciocca di capelli bagnati. “ma se vuoi che smetta…”

Non sapevo da dove provenissero quei sentimenti…come se volessi proteggerla da me stesso. Dal male che potevo farle. Del male che il mondo intero poteva farle. Lei sostenne il mio sguardo per qualche secondo, poi avvertì la sua mano tra i miei capelli e la sua bocca di nuovo sulla mia. Le mie mani si facevano sempre più impazienti…la mia bocca avida della sua pelle, del suo sapore di buono…i nostri respiri più affannosi. Scesi a baciarle il collo quando mi accorsi che Ginny stava tremando.

“hai freddo?” le chiesi.

Lei annuì. Mi rimisi in piedi malvolentieri, portandola con me, e la baciai ancora per qualche minuto, prima di iniziare a camminare verso la mia villa. Le circondai le spalle con un braccio e lei appoggiò la testa sul mio petto, sospirando piano.

Il rumore del mare era il solo suono a riempire il silenzio della notte.

“sarà meglio asciugarci” le dissi entrando ed accendendo le luci. La condussi verso il bagno tenendola per mano.

Presi un asciugamano e mi voltai per porgerglielo quando la vidi…il vestito aderiva al suo corpo in maniera sensuale, rivelandone la bellezza che fino ad allora non avevo mai notato. Ginny Weasley era bella. Era bellissima. E in quel momento decisi che doveva essere mia. Non mi importava nulla del resto del mondo. Dell’essere io Serpeverde e discendente di una famiglia di Mangiamorte, mentre lei Grifondoro e seguace di Silente…di dover essere nemici o rivali…di doverci odiare. A dispetto di tutto non riuscivo ad odiarla, come non riuscivo a non provare quel calore intenso che avvolgeva ogni minima parte del mio essere. Rimasi immobile a guardarla, con la gola improvvisamente arida e secca. Lei prese l’asciugamano e si tamponò i lunghi capelli rossi, anche se ormai erano solo umidi.

“non avresti una maglietta da prestarmi? Questo è tutto bagnato e…” s’interruppe accorgendosi del mio rapimento. Arrossì violentemente, incrociando le braccia sul petto.

Il mio corpo agì, governato da una volontà propria. Vidi la mia mano allungarsi verso di lei e toglierle delicatamente l’asciugamano dalle mani. Ginny mi osservava con gli occhi sbarrati. L’attirai contro di me e la baciai, riversando in quel bacio tutto me stesso, cercando il suo corpo con il mio, desiderando solo farla mia, come desideravo essere suo. Indietreggiammo fino a raggiungere la camera da letto inondata dalla tenue luce lunare, senza smettere di baciarci. Feci scivolare le mie mani dalle sue spalle lungo le sue braccia, facendo cadere il suo vestito a terra. Lei fece lo stesso con la mia camicia.

La baciai ancora e ancora, accarezzando piano la sua pelle e alla fine fui perduto.

Mi persi nella sua dolcezza. Nei suoi gemiti di piacere. Nelle tremito incontrollato del suo corpo. Nel dolce suono della sua voce mentre pronunciava il mio nome, come nessun altro mai prima di allora l’aveva mai pronunciato. Nella morbidezza del suo corpo. Nel tepore delle sue braccia. Nella delicatezza del tocco delle sue mani. Nella sensualità del suo corpo nudo, abbracciato al mio. Nelle sue labbra che si posavano leggere come il battito d’ali di una farfalla sulla mia fronte, quando sfinito abbandonavo il capo sul suo petto.

L’aurora ci sorprese così, stretti l’uno all’altra, con il rumore del mare che riempiva la stanza e le tende bianche che ondeggiavano sospinte da una leggera brezza.

Mi sollevai dal corpo di Ginny cautamente per non svegliarla, ma mi accorsi che non stava dormendo.

“buongiorno” dissi, chinandomi a baciarla.

Ma i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime.

La guardai incapace di reagire. Lei si sciolse dal mio abbraccio e si mise a sedere, coprendosi il seno con il lenzuolo candido.

“che cosa c’è?” chiesi con un tono di voce meno duro di quanto mi aspettassi.

Lei non rispose, limitandosi a voltare il capo per tentare di nascondermi nuovamente le sue lacrime.

Le accarezzai piano la schiena nuda e lei trasalì come se l’avessi appena schiaffeggiata.

Le strinsi una spalla con forza e la obbligai a voltarsi verso di me. Le lacrime le segnavano le guance, tracciando contemporaneamente solchi profondi dentro di me. Ogni lacrima era come una stilettata in pieno petto.

“Che cosa c’è?” ripetei. La rabbia vibrava nella mia voce come la corda di un arco.

Lei tentò di rispondere, ma le parole vennero soffocate dal pianto.

“Weasley, che diavolo ti prende?”

Ginny si passò una mano sulle guance e cercò di sottrarsi dalla mia presa.

“devo tornare a casa. I miei genitori saranno in pensiero” mormorò con un filo di voce, senza incontrare il mio sguardo.

Si fasciò nel lenzuolo, evitando di guardarmi, e si alzò in piedi.

Ero…no, non arrabbiato. Semplicemente furioso con lei.

Mi frapposi tra lei e la porta così da impedirle di uscire.

“voglio che tu mi dica che cosa ti è preso stamattina”

“Niente” bofonchiò. Continuava a piangere. “voglio solo andare a casa”

“Ginny guardami” dissi fermamente.

Lei abbassò ancora di più il capo.

“Ginny, guardami, dannazione a te” sbraitai.

Con rabbia la costrinsi a guardarmi negli occhi.

Vergogna. Rimorso. Erano le uniche spiegazioni che mi venivano in mente per il suo comportamento.

“lasciami andare” mormorò, ma io non lo feci. Maledizione a me, non lo feci. Sapevo che avrei dovuto fregarmene dei sentimenti di quella sciocca ragazzina. Sapevo che quello che stavo provando era…contro la mia natura. Come sapevo che nonostante tutto le cose erano cambiate. Il mio mondo. I miei occhi….tutto era mutato, come se i miei sentimenti fossero usciti dalla crisalide in una sola notte.

“non ti lascerò andare finché non mi dirai perché stai piangendo”

Lei strinse gli occhi per impedire ad altre lacrime di cadere.

“è sbagliato” sussurrò con un filo di voce.

“cosa? cosa è sbagliato? L’aver fatto l’amore con me? È questo che è sbagliato?”

Lei annuì piano, abbassando il capo. Il suo corpo venne scosso da un singhiozzo.

“Se è sbagliato, allora perché sei venuta a letto con me?” dissi con voce dura.

“non lo so” ammise, coprendosi gli occhi con una mano, cercando contemporaneamente di non far cadere il lenzuolo.

“ieri sera non mi sembrava che pensassi che fosse sbagliato”

Lei non rispose, continuando a piangere.

“prendi la tua roba e vattene” dissi, votandole le spalle. La mia voce era risuonata fredda come una lama di ghiaccio. Udii il fruscio del lenzuolo che strisciava sul pavimento. Rimasi immobile a fissare l’oceano, mentre Ginny si rivestiva velocemente. Lo sbattere della porta dell’ingresso rimbombò nella casa vuota. E allora capii.

 

 

I can't promise I will heal you

[non posso prometterti di curarti]
But if you want to I will try

[ma voglio provarci]

 

 

Incurante di indossare soltanto i boxer, la inseguii.

Mi sentivo sciocco, stupido…un perfetto idiota, eppure niente mi sembrava più giusto in tutta la mia vita. La raggiunsi quando aveva appena superato il perimetro della mia casa. L’afferrai per un braccio e la feci voltare verso di me.

“dimmelo ancora…dimmi che è stato un errore”dissi con veemenza.

“I-io…”

“dimmi che non hai provato quello che ho provato io questa notte” insistetti.

Due lacrime le rotolarono sulle guance.

“è proprio perché ho provato quello che hai provato tu…che è stato un errore”

L’abbracciai, affondando il viso nei suoi capelli.

Lentamente, molto lentamente le sue braccia circondarono la mia vita, mentre nuove lacrime cadevano dai suoi occhi.

 


I sing this summer serenade

[canto una serenata estiva]

 

 

Le mie dita si fermano solo un istante sulla tastiera, prima di riprendere a suonare.

Attraverso le tende vedo una figura che avanza nella stanza. I passi risuonano leggeri, sovrastati interamente dalla melodia del pianoforte e dal respiro del mare.

 


The past is done we've been betrayed

[il passato è andato, non possiamo tradirlo]

It's true

[è vero]

 

 

Ci sono state molte liti. Molte lotte. Molte incertezze. Molte vittorie e molte lacrime…

Ma più importante di tutto, ci siamo stati noi due.

Legami si sono frantumati, amicizie spezzate...ma quello che era iniziato come un gioco è rimasto.

 


Someone said the truth will out

[qualcuno ha detto che la verità verrà fuori]

 

 

Sapevamo entrambi che sarebbe stato difficile. Che prima o poi ci avrebbero scoperti. Che avrebbero cercato di dividerci. Che avremmo dovuto lottare anche contro noi stessi per rimanere insieme.

 

I believe without a doubt

[io credo senza dubbi]
in you

[in te]

 

 

Ma quello che in fondo è sempre importato è che io credevo in lei.

Credevo in noi.

E ci credo ancora.

 


You were there for summer dreaming

 [tu eri qui per un sogno estivo]
and you gave me what I need

[e mi hai dato ciò di cui avevo bisogno]

 

 

Si ferma davanti al pianoforte. Il vestito candido ondeggia sospinto dalla brezza marina. Ha i piedi nudi. La pelle abbronzata dal sole. I capelli rossi liberi sulle spalle.

 

 

and I hope you'll find your freedom

[e spero che troverai la tua libertà]
for eternity, for eternity

[per l’eternità, per l’eternità]

 

 

“com’è andata?”

“I miei fratelli vogliono ucciderti”

Un sorriso ironico mi incurva le labbra. Le mie dita si muovono leggere sui tasti bianchi e neri.

“e tu che cosa hai detto?”

“che spero che almeno non si facciano beccare”

Il mio sorriso si allarga maggiormente.

“devo ammetterlo, Weasley, a volte sei quasi divertente”

“è una delle mia grandi virtù”

Le mie dita si immobilizzano sulla testiera. La musica cessa di colpo. Sollevo lo sguardo per poterla guardare negli occhi.

“voglio che tu me lo dica” dice con voce ferma.

“dovresti saperlo ormai” ribatto.

“ma io voglio sentirtelo dire”

Questa volta devo rispondere. Non posso sfuggire ancora alle sue domande, alle sue richieste.

“ti amo”

Un sorriso le illumina il volto, mentre mi raggiunge correndo e si siede sulle mie ginocchia, circondandomi il collo con le braccia.

“me lo hai dimostrato da tre anni a questa parte…ogni giorno della mia vita, ma è bello sentitelo dire…almeno per una volta…”

“già ma non farci l’abitudine” ringhio, spostandola di malagrazia.

“questa la paghi, Malfoy” dice, inseguendomi.

E le sue risate si perdono nella calda brezza estiva, sommerse dal respiro del mare.

 

 

Fine

 

 

Questa fanfic è stata scritta, credo, in un paio di sere, forse un po’ di più tra i vari aggiustamenti, ed è nata dall’immagine di Draco e Ginny,che passeggiavano sulla spiaggia con i capelli mossi dal vento, i vestiti leggeri, i piedi nudi…ah! Che romantico! Poi mi sono riascoltata la bellissima canzone di Robbie Williams, Eternity e ho pensato che potesse essere una colonna sonora ideale! A quel punto non mi restava altro da fare che scriverla e sottoporla alle mie insostituibili amiche per un commento!

Come sempre un ringraziamento speciale a Lory, Eli e Julie per il supporto morale, per costringermi a continuare a scrivere, per essere sempre presenti, per darmi un pugno in testa ogni volta che me lo merito! Grasie ragasse!!!

E adesso basta che altrimenti mi commuovo e non mi sembra il caso!

Un bacione

Egle

   
 
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