Caro diario,
tutti si lamentano di essere sbagliati, di essere un disastro, di non essere mai amati.
Tutti si lamentano di cose inutili.
Anche io, anche io mi lamento.
Mi lamento quando l'acqua è troppo fredda, quando la carne è troppo dura, quando la pasta è al dente, quando i compiti sono troppi, quando il pullman tarda a passare, quando il biglietto costa troppo, quando guardo il telegiornale, quando mia mamma mi chiede di sistemare la camera, quando il cellulare si blocca, quando non c'è internet o quando ho molti compiti in classe in un solo giorno.
A volte mi lamento anche io dell'amore.
Più che altro, mi lamento della distanza dei corpi, a volte della distanza delle parole, a volte del dolore lacerante quando penso 'Dio, perché io non posso baciarlo e non posso abbracciarlo?' .
Mi capita spesso di avere a che fare con la mia compagna di classe che abita a due chilometri di distanza dal suo ragazzo che, ogni due volte a settimana, viene da noi per stare con lei.
Parlano ogni giorno per cellulare e lei continua a ripetere 'La distanza, quanto mi manca.'
La distanza non è quella di due chilometri.
Quando c'è questa distanza, fai il biglietto del pullman e vai da lui o gli chiedi di prendere la moto e di venire da te.
Ma vuoi mettere due chilometri con duemiladuecento chiloemetri?
Vuoi mettere il pullman con l'aereo?
Vuoi mettere una chiamata con una webcam?
Vuoi mettere un'amore corporeo e un'amore solo tramite l'anima?