Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: AkaRen    20/12/2012    3 recensioni
“Scegli me, Sirius. Scegli il nostro destino”
“Ho scelto te, Remus. Ho scelto il nostro destino”.
Sorrido ancora di più, mentre una lacrima solca il mio viso.
Ho scelto te, perché tu, con la tua semplicità, con la tua dolcezza, mi hai fatto innamorare di te.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

'L'amore è una cosa semplice'













Ho un segreto
Ognuno ne ha sempre uno dentro
Ognuno lo ha scelto o lo ha spento
Ognuno volendo e soffrendo

 
Ho un segreto. Un segreto che non ti ho mai rivelato. Un segreto che non ti rivelerò mai, forse. Però, mentre ti guardo, sembra quasi che quel segreto possa venire alla luce. Che tu lo possa leggere nei miei occhi, tra i miei pensieri. Come se quel segreto fosse così chiaro, come se fosse scritto tra le pagine di un libro aperto. E quando sorridi, quel segreto diventa ancora più vulnerabile. Lo puoi toccare, adesso, se vuoi. Puoi infilarci la mano e tirarlo fuori da me, mettendolo dentro di te.
Mi ricordo quando è nato questo segreto, come se fosse stato pochi secondi fa. Mi avevi guardato e, come ora, mi avevi sorriso. Io ti avevo visto sorridere, quel sorriso mi era entrato dentro ed aveva formato questo segreto. Ed io lo avevo accolto, a braccia aperte.
È un segreto sofferto, lo è sempre stato, eppure, ogni volta che lo guardo, che lo ricordo, sorrido. Sorrido, come hai sorriso tu. Perché, infondo, il segreto che mi tengo dentro è un sorriso. Il tuo, il mio.







E nutro un dubbio
Non sarà mai mai mai inutile
Ascoltarne l’eco
Consultarlo in segreto

 
Un dubbio, sì. Un dubbio che sta dentro di me, che non se ne andrà facilmente. Un dubbio che mi fa sperare. Sperare che non sia troppo tardi. Sperare che tu possa capirlo. Sperare che tu possa rispondere al mio dubbio con un altro sorriso. O, magari, con un bacio.
Un bacio, sì. Mi piacerebbe ricevere un bacio, da te.
Sorriderei, nel bacio. E ti ricambierei quell’emozione che tu mi hai dato tanto tempo fa. E che ancora mi dai, ogni volta che i miei occhi incrociano il tuo sorriso luminoso. Anche se tirato dall’età, resta comunque meraviglioso.
Non è mai inutile quando lo ritiro fuori dalla mente e lo riconsulto, pensando insieme a tutti i tuoi sguardi, a tutti i tuoi sorrisi e a tutte le tue frecciatine verso di me, verso i miei anni passati ad Azkaban, verso la nostra infanzia.
E sorrido: il sorriso malandrino che pensavo sarebbe scomparso dal mio viso, dalla mia vita, ricompare ogni qual volta penso a te. Ogni qual volta ti guardo.






 
Ed è l’estate che torna
Sembrava lontana

 
L’anno era passato in silenzio. La solitudine della mia vecchia casa rendeva il tutto ancora più noioso, ancora più brutto, sporcava il tutto con il suo orgoglio da serpeverde. Ma, ormai, mi ero abituato a quella routine. Dopotutto, in un anno prima o poi ti abitui ad uno stile di vita, no?
Quindi, quando avevo guardato il calendario babbano che mi avevi regalato a Natale, e mi ero accorto che l’estate era vicina, e che tu saresti tornato presto, non ci avevo quasi creduto.
Era stato troppo bello, ma anche troppo astratto, e l’unica cosa che mi rendeva legato alla data in cui saresti tornato, l’unica cosa che mi diceva che in qualche modo era vero, che saresti tornato, era il tuo sorriso.
Il tuo sorriso, che, ancora, come prima, si era insinuato tra i miei pensieri e mi aveva legato a te, mi aveva tenuto stretto e mi aveva riscaldato, con la sua promessa. E io gli avevo creduto, sorridendo.
E infatti, adesso, sei qui, davanti a me, con in mano una valigia. Mi guardi, con lo stesso sorriso che ricordavo, con lo stesso sorriso che mi fa impazzire. Lo stesso sorriso senza il quale, lo so, non potrei vivere.

 





O tutto è più triste
Oppure resiste
Quello sguardo da oltraggio che insinua
‘Ti verrò a prendere con le mie mani
E sarò quello che non ti aspettavi
Sarò quel vento che ti porti dentro
E quel destino che nessuno ha mai scelto’

 
Ti sto guardando. Tu ricambi lo sguardo. Ma stavolta non c’è il sorriso ad illuminare la stanza. Stavolta, sono i tuoi occhi quelli che irradiano la camera, di un calore che non conoscevo. Quegli occhi mi cullano, mi trasportano con loro sull’acqua placida.
Ed io mi lascio andare a loro, e mi apro istintivamente in un sorriso. Ti mostro ciò che tu mi dai spesso, cerco di cullarti con quel sorriso malandrino che non mi ha mai veramente abbandonato.
Ascolto le tue promesse, in silenzio, quasi come se mi stessi urlando cose che non avrei mai immaginato di vederti scritte negli occhi.
E poi, parli a parole. Mi riveli ciò che pensi, e tutto sembra farsi più vero, la mia speranza sembra concretizzarsi. E, dentro di me, non resta più niente se non un calore straordinario. Il calore dei tuoi occhi. Il calore del nostro amore.
“Scegli me, Sirius. Scegli il nostro destino”, queste parole non le dimenticherò mai. Saranno sempre con me, nel mio cuore, e quando ti ripenserò quelle parole mi salteranno in mente. Sorriderò, come sorridi spesso tu. Il sorriso malandrino illuminerà di nuovo il mio mondo.






 
E poi
L’amore è una cosa semplice
E adesso.. adesso.. adesso..
Te lo dimostrerò

 
“Cos’è l’amore?” ti avevo chiesto un giorno. Tu mi avevi guardato, interrompendo quello che stavi cucinando. Il tuo viso era sorpreso, ma le sopracciglia corrucciate facevano sì che si capisse che ci stavi pensando. Avevo aspettato, in silenzio, ma dopo una mezz’ora ancora non mi avevi risposto.
Così, sbuffando, ti avevo riposto la stessa domanda: “Remus, per te, cos’è l’amore?”.
Tu ti eri come riscosso dai tuoi pensieri, e, scuotendo la testa, avevi balbettato velocemente: “Beh.. Io.. Non.. Non lo so.. L’amore.. Cos’è.. Beh.. Sicuramente una cosa semplice”.
Io avevo alzato le sopracciglia, sbuffando leggermente. “Una cosa semplice? Sì, come no..” avevo  risposto, infastidito da questa risposta. Se l’amore fosse stato una cosa semplice io non sarei stato tutto quel tempo a farmi quelle pare mentali sul come e il perché tu saresti potuto essere innamorato di me, e sarei venuto direttamente da te a confessarti i miei sentimenti. Ma tu non avevi voluto ascoltare i miei pensieri, o meglio: li avevi capiti ma non volevi darmi ragione.
Avevi semplicemente detto: “Non ci credi? Vuoi che te lo dimostri?”, e ti eri avvicinato a me. Avevo osservato i tuoi occhi, le rughe sotto che dimostravano la tua età, ed avevo deglutito. Avevo deglutito, perché mi era venuta un’irresistibile voglia di baciarti. Avevo deglutito, perché sapevo che da qui a pochi secondi sarebbe successo.
Ed infatti, una volta che avevo annuito, ti eri avvicinato ancora di più ed avevi posato le tue labbra fini sulle mie. Non avevo capito niente, avevo solamente voluto che quel bacio fosse durato per tanti altri giorni.
Ma tu ti eri staccato, come se non fosse successo niente, con quella dolcezza che mi aveva impedito di protestare, e mi avevi chiesto, ancora più dolcemente: “Credi ancora che l’amore sia una cosa complessa?”. Io avevo negato, più per il momento che per altro.
Quel bacio non me lo scorderò mai, ma soprattutto non scorderò mai queste parole: L’amore è una cosa semplice.
Chi l’avrebbe mai detto?

 





Questo sono io
E sono io nell’attimo in cui ho deciso
Che so farti ridere ma mai per caso
Sono io se ritorno e se poi vado

 
Sono io quello che ti fa ridere quando sei di cattivo umore. Sono io quello che ti fa sorridere quando stai piangendo. Sono io quello che asciuga le tue lacrime con le mie labbra. Sono io nell’attimo in cui ho deciso di baciarti, nell’attimo in cui ho deciso di dichiararti i miei sentimenti, nell’attimo in cui ho deciso di aprirmi totalmente con te.
E sei tu quello che ritorna a casa, con la valigia, i capelli scompigliati ed un sorriso dolce sulle labbra. Sei tu quello che posa la valigia dentro la casa, mi guarda e mi sorride. Sei tu quello che si avvicina sempre di più a me e che mi bacia. Sei tu quello che ritorna da me, che riesce a farmi ritrovare me stesso. E sei sempre tu quello che se ne va, portando la sua valigia via con sé, verso la sua stanza. Sei tu quello che, dopo essersi staccato da me, da quel bacio, mi volta le spalle. Sei tu quello che te ne vai.
E sono io quello che ti aspetta, sempre.
Ma siamo tutti e due quelli che ci ritroviamo, alla fine.

 





Questa è la mia gente
Sono le mie strade e le mie facce
I ponti che portano a quand’ero bambino
Bruciando ricordi
Ed essendo sincero
Rimango presente
Ma non sono com’ero

 
Sento l’aria accarezzarmi il volto. È strano tornare a respirare l’aria londinese dopo essere rimasto così tanto tempo dentro casa. E soprattutto, è strano uscire di casa essendo semplicemente Sirius, e non il cane-animagus in cui mi trasformavo sempre.
La gente non mi nota, sembra troppo presa con il comprare i regali di Natale per accorgersi della mia presenza.
Ed io rimango me stesso, anche mentre chiudo gli occhi ed annuso l’aria, come quando ero cane.
Riconosco casa mia, la mia vera casa, e quasi mi ci perdo. Quasi correrei tra le strade, se non ci fosse la tua mano a fermarmi, a portarmi con sé, a seguire il cammino verso i negozi.
Dobbiamo comprare i regali, so già che mi dovrò trasformare in animagus per lasciarti comprare gli oggetti. Ma, per ora, mi godo questo senso di libertà che ho, anche tenendoti la mano.
È così strano vedere delle facce diverse da quelle dell’ordine, ed è strano riconoscerle, riuscire a dire chi sono le persone che mi passano davanti.
Ricordi d’infanzia, di quando ero famoso e la gente mi stimava, di quando le ragazze mi andavano dietro.
Ricordo nostalgicamente queste strade, percorse quando ero studente di Hogwarts e percorse quando avevo appena finito, prima che Codaliscia ci tradisse. Portandomi ingiustamente ad Azkaban.
Anche i ponti che percorriamo mi riportano a quand’ero piccolo.
Sorrido, mentre il mio cuore si riempie di nuovo di quelle strade, di quegli odori e di quelle genti che facevano così parte di me, un tempo.
Remus pare capire il mio stato d’animo, perché mi stringe ancora di più la mano, guardandomi triste.
Io, invece, gli ricambio con un sorriso malandrino. Uno di quelli di un tempo, uno che a casa non mi farebbe molto male, ma uno che, in questo momento, mi crea freddo. Freddo, al mio cuore ormai già gelato. Perché mi ricorda ancora di più il passato, perché mi ricorda che ora non è più così, e che non lo sarà mai più.

 





E quella voglia di dirti ridendo
‘Ti verrò a prendere con le mie mani
E sarò quello che non ti aspettavi
Sarò quel vento che ti porti dentro
E quel destino che nessuno ha mai scelto’

 
Ti guardo. Sei appoggiato al letto, con la testa tra le mani. Ti sei addormentato così, quasi come stessi cercando di sfuggire da un ricordo che poi ti è ripiombato addosso, facendoti addormentare. Il tuo corpo è sopra le coperte, e mi chiedo come non faccia a prendere freddo con le maniche corte d’inverno.
Sorrido, venendoti vicino. Non posso metterti le coperte addosso, ma almeno una cosa la posso fare. E, infatti, avvicinandomi al tuo viso, ti bacio. Le mie labbra sulle tue, il tuo respiro calmo e addormentato sul mio veloce ed emozionato.
Rimango un po’ così, poi metto la mia bocca vicino al tuo orecchio e sussurro: “Ho scelto te, Remus. Ho scelto il nostro destino”.
Sorrido ancora di più, mentre una lacrima solca il mio viso. Ho scelto te, e non cambierò più idea. Perché tu, con la tua semplicità, con la tua dolcezza, mi hai fatto innamorare di te.
E io, quando scelgo, non mollo più la presa. E ti ho scelto, ho scelto il nostro destino, e nessuno potrà mai cambiare ciò. Non senza passare sulla mia anima. Non senza passare sul nostro amore. Che, lo sento, non finirà.

 





E poi
L’amore è una cosa semplice
E adesso.. adesso.. adesso
Te lo dimostrerò

 
Stai piangendo. Un altro incubo ti ha scosso la mente, mentre i ricordi rivengono brutalmente a galla: i ricordi di quando non c’ero, vicino a te, i ricordi di quando eri solo, il ricordo di quando ti eri improvvisamente ritrovato senza nessuno a fianco. I ricordi di quando stavo ad Azkaban.
Le lacrime cadono malamente sulle coperte bianche, scurendole.
Non mi piace vederti piangere, non mi è piaciuto, ma, soprattutto, ora che mi sono innamorato di te, non voglio mai più vederti versare nemmeno una lacrima.
Eppure, mi ritrovo, impotente, davanti a te, che continui a piangere.
E ogni lacrima è un dolore al cuore. Per te, per me.
Grugnisco, avvicinandomi ancora di più al tuo viso. Stavolta, i miei movimenti non sono pericolosi, non sono provocatori. Stavolta, i miei movimenti sono dolci, lenti e colmi d’amore.
“Remus..” sussurro, guardando una lacrima che, uscita dai tuoi occhi, sta cadendo velocemente tra le tue labbra. La asciugo, baciandoti piano e castamente la fine delle labbra.
“L’amore è una cosa semplice..” dico, quasi canticchiandolo, mentre continuo ad asciugarti le lacrime. Tu sorridi, tra il pianto, ricordandoti di quella volta.
Ed io continuo la “canzone”, finendo la frase: “E adesso te lo dimostrerò”.
E ti bacio, infondendoti tutto il mio amore. E tu sorridi, tra le nostre labbra.

 





E poi
L’amore è una cosa semplice
E adesso.. adesso.. adesso..
Te lo dimostrerò

 
 Stiamo preparando una torta. O meglio, io sto facendo un disastro e tu mi stai guardando, seduto su una sedia, e stai ridendo e commentando ironicamente i miei scarsi risultati.
Sbuffo, interrompendo il mio lavoro e prendendo con un dito un po’ di cioccolato sparso tra il mio disastro.
Ti guardo e cammino veloce verso di te, stufato dai tuoi punzecchiamenti. Tu guardi il mio dito, non capendo cosa voglia fare, e lo segui anche mentre te lo ficco in bocca.
“Ecco, che te ne pare?” dico, sbuffando ed aspettando una tua risposta. Tu rimani fermo, come paralizzato, probabilmente sorpreso dal mio gesto. Io continuo a non farci caso, a non dargli importanza, mentre aspetto una tua risposta. Tu, alla fine, ingoi  il cioccolato ed annuisci. Non riesci a fare nient’altro, immobile come sei diventato.
Ed io sogghigno, portandomi poi il dito che hai “baciato” sulle labbra. Me lo succhio, e, come se ci stessimo baciando, chiudo gli occhi. Quando li riapro, noto che tu non hai battuto ciglio, continuando a fissare il dito.
Sorrido, mettendomi a cavalcioni su di te.
Ti bacio, e tu finalmente ti schiodi e ricambi.
Un sapore di cioccolata tra le nostre bocche, sulle nostre lingue.
E una frase che sembra galleggiare nell’aria, quasi fosse una promessa.
L’amore è una cosa semplice, e adesso te lo dimostrerò.





Era da tanto che non scrivevo più sulle Wolfstar, ma soprattutto era da tanto che non scrivevo più cose un po' dolsciose.
Ieri, però, mi sono svegliata con in mente la canzone di Tiziano Ferro ed una scena Wolfstar, e questo mi ha fatto venire l'ispirazione. Quindi, ieri ho scritto questa storia ed oggi la sto pubblicando.
AkaRen
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: AkaRen