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Autore: Ginevra Turner    07/07/2007    3 recensioni
Harry Potter è al suo sesto anno. Voldemort è ormai tornato e tutti se ne sono resi conto.
Inizia la caccia ai Mangiamorte e un ragazzo ha informazioni preziose.
Un biondino di Serpeverde che mai nessuno avrebbe immaginato: Draco Malfoy.
Acconsente di rivelare tutto ciò che sa... ma solo alla Granger.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattinata nuvolosa a Hogwarts, di Marzo. Tutti gli studenti cominciavano a sentire l’arrivo della primavera. Tutti si spostavano dagli interbi della scuola ai giardini e al Lago. Tutti quanti?
No. Non tutti. Una giovane Grifondoro camminava per i corridoi del quinto piano, avvolta nel maglioncino nero. Non sembrava molto contenta. Girò ad un angolo sulla destra. Fece qualche altro passo poi si fermò, vedendo davanti a lui un ragazzo.
“Guarda guarda… la Granger.”disse il biondino guardandola con soddisfazione.
“Taglia corto, Malfoy” Rispose Hermione, seccata.
“No aspetta. Il trio che mi chiede aiuto è un evento a dir poco indimenticabile.” Continuò, in tono strafottente. La fissò e non potè nascondere un sorriso divertito. “Che cosa vi serve?”
“Innanzitutto voglio sapere perché hai accettato alla sola condizione di parlare con me e con nessun altro.”
“Quanto sei curiosa, Granger. Diciamo che tra di voi sei quella più intelligente.” Le rispose. Lo guardò, leggermente sorpresa. Era strano ricevere un “complimento” di quel genere da Malfoy.
“Ma adesso che ti ho risposto, dimmi che ti serve. Non ho così tanto tempo da poterlo sprecare con te.” Aggiunse con la solita aria da sbruffone.
Non lo sopportava. Avrebbe voluto prenderlo a calci ma le servivano quelle informazioni. Tuttavia la risposta che le aveva dato la convinceva poco.
Ma sapeva che era bene non indagare oltre. Voleva sbrigare la faccenda al più presto. Lo fissò, irritata, poi gli porse una pergamena. Il biondino la prese, osservandola perplesso.
“Che ci dovrei fare?” chiese, incuriosito.
“Ci devi scrivere dei nomi.”
“Dei nomi?”
“Si dei nomi. Dei tuoi amichetti” gli rispose usando il suo stesso tono.
“Ovvero?”
“Ovvero quelli che aiutano Voldemort. Tu li sai! Hai accettato di dirceli perciò non fare il finto tonto e scrivili su questa pergamena!”
Draco la guardò, intercettando il suo sguardo. C’era qualcosa di strano nello sguardo di lui, notò Hermione. Un qualcosa di diverso, ma non sapeva dire cosa.
“Va bene. Vieni con me. Qua non mi sembra il posto più adatto per parlarne, non trovi?” Disse infine lui. Si voltò e iniziò a camminare. Hermione lo seguì, senza dire nulla.
Voleva concludere in fretta. Non si sentiva tranquilla. La portò in un’aula vuota, in disuso. Si diresse verso un banco, scostò la sedia dal tavolo per sedersi. Hermione fece lo stesso. Il prefetto andò a prendere dell’inchiostro dall’armadietto per poi risedersi.
Spiegò la pergamena, iniziando a scrivere e per qualche minuto si sentì solo il grattare della penna sulla pergamena. Quando ebbe finito gliela porse.
“Tieni. Dovrebbe esser tutto, Granger” le disse, cercando di non guardarla negli occhi.
“Grazie” gli rispose prendendo la pergamena e riponendola nella borsa. Poi lo guardò.
“Senti, posso farti una domanda?” Chiese.
“No. Granger non ho tempo da perdere con te”. Rispose il ragazzo, alzandosi.
“Va bene. Te la faccio lo stesso. Perché hai accettato di darci quei nomi? Che ti è successo? Che ti hanno fatto, piuttosto?” gli chiese. Draco la guardò neli occhi, con risentimento, odio, rancore.
“Non sono affari tuoi, Granger” rispose seccato
“È vero non lo sono, ma dato che non mi fido voglio sapere il motivo per cui hai accettato”
“Non te lo dirò Granger. E adesso scusami ma ho da fare!” Disse e si allontanò. Lei lo seguì e lo raggiunse.
“Lo so io perché, dimmi se sbaglio. Ti hanno fatto qualcosa che non ti è stato bene. Ti hanno raggirato, ti hanno usato…. Ti hanno fatto sentire importante e poi hai scoperto che era solo finzione.” Disse marcando particolarmente l’ultima frase. Il Serpeverde si girò. La guardò, sorpreso ma irritato al contempo.
“A quanto pare ho fatto centro” Aggiunse, con un sorriso soddisfatto. Ma quel sorriso divenne preso una smorfia dispiaciuta.
Non capiva perché, ma era dispiaciuta per lui. Dispiaciuta per come l’avevano usato, per come l’avevano ingannato, per come l’avevano ferito. Si fissarono occhi negli occhi per qualche minuto poi Draco non riuscì a resistere oltre.
“E va bene, Granger! Hai vinto. Si hai fatto centro, lo ammetto” Confessò sbuffando.
“Ma a te che importa? Non sei contenta?” Continuò.
“No, non lo sono.”
“E perché?”
“Perché quelle persone fanno del male alla gente, e anche se te lo meritavi mi dispiace.” Rispose la giovane Grifondoro. Draco la guardò. Ma perché a lei dovrebbe importargliene di lui? Non trovava una ragione.
Continuò a guardarla e sentiva il cuore battergli. Non si era mai trovato così vicino a lei in tutti quegli anni. Ma perché gli batteva il cuore? In fondo lei era solo la solita sporca mezzosangue.
Si avvicinò alla ragazza, che istintivamente fece un passo indietro. Avanzò ancora mentre la Grifondoro si ritraeva, arrivando spalle al muro.
Fece ancora un paio di passi verso di lei poi i loro volti furono così vicini che potè sentire il respiro affannato della ragazza.
Appoggiò il braccio contro la parete, guardandola negli occhi. Ma che stava facendo?
Stava perdendo il controllo…
Si avvicinò a lei fin quando le sue labbra sfiorarono quelle rosee della Grifondoro. Chiuse gli occhi baciandola delicatamente.
Le accarezzò il volto con l’altra mano, facendola scivolare sulla spalla e poi sul braccio. Si distaccò da lei e la guardò.
Sapeva di aver perso il controllo ormai, ma era così bello. La giovane lo fissava, con l’aria di un cucciolo che, dopo aver mangiato, chiede altro cibo. Si avvicinò e lo baciò.
Entrambi non sapevano cosa stavano facendo ma sembrava non importare loro. Draco la baciò ancora…e ancora…e ancora… dandole piccoli bacetti sul collo e sul volto.
Nessuno avrebbe potuto fermarli in quel momento.
Ma la storia non si ripetè. Quella volta la definirono una “scappatella” che nessuno mai seppe. Era meglio così per entrambi anche se, guardando il cielo stellato dalla propria camera, nessuno dei due poteva far a meno di ricordare quel momento.
  
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