Umido nell'aria.

Rumore di acqua in corsa.

Cinguettii nel silenzio.


Mattino.


Si mise a sedere, carezzando l'erba bagnata di rugiada, ad occhi chiusi. Il vento era fresco e soffiava abbastanza da scompigliare i capelli.

Si alzò e raggiunse la fonte dello scrosciare. Immerse le mani nel ruscello e si sciacquò il viso. Gocce d'acqua gli corsero lungo il collo.

Di nuovo in piedi, stavolta si allontanò dal suono dell'acqua. L'erba umida non produceva alcun rumore al suo passaggio.

Alzò il viso verso il cielo, inspirando profondamente. Una brezza leggera lo avvolse, lasciandolo per un attimo come sospeso nel vuoto.

Si lasciò cadere all'indietro. Sentì un brivido lungo la schiena, immersa nella rugiada. Ogni attimo sembrava quasi eterno.

Aprì la bocca per sentire il suono del proprio respiro. Le sue palpebre percepivano il calore della luce del sole, ma ne restavano indifferenti.

Si mise in ginocchio. Tornò verso il ruscello, poi al punto da dov'era partito, seguendo a gattoni le tracce di erba calpestata.

Tastò il terreno. Il suolo era quasi asciutto, solo l'erba era umida. Strinse il pugno alla sensazione di stoffa sotto i polpastrelli.

Sfregò piano il materiale tra le dita, poi lo lasciò andare. Risalì il tessuto fino a trovare un'altra consistenza, più liscia e calda, più familiare.

Lasciò correre il palmo su quella pelle morbida, lentamente. Avvicinò il viso fino a sentire il suono di un lieve russare e un fiato leggero sulle guance.

Appoggiò le labbra vicino alla fonte del respiro, poi le lasciò vagare più in alto, finché non sprofondarono in un ciuffo di capelli umidi.

Rimase immobile per un tempo imprecisato. Quando allontanò il viso, il vento fresco sulle guance sembrava quasi schernirlo.

Tastò nuovamente il terreno, cercando altra stoffa. Indossò la maglia, poi si alzò in piedi. I raggi del sole avevano reso il tessuto caldo.

Il cinguettio nell'aria si era fatto più sommesso. Adesso poteva sentire quel leggero russare fare capolino nel silenzio. Chinò il capo, stringendo i denti.

Girò la testa verso la fonte del suono. Socchiuse le palpebre. Una macchia indefinita di luce tremava davanti alle sue pupille.

Aggrottò le sopracciglia, invano. Un ronzio fastidioso si diffuse nella sua testa, disorientandolo fin quasi a fargli perdere l'equilibrio.

Richiuse gli occhi, rilassando la mente nella quiete del buio. L'aria era ancora umida, e il vento era ancora fresco e nuovamente piacevole.

Raccolse da terra gli ultimi oggetti, riposizionadoli meccanicamente su di sé. Passò un'ultima volta le dita sull'erba bagnata dalla rugiada.

Sospirò. Si concentrò sul silenzio, sull'ambiente circostante, cercando di risvegliare i propri sensi. I suoi denti erano ancora stretti, e le labbra tremavano.

Rilassò le sopracciglia, alzò il capo in direzione del ruscello. Il vento soffiava da là, dritto sul suo volto, asciugando le poche gocce rimaste sui capelli.

Uno scatto, e subito fu sulla riva opposta. Un'ultima pausa, senza voltarsi, poi di nuovo via, verso il luogo da cui anche il vento fuggiva.


Verso il buio.