Un raggio di sole entrò dalla tenda semi-chiusa andandosi a posare su uno shinobi dormiente. Prepotente, si era fissato sugli occhi dell’uomo facendo sì che si svegliasse.
-Va bene, va bene ho capito mi alzo- disse rivolto al raggio di sole.
Si mise seduto sul letto strofinandosi gli occhi e sbadigliando, poi si alzò e si mise le pantofole. Ciabattò verso la cucina passando davanti al calendario, ma non facendoci caso. Eppure, quello era un giorno molto importante, e rimaneva lì insistente, cerchiato di rosso. Il 26 maggio.
Arrivato al piano cottura mise su l’acqua per il thè e tornò in camera, passando di nuovo di fronte al calendario. Non lo notò per la seconda volta.
Si vestì con i soliti indumenti, i pantaloni blu, la maglia a collo alto sempre blu e il gilet verde. Quello che lo contraddistingueva come Chunin. Ciabattò verso il bagno dove si legò i capelli nella solita coda alta.
Si diresse di nuovo verso la cucina, dove la teiera l stava chiamando insistentemente. Bevve il suo thè e ritornò in camera dove mise i sandali e infine il coprifronte della foglia. Si guardò allo specchio, oggi sarebbe stata un’altra giornata di routine, si disse affranto.
Uscì e si diresse verso l’accademia, una nuova giornata d’insegnamento stava per cominciare. Quasi gli veniva male a pensare che avrebbe dovuto passare le prossime ore con quel combina guai di Konohamaru.
Entrò in classe e aprì il registro. 26 maggio, mi dice qualcosa. Si sforzò di ricordare ma venne interrotto dalla solita peste.
-Konohamaru mettiti al tuo posto- disse seccato. Ormai era rassegnato con lui non ci si poteva fare niente.
Passarono le ore e passarono tranquille. All’orario di uscita accompagnò la propria classe fuori e quando alla fine se n’erano andati tutti rimase da solo in cortile.
Sospirò e si avvicinò all’altalena. Quella che aveva caratterizzato la sua infanzia e quella del suo allievo prediletto.
Si sedette e si dondolò con lo sguardo basso.

Avanti, indietro, avanti, indietro.

Da piccolo guardava gli altri giocare mentre tutti lo evitavano perché lo credevano sciocco.

Avanti, indietro, avanti, indietro.

Lui, però, portava solo una maschera, la sua maschera ridente di bambino sciocco.

Avanti, indietro, avanti, indietro.

La maschera che aveva gettato grazie al Terzo Hokage, quando era ritornato sé stesso.

Avanti, indietro, avanti, indietro.

La stessa altalena dove stava seduto Naruto, il primo a cui aveva voluto bene davvero, come se fosse stato un figlio.

Avanti, indietro, avanti…l’altalena venne stoppata.

Davanti a lui se ne stava sorridente Naruto, col suo sorriso che non promette niente di buono. Probabilmente voleva che gli offrisse una ciotola di ramen, pensò sorridendogli.
-Iruka sensei che ci fa qui?- chiese sorridente il biondo.
-Tu piuttosto che ci fai qui? Di solito non vieni mai da me se non per farti offrire il ramen- disse scorbutico.
Il biondo lo guardò stranito, poi scoppiò a ridere.
-E ora cosa c’è da ridere?- chiese il maestro guardandolo come fosse impazzito.
-Davvero non ti ricordi che giorno è?- chiese ridendo il ragazzo.
-No perché?- chiese cadendo dalle nuvole.
-È il tuo compleanno! Auguri Iruka sensei!!!- esclamò il biondo continuando a ridere.
Oggi era il suo compleanno. Ecco perché quella data gli ricordava qualcosa. E l’unico che se n’era ricordato era lui. Il suo ninja preferito.
-Andiamo sensei! Le offro una ciotola di ramen!- disse il biondo soddisfatto di averlo sorpreso.
-Sì andiamo- si alzò il maestro. Era cresciuto. Ora era lui che gli offriva il ramen. E nonostante tutto non si era dimenticato di lui. Il suo sensei.

Ho notato che ci sono poche ficcy su di lui eppure è un personaggio magnifico^^ io lo adoro e (anche se in ritardo) ho voluto fargli gli auguri di compleanno!!!
Auguri Iruka sensei!!!