Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: dedidicit    20/12/2012    2 recensioni
"Non avrà giustizia? Sherlock, a te non interessa nulla della vittima, vuoi solo prendere quell'uomo perché non puoi permettere che qualcuno si dimostri più intelligente di te! Sei davvero come un bambino, anzi, peggio, sei un robot, perché di quello che potrebbero provare i familiari della ragazza a te non importa. Ma tu non lo puoi capire, non ti sei mai affezionato a nessuno, non provi alcun sentimento verso nessun altra persona."
[Slash se volete vedercelo, questioni di interpretazioni!]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Dare fosforo all'aria-

 

 

 

Da chimico un giorno avevo il potere
di sposare gli elementi e di farli reagire,
ma gli uomini mai mi riuscì di capire
perché si combinassero attraverso l'amore.
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore
.

 

 

 

 

Lo guardi, John.

Lo guardi mentre lavora al microscopio, così preso da questo caso da non mangiare o dormire da già tre giorni, e sai che continuerà così finché non avrà trovato il colpevole.

È stato un omicidio brutale, è vero, ma Sherlock continua a ripetere che non è quello che ha visto sulla scena del crimine – il cadavere di una donna giovane, sui 25 anni, massacrato di botte al punto da risultare quasi inguardabile – a spingerlo ad indagare senza sosta, ma solo la semplice curiosità, la necessità, di trovare quell'uomo che ha sì picchiato la donna, ma che soprattutto è riuscito a nascondere così bene le sue tracce.

Tu non gli credi; o almeno, non del tutto. Lo sai come si è sempre definito, lui si ritiene "un sociopatico" – ad altà funzionalità, ma comunque un sociopatico – e questo implica il fatto che, secondo Sherlock, lui non sia in grado di entrare in relazione con le emozioni degli altri, e nemmeno con le sue; per questo si comporta come un robot programmato quando c'è un caso.

"Sherlock", lo chiami. Lui non reagisce, come se tu non avessi nemmeno parlato. Lo odi quando fa così, perché lui si innervosisce tantissimo quando sei tu ad ignorarlo, però il genio lo fa sempre con te.

"Sherlock", ritenti, senza ottenere risposta.

"SHERLOCK!", esclami, esasperato dalla sua mancanza di reazioni.

Lui non solleva nemmeno lo sguardo mentre dice: "John, ti sento. Anche se non ti guardo, ti sento. Sai, sono due parti diverse del corpo a svolgere questo compito", con tono quasi scocciato.

"Grazie, geniaccio, la mia laurea in medicina non me l'aveva insegnato, meno male che ci sei tu ad illuminarmi la strada" sbuffi, irritato.

"Lo so John, non c'è bisogno di sottolinearlo. Dimmi quello che devi dirmi in fretta, sono un po' occupato qui".

"Sherlock, lo so che vuoi prendere quell'uomo... Ma per prendere lui ti stai uccidendo tu! Non mangi e non dormi da giorni, Sherlock, davvero!"

Lo sai benissimo che sono parole inutili, che le dici tutte le volte e lui non ti ascolta mai, e sai anche altrettanto bene che il suo fisico ha già dimostrato di poter sopportare simili condizioni. Ma ogni volta che c'è un caso non riesci a trattenerti, John. Non sai come faccia Sherlock a vivere senza provare emozioni, perché tu, quando si tratta di una persona a cui vuoi bene, non puoi fare a meno di preoccuparti per lei, di cercare di farla felice, di starle vicino.

Sherlock non alza ancora lo sguardo dal microscopio.

"John, anche nella tua mente di uomo comune sono sicuro che ci sia ancora il ricordo di tutte le volte in cui questa situazione è già successa; non devi preoccuparti per me."

Non puoi non pensare, John, che il tuo coinquilino sia un grandissimo egoista a parlare così. Sherlock non pensa minimamente al fatto che tu sia sinceramente in ansia per lui, tanto da provare quasi dolore fisico all'idea che lui stia male, mentre Sherlock non prova nemmeno lontanamente ad immedesimarsi nei tuoi panni, a provare a capire come ci si senta ad essere una persona normale che si preoccupa per gli amici.

John, ti dimentichi sempre che a lui piace definirsi sociopatico.

"Quando ti sentirai male, per favore, cerca di dimenticarti che c'è un dottore che vive in questa casa, perché sappi che non avrò alcuna intenzione di curarti" rispondi istintivamente. È un'altra frase che gli hai detto mille volte, ma a cui lui non ha mai prestato attenzione, perché sa che non è vero, che tu vuoi sempre esserci a prenderti cura di lui.

Ti stai avviando verso il divano, dove vorresti leggere il giornale di oggi, quando ti blocchi.

"Non dire sciocchezze, John. Io ascolto sempre quello che dici, solo che poi non sempre metto in pratica i tuoi consigli."

Il fatto che ti abbia risposto ti stupisce. Non ti sconvolge per niente che abbia capito che eri scocciato dalla sua reazione, anzi, dalla sua mancanza di reazioni – il tono della voce? Il passo marcato? - ma le sue parole hanno il potere di bloccarti lì all'istante.

"Sherlock? Mi hai risposto?" e ti senti stupido nel chiederlo, ma non puoi farne a meno.

Lui sbuffa, sempre con lo sguardo fisso nelle lenti del suo microscopio.

"John, un'altra domanda inutile e potrei saltare per aria. Ho capito che non sei contento di come mi sto comportando e ti ho parlato. Punto."

È già un passo avanti, consideri, il fatto che si sia accorto che esiste ancora un mondo fuori da quel caso. Ti rendi conto che non puoi non fare un altro tentativo.

"Sherlock, ti assicuro che quei vetrini non scapperano via dal tavolo della cucina se tu ti allontani un attimo o mangi qualcosa..." provi a dire, ma lui ti interrompe bruscamente.

"E nel frattempo il nostro assassino sarà già alle Hawaii con il sigaro in bocca a prendere il sole, e la ragazza non avrà giustizia, perché secondo il mio coinquilino, io dovevo mangiare!"

Sei arrabbiato con lui, adesso, che deve sempre mettere in ridicolo qualsiasi cosa tu dica, anche quando stai cercando di aiutarlo.

"Non avrà giustizia? Sherlock, a te non interessa nulla della vittima, vuoi solo prendere quell'uomo perché non puoi permettere che qualcuno si dimostri più intelligente di te! Sei davvero come un bambino, anzi, peggio, sei un robot, perché di quello che potrebbero provare i familiari della ragazza a te non importa. Ma tu non lo puoi capire, non ti sei mai affezionato a nessuno, non provi alcun sentimento verso nessun altra persona."

Stai pensando che te ne vuoi uscire di lì, perché non puoi più sopportare la vista di quel genio sociopatico che non pensa ad altro che al suo lavoro, quando il tuo coinquilino, a sorpresa, alza la testa dal microscopio e ti guarda.

"Non è vero."

"Non è vero? Non è vero, Sherlock? Se la vittima fosse stata tuo fratello Mycroft ora saresti qui in lacrime forse, come certamente staranno facendo i parenti di quella povera ragazza?"

Lo vedi rabbuiarsi appena, prima di rispondere.

"Non hai capito niente, John."

Le sue parole hanno solo il potere di accenderti ancora di più.

"E se invece ci fosse stato Lestrade disteso a terra, massacrato di botte? O se invece ci fosse stata Irene Adler?" sputi con rabbia l'ultimo nome. Quella donna ti innervosisce, perché è vero, tu non sei gay e non sei innamorato di Sherlock, ma lo senti come tuo, come una parte di te, che lei vorrebbe strapparti e fare sua. Non ne sei geloso, ma non sai dare un nome a quella terribile sensazione che provi al solo ricordo di lei.

Sherlock scuote la testa, e si allontana dal tavolo della cucina per venirti incontro, fermandosi di fronte a te.

"John. Di tutte queste persone non mi interessa nulla, perché c'è solo una persona di cui non posso fare a meno. Sarei perduto senza il mio blogger. Non ho bisogno di mio fratello come non ne ho mai avuto in tutta la mia vita, e Lestrade è una persona importante, ma non La Persona".

I suoi occhi sono fissi nei tuoi, e tu non riesci a guardare da nessun'altra parte.

"E...lei?"

Sherlock sorride appena: "Irene non si sarebbe mai lasciata picchiare così, non c'è rischio di trovarla morta come prossima vittima".

Sei ancora colpito da quello che ti ha appena detto, ma vuoi sentirglielo dire esplicitamente. E lui lo capisce.

"John, se tu fossi la vittima di questo caso ora l'assassino l'avrei già preso..."

 

 

 

 

La luce che entra dalle finestre ti ferisce gli occhi strappandoti al sonno e a quel sogno.

Non è un sogno, John, e tu lo sai perché quella scena l'hai vissuta davvero e l'hai rivista molte, troppe volte nella notte, mentre ti agitavi nel letto nell'ansia che anche quella volta il sogno sarebbe finito, e se ne sarebbe andato con l'unica e ultima immagine di Sherlock.

 

 


Son morto in un esperimento sbagliato
proprio come gli idioti che muoion d'amore.

E qualcuno dirà che c'è un modo migliore.



 

- La canzone è la meravigliosa "Un chimico", di Fabrizio De André
- La frase "un uomo alle Hawaii che fuma il sigaro" è una delle preferite del mio prof. di letteratura, per il cui esame avrei dovuto studiare invece di scrivere questo...

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: dedidicit