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Autore: bambi88    21/12/2012    3 recensioni
In effetti non avrebbe saputo spiegare perché l’avesse notata, tra le luci di quella piccola sala, la notte di Natale.
Sepolta in un enorme vestito di velluto rosso e con un bicchiere di vino bianco [?] tra le dita, quella ragazza avrebbe potuto confondersi con la tappezzeria un po’ retrò.
Eppure c’era qualcosa, nella linea rossa che si apriva sul suo viso, che un po’ lo seccava e lo inquietava.

Natale, un hotel, una ragazza vestita di velluto...e un mucchio di seccature per Shikamaru.
Fiction partecipante al “I’m deaming of a black Christmas”
Spero vi piaccia!
Roberta
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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di grog velluto e oriente

                                                                                                    Di grog, velluto e Oriente

In effetti non avrebbe saputo spiegare perché l’avesse notata, tra  le luci di quella piccola sala, la notte di Natale.
Sepolta in un enorme vestito di velluto rosso e con un bicchiere di vino bianco [?] tra le dita, quella ragazza avrebbe potuto confondersi con la tappezzeria un po’ retrò.
Eppure c’era qualcosa, nella linea rossa che si apriva sul suo viso [quella che avrebbe dovuto essere una bella bocca, a pensarci bene] che un po’ lo seccava e lo inquietava.
La linea rossa di quella ragazza bionda, con il suo abito di velluto rosso e il suo bicchiere bianco di vino in mano, non si era mai piegata. Rimaneva, rigida e rossa, a segnare una linea dritta tra le mascelle serrate.
Shikamaru riempì nuovamente il bicchiere di grog, un acido e disgustoso grog, socchiudendo gli occhi.
Il Natale rispose al suo sguardo con un’infantile arroganza, riempendo la sala con la classica prepotenza di qualcosa che non si trova né al suo posto, né a suo agio.
Luci colorate, tavoli inzeppati più che imbanditi e musiche esacerbanti per i suoi nervi sempre troppo provati, rendevano quel buco di hotel nei pressi del Mar Nero ancora più piccolo e tedioso.
Natale in terra d’oriente, questo è quello che la sua azienda gli aveva prospettato quell’anno.
Il lavoro per una compagnia nipponica di energia comportava ovvi e continui pellegrinaggi per il mondo, ma quell’anno, quando alla simpatica e colorata lettera di auguri per le festività dell’azienda,  si era unita un’altra, più rigida e rigorosa, un brivido era corso lunga la schiena dell’ingegnere elettronico Nara .
Sei mesi in Turchia, partenza sedici dicembre, spese pagate.
E Nara si era limitato a sospirare, sgranchendo le spalle anchilosate e ignorando il brivido che suonava le maracas con le sue vertebre.
L’attenzione di Shikamaru ritornò con inattesa ferocia sulle voci e le luci della sala gremita.
Ino, bionda e attraente in un mini-dress blu notte, non un semplice vestitino nero, come Shikamaru avrebbe – e aveva – detto, scartava regali e proposte indecenti con una noncuranza ammaliante.
Attorno alla tavola, attorno a Shikamaru e attorno alla ragazza di velluto e dalla linea rossa sul viso, figure sempre più rarefatte parlavano e parlavano.
Tutti presi a festeggiare un Natale nel deserto – c’è chi aveva ribadito che si, dai, è un po’ più realistico rispetto al Giappone, non trovate? Almeno siamo nei pressi del Medio Oriente, consoliamoci – tutti presi a fingere che le famiglie non fossero poi così lontane, in fondo c’è il telefono, twitter, facebook, e poi, diamine, siamo ingegneri! Skype è solo l’inizio.
Shikamaru osservò Naruto e Sakura scambiarsi sguardi divertiti, mentre il posto accanto a loro rimaneva lugubremente vuoto. Masticando il terzo omino di pan di zenzero– preparato da chissà chi poi, lì in mezzo al nulla – il ragazzo si chiese per quanto a lungo Naruto avrebbe insistito nel lasciare vuoto quel posto.
E tra la folla, i tavoli, gli odori di zuppe, zucchero e cioccolato, gli assenti brillavano tanto quanto le luci sistemate un po’ a caso sulla porta di ingresso.
Hinata e Neji, cattolici di terza, quarta, mah, generazione, non erano ancora tornati dalla Messa.
La ragazza aveva salutato tutti con un “buon Natale” sussurrato, e aveva sepolto lo sguardo tra le pieghe della sciarpa quando Naruto le aveva stretto la mano. Una ragazza strana. Ingenua nel supporre che nessuno avesse notato la sua cotta per il biondo. Una geologa decente, una ragazza forse un po’ scialba. Buona per un matrimonio, forse.
O forse Shikamaru si era semplicemente assuefatto alle donne forti. Sua madre prima, Ino poi, gli avevano spostato, con una certa ferocia, il suo centro affettivo verso il polo delle “matrone accentratrici”.
Avrebbe avuto bisogno di una terapia troppo costosa, estenuante, impegnativa e forse un po’ superflua per un genio come lui, per uscirne.
Gli conveniva tenersi le sue angosce sull’universo femminile e sulle relazioni complicate.

Quella con la Yamanaka, durata meno di una notte e poco più di una sbornia, gli aveva lasciato un retrogusto un po’ amaro.
Il pan di zenzero era, invece, decisamente troppo dolce – tanto quanto il grog era aspro - e l’omino che, una volta, si era erto atletico nel cestino decorato dal grosso fiocco, ora era ridotto ad uno zombie zoppo e arrabbiato.
Il pensiero di qualcuno arrabbiato a Natale, un pensiero che avrebbe davvero fatto irritare Naruto, Sakura, Ino, Hinata e persino Neji, nonostante i suoi perenni musi lunghi, lo riportò prepotentemente alla figura di velluto seduta accanto al tavolo, il bicchiere di vino tra le dita, ancora lo stesso, ancora mezzo pieno.
Sembrava non averne bevuta una goccia in tutto quel tempo.
Shikamaru provò a smettere di fissare gli occhi della strana bionda, orrendamente fissi al bicchiere di vino.
La malinconia di quello sguardo spento e la rabbia in quella linea rossa, gli strinsero uno strano nodo alla gola.
Shikamaru sospirò, mormorò qualcosa che sapeva di “seccatura”, e afferrò un vagamente brillo Kiba per la manica.
Quel suo “conosci quella bionda” fu mandato giù assieme ad un sorso di grog, in un vago tentativo di ingoiare curiosità e imbarazzo.
Kiba aveva annuito, prima di raccontare qualcosa che vagamente suonava come un: “credo sia la responsabile dell’hotel. Già, di solito c’è una moretta, ma stasera si sono riservati il meglio. O il peggio, considerando l’umore della bionda. Forse le è morto il gatto.”
O forse è il Grinch, aveva risposto Shikamaru, liberandolo dalla stretta.
“Credo che non abbia tanta voglia di stare qui. E’ Natale, forse le manca la famiglia”.
Shikamaru aveva annuito, rimuginando su quella questione della famiglia.
A lui la famiglia mancava, in effetti.
Da bambino ,a Natale, Shikamaru poteva giocare fino a notte inoltrata, mentre  il padre si sdraiava sul divano e, inaspettatamente, sorrideva ad una moglie insospettabilmente di buon umore.
Nella mente di quel piccolo genio, seppur di soli cinque anni, il Natale si era inscindibilmente legato  al sorriso di sua madre e di suo padre.
Non ti piace il grog?”
Shikamaru non avrebbe saputo spiegarsi perché l’avesse notata, seduta nell’angolo di quella sala, il vestito di velluto rosso e il bicchiere di vino bianco tra le dita.
E Shikamaru non avrebbe saputo spiegarsi perché non l’avesse vista arrivare e piantarsi davanti a lui, la linea rossa sul viso increspata e lo sguardo inquietantemente fisso sul suo volto.
“Non mi piace il velluto”.
La bionda aveva scrollato le spalle con un gesto incurante e seccato “a me si” e con un gesto inatteso si era quasi librata alla sua destra, afferrando un pasticcino e mostrando un’abissale scollatura sulla schiena.
“Suppongo ora piaccia anche a te” gli aveva detto poi, la linea rossa sempre più rigida e gli occhi assottigliati.
Shikamaru aveva sbuffato, rimpiangendo quella curiosità che non gli era propria “qualcosa deve non piacerti, del Natale, dico.” aveva mormorato, in imbarazzo.
“Sono con un gruppo di sconosciuti la notte di Natale” la bionda gli aveva scoccato uno sguardo furente, prima di sollevarsi sulle punte, indicando qualcosa alle spalle del ragazzo: “anzi, conosco qualcuno. Se non erro quelli sono i due tizi dei Cullen. ”
Shikamaru osservò Neji ed Hinata entrare nella stanza, il cappello di lei ed i capelli di lui zuppi di pioggia.
“Non mi aspettavo che i vampiri festeggiassero il Natale. Ma neanche i cinesi, in effetti”.
Shikamaru e i suoi occhi a mandorla si sentirono inaspettatamente chiamati in causa:  “Giapponese. Sono Shikamaru e sono Giapponese”.
La ragazza incassò, storcendo la linea rossa: “Asiatico. Avrei dovuto dire asiatico.” Voltò le spalle, mostrando la scollatura e la schiena bruna e asciutta.
“Sei qui per lavoro?” Shikamaru si maledì ancora e ancora. Avrebbe dovuto darsi dell’idiota.
La ragazza lo squadrò, lo sguardo sempre assente “No. L’hotel è di mia cognata. I miei fratelli sono in ospedale, uno ricoverato, l’altro medico. Qualcuno doveva mandare avanti la bottega. Temari è grande abbastanza per passare un Natale con un gruppo di asiatici”. La linea sul viso si era nuovamente arricciata “Gaara e Kankuro non sarebbero comunque di gran compagnia”. Il sorso di vino si portò via l’ultima sillaba, in un singhiozzo di rabbia, frustrazione e, no, non poteva essere. Derisione.
Il moro sbarrò gli occhi “oh, mi spiace.”
Temari scosse le spalle: “Per una gamba rotta e un turno al pronto soccorso? In ospedale i miei fratelli e mia cognata se la caveranno benissimo anche senza di me. Ma questa me la pagheranno.”
Derisione.
Shikamaru si chiese perché le labbra di lei fossero ancora serrate in quella profonda linea scarlatta.
“Un Natale orrendo” commentò, laconico.
“Più o meno.” e lo sguardo si abbassò, seguito da quello di Shikamaru: “è Natale e sono nel deserto con un bicchiere di grog in mano. E fino ad oggi pomeriggio neanche sapevo cosa fosse il grog.” Serrò la mascella: “Quale imbecille di voi ha davvero insistito per avere il grog? Sai quanto è difficile trovare del lime qui?”
il ragazzo si trovò a sorridere: “Devi annoiarti molto.” Poi inclinò la testa “Io, comunque. Lo trovo incredibilmente natalizio.”
Non era vero.
Il grog l’aveva voluto Kiba.
E il grog non era affatto natalizio.
“Il grog è una bevanda da pirati. Da quando babbo natale indossa una benda sull’occhio e ha un pappagallo sulla slitta?” Temari sbuffò, arricciando il naso quando Shikamaru le ondeggiò il bicchiere pieno sotto al naso.
“E’ un Natale difficile per tutti” commentò poi lui, conciso “capitàno”.
Temari si portò una mano tra i capelli, la bocca socchiusa “che razza di Natale.”
Shikamaru si limitò ad una scrollata del capo: “La mia azienda mi ha spedito qui per sei mesi. La Turchia ha il suo fascino…” sollevò gli occhi “…questo posto no” completò la ragazza: “Sei mesi? Neanche io che ci sono nata ho mai passato tanto tempo qui”.
Shikamaru colse una crepa nella riga rossa: “Non saprei…anzi, sembra essere un posto entusiasmante. Quasi quasi ci festeggio anche il capodanno.”
La ragazza spostò la mano sulle labbra, lo sguardo più limpido: “Ottima scelta. Quasi quasi ce lo festeggio anche io.” Shikamaru la osservò stringere il bicchiere: “I miei fratelli riusciranno comunque a rinchiudermi qui anche quella sera.”
“L’hotel non è male. Certo, il grog fa schifo.” Commentò il ragazzo, arricciando il naso in un’imitazione neanche tanto riuscita dell’espressione dell’altra.
“Se non fossi tanto disgustata dalla serata e da quella schifezza di grog, ti troverei un tipo simpatico, giapponese.” Ammise Temari, arricciando con le dita una ciocca bionda.
Shikamaru rimase incantato, notando ancora le labbra rosse, distese nel solito grugno.
“Perdonami, devo andare” ammise infine lei, strappandogli il bicchiere dalle dita: “Ho una cucina da sistemare e un pranzo di Natale da allestire. Preparati a litri di grog. Vi ci farò affogare.”
Shikamaru si ritrovò a sorridere, osservandole ancora e ancora le labbra scarlatte.
“Buon Natale” sbottò infine, lo sguardo serrato su quella riga rossa ancorata ad un ghigno esasperato.
Temari lo fissò, nel suo vestito di velluto rosso e con i bicchieri mezzi pieni tra le dita, inclinando la testa e facendo ondeggiare i pesanti orecchini.
Il sorriso frantumò la profonda riga rossa, schiudendo le labbra scarlatte.
 E Shikamaru ebbe solo il tempo di pensare che il Natale potesse davvero racchiudersi tutto in quel sorriso.



 
 Fiction partecipante al “I’m deaming of a black Christmas”


In occasione della fine del mondo –argh, pensavo di fare la furba e non dover più pubblicare, causa apocalissi! – un piccolo ritorno, ovviamente oscurissimo!

Spero vi sia piaciuta.

 

Roberta

  
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