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Autore: Valu Valonsa    21/12/2012    1 recensioni
Tratto dalla prima parte:
"Quando lei lanciò un ultimo sguardo verso Luca, ancora immobile al centro del salotto, Camilla concretizzò che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.
La loro prima e ultima occasione.
Andata a puttane, ovviamente."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                        FOREVER   US



Quando una ragazza appena diciottenne dichiarò il suo amore ad un ragazzo solo all’apparenza e all’anagrafe più grande di lei, ci si aspettò un minimo di comprensione e di tatto.
Non una risata di scherno.
Quando la ragazza, solo all’apparenza e all’anagrafe più piccola, ribadì il concetto con più fermezza, ci si aspettò che il ragazzo appena ventitreenne reagisse in qualche modo. Preferibilmente esprimendo la sua idea a riguardo.
Non che restasse in silenzio a fissarla.
Quando la ragazza, all’anagrafe Camilla Scritti, uscì dalla casa sconsolata, abbattuta e irrimediabilmente segnata a vita, prese una coraggiosa e drastica decisione: che ogni tipo di sentimento provato per quel ragazzo, tale Luca Dratto, si sarebbe concluso lì.
Quando lei lanciò un ultimo sguardo verso Luca, ancora immobile al centro del salotto, Camilla concretizzò che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.
La loro prima e ultima occasione.
Andata a puttane, ovviamente.

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Cinque anni.
Erano trascorsi già cinque anni. A questa ovvia conclusione ero giunta quando il postino del mio quartiere quella mattina mi aveva consegnato l’invito per il matrimonio.

“Antonio Longo e Michela Dratto La invitano al loro matrimonio…”

Mentre io dedicato tempo, vacanze e vita sociale allo studio, la mia migliore amica cercava lavoro.
Mentre mi laureavo a tempo record lei frequentava “quel tale conosciuto al bar”, come lei lo definiva amabilmente all’inizio.
E mentre io da laureata cercavo lavoro come insegnante, lei si sposava e si preparava a metter su famiglia.
Mi aveva raccontato della proposta da film romantico di Antonio, con tanto di richiesta in ginocchio, almeno una ventina di volte, ma rigirarmi tra le dita l’invito ufficiale aveva tutto un altro effetto.
Cazzo Michela, la mia Lela, si sarebbe sposata.
Avevamo sempre fatto tutto insieme, ma dopo l’ultimo orribile incontro con Luca, sua fratello nonché grande amore della mia vita, le strade si erano separate. Avevo deciso stop uomini, stop sofferenze e pippe mentali: promisi di dedicarmi ad altro di più concreto.
E così feci.
Lei, Michela, invece, non si arrese nella caccia all’amore…e ne uscì vincitrice!
Beata lei.
Insieme all’invito era allegato un biglietto aereo, di solo andata, per Roccella Ionica, il paesino dove eravamo cresciute e dal quale ero scappata a gambe levate cinque anni fa. Vi tornavo solo per Natale e restavo al massimo per due giorni, per poi tornarmene a Venezia.
Non rimanevo per un “tempo indefinito”, rigorosamente solo due giorni all’anno (tre se ero particolarmente di buon umore) e restavo chiusa in casa per evitare spiacevoli incontri con il vicinato.
Ebbene sì! Avevo anche la fortuna di essere la vicina di casa della famiglia Dratto… che culo!
Per il matrimonio però era richiesta la mia presenza per più giorni e per un tempo -ahimè- indeterminato. Michela mi aveva chiesto di essere la sua testimone di nozze, quindi non solo dovevo aiutarla nei preparativi, organizzare l’addio al  nubilato, ma sarei stata costretta a scorrazzare a destra e manca dovunque lei desiderasse.
Mi ripetevo, come fosse un mantra, che potevo farcela, che avrei affrontato Luca a testa più che alta, ma erano tutte stronzate.
Non credevo neanche ai mantra!
La ferita di quella grande delusione ancora bruciava e quei cinque anni di lontananza non erano serviti a molto, perché io ero ancora l’appena diciottenne speranzosa di trovare in lui l’amore della mia vita.
Che schifo!
Scacciai via quei pensieri veritieri e mi ripetei la solita frase fatta dello “sto più che bene!” nella piccola speranza che diventasse realtà.
Finì di preparare le valigie come se stessi andando al patibolo, altro che matrimonio. Infilai l’invito in borsa ed uscì di casa: direzione aeroporto.
Dopo una giornata di viaggio, causa uno scalo a Roma, arrivai a casa esausta. I miei mi avvolsero in mille abbracci e baci, loro erano felici di avermi a casa, per loro era una benedizione il matrimonio.
Per loro.
Solo per loro.
In attesa di cenare mi addormentai sul divano talmente che ero stanca. Mi svegliai a notte fonda e sul tavolino, piazzato da mamma davanti al divano, giaceva la mia cena e un biglietto.

Mangia appena sveglia. Ti vogliamo bene.”

Sorrisi realizzando che per mamma l’importante era sempre che mangiassi, in ogni caso. Mi alzai diretta verso il frigo per prendere dell’acqua. Fu inevitabile passare davanti la finestra, dalla quale potevo scorgere la villa, identica alla nostra, dei Dratto. Avrei, invece, potuto evitare di fissare e seguire con lo sguardo l’auto che entrava nel garage. Un auto che riconobbi: la Renault Megane di Luca, che rincasava alle 3 del mattino.
Sì sì, si deprimeva proprio, eh Michela?!
La sorella, dallo stesso subdolo DNA, mi aveva giurato e spergiurato che Luca non tornava più tardi la sera e che era diventato un uomo completamente diverso.
Certo ci stavo proprio credendo!
Sbuffando mi ributtai sul divano e cenai nel buoi e nel silenzio più assoluto.
L’indomani sarebbe stato un giorno difficile e indimenticabile, pensai ironicamente.
Ma forse mi portavo sfiga da sola!

 
 Triangolo del perdi-tempo :D

So che avrei un'altra storia da terminare, ma quando l'ispirazione chiama non posso non rispondere! Comunque è un brevissimo racconto,massimo tre capitoli, che ho già scritto al computer...quindi lo devo solo pubblicare!
Grazie per aver letto :P
Ps.: Aggiungo anche il link per Facebook,nel caso in cui vi venisse voglia di farmi compagnia vi aspetto!
http://www.facebook.com/asnolav.efp 
   
 
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