Questa storia si
posiziona, cronologicamente, alla fine delle sfumature nere.
Anastasia, dopo
l’incidente con Charlie Tango, ha pregato molto ed ha chiesto a Christian di
accompagnarla in chiesa.
Cosa provano i nostri
due innamorati quando entrano in quel luogo sacro?
Candele ed incenso
Domenica 19 giugno
2011
Anastasia e Christian
si svegliarono dolcemente abbracciati.
I baci di lui avevano
il potere di solleticare ogni terminazione di Anastasia e lei, di certo, non
disattese le aspettative del suo promesso sposo.
Sì, ormai era
ufficiale, Christian era il suo futuro marito, l'uomo che avrebbe amato
per sempre, l'uomo che, due giorni prima, aveva rischiato di morire,
precipitando col suo elicottero.
Un residuo di paura
oscurò il sorriso di Anastasia e Christian si preoccupò subito.
< Piccola, tutto
bene? >
< Sì. Stavo solo
ripensando all'incidente con Charlie Tango…
>
< Non preoccuparti,
è tutto finito. >
< Ho pregato così
tanto che tu tornassi da me sano e salvo! Oggi vorrei andare in chiesa, l'ho
promesso a Dio, se avesse ascoltato la mia preghiera. Vuoi venire con me o ti
sembra solo la sciocchezza di una donna innamorata? >
< Non puoi
immaginare come mi faccia sentire sapere che hai pregato per me. Sono commosso
e ti accompagno volentieri. Dove vuoi andare? >
< Non mi piacciono
le chiese troppo grandi o troppo pompose. Vorrei andare in una chiesetta che si
trova a pochi chilometri da Portland. È una cappella francescana, spoglia e
povera, ma proprio per questo è accogliente e ti fa sentire più vicino a Dio.
>
< Ok. Stamattina ti
porterò in chiesa, prima però vorrei peccare di lussuria con te! >
L’uomo sorrise lascivo quindi cominciò a torturare le labbra
della sua futura sposa, mordicchiandole e baciandole con passione, mai stanco
d’amarla.
Dopo una doccia rinfrescante, i due innamorati presero l’Audi R8
di Christian e, mentre progettavano le loro nozze, sfrecciarono lungo
l’autostrada diretti verso la cappella di San Damiano.
Quando entrarono in quel luogo di culto, istintivamente si
zittirono.
Ancora allacciati per mano, fecero un primo giro, osservando le
pareti spoglie, l’altare ricoperto solo da un telo bianco ed un cero,
parzialmente consumato.
Il crocefisso sulla parete di fronte all’ingresso era di legno
scuro, massiccio. Veniva voglia di toccarlo, per saggiarne la consistenza.
Vere candele di cera emanavano una luce fioca e malferma,
creando una suggestiva atmosfera di raccoglimento ed intimità.
Anastasia si infilò in una corsia di banchi, a metà del breve
corridoio centrale, poi si inginocchiò con compostezza, congiungendo le mani ed
appoggiandovi il viso.
Christian si sedette accanto a lei, contemplando quel luogo ed
apprezzandone la calma ed il senso di pace che si poteva respirare.
Dopo diversi minuti, un uomo anziano, seduto pochi banchi avanti
al loro, si alzò, prese il braccio di quella che, presumibilmente, era sua
moglie, ed insieme si incamminarono lentamente verso l’uscita. Passando accanto
a loro il vecchio fece un gesto con la mano, toccandosi la fronte, come a voler
fare un saluto e togliersi il cappello, mentre la donna sorrise dolcemente a
Christian che, preso alla sprovvista, ricambiò con un gesto del capo.
Subito dopo Christian si accorse che l’uomo aveva dimenticato il
cappello sopra la panca. Senza pensarci due volte, lo raccolse e, con un paio
di falcate, raggiunse i due vecchi che, intanto, erano giunti alla porta.
< Signore, credo che questo sia suo! >
< Oh, grazie! Sarei dovuto tornare indietro, col sole che c’è
adesso, e con queste gambe faccio fatica. Mi hai risparmiato una bella
camminata, giovanotto. >
< Non c’è di che. È stato un piacere. > rispose Christian
leggermente imbarazzato.
< Buon giornata ragazzo e che Dio ti benedica! > aggiunse
la donna, curva sul braccio del marito.
< Grazie …e che Dio l’ascolti. > ricambiò Christian.
La veneranda coppia uscì e Christian tornò verso Anastasia, che
lo stava osservando da lontano, avendolo visto schizzare via pochi istanti
prima.
< Sei stato gentile. >
< È colpa di questo posto. Non si può far finta di niente,
quando si è in una chiesa. > rispose lui, scrollando le spalle.
< Non ti devi giustificare e poi tu sai essere davvero
gentile, quando vuoi! >
Christian volse lo sguardo verso l’altare. Non gli erano mai
piaciuti i complimenti.
Mise un braccio attorno alle spalle di Anastasia e disse:
< Quando saremo vecchi torneremo qui, cammineremo insieme
lungo questa breve navata, proprio come quei due signori di prima, ed io
pregherò insieme a te >
< È una bella idea. Perché non preghi con me anche adesso?
>
< Perché adesso non sono nello stato d’animo giusto. Ho la
mente distratta. >
< Da che cosa? >
< Posso essere del tutto sincero? >
< Certo che sì >
Christian guardò la sua fidanzata con occhi brillanti ed un
sorriso malizioso.
< In questo momento, vorrei farti sdraiare su quell’altare e prenderti
con forza, fino a farti gridare, sotto gli occhi di tutti i santi che ci sono
qui! >
< Christian! Sei un pervertito! >
Anastasia finse disappunto, ma in fondo era divertita. Solo il
suo fidanzato poteva pensare di fare una cosa del genere in una chiesa
consacrata.
< Hai finito? Possiamo andare? >
< Sì. >
Si alzarono dal banco e, sempre tenendosi per mano, fecero un
ultimo giro, osservando i pochi quadri appesi lungo le pareti.
Quando furono davanti all’altare Christian si fermò e prese il
volto di Anastasia fra le mani, con delicatezza, e disse, con voce sincera:
< Io, Christian, prendo te, Anastasia, come mia sposa e
prometto d’esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in
malattia, in ricchezza e in povertà, e di amarti ed onorarti tutti giorni della
mia vita >.
< Io, Anastasia, prendo te, Christian, come mio sposo e
prometto d’esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in
malattia, in ricchezza e in povertà, e di amarti ed onorarti tutti giorni della
mia vita >.
I due innamorati, sempre occhi negli occhi, si sorrisero
dolcemente.
< Vorrei che fosse già vero > sospirò lui. Quindi la
baciò.
Un bacio dolce, casto, lento, lungo. Dato con amore. Dato con
tenerezza e devozione. Un bacio infinito come il sentimento che li legava.
Solo il tocco leggero e gentile di una mano li fece sussultare,
voltandosi di scatto.
< Mi spiace interrompervi, ma fra pochi minuti inizia la messa
>
< Oh, ci scusi! > disse Anastasia, imbarazzata sia per
essere stata sorpresa a baciarsi con Christian davanti all’altare, sia dal
numero di persone, che si era radunato nel frattempo, che aveva assistito allo
scambio della loro promessa.
Christian si guardò attorno, stupito dei sorrisi teneri che
leggeva sui volti dei presenti.
< Perdonateci. Abbiamo perso il senso del luogo e del tempo.
>
< Non c’è nulla di cui scusarsi. L’amore di Dio si manifesta
in tanti modi. > disse il frate, pacifico.
< Non lo metto in dubbio, ma forse avremmo dovuto essere più
discreti. Non volevamo offendere nessuno, con le nostre effusioni…È che ci
amiamo così tanto! >
< Se tutti facessero voto di castità, il mondo si
estinguerebbe. Non credo che il progetto di Dio sia quello di vedere l’umanità
finire in nulla! Ci vogliono giovani coppie, innamorate come voi, che mettano
al mondo le nuove generazioni, no? > rispose sorridendo il ministro di Dio.
< Vedremo cosa fare…in futuro. Ora è meglio se vi diamo la
possibilità di procedere con la funzione domenicale >.
< A presto, figlioli e che Dio sia con voi >.
Anastasia e Christian uscirono dalla chiesa, sotto gli occhi
divertiti dei fedeli, ma non prima che Christian lasciasse una più che generosa
offerta nell’apposito bussolotto, posto vicino al portone d’ingresso.
Una volta fuori, nella luce calda del sole di giugno, si
abbracciarono felici.
< Ti amo mia dolce sposa! >
< Anch’io ti amo, mio meraviglioso sposo! >
< Cerchiamo un posto dove pranzare lungo la strada, mentre
rientriamo? >
< Possiamo fare tutto ciò che vuoi! > disse Anastasia,
troppo felice di quella mattinata per pensare al cibo.
< Attenta! Potrei prenderti in parola! > rispose Christian
sgranando gli occhi ed alzando le sopracciglia.
Salirono in macchina e dopo un’oretta di viaggio decisero di
fermarsi in un posticino poco frequentato. Anastasia voleva pranzare in un
ristorante poco pretenzioso, tipo una trattoria a conduzione familiare, per
mantenere il clima genuino e poco affettato di quella giornata speciale.
< “La locanda del viandante”, questo posto mi sembra
perfetto. >
Christian ed Anastasia entrarono nel locale. La prima
impressione fu di un posto trasandato poi, osservandolo meglio, poterono notare
i dettagli.
Era pulito, ordinato, pieno di cartoline ingiallite attaccate,
senza una reale coerenza, sopra una bacheca di sughero, che testimoniavano l’affetto
di chi, lontano da casa, aveva avuto un pensiero per i proprietari di quel
posto.
Fotografie di bambini, ormai adulti, che sorridevano da vecchie
istantanee.
Era tutto un po’ vintage ma semplice e ben tenuto.
Il proprietario li fece accomodare in un tavolino da due e
Christian storse un po’ il naso quando, osservando il breve menù, notò che non
c’era nemmeno la lista dei vini.
Ordinarono ravioli fatti a mano, un contorno di verdure, una
bottiglia d’acqua ed il vino sfuso della casa.
Appena arrivarono le bevande, Christian notò che entrambi
avevano un solo bicchiere e sbuffò.
< Mi rendo conto che siamo in una trattoria e che non potevo
aspettarmi uno stuolo di bicchieri e di posate ma, caspita, almeno il bicchiere
per il vino potrebbero farcelo avere, no? >
< Lo so che non è il tuo genere di ristorante, questo, ma io
lo trovo caratteristico. > disse Anastasia. Christian, in risposta, alzò gli
occhi al cielo.
< Facciamo così > aggiunse lei, decisa a non farsi
guastare l’umore da Mr Brontolone < il vino lo versi nel tuo bicchiere,
l’acqua nel mio, e poi ce li scambiamo. Così sarà come avere due bicchieri a
disposizione. Ok? >
L’uomo sorrise davanti all’entusiasmo genuino della sua
fidanzata, quindi le prese la mano, che era appoggiata sulla tovaglia bianca, e
la strinse con affetto.
< Sei incredibile. Riesci a vedere il bello anche nelle cose
più semplici, come questo locale, oppure nelle cose difficili e complicate,
come il tuo fidanzato >
< Solo perché le guardo con occhi innamorati! >
< Ti amo, piccola. >
< Anch’io. >
Il loro breve colloquio fu interrotto dall’arrivo del cameriere
con le loro ordinazioni.
I piatti, con loro grande sorpresa, era curati ed ottimi, con i sapori
genuini delle cose di una volta, fatte con pazienza ed amore.
Si gustarono il pranzo e Christian riuscì anche a superare la
sua reticenza nei confronti di quell’ambiente poco raffinato.
< Lo so che tu sei abituato al lusso e mi hai sempre detto
che è compreso nel pacchetto che sposerò fra un mese, ma io sono così, come
questo locale, ed ogni tanto mi piace ricordarmene. Non voglio diventare
diversa da quella che sono. >
< Nemmeno io voglio che cambi. In fondo, io mi sono
innamorato della ragazza semplice che è inciampata nel mio ufficio. Con la
differenza che ora si veste un po’ meglio! >
Christian strizzò l’occhio alla sua innamorata, quindi ripresero
a pranzare con entusiasmo, gustando le prelibatezze genuine che avevano
ordinato.
Terminato il pasto e dopo aver pagato un conto esiguo, rispetto
a quelli a cui era abituato lui, Christian si fermò a parlare col proprietario,
apprezzando il suo spirito imprenditoriale, nell’aver messo in piedi un piccolo
agriturismo.
L’uomo gli fece fare il giro della sua proprietà, comprensiva di
uno spiazzo con i giochi per i bambini, un orto che forniva i prodotti di
stagione, una piccola fattoria con alcuni animali ed un angolo dedicato al
maneggio.
Anastasia, avendo paura dei cavalli, rimase in disparte,
godendosi il sole caldo ed aspettando che Christian tornasse da lei.
Dopo una decina di minuti l’uomo la raggiunse e disse, con voce
suadente:
< Che ne dici se
prolungassimo di qualche ora il nostro soggiorno qui? >
< Per me va bene. Hai rivalutato il posto ed hai deciso di
investire in questo agriturismo? >
< No. Ho solo deciso d’incentivare lo spirito imprenditoriale
di queste persone >
< In che modo? >
< Ho appena preso una stanza per noi > disse lui,
sorridendo sornione.
< Vieni. Voglio fare l’amore con te! > aggiunse,
prendendola per mano.
La giovane coppia non fece fatica a trovare quella che sarebbe
stata la loro stanza per qualche ora e che, come il resto del locale, era in perfetto
stile contadino povero, eppure molto calda ed accogliente.
Un vaso pieno di fiori freschi, recisi da poco, faceva bella
mostra di sé sopra un comò massiccio e robusto. Il letto, di legno, era alto,
con la testata liscia e lucida. Le coperte, di lino grezzo, erano fresche e
profumavano di sole e di bucato.
Christian prese Anastasia fra le braccia, stringendola forte,
quindi la baciò con dolcezza, lasciandosi trasportare da quel sentimento che
non aveva mia provato in vita sua, prima d’incontrarla.
Si amarono con delicatezza, con gesti gentili e carezze
profonde, con amore incondizionato, fino a perdersi l’uno nell’altra.
Terminato l’amplesso, rimasero abbracciati a lungo, godendosi
quel momento di pace, lontano dal traffico, dai telefoni, dal lavoro e da tutto
quello che la vita quotidiana ti vomita addosso senza troppi complimenti.
Si sentivano fuori dal tempo e dallo spazio. Una piccola bolla
di felicità.
< Tutto bene, amore? > chiese lei.
< Sì. Sono contento d’averti dato retta ed essermi fermato in
questa locanda. Non solo ho mangiato bene, ma anche il dopo pranzo è stato
estremamente piacevole! > rispose Christian, sorridendo alla sua Anastasia.
Lei, di rimando, lo abbracciò forte e disse: < Vedi? A volte
anche le cose semplici hanno il loro lato positivo. >
< Non l’ho mai messo in dubbio, io adoro la vaniglia! Però
devi ammettere che le lenzuola di casa nostra sono più morbide! >
< Punto per te Mr Grey. In effetti queste sono piuttosto
ruvide… >
< Fra poco dobbiamo rientrare. Facciamo prima una doccia?
>
< Con piacere! >
L’acqua fredda, che uscì di getto dalla bocchetta della doccia,
li fece sussultare e ridere come due adolescenti. In un qualche modo riuscirono
a lavare via la stanchezza e l’odore del sesso appena consumato, garantendosi
una pelle tonica e rinvigorita, grazie all’acqua mai davvero calda.
Quindi ripresero il viaggio verso casa, felici della loro
complicità sempre più consolidata.
Le ultime ore del pomeriggio Christian le passò lavorando nel
suo studio, mente Anastasia restò tutto il tempo al telefono, parlando prima
con Kate poi con sua madre, aggiornandole sulle ultime scelte, relative al
matrimonio.
La sera cenarono con qualcosa di leggero, poi Christian si piegò
sull’orecchio di Anastasia e sussurrò:
< Ti va di giocare? >
Come poteva una semplice domanda infuocare il bassoventre di
Anastasia? Forse era colpa del profumo della sua pelle, o forse del calore che
emanava il suo corpo, anche se, probabilmente, la causa principale era l’amore
che lei provava per lui, ad infiammarle il sangue nelle vene.
< Che cos’hai in mente? >
< Non rivelo mai i miei piani, ormai dovresti saperlo…Sì o
no, Anastasia? >
< Sì. > sospirò lei, pregustando già le carezze di lui.
< Brava bambina > disse lui, sorridendo.
Christian prese Anastasia per mano e la condusse nella loro stanza
rossa dei giochi.
< Ora ti benderò, ma solo per preparare la stanza. Dopo ti
concederò di guardare cosa ho intenzione di farti. >
Il cuore di Anastasia sussultò, a quelle parole, e riuscì solo a
dire < Ok. >
Christian, una volta entrati nella stanza, recuperò un foulard
di seta da uno dei cassetti del mobile, accanto alla porta, e lo posizionò
sugli occhi di lei, poi, dopo un breve bacio sulle labbra, la lasciò in piedi, accanto
allo stesso mobile, ed Anastasia poté solo cercare di intuire che cosa stesse
tramando il suo futuro sposo.
Rumori di passi, di cassetti aperti e rischiusi, lo scatto di un
accendino ed in seguito profumo di candele e di incenso.
Alla fine, quando ormai l’ansia ed il desiderio cominciavano a
diventare insopportabili, Christian la prese per mano e la condusse, lentamente,
verso il grande tavolo di legno. Una volta raggiunta la meta finale, lui le
sfilò lentamente i vestiti, lasciandola solo con l’intimo, poi la prese in
braccio e la distese con delicatezza sul tavolo, per la prima volta ricoperto
di stoffa morbida e fresca.
Un piccolo “clic” ed un canto gregoriano cominciò a riecheggiare
tra le pareti insonorizzate. Le candele accese ed i bastoncini d’incenso
contribuivano a creare un’atmosfera sacra e solenne.
A quel punto le tolse il foulard dagli occhi, che riutilizzò
subito per legarle i polsi, poi le fece allungare le braccia al di sopra della
testa.
Ed eccola, in attesa di lui, la sua vergine sacrificale, distesa
sull’altare, pronta per aprirsi e donarsi a lui.
< Sei una visione, Anastasia. Una vera dea >
Lei si lasciò ammirare da Christian, poi cominciò a scalpitare
quando, dopo averla liberata della biancheria, le labbra e le mani di lui
furono dappertutto.
< Sta ferma, piccola. Ora devi stare immobile e fidarti di me
>
Con gli occhi socchiusi, lo vide prendere in mano una delle
candele e, subito dopo, sentì il calore intenso della cera sulla sua pelle già
sensibilissima.
Prima sulle braccia, poi sulle spalle, sulla parte alta del suo
seno. Lentamente, la scia infuocata arrivò sullo sterno, sui fianchi, sul suo
ventre, contratto dal desiderio, ed infine sulle sue cosce ancora chiuse, come
un sigillo da spezzare. Fu una lenta tortura, che acutizzò ancora di più i suoi
sensi.
Lui le girava intorno, accarezzandola e venerandola, con le mani
unte di olio profumato, deliziandola di tutte quelle attenzioni che, nemmeno
nei suoi sogni più arditi, aveva mai immaginato di poter provare.
Quando quella dolcissima e lenta tortura divenne insopportabile,
lui le diede sollievo, con dita e labbra esperte, sugellando il suo bisogno
d’amore.
Infine Christian, completamente nudo, si issò sul tavolo,
sdraiandosi su di lei e, bloccandola col suo corpo, la penetrò con forza e
decisione, godendo dell’arrendevolezza e del desiderio che si sprigionava dal
corpo della donna che amava.
Dopo un breve attimo di immobilità, per assaporare la pienezza
della loro unione, proseguì il suo assalto, spingendo dapprima lentamente e poi
con un ritmo sempre più frenetico ed incalzante, facendo aumentare il desiderio
di Anastasia.
Quando raggiunse il culmine si svuotò in lei, mentre il pulsare
dei muscoli femminili, avvolti sul suo membro, e lo sguardo, assolutamente
estasiato, della sua promessa sposa, gli garantirono che anche lei aveva
raggiunto l’apice del piacere.
Spossato si lasciò andare, appoggiandosi su un fianco, per non
pesare sul corpo di Anastasia, e respirando il profumo inebriante del sesso, che
li avvolse con spire voluttuose, come un talismano afrodisiaco.
< Sei la mia dea. La mia unica dea. > disse l’uomo, con
voce innamorata.
< Ti amo, Christian. Ti amo come non ho mai amato nessuno al
mondo. >
< Ed io amo te, mia dolcissima Anastasia. Ti amo come mai
avrei potuto immaginare di poter amare in vita mia. >
Dopo averle tolto dalla pelle i residui di cera, le liberò i
polsi e l’abbracciò stretta al suo cuore. Rimasero sdraiati per diverso tempo
poi, a malincuore, decisero di alzarsi e riprendere coscienza del tempo e del
luogo.
Un’ombra passò sul volto di Anastasia che Christian notò subito.
< Che cosa c’è, piccola? > chiese lui, preoccupato.
< Non voglio vestirmi. Voglio restare nuda e abbracciata a
te! Non sono ancora pronta a lasciarti rivestire! > disse lei, con voce
quasi petulante.
< Che ne dici di fare un bagno insieme a me, così resteremo
nudi ed abbracciati ancora per un po’? > disse lui, sorridendo del broncio
che lei mostrava.
< Mmm…credo che si possa fare. >
Anastasia sorrise dolcemente, quindi si buttò fra le braccia di
Christian, incurante del fatto che lui stesse raccogliendo i vestiti lasciati
per terra, e fu solo grazie al suo estremo senso d’equilibrio, imparato facendo
Kick-boxing, che permise loro di non finire gambe all’aria.
Dopo un rilassante bagno profumato, la giovane coppia si
apprestò a coricarsi per la notte.
Come sempre, Christian si sdraiò e fece in modo che Anastasia
fosse ben stretta al suo petto.
La donna, felice del bisogno di lui nel volerla sentire così vicina,
disse:
< Com’è possibile che fino a due mesi fa tu non volessi
assolutamente nessuno nel tuo letto ed ora tu non possa dormire senza di me?
>
< Com’è possibile che fino a due mesi fa tu fossi una verginella
timorata di Dio ed ora tu sia diventata una specie di maniaca sessuale? Non che
mi stia lamentando, Miss Steele, sia chiaro! > la canzonò lui, stringendola
ancora più forte, fra le sue braccia.
< Non prendermi in giro! È solo che non avevo ancora
incontrato la persona giusta a cui donare la mia anima ed il mio corpo. >
< E non credi che sia lo stesso per me? > le sussurrò lui
in risposta.
Anastasia si girò, in modo da poterlo guardare negli occhi, poi,
presa dall’enormità di quanto lui aveva appena confessato, lo abbracciò,
stringendo il più possibile, lasciando che il cuore le esplodesse nel petto.
Come poteva, quest’uomo bellissimo e meraviglioso, dubitare di
meritare amore?
Christian rimase interdetto da quell’effusione così spontanea,
poi sorrise, depositando un bacio sui capelli della sua promessa sposa.
In quel preciso momento, sia Christian che Anastasia si resero
conto che, nonostante le difficoltà che avrebbero incontrato, nonostante si
conoscessero da pochi mesi, nonostante tutte le sfumature che ancora dovevano
affrontare, la loro unione sarebbe stata indissolubile. Perché nessuno mai
aveva amato così tanto un’altra persona come loro due.
< Buonanotte e sogni d’oro, futura Mrs Grey. >
∞∞∞∞∞∞∞
Bentrovati sfumati e sfumate!
Come state?
Siete riusciti ad arrivare a leggere fino in fondo o vi siete
fermati a metà, rigurgitando margherite?
(dico margherite per essere poetica!)
Lo so che non è un gran che, questa fanfic, ma mi sono bloccata
su un’altra che sto scrivendo ed in questi casi mi butto a capofitto in un
lavoro nuovo, sperando di resettare qualcosa nella mia testa.
Purtroppo il conto lo pagate voi, costretti a sorbirvi i miei
deliri!
Abbiate pietà di me e siate clementi!
Baci
Frency70
Ps. non ho la minima idea se sulla strada tra Portland e Seattle
ci sia davvero la citata chiesa di San Damiano. Noi facciamo finta di sì.
In realtà io ho descritto la vera chiesa di San Damiano, che si
trova in Umbria, e che ha il potere di donare calma e serenità, solo entrando e
respirando il profumo delle sue pareti. Se vi dovesse capitare, andate a visitarla:
è meravigliosa!