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Autore: Camilla L    20/12/2012    8 recensioni
Il mio nome è Rosalie Cullen-McCarty, ho trentadue anni e vivo a Forks nello stato di Washington con mio marito Emmett, l'unico uomo che abbia mai amato, stiamo insieme da quando entrambi avevamo diciassette anni, lo amo da impazzire fin dal nostro primo incontro.
QUESTA STORIA FA PARTE DELLA SERIE "EMMETT & ROSALIE"
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale | Coppie: Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
- Questa storia fa parte della serie 'Emmett & Rosalie'
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Oh! Oh! Oh! A Natale puoi...

 

Pov Rosalie

 

20 Dicembre 2012

 

Il mio nome è Rosalie Cullen-McCarty, ho trentadue anni e vivo a Forks nello stato di Washington con mio marito Emmett, l'unico uomo che abbia mai amato, stiamo insieme da quando entrambi avevamo diciassette anni, lo amo da impazzire fin dal nostro primo incontro. Insieme a lui e a mia madre Esme, gestisco una piccola catena di negozi di abbigliamento per bambini, la “Baby Rose”, inaugurata da mia madre nei primi anni ottanta e chiamata così in mio onore.

Forks è la mia città natale, anche se mio padre Carlisle è di origine inglese, si trasferì qui a metà anni settanta per approfondire i suoi studi in medicina, ma quando incontrò mia madre scattò tra di loro il classico colpo di fulmine e, da allora, non è più tornato a Londra se non per delle brevi visite ai genitori. Si sposarono dopo qualche anno e subito dopo arrivai io e dopo due anni i miei fratelli, Edward e Jasper, i gemelli terribili, come li chiamo affettuosamente io.

Mio padre fece subito carriera e divenne presto uno stimatissimo medico, molto affermato e apprezzato da tutti, fama che gli permise di ricoprire la carica più alta a cui potesse ambire e, che tutt'ora ricopre, quella di primario dell'ospedale locale.

Prima di scoprire di aspettare i gemelli mia madre decise di aprire il suo primo negozio e da lì ebbe inizio la nostra catena. Ora i negozi sono diventati ben tre, uno a Forks, uno a Port Angeles e l'ultimo, inaugurato giusto lo scorso week-end, a Seattle. Mia madre si occupa del personale e gestisce personalmente quello di Forks, io disegno modelli e mio marito si occupa di tutta la parte amministrativa.

Entrambi i miei fratelli, invece, sono diventati avvocati e si stanno apprestando ad aprire uno studio tutto loro. Sono entrambi sposati e padri di due figli. Jasper è il marito di Alice e padre di C.J. (Carlisle Jasper) di quattro anni e di Mary Beth di due. Edward è sposato con la mia migliore amica Isabella ed hanno due bellissime bambine, Renesmee di tre anni e Carlie di diciotto mesi.

La mia vita sembrerebbe perfetta, ho un marito che amo e che mi adora, una famiglia fantastica, ho un lavoro perfetto, ma a tutto questo manca qualcosa, anzi qualcuno: un figlio. Quel figlio che tanto cerco da anni, ma che sembra non voler arrivare, anzi che non arriverà mai, a quanto dice l'ennesimo luminare a cui mi sono affidata.

Questa volta sono volata fino a New York, per questo mio ultimo viaggio della speranza, ma nemmeno questo pluri-laureato e famosissimo dottore ha saputo risolvere il mio problema: non avrò mai un figlio, punto e basta. Prima me ne farò una ragione e meglio sarà per tutti.

Sono appena uscita dallo studio del Dottor Jenks, così si chiama questo famoso luminare, e mi sento la persona più inutile di questo mondo. Non ho neppure avuto il coraggio di telefonare a mio marito per dargli questa ennesima delusione, lui ci sperava così tanto che almeno stavolta riuscissimo a realizzare il nostro sogno che non mi va di dirgli al telefono che anche quest'ultima chance è stata un buco nell'acqua. Non ho voluto che venisse con me perchè me lo sentivo che sarebbe finita così, non volevo che fosse costretto a sopportare tutto questo un'altra volta, così l'ho convinto a starsene a casa a lavorare, con la scusa che due persone in meno col Natale alle porte sarebbero state davvero troppe.

Ora sto passeggiando per le vie di New York, ma potrebbe essere una qualsiasi altra città del mondo e per me sarebbe lo stesso, sono completamente assente, non sento il traffico tipico delle grandi città nelle ore di punta, non sento la neve che mi ha ormai completamente inzuppata, non sento i continui scampanellii dei vari Babbi Natali fuori dai negozi...niente di niente.

Ho promesso che avrei chiamato a casa appena terminata la visita, ma non ho ancora trovato il coraggio neppure per accendere il mio cellulare, non credo che sarei capace nemmeno di dire “pronto” senza scoppiare a piangere, stavolta la delusione è stata davvero troppa. Me l'aspettavo che sarebbe andata a finire così, ma sentirsi dire ogni santa volta che il mio corpo non è adatto a realizzare l'unico sogno che abbia mai avuto è sempre un colpo troppo grande da ricevere.

Quando Emmett ed io ci siamo sposati, ormai cinque anni fa, abbiamo iniziato subito a cercare un figlio e dopo un anno e mezzo di tentativi andati a vuoto abbiamo iniziato i primi accertamenti ed il verdetto è stato immediato, unanime e...agghiacciante: i miei ovuli non sono abbastanza forti per essere fecondati.

Avevamo deciso i nomi dei nostri figli ancora prima di sposarci, se avessimo avuto una bambina l'avremmo chiamata Emma e Lee, invece, il maschietto, con la speranza che almeno uno dei due arrivasse al più presto, ma purtroppo non è mai successo.

 

Forse è arrivato il momento di tornare il albergo, il mio cappotto ,ormai completamente zuppo, pesa quasi una tonnellata e per tanto che cammini la mia delusione mi seguirà ovunque.

Forse avrei dovuto rimandare questo appuntamento a dopo le feste natalizie, per lo meno avrei passato un Natale molto più sereno di quello che mi aspetta.

-Oh! Oh! Oh! Buon Natale!-Oddio! Quanto sono fastidiosi tutti questi idioti vestiti da Babbo Natale.

-Signora, Buon Natale!-insiste, tentando di allungarmi un volantino pubblicitario.

-Si, si! Buon Natale!-sbuffo, proseguendo imperterrita per la mia strada.

-Su, signora non sia così triste! Tra qualche giorno sarà Natale e nessuno in questo periodo deve essere triste.-Ma ora inseguono anche i passanti questi peluche animati?

-Senta...mmh...Babbo Natale veda di starmi lontano perchè oggi non è giornata! Se ho voglia di essere triste lo sarò a prescindere dal periodo dell'anno e dalle sue convinzioni, ok?-dico di getto, senza mai smettere di camminare, ma voltandomi verso di lui.

-Come vuole, ma sappia che è davvero un peccato che una bella signora come lei non abbia nemmeno un motivo per cui sorridere.-aggiunge ancora.

-Credo che questi siano affari miei e non suoi, caro il mio Babbo Natale sconosciuto.-Ma perchè ha deciso di seguire proprio me questo lo vorrei proprio sapere.

-Il Natale porta sempre tante cose belle, vedrà che porterà qualcosa anche per lei, non smetta di credere in ciò che vuole con tanto ardore, sarebbe davvero un gran peccato. I sogni prima o poi si realizzano, l'importante è non smettere di crederci.-mi dice dolcemente.

-Come ha detto che si chiama?-gli chiedo.

-Veramente non gliel'ho detto, ma comunque può chiamarmi Nick.-

-Ok, Nick! Lei non sa il motivo della mia tristezza e nemmeno lo saprà mai, per lei è facile dire queste frasi fatte e pure prive di fondamento, tanto non è a lei che hanno impedito perfino di sognare.-dico, quasi con cattiveria.

-E' vero, io non la conosco, ma vedo che quegli occhioni blu, ora tristi e malinconici, torneranno presto a brillare di gioia se solo lei credesse un po' di più nelle sue possibilità e meno nel pessimismo che la sta avvolgendo.-mi spiega, con la stessa tonalità in cui si raccontano le favole ai bambini.

Nel frattempo ha smesso di nevicare e non me ne sono nemmeno resa conto, questo strano Nick mi innervosisce non poco, ma ha qualcosa che quasi mi ipnotizza.

-Senta Nick, non per essere scortese, ma perchè sta dicendo queste cose proprio a me? Io stavo camminando per la mia strada senza disturbare nessuno.-gli faccio notare.

-Perchè era a lei che dovevo dirle cara Rosalie, non rinunci ai suoi sogni...non lo scordi mai.-

-Come mai sa il mio nome?-chiedo allarmata.

-Questo non ha importanza, ricordi solo le mie parole...non rinunci Rosalie, lo faccia per chi dovrà arrivare.-Ora inizio a spaventarmi, sembra che quest'uomo che, non ho mai visto in vita mia, mi conosca meglio di chiunque altro.

-Ma...come...lei?-balbetto confusa.

-Ora la devo lasciare, cara! Ricordi le mie parole e lei tornerà a sorridere.-dice, prima di girare l'angolo e sparire nel nulla.

Rimango per un attimo bloccata sul marciapiede dove è avvenuta questa strana conversazione, poi mi decido a seguire quello strano individuo. Giro nello stesso vicolo dove ha svoltato non più di un minuto fa, ma Nick sembra volatilizzato, svanito nel nulla.

-Perfetto, ora mi immagino anche di parlare con Babbo Natale, forse non è del ginecologo che ho bisogno, ma di tutto un altro tipo di medico.-penso a voce alta, riprendendo la mia camminata da dove era stata interrotta.

Appena arrivata in albergo mi tolgo i vestiti zuppi, mi infilo l'accappatoio e con un gesto automatico accendo il mio cellulare che squilla quasi all'istante.

-Pronto!-rispondo dopo un paio di squilli.

-Rose, ma dov'eri finita? E' quasi un ora che tento di chiamarti, non dirmi che la visita è durata fino ad ora.-Dal tono di voce preoccupato di mio marito, capisco che non avrei dovuto aspettare così tanto a rendermi reperibile.

-No amore, la visita è finita già da un po'...solo che dopo avevo voglia di fare due passi.-dico, con tono abbastanza neutro. Non sono felice, questo no, ma non sono più così triste e amareggiata come prima della chiacchierata con Nick. Chissà cosa aveva di così speciale quell'uomo da fare questo effetto su di me?

-Non è andata bene, vero?-mi chiede.

-No!-

-Lo sapevo che sarei dovuto venire con te. Non avrei dovuto lasciarti sola. Sono stato uno stupido. Prendo il primo aereo e...-dice a raffica.

-Emmett, non serve! Io sto bene, davvero.-lo rassicuro.

-Sicura, piccola?-

-Certo! E' stato difficile sentire sempre le stesse parole che mi ripetono da anni, ma ho deciso che non mollerò. Nessuno calpesterà i miei sogni.-dico decisa e stupita della mia forza di volontà.

-Così ti voglio, amore mio. Vedrai, insieme ce la faremo. I nostri sogni diventeranno realtà.-

-Ti amo, Emmett.-

-Anch'io, piccola! Torna presto da me, mi manchi tanto.-

-Prenderò il primo volo di domattina, ti aspetto all'aeroporto.-

-Sarò io ad aspettarti.-sussurra malizioso.

-Sarò quella che ti correrà incontro sorridendo.-lo stuzzico.

-E io quello che ti accoglierà a braccia aperte.-

-E io quello che spaccherà in mille pezzi il telefono se non la pianterete subito con queste smancerie da coma diabetico.-sento urlare da mio fratello Edward alle spalle di mio marito.

-Ma dove sei?-chiedo.

-Nel mio ufficio, ma è appena entrato quell'idiota di tuo fratello.-

-Che meraviglia, ha sentito tutto?-Non ho detto chissà quali cose, ma è pur sempre mio fratello, non mi piace che senta le mie conversazioni private con mio marito.

-No, non preoccuparti è appena entrato.-mi rassicura Emmett.

-Ok, allora vi lascio alla vostra chiacchierata, io mi faccio una bella doccia poi ordino qualcosa in camera.-

-Ciao, amore!

-Ciao, amore!-lo imita, Edward.

-Ciao ad entrambi!-dico, prima di riagganciare sorridendo. Quei due non cresceranno mai.

Ora mi aspetta una serata tranquilla, una doccia rilassante, una buona cena e poi tv fino a che non crollerò dalla stanchezza. Domani tornerò a casa, dove i miei sogni mi aspettano per essere realizzati.

 

25 Dicembre 2014

 

Dopo quel mio breve soggiorno a New York sono cambiate molte cose, io sono cambiata. Da allora non ho più fatto nessun accertamento medico che riguardasse la mia fertilità. Da allora ho ripreso a fare l'amore con mio marito solo per il piacere di farlo e senza più guardare i giorni sul calendario più adatti per concepire. Non abbiamo mai smesso di volere un bambino, abbiamo solo capito che non potevamo forzare le cose, il destino aveva già scelto per noi e non potevamo sfuggire a quella decisione.

Non ho mai capito chi fosse quell'uomo che mi disse di non rinunciare ai miei sogni, ma niente fu più vero di quelle sue parole. Non ho mai smesso di sognare ed è quello che insegnerò anche ai miei figli. Si, figli! Da quel 20 Dicembre di due anni fa non sono cambiata solo io, ma anche la mia famiglia, ora è molto più numerosa. Dopo qualche mesi rimasi incinta della piccola Emma che ora ha nove mesi e da qualche giorno ho scoperto che tra poco avrà un fratellino.

Aveva ragione Nick: il Natale porta sempre cose belle e a me ha portato non uno, ma ben due motivi per non smettere di sognare.

A Natale puoi realizzare tutti i tuoi sogni...basta crederci!





BUON NATALE A TUTTI! CAMILLA

   
 
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