Serie TV > The Mentalist
Segui la storia  |       
Autore: LyraB    20/12/2012    5 recensioni
È una calda sera d'estate, a Sacramento, e tutto scorre come al solito: Teresa Lisbon lavora, Patrick Jane sonnecchia sul divano. Una chiamata improvvisa li obbliga a visitare un condominio fatiscente in periferia, dove una giovane coppia viene ritrovata senza vita. Il caso è più complicato del previsto e, mentre una bambina di cinque anni manda in fumo la quieta vita del CBI, Patrick e Teresa sono costretti ad affrontare il passato quando si rendono conto che tutta l'indagine ruota attorno a cosa sia davvero una famiglia.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Quando Frank McDale fu uscito, Teresa rincorse Patrick fuori dalla sala interrogatori.

- Come facevi a sapere che non era stata rapita ma venduta? -
- Shayla e Rick volevano bene a quella bambina: non potevano permettersi un'automobile ma la riempivano di regali, dolci e pastelli colorati. Avevano smesso di spacciare, si erano trovati un lavoro e vivevano sereni, non la trattenevano contro la sua volontà. Questo portava a pensare che alla bambina quella coppia piacesse più dei suoi veri genitori. Da qui il fatto che si era sentita rifiutata da loro. -
- Non puoi sapere se Dorothy amasse di più i Fairbanks dei suoi veri genitori. -
- Lo sai anche tu, o non la chiameresti Dorothy ma Katherine. - Rispose Patrick, serio.
- Cosa c'entra questo? - Esclamò Teresa, punta sul vivo.
- Vuoi un tè? - Fu la risposta di Patrick mentre si dirigeva nell'area relax.
Teresa scosse la testa, stupita come sempre dall'acume e dalla capacità di svicolare del suo consulente, e in quel momento si sentì chiamare.
- Agente Lisbon? -
- Miss Andrews. - Disse Teresa, riconoscendo la ragazza bionda alle sue spalle.
Quella sera indossava un vestito rosa a fiorellini rossi e un coprispalle scarlatto. I riccioli color miele ondeggiavano sulle sue spalle e sembrava sempre più il personaggio di qualche cartone animato per bambini.
- Sono venuta a prendere Dorothy Fairbanks. -
- Avete trovato un posto per lei? -
- Non ancora. Starà in una casa famiglia qui a Sacramento, cercheremo di farla interagire con i suoi coetanei, ho capito che non ha molti amici. -
Teresa annuì.
- Vado subito a chiamarla. - disse, avviandosi verso il suo ufficio.
Aveva appena posato la mano sulla maniglia, quando un ripensamento la fece tornare indietro.

- Abbiamo chiuso il caso, le manderò il fascicolo. - Disse. - Il suo vero nome è Katherine McDale... ma credo che lei preferisca essere chiamata Dorothy. -
- Vedremo cosa possiamo fare, agente. - Rispose con un sorriso la ragazza.
Teresa ricambiò il sorriso e aprì la porta, chiudendosela alle spalle. Dorothy era intenta a sfogliare un libro sdraiata sul divano a pancia in giù e Teresa si fece strada nella confusione di colori, fogli e disegni che regnava sul pavimento fino ad arrivare al divano.
- Andiamo a casa? - Esclamò allegramente Dorothy.
- Claire Andrews è venuta a prenderti. -
- In che senso è venuta a prendermi? - Domandò Dorothy, mettendosi seduta sul divano e fissando la donna di fronte a lei con aria seria.
- È venuta a prenderti, ti porterà in un posto dove si prenderanno cura di te. -
Dorothy non rispose subito, e quando lo fece la sua voce era poco più che un sussurro.
- Non mi rimanderete con lui, vero? -
- No, tesoro. Starai in una casa con altri bambini. -
- Non posso rimanere con te? -
Teresa si sedette accanto a lei, fissandola senza riuscire a trovare niente di intelligente da dire.
Sapeva che Dorothy le avrebbe fatto quella domanda, ma sperava intensamente di sbagliarsi. Soprattutto perchè non aveva una risposta.

- Meriti una famiglia, Dorothy. Meriti una mamma e un papà, dei fratelli e delle sorelle... una bella casa col giardino e magari un cane nero da chiamare Totò. Non ti piacerebbe avere un cucciolo? -
Dorothy annuì, con le labbra strette e gli occhi neri spalancati nell'espressione smarrita che Teresa aveva imparato a conoscere così bene.
- Sarà divertente. Un po' difficile, all'inizio, ma divertente. - Disse Teresa con un sorriso forzato.
- Potrò venire a trovarti? - Mormorò Dorothy.
- Tutte le volte che vorrai. E adesso vieni qui, sei tutta spettinata. - Tagliò corto l'agente, sperando di impedire alla bambina altre domande difficili.
Dorothy scese dal divano e si fermò davanti a Teresa.
La donna sciolse i codini di Dorothy e li ravviò sul capo della bambina, fissando intensamente la sua nuca e sperando di riuscire a non farle notare quanto le mani le stessero tremando.
Quella situazione le ricordava terribilmente le mattine in cui era lei la bambina bruna coi codini e sua madre la donna che le raccoglieva i capelli cantando.

- Ecco fatto. - Disse con voce rotta, sopraffatta dall'emozione.
Dorothy si voltò, con i codini ordinati ai lati del capo, e la guardò negli occhi. Poi le gettò le braccia al collo e l'abbracciò con tutta la forza che aveva.
- Sarai una mamma bravissima. - Le disse.
Poi la sciolse dall'abbraccio e si precipitò fuori dall'ufficio, lasciando sul divano una Teresa decisamente sul punto di scoppiare in lacrime.
Appena un minuto dopo, fatte sparire le tracce delle sue emozioni dal viso e tornata la donna fredda e razionale di sempre, Teresa raggiunse gli altri nell'open space. Stava fissando la fine del corridoio, dove una testa bionda ancora si intravvedeva davanti all'ascensore, quando fu raggiunta dal suo consulente.
- Non puoi negare che ti mancherà. Ti si legge in faccia. - Le disse con un sorriso sornione.
- Oh, taci, per una volta. -
All'improvviso il rumore di passi di bambina sul linoleum annunciarono la comparsa di Dorothy, già spettinata per la corsa e con il fiato grosso. Si fermò solo quando vide Teresa e Patrick in mezzo all'ufficio.
- Mi sono scordata di darvi questo. - Disse sfilando dalla tasca davanti della salopette un foglio spiegazzato. Lo tese a Teresa, la quale lo afferrò con gesti meccanici, presa in contropiede da quella mossa inaspettata. Non aveva fatto in tempo a riprendersi dallo stupore, però, che Dorothy si avvicinò a lei abbracciandole le ginocchia con un tale affetto da farla arrossire. Patrick stava per fare uno dei suoi commenti pungenti quando la bambina allungò una mano e tirò il detective verso di lei, stringendo nel suo abbraccio anche le sue gambe. Col suo solito sorrisetto addolcito dall'abbraccio affettuoso di Dorothy, Patrick posò una mano sui capelli neri della bambina e con l'altro braccio tirò Teresa contro di sè, abbracciandola stretta, assaporando per un momento un affetto e un calore che non provava da anni. Un momento dopo Dorothy li lasciò andare e corse verso l'ascensore sparendo tra le scrivanie rapida e improvvisa com'era arrivata.
Immediatamente Patrick sciolse Teresa dall'abbraccio e i due si separarono, affrettandosi verso il proprio ufficio o il divano senza dire una parola.
Non erano passati che una decina di minuti, quando Patrick si avvicinò alla porta dell'ufficio di Teresa. Bussò e aprì uno spiraglio, facendo capolino nella stanza.
- Lisbon? Mi chiedevo se... Ehi, che succede? -
Teresa era ferma davanti alla sua scrivania e dava le spalle alla porta.
Aveva il capo chino su qualcosa e si era appena resa conto di non essere riuscita a nascondere a Patrick quello che provava nemmeno per un istante, durante gli ultimi due giorni. Tanto valeva smettere anche di provare.
Sconfitta, si limitò a tendergli il foglio che stava guardando, sedendosi sul divano con gli occhi bassi e le mani intrecciate l'una all'altra in un incosapevole gesto di preghiera.
Patrick aprì il foglio e gli bastò un istante per capirne il senso.
In un mondo verde, fatto di alberi e di fiori, tre figure camminavano su una strada gialla. Quella in mezzo era piccola, indossava un vestito azzurro e aveva i capelli neri stretti in due codini. Alla sua destra stava una figura alta, vestita completamente di verde, con i capelli biondi e ricci e in mano quello che sembrava proprio un muffin. Dalla parte opposta stava una fata dall'abito rosa, con i capelli neri, gli occhi verdi e una bacchetta magica.
Sembravano molto felici, almeno a giudicare dai grandi sorrisi che Dorothy aveva disegnato sui loro visi calcando forte con il pastello rosso.
Il detective posò il disegno sulla scrivania e si sedette accanto a Teresa senza dire nulla: tra loro era così, le parole servivano solo per discutere, era coi silenzi che parlavano davvero. Si scambiarono uno sguardo - solo uno sguardo, un breve istante di comunicazione - e poi Teresa si rese conto che non sarebbe riuscita a trattenersi ancora. Nascose il viso tra le mani, sperando di vincere la battaglia contro le lacrime e ripetendosi continuamente che aveva fatto la cosa giusta. Sentiva ancora la risata di Dorothy, riusciva quasi a vedere i suoi occhioni neri guardarla in attesa, percepiva le sue braccia attorno al collo e la sua voce quando le aveva sussurrato che sarebbe stata una mamma fantastica.
Stava per lasciar perdere l'autocontrollo e scoppiare in lacrime in modo molto poco decoroso, quando Patrick le posò una mano sulla schiena, limitandosi a condividere i suoi sentimenti solo con il calore della sua vicinanza.
Per tutta risposta, Teresa sollevò il viso dalle mani e lo guardò negli occhi, stupendosi di quanto anche quelli azzurri del suo collega fossero tristi.
Abbassò lo sguardo, rendendosi conto che non era la sola a soffrire di quella situazione: quella bambina aveva riaperto ferite mai rimarginate nel cuore di entrambi, riportando alla loro mente tutto quello che mancava loro. Allo stesso tempo, però, non riusciva a non essere grata a Dio per averle permesso di vivere dei momenti di così semplice e intensa felicità.
- Ho proprio voglia di un muffin. - Disse con un sorriso triste.
- Conosco un posto dove ne fanno di deliziosi. - Replicò Patrick, sorridendo mestamente a sua volta.
- Prendo la giacca. - Replicò Teresa, alzandosi.
La porta dell'ufficio si chiuse alle sue spalle e Patrick Jane e Teresa Lisbon uscirono nella calda sera di Sacramento. E mentre il mondo viveva come se non fosse accaduto nulla, loro due sapevano perfettamente che dentro di loro qualcosa era irreparabilmente cambiato.

















Ecco qui, la storia si conclude in questo modo.
Se vi ho deluso? Beh, credo di sì. In fondo speravamo tutti che Teresa
tenesse con sè questa bambina adorabile uscita non so nemmeno io da dove.
Però mi sono vista obbligata a scegliere questo finale perchè,
per quanto molto meno romantico,
è quello che secondo me si sposava meglio con l'intero telefilm.

E poi ho intenzione di scrivere altri gialli - con questo mi sono gasata! ^^ -
e chissà mai che io non voglia far tornare Dorothy... ho già qualche idea in mente.

Grazie a tutti quelli che hanno seguito la storia, che l'hanno recensita o semplicemente letta.
Grazie a tutti voi, che amate e seguite questo telefilm come me!
Vi auguro un Natale molto più che stupendo e un 2013 pieno di splendide novità!
Bacibaci a tutti!

Flora
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: LyraB