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Autore: Dominil    21/12/2012    2 recensioni
L'acqua gli bagnava appena le dita quando si chiese dove si trovasse Castiel, dove finissero gli angeli quando muoiono. Che poi, questa storia della morte degli angeli non l'aveva mai capita molto bene. Anche le bestie avevano un posto per le loro anime, il Purgatorio, non era possibile che ai guerrieri delle sfere celesti non fosse concesso sbagliare.
“E poi papà decise di dare vita a voi, agli umani, gli esseri più imperfetti del creato. Perché?”
Le parole di Lucifero incresparono il suo volto in una smorfia non di dolore, solo di rammarico e sconforto. Sin dal primo errore gli angeli venivano semplicemente cancellati, non erano stati creati per sbagliare. Forse solo in quel momento Dean si rese conto del perché Castiel trovasse gli umani tanto affascinanti, e perché ci tenesse a salvare lui e tutto il pianeta da quel disastro.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Titolo: Ave atque vale – Ci abbracciavamo attraverso i nostri nomi
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Castiel
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Set/Prompt: Sesso - Bagno

Disclaimer: i personaggi presenti in questa fanfiction non mi appartengono e il copyright è degli autori della serie. Lo scopo dell'autrice non è di lucro.
Note: questa breve one-shot è ambientata agli inizi della settima stagione, qualche tempo dopo la morte di Castiel e la conseguente liberazione dei Leviatani.
Sono presenti accenni Destiel non esplicitamente espressi.
Infine, la storia partecipa alla challenge Think Angst e il titolo è frutto di un mix tra il carmina di Catullo Presso la tomba del fratello e L'amicizia di Montaigne.
Buona lettura.




Ave atque vale

Ci abbracciavamo attraverso i nostri nomi






Si era svegliato nel cuore della notte, esausto e madido di sudore, lo sguardo perso nella notte sembrava quasi non appartenergli, non aveva nulla di umano.
Con un sospiro si liberò dalle lenzuola di Bobby e vi scivolò fuori appoggiando i piedi nudi sul pavimento scuro, con altrettanta insicurezza fece qualche passo in avanti fino a trovarsi al centro della stanza.
Tutto un sogno, un' illusione.
La realtà sembrava non appartenere più alle sue facoltà mentali, era sfuggita via insieme a quel briciolo di senno che gli era rimasto e, sempre più spaesato, continuava a chiedersi se forse quella in cui si trovava non era solo una stupida farsa di Zaccaria, e se da un momento all'altro ogni cosa tornasse al suo posto o almeno, nel posto in cui lui stesso aveva lasciato tutto.
O forse era tornato solo per lui, voleva starsene accoccolato nei suoi sogni a fargli compagnia e presto sarebbe tornato al suo fianco ed anche a quello di Sam.
Ma non era possibile, era morto.
Dopo aver lanciato uno sguardo a suo fratello che dormiva con un braccio penzoloni fuori dalle coperte, si diresse in bagno con passi pesanti, quasi come se non avesse dormito affatto ma che anzi, non dormisse dal giorno in cui Castiel era sparito tra le acque.
Non appena chiudeva gli occhi gli pareva di vederselo, il suo angelo del Paradiso, affogare con le braccia alzate e con la melma nera che gli usciva dalla bocca mentre, nell'istante in cui i suoi occhi sparivano, cercava aiuto con lo sguardo; non era arrivato in tempo, non aveva corso quanto avrebbe dovuto, non ce l'aveva messa davvero tutta ed infine l'orologio aveva fatto scoccare tutte le lancette, lasciandolo con i rimorsi e i sensi di colpa, con la consapevolezza di non essere abbastanza.
L'uomo che lo specchio incrostato agli angoli gli presentava, non assomigliava nemmeno lontanamente al Dean di qualche mese prima, al Dean di Lisa e Ben, all'uomo che aveva evitato l'Apocalisse e aveva riavuto l'anima di suo fratello indietro, mentre Castiel non si era spostato nemmeno per un secondo dal suo fianco. Si nascondeva certo, ma non avrebbe mai potuto smettere di sentire la sua presenza, seppur si trovasse in qualche remota nuvola del Paradiso che adesso sicuramente non sarebbe più stato lo stesso, non dopo aver perso il suo soldato più valoroso.
L'acqua gli bagnava appena le dita quando si chiese dove si trovasse Castiel, dove finissero gli angeli quando muoiono. Che poi, questa storia della morte degli angeli non l'aveva mai capita molto bene. Anche le bestie avevano un posto per le loro anime, il Purgatorio, non era possibile che ai guerrieri delle sfere celesti non fosse concesso sbagliare.
E poi papà decise di dare vita a voi, agli umani, gli esseri più imperfetti del creato. Perché?”
Le parole di Lucifero incresparono il suo volto in una smorfia non di dolore, solo di rammarico e sconforto. Sin dal primo errore gli angeli venivano semplicemente cancellati, non erano stati creati per sbagliare. Forse solo in quel momento Dean si rese conto del perché Castiel trovasse gli umani tanto affascinanti, e perché ci tenesse a salvare lui e tutto il pianeta da quel disastro.
Infondo però il Diavolo aveva vinto, anche se in parte, vinto dal momento in cui il cacciatore aveva iniziato a vivere la sua, di Apocalisse.

Sam spaccato in due e con le rotelle fuori posto era un conto, ma Castiel era decisamente un altro discorso.
Totalmente.
Immerso nei suoi pensieri, e forse anche nel ricordo degli occhi blu del suo amico, diede un calcio al piccolo cestino posto sotto il lavandino, per poi decidere di chiudere l'acqua e asciugarsi. Non poteva essere morto, doveva esserci un'altra spiegazione a quel rebus così intricato.
Gli angeli non affogano, gli angeli non hanno bisogno di polmoni o di un corpo, gli angeli devono solo esistere. E poi Dio l'aveva sempre riportato indietro, non gli aveva mai permesso di vivere lontano da quella rottura di palle... perché adesso doveva essere diverso?
Gli stava sfuggendo qualcosa, senz'ombra di dubbio.
Dean...”
La voce assonnata di suo fratello lo distolse dal filo dei suoi pensieri, facendolo precipitare di nuovo sui suoi occhi stanchi e sulle sue rughe che solo da poco si era reso conto di avere.
Che c'è?” rispose, la voce era roca e bassa.
Stai bene?”
Dean uscì dal bagno annuendo per poi infilarsi di nuovo sotto le coperte per non far insospettire Sam più del dovuto. Con tutto quello che doveva passargli per la testa non aveva intenzione di raccontargli le sue turbe riguardo la perdita di Castiel.
Mentre l'altro si riaddormentava, lui continuava a tenere gli occhi scuri spalancati e puntati dinanzi a sé, sperando di ricostruire nella sua mente il sogno che tanto bruscamente lo aveva svegliato.
Una panchina ed un parco, Ben che correva con una palla da football in mano e Lisa che da lontano li osservava con un largo sorriso, il ricordo di un pomeriggio primaverile come tanti altri, se non era per Castiel che li osservava proprio da quella panchina con il suo sorriso enigmatico ma sereno, con lo sguardo di chi ammira soddisfatto il risultato di lunghe fatiche.
Non è questa la mia vita.” aveva detto Dean non appena aveva notato il suo impermeabile, per poi riconoscerlo. “Non è questo che voglio, Cass.”
Ma è quello che voglio io.” aveva risposto, placido, come se la preoccupazione di Dean non lo sfiorasse minimamente.
Nel frattempo Ben cercava di attirare la sua attenzione per riprendere a giocare, ma il ragazzo tentava di allontanarlo con le braccia per avvicinarsi a Castiel, il quale sembrava sempre più lontano.
Dove sei?” chiese.
Voleva tenere duro, doveva sapere perché l'angelo era lì prima che si svegliasse, prima che fosse di nuovo troppo tardi.
Sono proprio qui Dean, nella tua testa, solo ed esclusivamente nei tuoi ricordi.”
L'altro non capiva, scuoteva la testa.
Per comunicare gli si era sempre presentato in sogno, durante i momenti più belli del suo sonno appariva per confidargli segreti che al di fuori non avrebbe mai potuto svelare e anche quella volta sarebbe stato lo stesso. Dean voleva crederci con tutte le sue forze.
Mostrati Castiel, mostrati nella vita vera. Io e Sam siamo così preoccupati e-”
Io non esisto più, Dean.”
E così si era svegliato, spaurito e preoccupato, con molta più angoscia di quanto il suo corpo potesse contenere.
Si sarebbe imbottito di sonniferi, se qualcuno gli avesse assicurato che avrebbe continuato quel sogno, tanto tremendo quanto reale. Lo aveva visto e aveva sentito la sua voce di nuovo, dopo chissà quanti giorni di assenza e silenzio.
Alla fine si decise ad alzarsi, infondo standosene a letto non avrebbe trovato alcuna risposta alle sue domande e, una volta arrivato in cucina, stappò una birra ghiacciata da bere alla scrivania di Bobby. Adagiandosi sullo schienale, alzò lo sguardo facendo quasi una panoramica della stanza per poi chiedersi quanti libri potessero essere ammucchiati sugli scaffali.
Decisamente troppi per contarli ma, onestamente, sentiva di avere abbastanza da vivere per consultarli tutti.
Sembrava quasi stupido per uno come Dean affidarsi ad un sogno qualunque, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione -soprattutto dal suo cuore- che Cass fosse in pericolo da qualche parte.
Riporterò il tuo culo a casa Cass, fosse anche l'ultima cosa che faccio.” mormorò a se stesso -sperando anche che l'angelo in qualche modo potesse sentirlo- prima di prendere un libro e appoggiarlo sul tavolo.
Nonostante fosse un soldato, Castiel, per Dean, era soprattutto un uomo, un uomo che nonostante i suoi errori era migliore di lui e di Sam, che se avesse avuto più tempo avrebbe potuto fare molto per tutti: soprattutto per lui.
Era quasi l'alba quando il cacciatore si decise ad alzare gli occhi dalle pagine, prima di strofinarli con vigore, per poi riabbassarli e proseguire la sua ricerca.
Dean sapeva che prima o poi lo avrebbe trovato, che gli angeli non potevano semplicemente smettere di esistere perché il suo guerriero non lo avrebbe mai lasciato solo, in questo momento più di prima.
   
 
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