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Autore: Silvar tales    20/12/2012    8 recensioni
Le loro voci basse si fondevano e si accordavano a vicenda, ricalcavano note nostalgiche, inni al viaggiatore che ha perduto la sua casa e guarda alla luna come sua guida. La canzone di un esule, di un perpetuo viandante.
E la luna, sospesa davanti a loro, rischiarava la Via. Quella Via che li avrebbe portati sui passi gelati delle Montagne Nebbiose.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Kili
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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La Via che porta a Est


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L'ombra della sera si intorpidiva sulle Colline Vento, colonne di nebbia vaporosa esalavano dai cespugli della boscaglia, le stelle erano chiare e limpide, proprio come quelle che sovrastavano i Monti Azzurri.
Erano nove giorni che si erano lasciati alle spalle le bianche terre del Lindon, ma la luna che sovrastava i monti scintillanti e silenziosi dell'Ered Luin continuava a seguirli, come a voler indicare loro la strada.
Le Terre Selvagge erano impervie e scoscese, brulicavano di pericoli e di soffi malvagi, in particolar modo quando scendeva la notte, allorché i nemici potevano avvantaggiarsi nella tenebra e divenire ombre, ombre sfuggenti come acqua e fumo.
Ma la terra è sempre amica a un nano, per quanto questo sia giovane e avventato, e per quanto abbia ancora tanto da imparare.
Kili si piegò sulle ginocchia, strappando un ramo di salvia dal terreno brullo. L'annusò percependo il suo odore vellutato mischiarsi a quello acre del fango, le fibre stesse delle foglie erano imbevute di sporcizia, e la pianta madre era spezzata, piegata da un'impronta ostile e, certamente, non scaltra né leggera.
«Fili», chiamò a voce bassa. Il fratello era impegnato ad ascoltare i rumori della notte, anche lui era in allerta.
«Hai sentito qualcosa?» gli chiese nuovamente, accarezzando le piume di storno che adornavano le sue frecce.
Passarono alcuni minuti, intervallati dalle strida delle civette. Poi Fili rilassò il braccio e ripose la spada nel fodero.
«Niente, siamo soli».
Dopo essersi scrollati ogni timore di dosso i due nani ripigliarono la via maestra, la Grande Via Est che attraversa la vastità della Terra di Mezzo, nasce cullata tra le rapide del Bruinen e muore presso i Porti Grigi, nell'estremo ovest, là dove ogni creatura elfica ospite di questo mondo desidera nascostamente andare.
Il cammino era sgombro, talvolta percorso da uomini vagabondi che trovavano rifugio a Brea, o più a sud verso Tharbad, presso il luogo in cui le acque del Cardolan e del Glanduin si abbracciano.
Il viaggio procedeva tranquillo e muto al punto da istigare una canzone, una nenia, una ninna nanna leggera. E le loro labbra si aprirono all'unisono, senza che avessero bisogno di scambiarsi un'intesa, né uno sguardo.
I rumori della natura, le strida degli uccelli notturni, gli ululati dei lupi provenienti dalle vicine lande a sud, il vento che piegava le chiome degli alberi e accarezzava la lana della brughiera erano un accompagnamento più che sufficiente per il loro canto. Le loro voci basse si fondevano e si accordavano a vicenda, ricalcavano note nostalgiche, inni al viaggiatore che ha perduto la sua casa e guarda alla luna come sua guida. La canzone di un esule, di un perpetuo viandante.
E la luna, sospesa davanti a loro, rischiarava la Via. Quella Via che li avrebbe portati sui passi gelati delle Montagne Nebbiose.
«Il vento ci chiama, la montagna ci aspetta, la neve più chiara, cade ora sulla vetta.
Al focolar bramiamo, alla perduta porta di tornar, ma intanto cantiamo, per la Via non dimenticar
».
«Per la Via non dimenticar», gli fece eco Fili. La sua voce traballò nell'intonare gli ultimi versi della canzone.
Kili allora si arrestò, gli afferrò un braccio e lo guardò negli occhi. Erano bagnati, colmi d'acqua salata, scintillanti alla luce fredda degli astri come due gemme incastonate nelle profondità della terra.
L'oscurità e il silenzio li avvolgeva. Un vento proveniente da oriente muoveva le frasche e disegnava onde sull'erba bassa dei prati, un vento freddo, odoroso della neve dell'Hithaeglir.
«Fili, non la perderemo, te lo prometto».
La strada era spianata sotto i loro piedi affaticati.
La Via che li portava ad est.


«Il vento ci parla, il vento vola così alto che è nato nelle nude e sterminate terre del Rhûn ed è passato oltre le cime dell'Hithaeglir.
Il vento ci richiama a casa».


   
 
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