Capitolo I - Prefazione -
La mia prima parola, da quel che mi racconta sempre mia madre, è stata 'papà'.
Dice sempre che, per lei, è stata una piccola delusione.
Perché pensava che mio padre sarebbe stato il mio modello da seguire e lei il punto su cui andare sempre contro.
Mia madre dice sempre che da quel giorno ha sempre cercato di fare di tutto per me, perché voleva che io pronunciassi il suo nome.
Perchè voleva che io le volessi bene.
La mia piccola mente mi portava ad amare mio padre perché mi portava sempre della caramelle.
Erano blu, a forma di peluche.
Erano piene di zucchero, dolci.
Ogni volta che me ne portava era una festa.
Abbandonavo tutto per correre da lui e dalle sue caramelle.
E gli volevo bene.
Mia madre, invece, mi preparava sempre la verdura per pranzo.
Io le odiavo le verdure.
Così andavo sempre da mio padre.
Col tempo, però, mia madre e mio padre si separarono.
Io piangevo, perché volevo le mie caramelle e il mio papà.
La mamma piangeva perchè ero triste e perchè lei non sapeva come fare con me.
Dopo qualche tempo, mi comprò un piccolo libro.
Io avevo da poco imparato a leggere e, ogni sera, leggevo una pagina di quel libro, ne annusavo tutto, me ne innamoravo ogni pagina di più.
Dopo meno di una settimana il libro era terminato.
Non pensavo più molto a mio padre, bensì a mia madre che mi aveva portato alla felicità.
Crescendo cominciai a spendere la mia paghetta per i libri, mentre le mie amiche spendevano i loro risparmi per comprare vestiti, collane, scarpe o, persino, sigarette.
Io me ne stavo sempre con i libri in mano, contenta di scoprire, di gettarmi in quei legami.
Entrai nella biblioteca, quella al centro della città, vicino alla sede della mia scuola superiore.
Come ero solita, ero lì per prendere il mio libro settimanale, per portarmelo al parco e per leggerlo stesa sul prato con le mie uniche due amiche.
Quando vivi in una grande città le amicizie sono difficili da legare, specialmente quando frequenti un liceo classico e quando sei attratta tanto dalla lettura, dalle cose classiche e semplici e dai musei di arte.
Tutte cose 'poco alla moda' e troppo 'noiose', come la pensano le ragazze diverse della mia età.
Quelle che amano mettersi in mostra.
Che vorrebbero le si dedicassero statue e monumenti.
Io non sono mai stata una ragazza così.
Odiavo essere al centro dell'attenzione, mi sentivo a disagio, diventavo rossa e cominciavo a sudare.
Così me ne stavo con le due mie amiche, due del primo.
Tutti mi guardavano sbalordite, quando passavo.
Sembrava a tutti strano che una del quarto uscisse con delle primine, con delle nuove, con delle ragazze che non sono ancora mature.
Così la pensavano loro.
Scelsi il mio libro, lo sfoglia velocemente impregnando le narici di quell'odore di vecchio, di affascinante e entusiasmante.
Mi diressi all'uscita, dopo aver pagato quel tesoro e mi incamminai lenta verso il parco.
Amavo stare seduta sotto una delle enormi quercie fresce e ombrose.
Amavo il fruscio delle loro foglie, che si dondolavano lentamente con quel vento delicato primaverile.