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Autore: Billie_Jean    20/12/2012    4 recensioni
“Alla buon’ora!” bisbigliò Zayn “Si può sapere dov’eri finito?”
“Ho avuto un contrattempo” borbottò.
“Non mi dire che stavi di nuovo aspettando che Horan finisse la colazione per potergli passare di fianco, perché sarebbe la terza volta solo questa settimana, ed è preoccupante, Harry”
Niall Horan era un Tassorosso del settimo anno per cui Harry aveva una cotta furibonda da più o meno sempre; Harry lo seguiva con lo sguardo ogni volta che entrava in Sala Grande la mattina, faceva segretamente il tifo per lui anche quando Tassorosso giocava contro Grifondoro e, soprattutto, cercava ogni giorno di raccogliere il coraggio necessario a rivolgergli la parola. Coraggio che, però, sembrava essersi assopito in un letargo che non accennava a vedere la primavera.

Scritta per la Christmas Exchange organizzata dal TheGays. NiallxHarry HarryPotter!AU
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Before you read
Schifezzuola senza pretese scritta per la Christmas Exchange organizzata dal TheGays su Facebook. Non scrivo da anni, e per di più il Narry non è decisamente il mio pane quotidiano, ma apparentemente a Julia (la destinataria di questa ff) piace molto; per cui, diciamo che ci ho provato.
Ah, un’altra cosa: il prompt era “Regalo di Natale”, ma non sono riuscita a rispettarlo del tutto; c’è solo alla fine. Julia, spero che ti piaccia.
Enjoy!

 

A Christmas Tale

 

Harry imprecò sottovoce, e l’impatto dei suoi piedi contro il pavimento in pietra riecheggiò nel corridoio silenzioso, confondendosi con lo sbatacchiare della sua borsa e producendo un fracasso notevole. Il ragazzo arrestò la corsa davanti ad una porta di legno massiccio, piegandosi in due e ansimando per lo sforzo; si accertò di essere di nuovo in grado di respirare, poi afferrò la pesante maniglia in ferro battuto ed entrò nella classe.

Immediatamente, lo avvolse una nuvola di vapore che lo stordì; tossì forte e alzò lo sguardo: una ventina di sguardi erano fissi sul suo volto paonazzo, e Harry arrossì ulteriormente.

“Styles” lo accolse la voce gelida del professor Higgs “Siamo onorati di sapere che hai deciso di concederci la tua compagnia oggi. Vai a sederti, e cerca di non fare confusione, per una volta”.

Harry chinò il capo e attraversò l’aula di Pozioni, lasciandosi crollare su uno sgabello accanto al suo migliore amico. Si nascose dietro al calderone, mentre il professore riprendeva a spiegare il procedimento per realizzare il compito di quel giorno.

“Alla buon’ora!” bisbigliò Zayn “Si può sapere dov’eri finito?”

Harry non lo guardò negli occhi mentre sistemava le radici di valeriana sul tavolo, ma le sue guance si tinsero di rosa chiaro quando rispose.

“Ho avuto un contrattempo” borbottò.

Poiché non lo stava guardando, non vide Zayn roteare gli occhi con esasperazione al suo indirizzo.

“Non mi dire che stavi di nuovo aspettando che Horan finisse la colazione per potergli passare di fianco, perché sarebbe la terza volta solo questa settimana, ed è preoccupante, Harry” sentenziò deciso il ragazzo. Per tutta risposta, Harry divenne di un bel rosso ciliegia e non disse nulla.

Niall Horan era un Tassorosso del settimo anno per cui Harry aveva una cotta furibonda da più o meno sempre. Non era certo l’unico: Niall si era rivelato essere la gloria e l’onore della sua casa fin da quando, al terzo anno, aveva segnato il maggior numero di punti in una finale di Quidditch nella storia dei Tassorosso; record che poi aveva nuovamente battuto al quinto anno, quando aveva condotto la sua squadra alla vittoria di campionato per la terza volta consecutiva.

Era un tipo popolare, sempre circondato da amici che ridevano ad ogni sua battuta e con una spiccata passione per il pollo in ogni sua forma; Harry lo seguiva con lo sguardo ogni volta che entrava in Sala Grande la mattina, faceva segretamente il tifo per lui anche quando Tassorosso giocava contro Grifondoro e, soprattutto, cercava ogni giorno di raccogliere il coraggio necessario a rivolgergli la parola. Coraggio che, però, sembrava essersi assopito in un letargo che non accennava a vedere la primavera.

“Senti” continuò Zayn, vedendo che l’amico non spiccicava parola “Non ha davvero senso che tu continui così. Se ti piace così tanto, almeno parlaci! Non lo conosci neppure, magari in realtà è un completo idiota.”

Harry scosse il capo deciso. Un giorno si sarebbe deciso ma, ora come ora, non considerava una chiacchierata con Niall Horan nella lista dei progetti per il weekend.

***

Ancora una volta, Harry stava correndo. Aveva concluso che quella giornata fosse destinata ad andare male quando, dopo il ritardo a Pozioni, si era beccato i compiti extra di Trasfigurazione perché la sua rana, anziché diventare un copriteiera, aveva cominciato a sputare fuoco e aveva incendiato il banco di Lea Thomas; e come se non fosse bastato, a pranzo si era rovesciato addosso una ciotola di zuppa bollente. Ora stava, appunto, correndo attraverso il parco di Hogwarts, cercando di riacciuffare Molly, che aveva deciso quella fosse un’ottima serata per scorrazzare in giro per i fatti suoi. Certo, i gatti erano creature indipendenti, ma Molly aveva poco più di due mesi, e Harry non se la sentiva proprio di lasciarla fuori dal dormitorio la notte.

“Molly!” esclamò il Grifondoro, quando vide la pallina di pelo tigrato scattare in direzione delle serre, con tutta l’aria di starsi godendo il momento più bello della sua vita “Torna qui immediatamente!”

Com’era ovvio, la gattina lo ignorò, e Harry imprecò quando la vide infilarsi in una fessura tra il vetro della serra ed una finestra socchiusa, e scomparire nell’oscurità. Giunse davanti alla porta: vi era affisso un cartello, con su scritto “Vietato l’ingresso agli studenti – Piante pericolose all’interno”

“Perfetto!” sbraitò Harry, con furia "Davvero perfetto! Giuro che quando ti becco, se non ci avrà pensato un Ceppo Zannuto, farò di te un paio di calzini, Molly! Alohmora!" esclamò, puntando la bacchetta sulla porta, che si aprì con un cigolio sinistro.

Harry non si lasciò intimidire, ed entrò nella serra. Alla luce del crepuscolo, le numerose piante dalle forme e colori più disparati gettavano lunghe ombre sul pavimento, ed ogni cosa attorno a lui pareva respirare lentamente. Sentendosi come un pulcino in una gabbia di tigri, Harry tenne alta la bacchetta, e mosse qualche passo, cercando di fare meno rumore possibile.

“Molly?” sussurrò, teso, avanzando nella penombra e scrutando il fogliame che cresceva, tutto attorno a lui “Molly, dove sei?” Harry superò un piccolo salice le cui fronde si agitarono al suo passaggio, come mosse da un vento che però non c’era; aggirò un cespuglio dalle foglie color rosso acceso che non prometteva nulla di buono e, con suo enorme sconcerto, si ritrovò a sbattere contro la vetrata che segnava la fine della serra. Di Molly, neanche l’ombra.

Harry era sul punto di gridare per la frustrazione, quando un miagolio disperato risuonò nell’aria; voltò il capo di scatto verso la fonte del rumore, e prese a correre in direzione della porta.

“Molly!” esclamò, sentendo il cuore che batteva forte. Quello era decisamente il verso di un animale in pericolo,e lui non voleva pensare a che fine potesse fare una gattina di neanche un chilo in una serra magica piena di chissà quali piante.

Una radice sbucò dal nulla, ed Harry finì lungo disteso, con un gemito. Sentì qualcosa avvilupparsi attorno ai suoi abiti e, ignorando il dolore lancinante al labbro, rotolò su un fianco, puntando la bacchetta davanti a sé.

“Relascio!” esclamò, e vide le fronde del salice ritirarsi repentinamente, come fruste; nel frattempo, la serra si era riempita dei miagolii strazianti di Molly, e il ragazzo si alzò, barcollando verso la direzione generale da cui proveniva il suono.

Tutto era confuso: la testa gli girava, le orecchie fischiavano, un dolore accecante gli trafisse lo stomaco quando prese in pieno lo spigolo del tavolo; in tutto quel trambusto, non si accorse di una voce che esclamava qualcosa e, dopo qualche secondo, Harry si rese conto che nella serra era calato il silenzio. Molly non gemeva più.

Harry, in ginocchio sul pavimento, strizzò le palpebre con forza per impedire a qualsiasi accenno di lacrima di scendere; non voleva pesare a che vista poteva attenderlo se avesse alzato lo sguardo. Una voce, però, lo fece sussultare.

“Hey, tutto bene?”

Il Grifondoro alzò il capo di scatto: se le emozioni di quei pochi, concitati minuti non erano state abbastanza, ora era sufficientemente certo di essere sull’orlo di un infarto. Davanti a lui, in tutta la sua irlandese imponenza, stava Niall Horan, con una tremante Molly attaccata a un braccio e un tentacolo di Tranello del Diavolo stretto nell’altra mano, abbandonata lungo il fianco. Lo guardava preoccupato.

Harry guardò Niall e Niall guardò Harry; poi Molly miagolò, e il Grifondoro balzò in piedi.

“Molly!” strillò, afferrando la gattina dalle braccia del ragazzo e stringendosela al petto “Razza di gatto stupido, incosciente e indisciplinato! Non vedrai la luce del giorno per i prossimi sei anni, te lo posso garantire!”

Una risatina sommessa da parte di Niall lo riportò sulla terra, e Harry si ricordò che sì, se la sua gatta non era diventata concime per piante lo doveva a lui.

“Grazie” soffiò, ed arrossì “Le hai salvato la vita, non so davvero cosa dire”

Per tutta risposta, Niall gli rivolse un sorriso: uno di quei sorrisi che avevano stregato Harry fin dalla prima volta che l’aveva visto.

“Figurati” replicò, stringendosi nelle spalle “Chiunque l’avrebbe fatto”

Harry scosse il capo, incredulo. Bello, coraggioso, gentile, e perfino modesto. Era il suo uomo, punto e basta. Fece per aprire bocca, con l’intenzione di ringraziarlo ancora una volta; ma quando Niall puntò gli occhi azzurri nei suoi, le parole gli morirono in gola.

Harry non aveva mai pensato di vederlo così da vicino; e non si era mai accorto che le sue iridi, vicino alle pupille, erano così brillanti da sembrare costellate di pagliuzze argentate. Mentre il cuore gli galoppava in petto, Harry deglutì: se avesse abbassato lo sguardo sulle sue labbra, l’avrebbe certamente baciato.

Niall corrugò la fronte, e levò una mano: con il pollice accarezzò delicatamente il labbro inferiore di Harry, che si accorse di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.

“Sanguini” disse il Tassorosso, mentre Harry si abbandonava ad un sospiro leggero. Perché era normale andare ad accarezzare la bocca della gente, no?

“Oh” fece, abbassando lo sguardo, ed arrossendo inspiegabilmente. Sporse la lingua, e saggiò l’entità della ferita sul labbro; bruciava.

Niall lo fissava attentamente, quasi rapito; e se da un lato Harry ne era lusingato, da un altro non poteva che sentirsi un po’ a disagio, sotto il suo sguardo insistente. Probabilmente aveva un aspetto ridicolo, o un pezzo d’insalata tra i denti: ecco perché Niall non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Si strinse Molly al petto, levando timidamente gli occhi sul ragazzo più grande.

“Andiamo fuori” propose intelligentemente “Prima che qualcosa qui dentro si risvegli”.

Harry annuì animatamente, e si diresse verso la porta. Quando gli passò accanto, Niall gli posò una mano sulla spalla, come a volerlo indirizzare sulla via giusta. Fu un contatto di appena un secondo, che bastò perché le ginocchia di Harry si tramutassero istantaneamente in gelatina.

Una volta fuori dalla serra, che Niall richiuse con un colpo di bacchetta, i due ragazzi s’incamminarono verso il castello.

“Non mi sono neppure presentato” disse l’irlandese, tenendogli la mano “Niall Horan, piacere”

“So chi sei” replicò Harry con un sorriso, stringendola “Io sono Harry, Harry Styles”

“È un piacere conoscerti, Harry”.

Niall sorrise apertamente, e Harry perso ancora una volta nei suoi occhi luminosi, ricambiò.

 

***

 

“Stai scherzando!” esclamò il biondo irlandese, con l’aria di chi ha scoperto che il Natale arrivava in anticipo “Ma è la cosa più assurdamente figa che esista al mondo!”

Harry rise di cuore, scuotendo la chioma leonina.

“Ti assicuro che non è niente di speciale, per i babbani” gli disse, sporgendosi oltre il suo ginocchio alzato per sistemare il cavetto bianco “Chiunque ne ha uno”

“Beh, i babbani sono dei fottuti geni, lasciamelo dire” replicò Niall, armeggiando tutto allegro con l’iPod, felice come un bambino davanti ad un pacchetto di caramelle. Lui e Harry erano seduti poco lontano dalla biblioteca, accanto ad una grande finestra che dava sul parco di Hogwarts, imbiancato dalla prima neve dell’anno.

Da quando si erano conosciuti, circa tre settimane prima, i due ragazzi avevano preso a passare spesso del tempo insieme; a volte studiavano in biblioteca, ma principalmente chiacchieravano del più e del meno, rintanati in un angolo caldo del castello. Harry era certo, ora che lo conosceva meglio, che quella per Niall non fosse solo una cotta; e più parlava con lui, più gli sedeva accanto, cercando ogni volta una scusa per sfiorarlo o stargli un po’ più vicino di quello che si converrebbe a due semplici amici, sentiva crescere nel cuore la voglia irrefrenabile di azzerare la distanza tra le loro labbra, e baciarlo finché non fosse calato il sole.

Niall, Harry aveva scoperto, amava la musica. In particolare quella dance e pop; e il suo iPod ne era pieno zeppo. Il Grifondoro adorava guardarlo scuotere il capo a tempo con le canzoni, e canticchiare con voce vagamente roca e decisamente sexy.

“Hey Haz” lo chiamò Niall, risvegliandolo dai suoi impudichi pensieri “Scegli tu una canzone stavolta. ”

 Harry sorrise e accettò l’iPod, iniziando a scorrere i titoli per trovarne uno adatto. Non dovette cercare molto: appena sotto “Accidentally in Love” e “Airplanes”, Harry trovò la canzone perfetta.

“Beh” sorrise “Visto che è quasi Natale…”

Immediatamente la voce di Mariah Carey risuonò nelle loro orecchie.

 

I don’t want a lot for Christmas, there is just one thing I need
And I don’t care about the presents underneath the Christmas tree
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true:
Baby, all I want for Christmas is you

 

Harry guardò Niall di sottecchi, e lo vide tutto perso nella musica, a canticchiare il motivetto a bocca chiusa; si chiese se ci fosse anche la minima possibilità che il biondino avesse colto il messaggio neanche tanto subliminale che gli stava lanciando.

Il Grifondoro sospirò piano. Anche se Niall avesse capito di piacergli, quante possibilità c’erano che ricambiasse il suo sentimento, e non fuggisse a gambe levate davanti alla confessione di un ragazzino gay?

Proprio mentre era immerso in quelle sconsolate prospettive, Harry si accorse che Niall lo stava osservando, la testa inclinata di lato come un bambino curioso. Aveva perfino smesso di canticchiare, e tutta la sua attenzione era concentrata su di lui, in quel momento.

Harry arrossì istintivamente e lo sguardo, prima incatenato nell’azzurro di quello di Niall, scivolò verso il basso, fissandosi sulle sue labbra.

Si chiese che cosa l’avrebbe trattenuto dal baciarlo, ora. Erano soli, l’atmosfera era quella giusta; inoltre, Harry da giorni non pensava ad altro che alle labbra di Niall sulle sue.

Deglutì piano, e senza rendersene conto fece guizzare fuori la lingua, leccandosi il labbro inferiore; e quando rialzò lo sguardo e incontrò quello di Niall, vide ben altro che innocente curiosità nei suoi occhi. C’era il desiderio.

Fu molto svelto. Con uno scatto repentino, il volto del Tassorosso fu a pochi millimetri dal suo; ed Harry ebbe appena il tempo di inspirare, sorpreso, prima che la bocca del più grande fosse sulla sua, coprendola con la propria.

Harry chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente al bacio. Il suo cervello era andato in blackout istantaneo, sopraffatto dalla sensazione di trionfo che era divampata in lui per qualche secondo, prima che l’emozione prendesse il sopravvento.

Il più piccolo schiuse le labbra, permettendo all’altro di approfondire il contatto: la sua lingua gli accarezzò prima le labbra, poi il palato, ed Harry sospirò la sua approvazione, portando una mano tra i capelli di Niall e attirandolo maggiormente verso di sé.

Per tutta risposta, il Tassorosso portò una mano al suo fianco e spedì l’altra ad intrecciarsi nella sua chioma spettinata, stringendolo a sé possessivamente; Harry piegò il capo, concedendogli tutto lo spazio che desiderava.

Non s’interruppero tanto presto. Harry, dal canto suo, non avrebbe mai voluto lasciarlo andare, ma udendo dei passi risuonare lungo il corridoio, i due si separarono. Appurato che nessuno si dirigeva verso di loro, Niall guardò Harry negli occhi, e gli sorrise. Senza dire nulla, alzò una mano e accarezzò delicatamente la sua guancia, bollente dopo una pomiciata in piena regola.

“Allora” soffiò sulle sue labbra “Spero di essere riuscito a sollevarti un po’ il morale. Mi sembravi un po’ giù, prima”

Un’inspiegabile calore si diffuse nel petto di Harry, diffondendosi fino alla punta delle dita, e il ragazzo fu preso da un’improvvisa voglia di ridere; invece, si limitò a sorridere casualmente, sollevando solo un angolo della bocca.

“Hai un ottimo metodo, non c’è che dire” disse il Grifondoro, contenendo a mala pena l’euforia nella voce.

“Mi fa piacere che tu lo pensi” replicò Niall “Perchè, se non ti dispiace, mi piacerebbe riprendere da dove ci eravamo interrotti”

Harry sorrise.

“Sono tristissimo” replicò, prima di chiudere gli occhi e stringersi nuovamente tra le braccia di Niall.

 

***

 

“Harry. Harry. HARRY!”

“Uh?” Harry alzò lo sguardo, fino ad un attimo prima perso nel vuoto, e sollevò il capo dalla mano che lo sosteneva. Davanti a lui, uno Zayn alquanto spazientito sventolava una mano davanti alla sua faccia.

“Alla buon’ora, principessa!” lo apostrofò il ragazzo “Sono dieci minuti che ti chiamo!”

Harry scrollò il capo, come per schiarirsi le idee. Ed in effetti era così: era intento a ricordare l’ultimo incontro con Niall, avvenuto giusto quel pomeriggio fuori dalla biblioteca.

“Scusami, ero distratto, io…” iniziò il riccio, ma l’amico lo interruppe.

“Distratto, sì. Non voglio neanche sapere a cosa stavi pensando, guarda” insinuò malizioso, lasciandosi cadere accanto a lui sul divano davanti al fuoco.

Harry divenne color della divisa da Quidditch che Zayn indossava, e diede al ragazzo un pugno sul braccio.

“Idiota!” esclamò “Sono io che non voglio sapere cosa pensi che io pensassi!”

Zayn scosse il capo, a metà tra il divertito e l’esasperato, e infilò una mano sotto la divisa da Quidditch, estraendone un pacchetto di piccole dimensioni, avvolto in semplice carta da pacchi.

 “È tornato Kevin con questo” disse “Oh, e Louis ha detto che devi farti un gufo tuo, perchè quel poveraccio era stremato dopo il viaggio”.

Harry non lo sentì nemmeno: tutta la sua attenzione si era concentrata sull’oggetto che l’amico teneva in mano.

“Sì certo, grazie mille” rispose distrattamente “Dammi qua”.

Si allungò per prendere il pacchetto, ma Zayn lo sollevò sopra la sua testa, fuori dalla sua portata.

“Che cos’è?” chiese, con un ghigno sul viso. Harry arrossì leggermente, e gli strattonò il braccio, cercando di costringerlo ad abbassarlo.

“Niente che ti riguardi” borbottò contrariato, quando si rese conto che l’amico non dava alcun segno di volerlo accontentare.

“È per Niall?” domandò Zayn con fare malizioso. L’espressione di Harry parlò per lui.

“Anche se fosse?” replicò astiosamente il ragazzo, incrociando le braccia al petto. Zayn scosse il capo divertito, lasciando ricadere il braccio che teneva alto il pacchetto di Harry.

“Niente, tanto per sapere” disse tranquillo, porgendogli l’oggetto misterioso. Harry lo accettò, e rimase in silenzio, accarezzando distrattamente lo spago che lo teneva legato, lo sguardo fisso su un punto imprecisato del pavimento.

Zayn lo osservò senza parlare per un po’, poi gli diede una leggera spallata, per attirare la sua attenzione.

“Sai” disse con un sorriso “Non credevo che ti avrei mai visto così”

Harry alzò il capo, perplesso.

“Così come?” chiese.

“Così sereno, credo. Non lo so, solo che mi fa piacere. Mi sembri felice, da quando tu e Horan… cos’è che siete, esattamente?” fece Zayn, grattandosi il mento.

Harry sorrise, facendo una carezza a Molly che era balzata sulle sue ginocchia in quel momento.

“Non so cosa siamo, non ne abbiamo mai parlato in realtà. Di solito, beh…” il ragazzo arrossì, e abbassò lo sguardo senza finire la frase.

“Pomiciate” completò Zayn per lui, annuendo. Harry era così dolce a volte, che Zayn si sentiva protettivo verso di lui: da quando si erano conosciuti il primo giorno di scuola, aveva sempre avuto un debole per quel Nato Babbano impaurito che spalancava la bocca di fronte ad ogni magia e aveva un sorriso capace di illuminare tutta la Sala Grande senza bisogno di candele.

Perciò, era senz’altro molto felice di vedere che il suo migliore amico fosse riuscito a realizzare uno dei suoi più grandi sogni, ma in fondo al cuore, Zayn serbava un nodo di preoccupazione. Dopotutto, Horan non si era mai fatto vedere con un ragazzo prima (e il solo fatto che lui e Harry si vedessero in segreto lo insospettiva non poco), e se fosse venuto fuori che Niall non voleva altro che divertimento da Harry, sarebbe scoppiato un finimondo. Harry sarebbe stato distrutto, e Zayn non lo avrebbe sopportato. Tuttavia si fidava del giudizio del suo amico, e non gli confidò i suoi timori; dopotutto, non voleva rovinargli l’ultima settimana di scuola con sospetti che probabilmente erano infondati.

 

***

 

Harry stava praticamente saltellando lungo il corridoio, dirigendosi verso il luogo dove si doveva incontrare con Niall. Era l’ultimo giorno prima della vacanze di Natale, che il Tassorosso avrebbe passato in famiglia, e Harry non vedeva l’ora di dargli il regalo che gli aveva fatto. Non sapeva se anche Niall se avrebbe fatto uno a lui, e non gli importava; voleva solo vedere la sua faccia quando l’avrebbe aperto, voleva vedere il suo sorriso mentre lo ringraziava, e voleva sentire le sue labbra mentre lo baciava con entusiasmo. Era più che certo che gli sarebbe piaciuto.

Harry sospirò allegro, un sorriso enorme sul viso. Era il momento buono: quello in cui avrebbe detto a Niall quello che provava per lui, e con un po’ di fortuna, il ragazzo avrebbe detto che ricambiava, e gli avrebbe chiesto di mettersi con lui. Harry non vedeva l’ora.

Raggiunse l’aula vuota vicino alla biblioteca dove lui e il biondo si erano incontrati quasi ogni giorno da tre settimane a quella parte, e fece per entrare, quando si accorse che la porta era socchiusa, e che la stanza era già occupata.

Corrugò la fronte, perplesso, e sbirciò dalla porta socchiusa. Gli ci volle qualche secondo per decifrare quello che stava vedendo, e un solo attimo per sentirsi morire. Harry fece due passi indietro, una mano sulla bocca, il fiato corto e gli occhi improvvisamente pieni di lacrime.

Dentro quell’aula c’era Niall, ma non era solo in attesa di Harry come lui aveva creduto. Dentro quell’aula c’era Niall, abbracciato così stretto ad una ragazza ignota che non si capiva dove iniziasse uno e finisse l’altra.

Il cuore di Harry diede un battito, e un singhiozzo strozza sfuggì alle sue labbra; poi chiuse gli occhi e, senza fare caso a dove stava andando, corse via.

 

***

 

“Mi mancherai tantissimo in queste due settimane, Mel” disse piano Niall, stringendo forte la ragazza “Non so come farò senza i tuoi interrogatori alle tre di notte, e i tuoi consigli da Guru”

Melanie rise, sciogliendo l’abbraccio e dandogli un buffetto sulla guancia.

“Te la caverai alla grande, Ni” gli disse “E poi, più di così non posso fare. Ormai sei in grado di camminare con le tue gambe, è ora che tu diventi un bimbo grande e faccia vedere che le palle non servono solo per decorare l’albero di Natale, che dici?”

Anche Niall rise, dandole una gomitata.

“Sei un’idiota” l’apostrofò scherzoso.

Lei scosse il capo, sorridendo.

“Divertiti in Irlanda” gli disse, dirigendosi verso la porta “E mi raccomando, scrivimi appena hai finito di limonarti Harry, voglio sapere tutto!”

Niall alzò una mano, in segno di saluto.

“Sarà fatto. E tu portami qualcosa dal Canada, però!”

Melanie assentì, e con un ultimo saluto uscì, lasciandolo solo.

Niall si sedette su un banco, estraendo dalla tasca il pacchetto infiocchettato che aveva incartato quella mattina, e sorrise tra sé e sé.

Harry lo aveva sconvolto, letteralmente. Da quando si erano incontrati, in modo piuttosto inusuale tra l’altro, non aveva smesso un attimo di pensare a lui. Alla sua dolcezza mentre coccolava il suo gatto, ai suoi occhi grandi e luminosi, al suo sorriso splendente. Ogni volta che Harry sorrideva, i suoi occhi diventavano ancora più grandi e brillanti, e Niall non riusciva a smettere di guardarlo da quanto era bello.

Non sapeva bene cosa l’aveva spinto a prendergli quel regalo: quando aveva deciso di farglielo, gli era subito venuta in mente una cosa del genere, ed ora se ne stava lì, a rigirarselo tra le mani, aspettando che Harry si facesse vedere e ripassando mentalmente quello che voleva dirgli quando gliel’avrebbe consegnato.

Niall guardò l’orologio, perplesso. Harry era venti minuti in ritardo, e non poteva che essere sorpreso visto che, solitamente, era almeno dieci minuti in anticipo. Niall fece un respiro profondo, cercando di calmare i nervi. Magari Molly era scappata di nuovo, e lui la stava inseguendo per tutta la torre di Grifondoro, cercando di riacciuffarla. Magari aveva incontrato Pix. Magari si era addormentato. Oppure…

Oppure non vuole vedermi, pensò Niall, nel panico. Forse Harry si era pentito di quello che avevano fatto, in realtà non era interessato a lui e non sapeva come dirglielo perché non era che un cucciolo dolce e sensibile.

L’irlandese balzò in piedi, cacciando il pacchetto in tasca e correndo verso la porta. Non lo sopportava, doveva trovarlo. Se Harry voleva piantarlo doveva sentirselo dire chiaro e tondo, perchè non avrebbe sopportato di partire con quell’incertezza addosso.

Il primo luogo dove lo cercò fu la biblioteca, perché era il più vicino. Poi provò la Sala Comune di Grifondoro, ma Louis Tomlinson gli disse che Harry non si trovava nel suo dormitorio. Non era nella Sala Grande, né con i Grifondoro riuniti al primo piano. Niall decise che forse era andato a fare una passeggiata all’aperto, così corse fuori, nella gelida aria di Dicembre.

Si diresse immediatamente verso il lago, perchè sapeva che a Harry piaceva andarci per pensare; e fu con una certa apprensione che Niall prese a seguire un paio di impronte solitarie, che avevano l’aria di essere state appena impresse nella neve fresca: il ragazzo non fu deluso.

Dopo appena un minuto di cammino, aggirato un abete carico di neve, Niall si ritrovò in un piccolo spiazzo innevato, dove l’acqua scura del lago lambiva la riva di una spiaggetta; e, seduta su un masso poco distante, le spalle scosse dai singhiozzi e il volto nascosto tra le mani, stava la figura di Harry.

Niall ebbe un tuffo al cuore. Accanto al ragazzo un pacchetto incartato in carta dorata giaceva abbandonato sulla neve, e i suoi singhiozzi erano udibili chiaramente, nonostante fosse di spalle. Niall non riusciva a capire.

“Harry?” disse, esitante, avvicinandosi piano “Harry?” ripetè più chiaramente, arrivando a posargli la mano sulla spalla. Al suo tocco, il ragazzo sobbalzò, e si voltò di scatto. Aveva gli occhi gonfi, le guance bagnate di lacrime, e il naso arrossato dal freddo: a Niall si spezzò il cuore, vedendolo.

“Harry” soffiò, lasciandosi cadere in ginocchio accanto a lui; fece per alzare una mano e accarezzargli il viso, ma il Grifondoro si ritirò di scatto “Che è successo?” mormorò.

Harry lo fissò in silenzio, gli occhi colmi di nuove, bollenti lacrime, e non disse nulla. Sembrava sconvolto almeno quanto lo era lui.

“Harry parlami” incalzò Niall, sempre più preoccupato “Dimmi cos’hai, ti prego. È successo… ho fatto qualcosa io?”

A quelle parole, gli occhi di Harry, resi ancora più brillanti del solito dalle lacrime, si accesero di una strana luce, e l’irlandese capì di essere sulla strada giusta; prima di poter dire nulla, però, fu Harry a parlare.

“Dove hai lasciato la tua ragazza?” riuscì a sibilare con voce arrochita, e tirò su con il naso, lo sguardo carico di astio.

Niall era senza parole. Ma di che stava parlando? Quale ragazza?

“Io non capisco” balbettò confuso.

Harry balzò in piedi improvvisamente, e Niall cadde a sedere, completamente sbigottito.

“Certo che non capisci! Non hai mai capito, vero?” esclamò con rabbia, sovrastandolo “Non hai capito perché ho cercato di conoscerti, non hai capito perché ho accettato di baciarti, non ti sei neanche mai accorto di come ti ho sempre guardato, da tre anni a questa parte! Non ti è neanche mai passato per la testa che io provassi qualcosa per te, vero? No, tu volevi solo provare una nuova esperienza, e una volta che ti sei accorto che forse l’omosessualità non fa per te, sei tornato di corsa dalla tua adorabile amichetta. Che bella persona che sei, Niall!”

Harry emise un rantolo strozzato mentre cercava di riprendere fiato tra i singhiozzi, e Niall respirò lentamente, lasciando che le sue parole s’imprimessero di significato e affondassero sotto la sua pelle. Lentamente, come una lastra di ghiaccio che si crepa e si frantuma in mille pezzi, il velo di incomprensione che ottenebrava la mente di Niall cadde, e la verità lo colpì con la forza di un carro in corsa.

Si alzò lentamente, senza perdere il contatto visivo con Harry, che respirava pesantemente, in attesa di una sua mossa, come sfidandolo a dire qualcosa. Pregandolo, in fondo al cuore, di negare tutto.

“Ascoltami, Harry” Niall parlò piano, ma chiaramente “è da quando ti ho conosciuto che non smetto di pensare a te. Penso che tu sia la persona più bella e dolce che abbia mai conosciuto, e non ho mai trovato nessuno che mi capisca come fai tu, con la stessa facilità che hai tu di guardarmi e leggere tutto quello che c’è da leggere dentro di me. E quando ti ho baciato non l’ho fatto perché volevo provare una nuova esperienza, ma perchè il desiderio di farlo mi tormentava da giorni. Ed è stato il bacio più incredibile della mia vita, se proprio vuoi saperlo.”

Niall fece una pausa, per lasciare che le sue parole facessero effetto. Harry aveva gli occhi spalancati, e sembrava trattenere il respiro. Pendeva letteralmente dalle sue labbra.

“Non so che cosa tu abbia visto, prima, ma se c’è una cosa che posso garantirti, Harry, è che è stato un malinteso. C’è una sola persona con cui voglio stare e beh, anche se pensavo di dirtelo in modo diverso… quella persona sei tu”.

Passò un secondo. Un lunghissimo, interminabile secondo in cui Niall fu certo di aver perso Harry, e per sempre; poi, la sua visuale fu oscurata da una massa di ricci castani, e l’irlandese si ritrovò il ragazzo tra le braccia.

Chiuse gli occhi e, sorridendo nel suo collo, lo strinse forte a sé. Sentiva le dita di Harry artigliare il suo maglione e la sua schiena, sotto le sue braccia, sussultare, scossa dai singhiozzi.

“Mi dispiace” mugolò il Grifondoro con voce strozzata “Mi dispiace Niall, sono un idiota e ho detto mille cazzate ma non lo penso, davvero, io credo che tu sia la persona più incredibile di questo mondo, e…”

Niall non ne poteva più di sentirlo piangere. E non sapeva neanche cos’altro ci fosse da dire, perciò fece l’unica cosa che gli parve naturale: insinuò una mano tra i suoi capelli, tirò leggermente indietro la sua testa e lo coinvolse in un bacio mozzafiato.

 

***

 

Harry sospirò contento, accoccolandosi più comodamente tra il corpo di Niall e il divano morbido, accanto al camino. La sala comune di Tassorosso era davvero accogliente, non c’era che dire.

“Non ci credo che hai dato buca ai tuoi per rimanere qui” mormorò sulla pelle del suo collo, prima di lasciargli un bacio sotto il mento.

Niall ridacchiò e fece passare un braccio attorno alla sua vita, stringendolo a sé.

“Sono diciassette anni che sento mia zia cantare le Carole dopo il gin, credo possano concedermi il fatto che ho trovato qualcosa di decisamente meglio da fare quest’anno” rispose, divertito.

“Quindi sono più interessante di una vecchia zia ubriaca? Tu si che sai come fare i complimenti, Horan” replicò Harry, con lo stesso tono.

Niall sorrise e lo baciò.

“Non c’è di che, dolcezza” sussurrò sulle sue labbra, poi si allontanò per guardarlo in viso “A proposito: tu non avevi un regalo per me?” chiese, con aspettativa nella voce.

Il Grifondoro sgranò gli occhi, fingendosi offeso.

“Ma guarda questo! Materialista che non sei altro, vuoi solo il tuo regalo di Natale, non è vero?” esclamò, ma tuffò una mano sotto la coperta di lana che li avvolgeva come bachi da seta, e ne estrasse il famigerato pacchettino che era costato al gufo Kevin una settimana d’influenza.

Niall, con una complicata manovra che prevedeva l’afferrare il pacchetto senza sciogliere l’abbraccio con Harry, lo prese, e lo scartò delicatamente. Quando vide cos’era, sgranò gli occhi e si voltò verso il suo ragazzo, con un’espressione di pura gioia sul viso.

“Ma è un iPong! Non ci posso credere, mi hai regalato un iPong!” esclamò, e senza dargli il tempo di sorridere, nemmeno di spiegargli che quello che gli aveva regalato si chiamava iPod e non iPong, Niall si tuffò sulle sue labbra, baciandolo con entusiasmo.

“Sono felice che ti piaccia” disse Harry, quando si separarono “ Ci sono già delle canzoni dentro, quelle che avevi ascoltato sul mio e che ti erano piaciute di più”.

Niall scosse il capo, sorridendo.

“Adesso mi sento un idiota” rispose “Perché il regalo che ti ho preso io non si avvicina a questo neppure lontanamente”

Harry aveva sesso di ascoltare dopo il ‘che ti ho preso io’; il suo cuore aveva preso a battere talmente forte che perfino Niall se ne rese conto, con un certo compiacimento, anche.

“Mi hai preso un regalo?” sussurrò Harry, emozionato. L’irlandese annuì, ed estrasse dalla tasca il suo pacchetto, ormai tutto stropicciato.

“Non è niente di speciale” lo avvertì, con fare di scuse “è che quando l’ho visto ho pensato a te e ho pensato che sì, ecco, magari poteva…”

Ma ancora una volta, Harry non gli prestò attenzione. Invece scartò il regalo, e si ritrovò in mano una scatolina di cartoncino verde scuro. La aprì, e spalancò la bocca per la sorpresa. All’interno c’erano due laccetti di velluto, dello stesso verde bosco della scatola; ma mentre uno aveva attaccato al centro un campanellino, l’altro portava una fila di minuscoli brillantini, quasi invisibili, che lo percorrevano per tutta la sua lunghezza.

“Questo è per te” spiegò piano Niall, accarezzando quest’ultimo con un dito “Visto che porti un sacco di braccialetti, ho pensato che poteva piacerti”.

“Infatti è bellissimo” mormorò Harry, sorridendo dolcemente, quasi commosso “E l’altro?” chiese, guardandolo incuriosito quando Niall distolse lo sguardo dal suo.

“Beh” disse il Tassorosso “L’altro è per Molly” per un attimo calò il silenzio e Niall, pensando che Harry probabilmente trovasse la cosa molto stupida, si affrettò ad aggiungere “Cioè, è una stupidaggine, lo so, però mi sembrava una cosa carina e, certo, probabilmente lo trovi stupido, ma…”

Harry roteò gli occhi divertito, e questa volta fu il suo turno di zittirlo con un bacio: premette le labbra sulle sue, e gli sorrise, con la bocca e con lo sguardo.

“È il regalo di più bello che abbia mai ricevuto” disse guardandolo negli occhi.

Forse non era vero, forse aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente senza nemmeno pensarci; ma quando Niall rispose al suo sorriso e si allungò per baciarlo, il ragazzo seppe che non gli importava: perché il miglior regalo che avrebbe mai potuto desiderare, era già tra le sue braccia.

 

THE END

 

Ebbene. Non mi sembra vero, che dopo più di tre anni di assenza, torno a pubblicare su EFP.
Eppure eccomi qui, con questa cosa scritta per la Christmas Exchange del TheGays; si sente che non scrivo da tanto, eh?
Insomma, dovevo scrivere una Narry ambientata a Hogwarts su un regalo di Natale per Julia; solo che c’è più chimica tra Harry e Taylor che tra me e il Narry, il che è tutto dire. Proprio per questo motivo, ho dovuto stravolgere tutti i miei parametri mentali, e Harry è finito tra i Grifondoro; non ce l’avrei mai messo in altre situazioni, ma ci voleva qualcosa di drastico. ;)

Comunque mi sono divertita a scriverla, e spero davvero che incontri almeno un po’ i tuoi gusti, Julia, e che ti abbia fatto piacere leggerla quanto ha me ha fatto piacere scriverla.

Prima di salutarvi, la mia vena Potterhead ci tiene a precisare che gli iPod nominati in questa fan fiction sono stati modificati magicamente con un incantesimo sperimentale, messo a punto dalle menti congiunte di Harry, Zayn e Louis e la supervisione del prefetto Tassorosso (Liam Payne), che permette ad oggetti elettronici Babbani di funzionare entro le mura di Hogwarts.

Ho finito, e sarà il caso che mi dilegui, prima che iniziate a lanciarmi germogli di Tranello del Diavolo in rappresaglia.

Merry Christmas, Julia :)

   
 
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