Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    21/12/2012    59 recensioni
Questa storia ha vinto il Contest Child!characters di gnarly
3° classificata nel Contest “Maybe you’re the same as me”
3° classificata nel contest: AAA cercasi capolavoro, valutato da ElettraC.
Damon ha vinto il Premio: Miglior Personaggio Maschile
Premio migliori personaggi in: Preparativi per Natale di Jo_gio17
Terza nel contest:Why are you telling me lies? di Gufetta1989
23 Dicembre 1852.
Damon e Stefan, nel silenzio della notte fredda e illuminata dalle stelle escono furtivamente da casa per portare un saluto alla loro mamma.
“Stefan in qualche modo tirò fuori le manine guantate aprendo la scatola di legno, girandosi con fierezza a guardare Damon, aspettando l’approvazione per la scelta dei decori che aveva effettuato quell’anno. Quello era il suo compito speciale; avrebbe pianto se avesse letto disapprovazione negli occhi di un azzurro così puro come non ce n’era al mondo. Lo stesso che illuminava il ritratto della mamma esposto nel solone principale; loro padre rimproverava spesso Damon di fissarlo con freddezza, ma lui non aveva mai percepito una tale sensazione.
Questa storia, è dedicata a tutte le persone meravigliose che ho conosciuto qui
Vi abbraccio forte, per sempre
Setsuna
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Questa storia ha vinto il contest: Child! Characters, di gnarly!
Terza classificata nel contest: 'Maybe you're the Same as me', di Ginger
3° classificata nel contest: AAA cercasi capolavoro, valutato da ElettraC.
Damon ha vinto il premio come Miglior personaggio maschile.
Damon e Stefan vincono il premio: Migliori personaggi nel contest: Preparativi per Natale, di Jo_gio17
Terza classificata nel contest: Why are you telling me lies? di Gufetta1989
Grazie a Jakefan per il betaggio fantastico!

Free Image Hosting at FunkyIMG.com

23 Dicembre 1852

Damon spinse con leggerezza il portoncino sul retro, sperando che i domestici non lo sorvegliassero con la cura che riservavano all’ingresso principale, altrimenti li avrebbero costretti subito a rientrare per non buscarsi un malanno. Fece cenno a Stefan di passare per primo, richiudendo l’uscio dietro di sé con tutta l’attenzione di cui era capace, visto che era anche impicciato dai voluminosi oggetti che portava in mano. Il suo fratellino non avrebbe potuto aiutarlo più di così, reggendo la 'scatola dei tesori' che era quasi più grande di lui.
La temperatura era così bassa che aveva smesso di nevicare da alcune ore e il tappeto bianco che si stendeva davanti a loro era perfetto, incontaminato; in un altro momento non avrebbero resistito ad una sfida a palle di neve che naturalmente sarebbe stata vinta dal piccolo, visto che Damon veniva stranamente colpito ogni volta, cadendo in modi buffissimi per la gioia di Stefan, che riceveva appena un po’ di spruzzi bianchi sulle spalle. Malgrado tutto non ebbero nemmeno per un attimo la tentazione di distrarsi.
Giunti nella parte di giardino più lontana da casa camminarono tra le file di magnolie, trasformate dalla brutta stagione in sagome scure e inquietanti, con i loro rami spogli e contorti che sembravano voler afferrare con dita scheletriche le braccia e i capelli dei ragazzini che osavano percorrere quel sentiero. Alla fine, passato il cancelletto di ferro, arrivarono nell’area riservata alla sepoltura della famiglia Salvatore.


L’atmosfera natalizia era bandita da quello spazio per rispetto dei morti ma anche al contrario, per non lasciare che l’inquietudine si travasasse in coloro che volevano festeggiare liberi da pensieri opprimenti.
Come pure l’anno precedente i due bambini avevano organizzato per la notte tra il 23 e il 24 la loro anticipazione personale della ricorrenza, senza la presenza degli adulti a trasformare tutto in una educata e formale cerimonia di devozione.
Damon posò per un attimo gli ingombranti fagotti per prendere un grosso ramo di abete rosso, precedentemente messo al sicuro, che aveva scelto staccandolo dall’albero più maestoso della tenuta.
Legatolo con un pezzo di corda, lo trascinò con apparente facilità fino a posarlo davanti ad una lapide in bellissimo marmo bianco venato di rosa.
‘In Memoria di Anaïs Dumas* Salvatore moglie e madre amata’. Sulla seconda parte di quella dichiarazione non c’erano dubbi, mentre sulla prima il ragazzino bruno avrebbe avuto parecchie cose da ridire: era sua ferma convinzione che non fosse stato il travaglio affrontato per mettere al mondo il suo fratellino a farle lasciare così presto quella terra, ma il fatto che una tale creatura angelica non potesse resistere a lungo sposata con suo padre, il quale non era quello che si dice ‘un vedovo inconsolabile'. Ormai Damon andava per i tredici anni ed erano più che sufficienti a decifrare correttamente i commenti a mezza bocca che vicini e servitù borbottavano su Giuseppe e una delle figlie della loro governante. La cosa non lo interessava minimamente per ora, perché Stefan era così piccolo da non essere toccato da simili chiacchiere.
Prese il ramo e lo mise in piedi; era impossibile scavare rapidamente il terreno gelato, cosicché tutti e due raccolsero delle grosse manciate di neve, stringendola forte per farla indurire intorno alla base per formare un sostegno, poi soddisfatti del risultato del lavoro si fermarono un momento a contemplare la loro opera scambiandosi uno sguardo compiaciuto.


“Io metto in ordine le candele”. La vocetta di Stefan che di solito riecheggiava col suo timbro argentino era ridotta ad un sussurro, si ricordava benissimo tutte le istruzioni ricevute: ‘Fai quello che ti dico, parla a voce bassa e resta ben coperto: se ci trovano o ti ammali, il prossimo anno non se ne fa niente’. Il maggiore gli fece un cenno di assenso, consegnandogli un pacchetto di carta di giornale che conteneva alcune candele profumate destinate alla tavola per il banchetto della sera successiva che il piccolo dispose in semicerchio, così concentrato nello sforzo di farlo abbastanza precisamente da trattenere il fiato.
Damon sistemò la prima delle due coperte che aveva portato nell’involto per terra, piegata in quattro, sedendosi con le ginocchia sollevate e i piedi distanziati tra loro e con un acciarino riuscì al primo colpo a produrre una scintilla accendendo le candele.
Poi prese Stefan per la vita portandolo tra le sue gambe, la piccola schiena contro il suo petto per difenderlo dal vento invernale, posando l’altra coperta sulle sue spalle, ripiegandola in avanti come un mantello, allacciandola addosso al fratellino lasciando spuntare fuori solo il viso.
Stefan in qualche modo tirò fuori le manine guantate aprendo la scatola di legno e girandosi con fierezza a guardare Damon, aspettando l’approvazione per la scelta dei decori che aveva effettuato quell’anno. Quello era il suo compito speciale e avrebbe pianto se avesse letto disapprovazione in quegli occhi di un azzurro così puro come non ce n’era pari al mondo. Lo stesso che illuminava il ritratto della mamma esposto nel salone principale; loro padre rimproverava spesso a Damon di fissarlo con freddezza, ma lui non aveva mai percepito una tale sensazione.
“Cominciamo? Se ci mettiamo tutta la notte domani ci ritroveremo trasformati in pupazzi di neve, ci pensi? Il sole ci scioglierebbe e nessuno capirebbe cosa ci è successo…”
Stefan rise di gusto tappandosi la bocca con le mani, poi, tornato serio, estrasse dal cofanetto il primo oggetto per passarlo a Damon che era abbastanza alto da sporgersi fino a raggiungere i rametti del sempreverde.

“Questo è un fiore di stoffa, di seta, sai? Non si rovinerà anche senz’acqua, così lo potrà conservare”.
“Molto bene; ecco mamma, questo è per te da parte nostra; puoi metterlo nei capelli, sei così graziosa che questo è l’unico ornamento che ti può donare qualcosa; oppure puoi tenerlo in un vaso e sorridere, perché ti sembrerà che sia primavera tutto l’anno. La primavera è l’unica stagione adatta a te che eri sempre così radiosa”.
Stefan aspettò che il bruno legasse il fiore ad un rametto a metà altezza per poi porgergli, uno alla volta, dei bastoncini di zucchero candito.
“Sono per la cena di Natale se alla mamma venisse fame. Vanno bene? – una leggera nota di ansia colorò il suo bisbiglio – Sono tutti quelli che la zia mi ha regalato ieri”. Damon liberò un sorriso pieno di affetto.
“Uno puoi mangiarlo tu, non vorrai che si rovini i denti con tutto questo zucchero! – strizzò l’occhio al bambino, offrendogli il dolce – E ti ho chiesto di non gridare per nessun motivo, non di parlare così piano da non sentirti nemmeno io!”
Stese un braccio, appendendo gli altri dalla parte ricurva a diverse altezze del loro alberello improvvisato.
“Vai avanti”. Un oggetto più voluminoso fu estratto dal cofanetto con due mani e trattenuto per un momento.
Il bambino lo strinse con un po’ di rimpianto. “E questa? È del tuo teatro dei burattini, sei sicuro di volerla lasciare qui?”
“Sì, è una bella principessa e può farle compagnia se si annoia, sai è divertente… quando fai tu le voci…”
La osservarono attentamente, stringendola con una mano per ciascuno.
Il vestito azzurro da ballo era decorato con un merletto dello stesso colore e da perline rilucenti, uguali a quelle della collanina e del fermaglio che sosteneva elegantemente i lunghissimi capelli castani che incorniciavano il viso dai tratti minuti.
Gli occhi di vetro contornati da ciglia vere avevano uno sguardo dolce ma assente, che pareva riflettere quello dei due fratelli. Una strana sensazione li attraversò come una nuvola che vela il sole, nel momento di appoggiarla in piedi, con la mano sollevata per farla sorreggere meglio all'albero che sembrava richiamarli.
“Adesso il tuo regalo”. Stefan interruppe quell’atmosfera surreale passando a Damon un involto di tessuto bianco che lui svolse con cautela, per non rischiare di far cadere il lungo boccolo di capelli corvini legato con un nastro celeste che era custodito al suo interno. Con estrema attenzione sfilò una piccolissima ciocca che annodò con un nastrino più sottile. Fermò anche quel dono ad uno dei rami. Il piccolo lo accarezzò con la punta delle dita, senza riuscire a trovare differenze con le ciocche seriche di suo fratello e questo gli piaceva molto.
“Non invecchierà mai, vero? Mamma non avrà i capelli bianchi!”
“Esatto. Sarà contenta di ricordarsi che sarà per sempre giovane”.
“E adesso, la cosa più importante! – Stefan era chiaramente orgoglioso di quello che aveva portato – La Stella!” Detto fatto, mise nelle mani di un esterrefatto Damon un oggetto il cui luccichio lo individuava senza dubbio come oro autentico.
“Hai preso un orecchino dal portagioie? – non gli avrebbe mai attribuito tutta quell’audacia – Non avresti dovuto”.
“Io… non ho rubato – lacrime di imbarazzo cominciarono a formarsi negli occhioni verdi – è suo, lo stiamo dando a lei”.
“D’accordo non piangere! Passato Natale diremo che l’abbiamo ritrovato, va bene? Così potremo prenderlo di nuovo il prossimo anno!” Con un sospiro si chiese se venti cinghiate sarebbero state sufficienti quando avesse detto a suo padre che l’aveva perso lui, non poteva dare la colpa a nessun altro, ma davanti alla gioia che leggeva sul viso del suo fratellino si sentiva completamente disarmato. Per un po’ smisero di parlare, raccogliendosi nei loro pensieri, che erano gli stessi, senza bisogno di raccontarseli.
“Damon… posso chiederti una cosa?”
“Certo, quello che vuoi”.


“Proprio tutti  devono morire? Anche io e te?”
Damon rimase agghiacciato per qualche secondo; nessuna risposta sincera gli sembrava adatta a quel cucciolo che sentiva di dover proteggere e provava anche un vago, fastidioso senso di colpa per aver accettato di portarlo con sé.
Era troppo piccolo e si era suggestionato in quell’atmosfera sepolcrale.
“Sì Stefan, succede a tutti, ma tardissimo, noi vivremo di più degli altri… pensa io avrò almeno… centosei anni!”.
Il minore soffocò una risata.
Nessuno vive così tanto!” 
“Io sì, lo sai che tuo fratello può riuscire nelle cose più impossibili!” Stefan non trovò nulla da obiettare, non avrebbe dubitato delle promesse dell’altro.
“Ma come succederà?” 
“Dunque… sarà la vigilia di Natale, come oggi e saremo a casa, davanti ad un bel fuoco nel camino; ci saranno le nostre mogli, i figli, i nipoti. Ma ad un certo punto ce ne andremo da soli a sederci sul divano, ci prenderemo mano nella mano e ci addormenteremo. Quando ci troveranno staremo sorridendo, uniti come siamo sempre stati”.
Stefan era evidentemente tentato di replicare qualcosa che non osava dire così il fratello lo incoraggiò.
“Puoi domandarmi tutto, lo sai”.
“Per favore… vorrei morire prima io, così non ti vedrei mentre succede, ti voglio troppo bene”.
Damon non aveva mai sentito una tale fitta al cuore in tutta la sua vita. Il suo ruolo doveva essere quello di soffrire di più, questo gli stava chiedendo Stefan con la feroce innocenza dell’infanzia, senza capire quale dolore avrebbe fatto ricadere su di lui.
“Sì, aspetterò che tu chiuda gli occhi e poi morirò anche io. Non me ne andrò finché tu sarai al mondo”.
Mentre gli rispondeva lo strinse un po’ più forte, accarezzandolo sulla testa, sentendo che l’amore che lo colmava in quel momento era il più forte che avrebbe mai sperimentato ma anche il presagio che avrebbe avuto un prezzo. Una stella cadente, disegnando un arco di fuoco azzurro, attraversò il cielo alle sue spalle.

THE END Free Image Hosting at FunkyIMG.com

* Da Anaïs Nin ad Alexandre Dumas, la mamma dei "Salvabros"... è un concentrato d'arte, ovviamente francese!

Note Autore: Vorrei ‘spiegare’(scusatemi la parola) il senso di comunione con la morte che è presente dall'inizio della storia…
Damon e Stefan lasciano la casa ‘addormentata’ come in un incantesimo e vanno nel Mondo Altro, quello ‘al di là del cancello', dove si trovano più a loro agio che coi vivi, la cui coscienza è estranea.
Parlano con una defunta, come la persona che ha più capacità di ascoltarli, accendono candele rituali e come secondo dono, le offrono del cibo.
Questo, più che Natale, rimanda alla Vigilia di Ognissanti, quando i morti tornano e trovano un posto apparecchiato a tavola; i vivi però dovrebbero evitare di consumare un pasto insieme, perché equivale a dividere una ‘non-vita’.
Si inserisce qui la bambola-Elena, che quasi come un feticcio fungerà da ‘richiamo magico’ per la persona che le somiglia.
Il primo regalo è un fiore non vivo, per quello durerà; così come i capelli, come quelli di Damon, non saranno mai bianchi.
Anche il richiamo ad essere ‘creature che il Sole scioglie’ è premonitorio.
Il regalo della stella invece è ‘estraneo’; è positivo, simbolico della ricorrenza in modo tradizionale; infatti sarà riportato a casa, il suo valore è prettamente economico e come tale sarà l’oggetto che Giuseppe si arrabbierà che manchi.
Inoltre Damon conta apparentemente male gli anni; dovrebbe dire, parlando di sé: ne vivrò centododici, ma usa l’età del fratello, sia perché leggermente più possibile, sia perché in realtà, spontaneamente, pensa a quanto potrà vivere lui…

Free Image Hosting at FunkyIMG.com
Free Image Hosting at FunkyIMG.com
Free Image Hosting at FunkyIMG.com
Free Image Hosting at FunkyIMG.com Documento senza titolo

A tutte le persone speciali che ho conosciuto quest’anno e che mi hanno fatto compagnia, consigliata, premiata col loro affetto e sostenuta. Non ho parole adatte per dirvi cosa avete significato per me, anche se ci sto provando non è un centesimo di quello che vorrei farvi arrivare. Siete state la mia famiglia vera, quella del cuore.
 


 

  
Leggi le 59 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna