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Autore: Laelia    21/12/2012    8 recensioni
Come il signor Finnigan scoprì che sua moglie era una strega!
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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“Io sono un…mezzosangue” raccontava Seamus. “Papà è un Babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. È stato un bel colpo per lui!”

 

 

 

 

Avrebbe dovuto immaginarselo, che qualcosa non andava.

Quella mattina si era alzato dal letto con il piede sinistro, si era infilato le pantofole al contrario e si era disteso per terra inciampando miseramente nel tappeto che sua moglie si ostinava a tenere in camera.

Quel giorno qualcosa non tornava, lo si annusava nell’aria… o era solo l’odore della colazione bruciata?

Ma per abbattere il ferreo ottimismo del signor Finnigan ci voleva ben altro, tsz!

“D’altronde” rimuginava tra sé, mentre afferrava dal frigo altre uova per sostituire quelle incenerite “quando sei nato di venerdì diciassette ci fai l’abitudine alla sfiga”

In effetti, il signor Finnigan non era il tipo d’uomo che si poteva definire fortunato, anzi, a quanto sosteneva, non sapeva neanche come si scrivesse la parola “fortuna”.

Carbonizzare la seconda mandata di uova e far fondere il manico della teiera non riuscì a togliere il sorriso dal viso del nostro eroe.

Rinunciò a preparare la colazione per sé e per la gentile consorte, gettò un occhio alla propria immagine riflessa nello specchio appeso nel soggiorno, mentre l’altro occhio osservava con fare critico il cielo e mandava al cervello i dati necessari per decidere se era il caso o meno di prendere l’ombrello. Il timido sole che si affacciava dietro a una nuvola fece propendere per il “no”.

Il signor Finnigan uscì di casa ancor più raggiante a quella notizia.

“Cosa c’è di meglio di un compleanno con il sole?” si chiese mentre prendeva la fida ventiquattrore ed apriva la porta di casa per andare a lavoro. Ebbene sì, quel giorno era speciale e a maggior ragione niente e nessuno avrebbe potuto spezzare quel sorriso.

Nemmeno la pioggia che lo sorprese una volta sul vialetto di casa.

Salì in macchina e affrontò il traffico mattutino con il pensiero rivolto alla serata che lo aspettava.

Visto che era il suo compleanno, aveva deciso di uscire un po’ prima da lavoro e portare sua moglie in un delizioso e romantico ristorante appena fuori città.

Ehhh, sua moglie!

Tornò con la mente, e lo sguardo da ebete, al giorno in cui l’aveva vista per la prima volta, per poi srotolare i propri ricordi come un film e riassaporare la gioia del primo appuntamento, del primo bacio, della proposta di matrimonio…

Qui si interruppe il magico filmato. Mai matrimonio, infatti, fu più disastroso. Non tanto per la cerimonia in sé - sotto un pergolato di rose, in un grande parco verde accanto alle antiche rovine di un castello – quanto per i parenti. Di lei.

I suoi erano in fin dei conti un piccolo gruppetto che si poteva contare sulla punta delle dita: mamma, papà, nonni, qualche cugino sparso qua e là.

Quelli di lei necessitavano di censimento! Le panche destinate ai parenti della sposa erano stracolme di gente giunta da ogni parte dell’Irlanda, ma non era certo la quantità a spaventare lo sposo (più parenti significava più inviti a pranzo la domenica, o nei giorni feriali, e meno lavoro in cucina per sua moglie), era piuttosto la qualità. Vestivano tutti in modo strano, con tuniche lunghe fino ai piedi, cappelli a punta e alcuni calzavano scarpe con la punta all’insù.

Aprendo le danze con la neosposa e osservando meglio i suoi nuovi parenti, si domandava se era davvero un bene averne acquisiti così tanti. In fondo, la domenica c’era da guardare la partita, non avrebbe avuto tempo di andare a pranzo ora dalla zia ora dalla biscugina.

La cosa che gli fece dichiarare mentalmente guerra alla famiglia di lei fu l’insulto che gli venne rivolto da un nutrito gruppo di anziane signore. Lui se ne stava tranquillo a sorseggiare il suo drink, in attesa che la moglie finisse di ballare con il proprio padre, e quelle vecchie arpie non la smettevano di guardarlo e di borbottare qualcosa tipo “Babbano qui…Babbano là…”

Non potendo tollerare oltre si avvicinò alle attempate, ahilui, parenti e sbottò “Babbee sarete voi!” prima di fare un trionfale ingresso nella pista da ballo.

Ad ogni modo, fuggendo in un paesino lontano sufficienti miglia da qualsiasi nucleo familiare appartenente all’albero genealogico della signora Finnigan, era riuscito a non vedere più nessuno di quegli strani figuri da un paio d’anni a questa parte.

L’aver graffiato lo sportello della macchina contro la vettura parcheggiata di fianco alla sua, lo fece tornare alla realtà.

 

Le diciassette. Finalmente.

Il signor Finnigan, salutati i colleghi che non avrebbe rivisto fino a lunedì, salì in macchina e fece ritorno verso casa.

Infilando la chiave nella serratura si immaginava lo sguardo stupito dell’ignara consorte al vederlo rientrare così presto e pregustava il sapore delle sue labbra sulle proprie alla notizia della romantica cena.

-Tesoro, sono a casa-

Nessuno rispose.

-Tesoro? Dove sei?-

Il signor Finnigan frugò in tutta la casa, ma della moglie nessuna traccia.

-Che strano! Sarà sicuramente andata a fare la spesa-

Con l’animo in pace prese un giornale e si diresse verso la poltrona, ma il fumo che saliva dalla porta della cantina attirò la sua attenzione. Allarmato spalancò la porta che conduceva al seminterrato urlando “al fuoco! al fuoco!” come un forsennato.

La povera moglie, concentrata a versare uno strano liquido in un calderone, alzò lo sguardo impaurita, come una lepre stanata dal cacciatore.

Accadde tutto in pochi secondi.

Nel calderone andò più liquido del previsto – la signora Finnigan era stata interrotta durante il conteggio di ventiquattro gocce su venticinque – e il vapore, da dorato, era diventato rosso, poi nero, poi…

BOOM.

 

Quando il signor Finnigan riaprì gli occhi era in un letto d’ospedale. Il sollievo che provò nel trovare sua moglie seduta accanto al suo letto fu subito sostituito dalla paura per l’espressione arcigna sul volto di lei, espressione che le lievi bruciature riportate in seguito all’esplosione rendevano ancora più cattiva.

-Cara…- provò a pigolare.

-Signor Finnigan!- urlò la donna –Ti sembra questo il modo di entrare nello scantinato? Hai rovinato sei mesi di duro lavoro!-

-Ma…-

-Niente “ma”! Sappi che la Fortuna Liquida è la pozione più difficile da preparare e io ci stavo per riuscire se tu non fossi entrato in quel modo, facendomi sbagliare le dosi!-

-Fortuna Liquida? Tesoro, cosa stai dicendo? Non capisco…- Il signor Finnigan cominciò a temere che sua moglie avesse riportato più danni di quanto non sembrasse a causa di quell’esplosione.

-Doveva essere una sorpresa- la signora Finnigan iniziò a piagnucolare –Avevo trovato il rimedio alla tua sfortuna e, sebbene il professore di Pozioni dicesse che ero una pasticciona, ero riuscita a fabbricare la Felix…-

-Mia cara...continuo a non capire..- da qualche parte aveva letto che dar corda a dei malati mentali poteva tornare utile, almeno fino all’arrivo dell’infermiera e del personale competente.

-…e invece il pasticcione sei tu- continuò la signora –Guarda come ti sei ridotto! Ma ti sta bene sai, così la prossima volta impari a disturbare il lavoro di una strega-

Strega? Aveva capito bene? Sua moglie…una strega?

-Caro? Caro ti senti bene? Stai diventando violaceo…-

-Cosa sta succedendo qui?- era entrato il medico, messo in allarme dall’improvviso peggioramento del paziente.

-Dottore, non saprei…- tentò di rispondere la signora Finnigan –Un attimo fa stavamo parlando con tutta calma e all’improvviso ha cominciato a cambiare colore e a non respirare…-

-Deve avergli detto qualcosa che lo ha profondamente scosso…- scherzò il medico, facendo un’iniezione di qualcosa al povero signor Finnigan.

-Bè…ho detto solo che sono una strega…-

Il dottore strabuzzò gli occhi, ma recuperò quasi subito il sangue freddo.

-Signora, ma cosa dice? Con un faccino gentile come il suo…una strega…-

-Dico sul serio…Stia un po’ a vedere- tirò fuori dalla borsetta una bacchetta –Orchideous- esclamò, e dalla punta fuoriuscì un mazzo di fiori, con enorme soddisfazione della signora.

Al vedere quella scena il dottore roteò gli occhi all’indietro e “cadde come corpo morto cade”.

-Infermiera- chiamò timidamente la signora Finnigan, affacciandosi alla porta della stanza dove riposava suo marito –Credo che il dottore non stia troppo bene…-

 

 

 

 

 

 

Eccoci giunti alla seconda edizione del Missing Moment Quest!!! Questo è stato veramente difficile…ma ce l’ho fatta! Spero che vi sia piaciuto e che l’abbiate trovato almeno un po’ divertente. Anche stavolta l’idea è nata durante un raduno di scrittori di EFP e, tra un boccone e l’altro di pizza, sono stati distribuiti i fatidici “pizzini” con il Missing Moment assegnato.

Temo che il nostro mastro Dierrevi ne abbia in serbo per noi una caterva di ‘sti foglietti, quindi non mi resta che dirvi….alla prossima, gente!!

Gli altri partecipanti alla Quest sono elencati di seguito!

 

Charme, Dierrevi, Elos, ferao, Iurin, Ladyhawke, Rowena. Saluti a tutti, Laelia.

  
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