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Autore: Emerlith    20/12/2012    4 recensioni
"Scusami, Bella. Prometto che avrò più cura delle tue cose. Avrò più cura di te."
Peccato sia stata una promessa che Narcissa Black non ha potuto mantenere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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‘’ Le orchidee sono difficili ‘’

Dunque, prima che leggiate è necessario fare alcune precisazioni. =) Questo è un pezzo che originariamente era inserito in una mia storia lunga. Purtroppo l'hard disk che conteneva i diversi capitoli è andato e vani sono stati i tentativi per ripararlo ^^'' e ora mi manca il tempo materiale per riscriverli tutti e pubblicare l'intera storia, che per ora ho rimosso dal sito. Mi scuso qui con chi l'aveva inserita tra le seguite, mi dispiace davvero tanto. A tempo indeterminato tornerò a sistemarla. Alcuni capitoli che non erano in quell'hard disk sono però salvi, e questo pezzo era inserito in uno di questi. Dato che sono gli sono particolarmente ''legata'', ho deciso di trasformarlo in una piccola shot. L'unica nota da tenere a mente è che qui le età delle sorelle Black sono inverite. Bellatrix è la più piccola delle tre. Questo è un ricordo di Narcissa (che invece qui è la maggiore, nella storia avevo programmato le cose in questa maniera) e in questo pezzo ha circa dodici anni. Dopo avervi confuso le idee (no dai, non è mia intenzione!) Vi tranquillizzo però, rispetto alle altre questa shot è decisamente breve =D Grazie per l'attenzione e buona lettura ;)

-Bella? Che cosa fai, perché te ne stai qui da sola?-
Il sole tramontava all’orizzonte. Narcissa corse verso sua sorella minore, preoccupata nel vederla accucciata nell’erba alta al limitare del giardino.
La bambina non diede cenno d’averla ascoltata e lei stizzita la scosse dalle spalle.
-Bellatrix, che cosa stai facendo? È ora di cena. -
La bambina si voltò, con le guance rigate di lacrime e il respiro affannato, visibilmente sconvolta.
Subito Narcissa le si sedette accanto.
-Cos’è successo, ti sei fatta male? Sei caduta? Dov’è Dromeda, le avevo detto di sorvegliarti … -
Ma la piccola non le rispose e le mise in mano un vaso con un’orchidea appassita.
Narcissa rimase a fissare i fiori sciupati e aggrottò un sopracciglio.
-È morta.- Scandì lentamente Bellatrix, con rabbia, torturandosi la manica del vestitino azzurro che portava indosso.
Narcissa si rigirò il vasetto davanti agli occhi. Alzò le spalle.
-È solo un po’ secca. Magari, prova a darle dell’acqua e a metterla al sole … -
Bellatrix le strappò via la pianta dalle mani e strinse il vaso a sé, come se ne dipendesse la sua vita.
-Non ha bisogno di acqua, e nemmeno di sole, Cissy! Sei una stupida! Siete tutte delle stupide, non capite mai niente!- Ruggì, strappando a mani nude le spighe verdi attorno a loro e gettandogliele addosso.
Narcissa sospirò.
-Perché devi fare i capricci anche per una pianta?-
La bambina si alzò in piedi di scatto.
-Era la mia pianta! Era la mia orchidea, me l’aveva portata papà dalla Svezia, e voi l’avete fatta morire, l’avete messa al sole,
è colpa vostra se è morta!-
Narcissa si alzò a sua volta e cercò di calmare la sorella.
-Ma Bella, che vuoi che sia, ne abbiamo così tante di orchidee, puoi prendere la mia … -
-Non voglio la tua! Voglio questa! La tua è bianca, come tutte le altre!-
Narcissa fece un debole sorriso accondiscendente.
-Sono sicura che ne troveremo un’altra di un colore che ti piace.-
-Io volevo questa nera.- Scandì lentamente Bellatrix, scostandosi i riccioli scuri dietro l’orecchio,
graffiandosi la guancia nel tentativo di reprimere le lacrime.
Narcissa rimase interdetta per un attimo, chiedendosi se fosse meglio assecondarla
o tentare inutilmente di farle capire che si trattava davvero di una banale pianta.
-Bella … -
-Smettila di sorridermi così! Tu pensi che solo perché sono piccola faccio capricci inutili, ma invece sei tu che non mi capisci!-
Urlò Bellatrix, gettando il vaso in terra.
-Era bellissima, proprio perché era unica! E non le serviva acqua, non le serviva luce! Ma tu gliene hai data troppa, l’hai messa al sole, in mezzo a tutti quegli altri inutili fiori, mentre lei doveva essere trattata diversamente! Non rifiorirà mai, i rami sono secchi, non ce ne sarà mai più un’altra uguale, e anche se fosse io non la voglio!- Finì, respirando affannosamente, torcendosi le mani.
Narcissa s’inginocchiò alla sua altezza, scostandole i capelli dal viso,  mentre la bambina cercava di ribellarsi al suo tocco.
-Adesso basta, non fare così, non fare così. -
Aspettò che i singhiozzi disperati si calmassero, mentre fissava gli alberi del giardino e la facciata della villa diventare più cupi, e poi le scostò i capelli dalla fronte e asciugò una lacrima impigliata  sulle lunghe ciglia degli occhi neri.
-Ti prometto che ne avrai un’altra uguale, te lo prometto.-
Bellatrix digrignò i denti.
-Non sarà mai uguale. Hai capito? Nessuna cosa può mai essere uguale ad un’altra o prenderne il posto.-
Si guardarono ancora negli occhi, poi Narcissa le prese la mano e le ripulì le dita sporche di terra.
-Ti sei tagliata il dito.-
-Non mi fa male.-
Rialzò gli occhi sulla bambina, e poi portò il dito alle labbra e glielo baciò.
-Vedrai che nostro padre te ne porterà una uguale, gli scriverò io. - Ripeté con convinzione per rassicurarla.
-Non è per questo.-
Narcissa inclinò la testa di lato, mentre i grilli frinivano e le prime stelle timide facevano capolino per salutare il crepuscolo.
-E allora cos’è, non me lo vuoi dire?-
Bellatrix fissò intensamente un calabrone che si posava su un papavero rosso acceso e poi tornò a guardare lei,
con un sorriso mesto ad incurvarle le labbra rosee.
-Era uguale a me. Non trovi?-
Narcissa avvertì un improvviso brivido lungo la schiena, la scosse leggermente, quasi spaventata.
-Cosa intendi dire?-
Ma Bellatrix si limitò a fissarla, senza risponderle.
-Ora...ora dovremmo rientrare. Sta facendo buio.-
Bellatrix non si mosse, gli occhi le si accesero e il sorriso si approfondì.
-Per favore, Bella...- Le sussurrò tirandola per la mano.

-Ho detto qualcosa di male?- Chiese allora Bellatrix, con una piccola alzata di spalle. 
Narcissa la osservò a lungo, poi le baciò la fronte e cercò di stringerla a sé.
-No, non hai detto niente di male.- Poi sospirò. -Scusami, Bella. Prometto che avrò più cura delle tue cose. Avrò più cura di te.
La scostò dall’abbraccio e ne  incrociò di nuovo gli occhi umidi.
-Mi dispiace di non essere più a casa con te, per via della scuola. Ti scriverò più spesso, ti scriverò sempre.
Avrò cura di te, sempre. Non ti lascerò mai sola, te lo prometto. Perdonami, Bella.-

Inaspettatamente, Bellatrix le mise le braccia intorno al collo.
Narcissa sorrise, poi le parlò all’orecchio.
-Me lo dai un bacio?-
Bellatrix sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma poi le baciò delicatamente una guancia, mentre Narcissa la stringeva forte a sé.
-A me piacciono i tuoi occhi,Cissy.- Le confessò in un sussurro timido.
Narcissa scosse leggermente la testa.
-A me piacciono i tuoi, neri neri come i petali di questo bellissimo fiore.-
-Me ne porterai delle altre?-
-Sì, Bella, saranno i tuoi fiori, e da grande ne avrai un giardino pieno, promesso.-
La bambina sorrise compiaciuta e si scostò leggermente dall’abbraccio.
-Esistono anche dei fiori con il colore dei tuoi occhi , Cissy.- Disse poi in un sussurro eccitato.
Narcissa sorrise meravigliata, stupendosi ancora una volta di quante cose sapesse. 
-Sì? E quali?-
-I Non ti scordar di me! - Esclamò soddisfatta Bellatrix, gettando indietro la cascata di riccioli in un gesto teatrale.
Narcissa la riacciuffò.
-Vorresti scordarti di me?-
Lei scosse la testa, tornando a esser seria.
-Bene. Allora ti porterò anche quelli, così potrai guardarli quando sono via, e potrai ricordarti della mia promessa.-
Bellatrix arricciò il naso, e si portò l’indice sul mento, fissando la punta delle sue scarpe.
-Quale promessa?-
Entrambe si voltarono verso Andromeda, che rimase a guardare le sorelle con aria scettica.
-Fatti gli affari tuoi.-
-Non rispondermi in questo modo, o ti faccio mettere in punizione, Bella.-
-Smettila, Andromeda. Lasciala in pace. - La zittì Narcissa , alzandosi e prendendo Bellatrix per mano.
-Muoviamoci, è tardi.-
Si avviarono tutte e tre verso casa, con Bellatrix che arrancava per stare al passo.
-Ma dico, l’hai vista?- Fece Andromeda in un sussurro, una volta varcato l’atrio.
-Bella, vai a vedere se ho lasciato la mia bacchetta nell’erba. -
Bellatrix sbuffò, con palese frustrazione corse indietro.
-Che vuoi dire?- Chiese Narcissa ad Andromeda.
-Sempre con quelle piante, sembra che ci si incanti, sempre con quei libri in mano, sempre da sola, sempre arrabbiata, non gioca con me, non si diverte, Cissy, non si diverte mai. Inventa cose strane.-
Poi si fermò, e Narcissa con lei. Si guardarono,  Andromeda esitò, il labbro inferiore le tremò per un attimo, incrociò le braccia al petto, volgendo lo sguardo da un’altra parte. 
-Bellatrix è bugiarda.- Sussurrò ancora in maniera appena percettibile.
-Bella mi nasconde le cose. Sa manipolare tutti, anche te. Mi fa paura … è cattiva. Sì, non guardarmi così, è cattiva e nessuno se ne accorge!-

Narcissa diede uno spintone alla sorella,  poi di scatto prese Bellatrix che le era corsa incontro e la sollevò tra le braccia, 
gettando uno sguardo truce ad Andromeda.
-Vuoi venire a cercare le lucciole con me, dopo cena?-
Bellatrix annuì, ma sbadigliò, e senza accorgersene poggiò la testa nell’incavo del suo collo.
-Non dire mai più queste stupidaggini, sei poco più di una bambina anche tu, e sei solo gelosa. Sei tu, quella cattiva!-
Andromeda corse via sulle scale, in lacrime.
-Cissy, la tua bacchetta non c’era, ma la mia orchidea  l’abbiamo lasciata nel prato … - Biascicò la bambina mezza addormentata.
-Te la prendo domani, Bella, adesso è buio.-
-Perché avete tutti paura del buio? Ti protegge, il buio.-
-Bella, non si vede niente ora. Domani con il sole l’andiamo a prendere. Ora andiamo a mangiare, non hai fame?-
Bellatrix scosse la testa.
-La mia orchidea avrà freddo, Cissy. Hai detto che ne avrai cura, hai detto che avrai cura di me. -
-L’ho detto e lo farò, ma ora dobbiamo solo cenare e dormire … -
-Le orchidee sono forti, ma sono difficili, Cissy. - Mormorò, tanto che Narcissa dovette avvicinare l’orecchio alle sue labbra per sentirla.
- Sono difficili da curare. Se sbagli appassiscono e devi tagliarne i rami, muoiono. Muoiono.-
Narcissa crollò sul divano del salone, con il fiato corto e le guance paonazze, mentre sentiva i passi affrettati dei domestici, i rimproveri di sua madre che già rimbombavano nei corridoi e il respiro caldo della sorella, e la stringeva a sé, accarezzandole i boccoli neri posati sui biondi, ignorando deliberatamente il pianto di Andromeda che riecheggiava cupo come il rimbombo di un tuono, come a volerla mettere in guardia dalla tempesta.

  
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