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Autore: __EleKtra__    21/12/2012    1 recensioni
l'angoscia di un'adolescente...lo spettro di una società.
è così difficile accettarsi quando non si riconosce il proprio riflesso allo specchio, quando non si distingue il bene dal male, ma solo il voler essere come tutti gli altri, sebbene nessuno sappia chi sia.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non si erano accorti di nulla.
Ogni volta, quelle tre volte al giorno, portava la posata argentea alla bocca e li osservava come un abile giocatore di scacchi, pronta a fare la sua mossa.
Sentiva il metallo duro e freddo sotto i denti e masticava quel cibo che era troppo buono per poter essere anche sano.
Era iniziato tutto mesi fa, quando, sfogliando le riviste di moda, girando canali alla televisione, e vedendo album su facebook, si sentiva così diversa, inadeguata, così grassa
Non era mai stata come le altre bambine, così magre, così sottili; era sempre stata abbastanza tonda o, come diceva sua zia, “ciccina”. E con il passare degli anni la situazione non era cambiata.
Osservava le ragazze per strada e le sembravano tutte così magre, così slanciate, così esili e leggiadre… invece lei si sentiva pesante, ancorata da quel suo “sederotto” tondo che le faceva da zavorra, sottraendola al suo sogno di volare come uno di quegli angeli vestiti Gucci.
“La moda non è per le ragazze grasse” si ripeteva.
Ed ogni volta che vedeva ragazze magrissime come grissini le si bloccava lo stomaco, come se qualcuno vi ci avesse piazzato una bomba pronta ad esplodere.
Ma il cioccolato e il gelato e le torte e i biscotti…
La testa le girava vorticosamente e, più il cioccolato fuso squagliava sotto gli occhi della sua mente colando sopra ad una torta di cacao alta ed invitante, più i biscotti che, pronti per essere sfornati, emanavano tutto il loro paradisiaco profumo di vaniglia dalla cucina della sua mente, più le veniva voglia di mangiare e mangiare……
Oh…la poteva sentire quella scia dolciastra che la chiamava.
Allora, quand’era sola, affogava le sue ansie e le sue frustrazioni nel cibo: tutto ciò che poteva essere commestibile sarebbe andato benissimo.
Era così frustrante sentirsi dei deboli, incapaci persino di resistere alla propria golosità, incapaci di portare avanti un proprio scopo,  incapaci di tenere quella bocca chiusa, come facevano tutte le sue amiche, come facevano tutte le modelle. Era angosciante guardarsi intorno e vedere solo carte vuote e recipienti ripuliti fino all’ultima briciola, consapevole che tutto era finito pochi centimetri sotto quegli occhi.
I sue genitori non facevano caso a come il suo stomaco brontolasse in continuazione, a come storceva il naso di fronte a una leccornia o al suo sguardo rovente, nel vedere una bellissima modella alla televisione.
Così, quando tutti avevano finito di mangiare, non appena ripuliva con angoscia il suo piatto, sotto gli occhi indifferenti della sua famiglia, si chiudeva la porta del bagno alle spalle.
Solo lei e il suo riflesso. Come potevano essere diversi due metà perfette? Due identità?
Eppure si vedeva così gonfia, così enorme, era così pesante…
Bastavano pochi minuti, pochi minuti e tutto si alleggeriva, scendendo per lo scarico, mentre lei si sentiva salire verso il cielo, svuotata di tutto: il cibo, le ansie, il senso di colpa; ma piano piano anche qualcos’altro scivolava per quel tubo, qualcosa senza la quale non sarebbero serviti a nulla abiti alla moda e 10 kg meno.
Evitava di specchiarsi nelle vetrine, camminando per le strade della città, illuminata delle miriadi di lucine natalizie, mentre pensava a quante volte sarebbe dovuta sgusciare in bagno, evitando gli sguardi di tutti quegli ingordi sciocchi, dopo il cenone.
 
 
 
 
 

  
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