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Autore: CowgirlSara    08/07/2007    7 recensioni
Lo sappiamo, il colonnello Roy Mustang è l'incontrastato rubacuori del comando centrale. Ma cosa succederebbe se sulla sua strada arrivasse un degno rivale? E, soprattutto, come reagirebbe il colonnello se quest'ultimo insidiasse le grazie di un certo tenente?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dance for three - 2
Eccoci col secondo capitolo di questa piccola commedia romantica. Sono felice che l'apprezziate, ma per i ringraziamenti ci vediamo alla fine.
Adesso vi lascio alla lettura e, mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio!
Sara


2 – Galli, galline, cani, tappi e mosconi


Era una mattina autunnale umida e un po’ nebbiosa, che invitava alla malinconia. Erano inviti che Roy Mustang rifiutava con difficoltà. L’uomo uscì dal portone tirandosi su il bavero del cappotto. La macchina era già ferma lì davanti. Fece un breve sorriso, dirigendosi allo sportello.
Riza gli sorrise, appena lui fu salito. Da come Roy le rispose, lei capì che quel giorno era in vena di nostalgie. Le piaceva, in un certo senso, quando aveva quell’aria un po’ triste e dolce, le faceva venire voglia di abbracciarlo e stringerlo, fino a cancellare ogni brutto pensiero. Lei, però, era un militare e lui, il suo superiore, quindi si limitò a salutarlo, mentre l’uomo carezzava un festoso Hayate, che quel giorno li seguiva in ufficio.
Il viaggio in auto fu bello, anche se sembrava strano dirlo di qualcosa di così breve e abituale. L’abitacolo era caldo, invaso dal profumo dolce di Riza e c’era un’atmosfera rilassata. Hayate si accucciò contro il fianco di Roy, trasmettendogli quel piacevole tepore tipico dei cuccioli. Il colonnello ed il tenente, ogni tanto, si scambiavano occhiate complici e tranquille. Tutto, per una volta, sembrava tornato come un tempo.
Almeno finché non arrivarono al comando.
Lì, attorniato da un nugolo di galline starnazzanti, c’era il nuovo re del pollaio: il maggiore Anthony Paul. Come se non bastasse c’era pure un discreto numero di donne affacciate alle finestre dell’edificio. Tirava pubblico, il nostro viscidello!
Il colonnello Mustang, dall’alto di un’inspiegabile sicurezza, data probabilmente dall’aver risentito Riza vicina come al solito, decise di essere superiore. Tanto quello non avrebbe mai avuto il suo stile, neanche se fosse rinato cento volte.
Gli passò a fianco con un sorrisetto sicuro, ma si perse, invece, il sorriso che anche Riza, camminando dietro di lui, indirizzò al maggiore.
“Buongiorno, Tenente Hawkeye.” Salutò Anthony, con tono seducente.
Il colonnello si voltò bruscamente, come se gli avessero puntò le chiappe con un qualche apparecchio elettrico, quindi guardò torvo il rivale. Ma non era l’unico che sembrava non apprezzare il maggiore Paul… Hayate, infatti, ringhiava cupo all’indirizzo del militare.
“Salve, Maggiore.” Salutava nel frattempo il tenente. “Buono, Hayate.” Aggiunse rivolta al cane, che fissava minaccioso le parti basse di Paul.
Un sorrisino malignamente trionfante apparve sulle labbra sottili di Mustang. Un alleato piccino è sempre meglio di niente, disse tra se. Specie se è un alleato importante…
Hawkeye e Paul stavano parlando di chissà cosa, nemmeno gl’importava, così il colonnello approfittò della distrazione per incitare silenziosamente Hayate ad attaccare. Usando i segni che gli aveva insegnato per fregare i panini a Breda, lo scatenò contro il maggiore. Con un piccolo balzello il cane gli fu addosso e, dopo aver acchiappato coi denti il lembo dei suoi pantaloni, cominciò a tirare furiosamente, ringhiando.
“Ah!” Esclamò la vittima, scuotendo la gamba.
“Oh, oddio!” Lo seguì la donna. “Fermo Hayate, giù!” Ma non c’era verso di staccarlo.
Ridacchiando soddisfatto, il colonnello si diresse all’entrata, mentre lasciava tutto il cortile in preda a quel putiferio. Mai mettersi contro Roy Mustang. O i suoi amici a quattro zampe!

Quella giornata iniziata nel migliore dei modi, però, si concluse nel peggiore.
Verso le cinque del pomeriggio, quando aveva ormai quasi finito di firmare la montagna di rapporti sulla sua scrivania, il colonnello Mustang alzò gli occhi sul suo tenente, ferma davanti a lui. Non aveva bisogno di chiederle se doveva dire qualcosa, gli bastò incitarla con un gesto.
“Signore, devo chiederle un’ora di permesso, domani.” Dichiarò Riza.
“Per quale motivo, se è lecito?” Replicò lui.
“Niente di particolare, motivi personali.” Rispose la donna.
“Non deve fare visite mediche o cose del genere, vero?” Domandò sinceramente preoccupato Roy.
“No, sto bene.” Affermò tranquilla lei. “È solo che… ecco, domani ho un appuntamento e quindi ho bisogno di un po’ di tempo, cose da donne, sa…”
Ecco, in quel momento, se Roy fosse stato un nano di gesso, sarebbe andato in pezzi come uno di quei simpatici cosi colpito da un martello. Come era potuto succedere sotto i suoi occhi?!
“Un… un appuntamento?” Balbettò, cercando di mantenere un certo autocontrollo.
“Sì, certo.” Annuì distaccata Riza. “Lo sapeva che dovevo andare a cena con il Maggiore Paul.”
“Sì.” Rispose Roy, mentre catalogava i vari modi di bruciare qualcuno: alla griglia, flambé, sopra un girarrosto… e chissà perché tutti gli ingredienti avevano la faccia di Anthony…
“Allora?” Fece il tenente con espressione interrogativa. “Me lo concede il permesso?”
“Ma certo!” Acconsentì il colonnello, fingendo abilmente una calma ormai scomparsa. Non per nulla era conosciuto come un glaciale stratega. “Vada pure, si diverta e… stia attenta.” Aggiunse.
“Devo stare attenta? Ma a che cosa, Signore?” Ribatté perplessa la ragazza.
“Ai mosconi.” Rispose serafico lui.
“Ai mosconi, Signore?” Fece Riza, sempre più stupita.
“Eh, già, nei ristoranti a volte…”
“Le garantisco, Colonnello, che se vedessi qualcosa del genere in un ristorante, chiamerei subito l’ufficio d’igiene.” Proclamò severa la donna.
“Ne sono sicuro, Tenente…” Commentò sconsolato lui.
“Bene.” Annuì compita Riza. “Quando ha finito coi rapporti mi chiami, sarò pronta in un attimo.” Gli suggerì poi, prima di lasciarlo finire il suo lavoro.
Ma il colonnello, appena solo, si sgonfiò come un palloncino bucato, crollando sulle cartelline ancora aperte sotto di lui, sul piano della scrivania. Come, come era potuto succedere?!?!

Gli era sfuggito qualcosa. Eh, sì, non c’era verso. Aveva commesso qualche errore e non se ne era reso conto. Sì, beh, in realtà di qualcosa si era anche accorto, o meglio, aveva deliberatamente compiuto azioni che avevano portato alla situazione attuale. Tipo fare finta di non provare nulla per Riza. Reprimere qualsiasi tipo di slancio verso di lei. Certo, principalmente, si era comportato così per via delle regole militari. Altrimenti poteva compromettere la carriera di entrambi. Ma forse, alla fine, lo aveva fatto talmente bene che lei pensava di non interessargli. Era terribile. Ma anche giusto, purtroppo. Quindi non doveva lamentarsi se poi lei accettava la corte di un altro.
Sì, vabbene, era dura in qualsiasi modo, chiunque fosse stato. Ma proprio lui? Il viscido, l’untuoso, insopportabile maggiore Anthony Paul?!
Ora, dopo averli visti insieme, a ridere, a prendere gli ultimi accordi per la serata, non gli restava che sbattere lentamente la testa contro il muro del bagno, fortunatamente vuoto.
Non sentì il cigolio della porta principale che si apriva. Non vide il ragazzino biondo entrare e appoggiarsi alla porta di uno dei gabinetti e guardarlo con aria strafottente e divertita.
“Grattacapi, Colonnello?” Fece sarcastico il nuovo arrivato.
Quando riconobbe la voce, Roy si sentì morire e scrollò il capo depresso, poi, roteando gli occhi, reclinò il capo sulla spalla per guardarlo.
“Salve, Acciaio.” Salutò mollemente.
“Mi sbaglio, o stava sbattendo la testa contro il muro?” Continuò gongolante il giovane alchimista.
“Arriva un momento in cui un uomo deve fare anche questo.” Rispose dignitosamente il colonnello.
“Specie quando vede un certo Tenente tubare con qualcuno più alto di lui…” Soggiunse velenoso Edward, con un sorrisetto malefico.
“Ah, Acciaio, quando imparerai che le dimensioni non contano!” Commentò, apparentemente impassibile l’uomo, incrociando le braccia. “Sono le prestazioni che fanno la differenza.”
“Allora quel tipo deve essere molto performante per piacere al Tenente Hawkeye…” Alluse Ed, perfidamente compiaciuto.
“Che fai, infierisci?” Replicò Roy compito, senza perdere la calma.
“È divertente!” Sbottò il ragazzo con un sorriso. “Quel tipo non le piace proprio, eh?”
“Humpf!” Sbuffò il colonnello. “Non pensare chissà cosa.” Riprese poi, girandosi verso i lavandini. “A prescindere dall’affetto che io provo per il Tenente Hawkeye e dal timore che lei sia coinvolta in una relazione con qualcuno che potrebbe, potenzialmente, spezzarle il cuore…” Spiegò lavandosi le mani con calma. “…io penso che il Maggiore Anthony Paul sia…” E si girò verso l’interlocutore, rimettendosi i guanti. “…un viscido, untuoso, miserabile, egocentrico, vanesio approfittatore.” Concluse secco.
“A parte il viscido e l’untuoso, somiglia molto a lei.” Roy lo guardò malissimo. “Beh, forse anche il miserabile si può togliere…” Precisò quindi Ed. “Ad ogni modo non penso che il Tenente Hawkeye sia così ingenua da farsi imbambolare dal primo scimunito che passa…” Affermò poi sicuro, incrociando le braccia.
“Questo non lo credo neanche io.” Rifletté Mustang.
“…se fosse una sciocca non sarebbe riuscita a tenere a bada lei, vecchio marpioncello, per tutto questo tempo…” Continuò il ragazzo con aria saggia, senza accorgersi che nel corso della frase gli occhi del colonnello si erano pericolosamente assottigliati.
Al trovò il fratello qualche minuto dopo, mentre cercava di liberarsi dal cestino dei rifiuti che qualcuno gli aveva incastrato sulla testa.

Roy restò un fascio di nervi per tutta la giornata, ma nessuno se ne accorse, poiché lui mantenne stoicamente la sua facciata distaccata. Con Riza fu gentile come al solito e non le diede motivi per sospettare una qualsiasi cosa.
Quando, però, il tenente Hawkeye, dopo aver assolto con precisione e velocità a tutti i suoi compiti, si congedò dal suo superiore consegnandogli le chiavi della macchina, il colonnello mise in moto il proprio piano d’azione.
Liquidò con uno sguardo omicida il tentativo, da parte di Havoc, di ricordargli il metro e mezzo di rapporti da firmare impilati sulla sua scrivania e si diresse dall’unica persona che poteva aiutarlo.
“Buonasera, Amelia.” Salutò entrando, stavolta garbatamente, nell’ufficio del Comandante Bones.
“Oh, salve, Colonnello.” Rispose la ragazza, arrossendo subito. “Se… se cercava il Comandante, devo dirle che purtroppo se n’è già andato…”
“Ma io non cercavo lui…” Fece subito Roy, sfoderando le sue maniere galanti. “Io cercavo lei, Amelia.” Precisò avvicinandosi alla scrivania, quindi si sedette davanti a lei.
“Ah, se… se è così…” Balbettò paonazza la segretaria.
“Ehh, purtroppo sono costretto ad approfittarmi di nuovo della sua squisita gentilezza, Amelia.” Affermò, con tono rammaricato, quel navigato seduttore che era il colonnello.
“Ma non si preoccupi, Signore!” Esclamò subito lei. “Sono pronta ad aiutarla in qualsiasi modo!” Aggiunse con un sorriso disponibile.
Roy se ne rendeva conto, era orribile il modo in cui si approfittava del proprio ascendente su quella povera ragazza. Ma in amore e in guerra tutto è lecito, quindi cosa c’era di più giusto delle sue motivazioni? Amelia era anche carina, tutto sommato. Sì, magari, un po’ scialba e troppo timida, però passabile. Il colonnello si disse che, per ripagare quell’indegno sfruttamento, le avrebbe presentato Havoc. Secondo lui, quei due, erano perfetti insieme… L’importante, adesso, era che nessuno mettesse le grinfie addosso a Riza, tutto il resto passava in secondo piano.
“Lei è davvero troppo, troppo gentile, Amelia.” Le disse con un sorriso sinceramente dolce.
“Si figuri, Colonnello…” Ribatté lei, abbassando gli occhi pudica.
“Il fatto è…” Riprese l’uomo, andando direttamente al punto. “…che dovrei consegnare dei documenti urgentissimi al Maggiore Paul, però so che stasera ha un appuntamento, quindi è andato via prima…”
“Eh, sì.” Confermò la ragazza annuendo.
“Mi chiedevo se, per caso, lei non sapesse dove è andato, perché purtroppo non posso proprio aspettare domani.” Continuò il colonnello, spiando le reazioni della segretaria. Amelia sospirò, mettendosi le mani in grembo.
“Mi dispiace tantissimo, Signore.” Rispose poi rammaricata. “Il Maggiore è stato piuttosto abbottonato sull’uscita di stasera, non ha lasciato detto dove andava…” L’espressione di Roy, a quelle parole, si pietrificò. “…per la fretta ha anche dimenticato l’agenda…” Per illuminarsi di nuovo alle successive, mentre i suoi occhi seguivano la mano della ragazza indicare l’altra scrivania.
Come se lo sguardo di Roy fosse stato un riflettore, un fascio rotondo di luce evidenziò l’agenda di pelle blu abbandonata sul tavolo di Anthony. L’uomo si alzò di scatto.
“Aspetti un momento, Colonnello Mustang!” Intervenne la ragazza, vedendolo andare verso la scrivania. “Non credo che lei possa leggere l’agenda del Maggiore, è un oggetto personale.” Gli disse seguendolo.
“Non si preoccupi assolutamente, Amelia.” Dichiarò lui con un gesto teatrale. “Io e il Maggiore Paul siamo molto amici, quindi non è un problema!” Proclamò mentendo spudoratamente con l’impeccabile stile che gli era proprio.
“Se lo dice lei…” Commentò perplessa la segretaria.
Mustang, nel frattempo, stava già sfogliando l’agenda. Trovato il giorno giusto, gli bastò un’occhiata per capire di aver raggiunto il suo obiettivo. L’appunto, vergato in una calligrafia nervosa, recitava «prenotazione ore 8 da Breton». Hm, però, non bada a spese, il nostro moscone… pensò Roy con disappunto.
“Lei mi è stata infinitamente d’aiuto, Amelia.” Affermò infine, soddisfatto, dopo aver richiuso l’agenda.
“Prego, Signore.” Annuì compita lei. “Però…”
“Saprò come ricambiare il tempo che ha perduto.” L’interruppe l’uomo, dirigendosi alla porta.
“Sì, grazie, ma vede, Colonnello…” Tentò la ragazza, allungando una mano verso di lui.
“No, no, non si disturbi oltre, Amelia!” Soggiunse lui, bloccandola. “Arrivederci!” Salutò poi, sparendo nel corridoio.
“Colonnello…” Gli soffiò dietro la segretaria, ma lui era già andato, quindi non le restò che sbuffare, cadendo sulla sedia.

Roy Mustang conosceva quel ristorante. Era un posto costoso e raffinato e, di solito, lui lo sceglieva quando usciva con signore particolarmente esigenti. O quando era deciso a concludere. Poiché solo un degno finale in camera da letto, valeva una cena da Breton. E questa era la terribile conferma delle intenzioni di Anthony Paul.
A tutto ciò pensava il colonnello, abbarbicato su una rugginosa scala antincendio, in una scomoda e disagevole posizione, armato di binocolo a infrarossi (debitamente sottratto a Fuery). La visuale dell’entrata, se non altro, era perfetta.
La macchina del maggiore, riconoscibile dalla pesante rigatura su uno sportello che qualcuno ci aveva lasciato la settimana prima, arrivò puntuale. L’uomo scese; indossava un elegante completo scuro ed un ampio cappotto di cammello. Aggirò l’auto e aprì lo sportello alla sua accompagnatrice. Roy aguzzò la vista.
Fai che non abbia la gonna, fai che non abbia la gonna… pregò mentalmente il colonnello, mentre lei scendeva. Sospirò di sollievo, quando vide che Riza aveva dei pantaloni chiari e una giacca marrone col collo di pelliccia. Una volta entrati nel locale, li perse di vista, ma non si arrese.
Restò per circa due ore appollaiato, vittima di zaffate vento gelido che gli ghiacciavano il sudore sulla schiena e dell’inclemenza dei piccioni, i quali rischiavano seriamente, ogni volta, di finire arrostiti per la gioia dei gatti randagi.
I due lasciarono il ristorante che erano quasi le undici. Roy era pronto a balzare giù e buttarsi all’inseguimento di Riza e Anthony. Scendendo velocemente, purtroppo, il colonnello mise un piede in fallo tra gli sbrecciati gradini arrugginiti della scala, rimanendo incastrato. Un piccione, nel frattempo, svegliato da quell’improvviso baccano, gli volò intorno. Lui lo scacciò malamente, ma il volatile gli sganciò un ricordino in piena faccia. Cercando di pulirsi perse l’equilibrio e, dato che non ci vedeva, l’uomo precipitò senza appiglio emettendo un gemito gutturale. Per fortuna si fermò su qualcosa di morbido. Era il cassonetto dei rifiuti.
Quando riuscì a raggiungere la propria macchina, che aveva occultato in un vicolo, zoppicava da una gamba, gli faceva male il collo in modo strano e puzzava come una discarica. Si mise al volante e partì, dopo aver aggiustato una foglia di appassita insalata che gli penzolava dal taschino.

Riza, nel frattempo, si trovava in una situazione piuttosto imbarazzante. La cena era stata piacevole, sia per il cibo che per la compagnia. La conversazione era stata addirittura brillante e la donna era sorpresa di poter stare così bene con un uomo. Non che provasse disagi particolari a passare del tempo in compagnia di uomini, del resto lo faceva ogni giorno, al lavoro. Ma c’era un uomo in particolare con cui a volte non era così facile relazionarsi, specie quando cominciava ad essere malizioso, provocante, allusivo, invitante, sensuale… Roy, accidenti a te!
Ma dicevamo. Riza era in macchina con Anthony, fermi sotto casa della donna e da qualche minuto era sceso, per la prima volta nella serata, un silenzio pesante. Lei si tormentava un orecchino, incerta su come concludere la serata. Lui sembrava in attesa di un segno.
“Riza…” “Anthony…”
Avevano parlato in contemporanea. Si guardarono e risero.
“Siamo sciocchi, eh?” Fece lui, sfiorandole il dorso della mano con le dita. “Abbiamo passato una così bella serata e non sappiamo come salutarci.”
“Già.” Rispose la ragazza abbassando gli occhi. “Era tanto che non avevo un appuntamento…”
“Non ci credo.” Intervenne sorpreso il maggiore. “Una donna così bella…” Riza arrossì appena. “…e nessuno che la invita, oppure… sei tu che rifiuti?”
“Beh, è che… io sono sempre al lavoro, non ho molto tempo libero e credo che alcuni uomini siano un po’ intimoriti da me.” Spiegò il tenente, tranquilla.
“Sai.” Affermò accomodante Anthony, sistemandosi girato verso di lei. “Quando si vuole fare qualcosa sul serio, il tempo si riesce a trovarlo.”
“Certo.” Replicò immediata Riza. “Ma i miei doveri verso il Colonnello Mustang spesso m’impegnano anche fuori dagli orari di lavoro…”
“Oh, il Colonnello è uno schiavista!” Sbottò lui roteando gli occhi con aria disincantata.
Riza gli scoccò subito un’occhiata indignata. Lei era la prima a calcare sui difetti del suo superiore, ma era risaputo che non era mai stato uno stacanovista. Semmai era lei che… E poi, non sopportava che qualcuno, chiunque fosse, attaccasse Roy. Difenderlo era un istinto primordiale.
“Guarda che il Colonnello non mi obbliga a fare niente, anzi, il più delle volte sono io che lo costringo a restare per finire il suo lavoro e…” Fece una pausa per riprendere fiato. “…l’impegno di proteggerlo in missione me lo sono preso volontariamente, non mi ha obbligato nessuno.”
“Uh, guai a chi te lo tocca, eh?” Commentò divertito il maggiore.
“Non dire sciocchezze.” Ribatté lei, un po’ colpevole. “Le cose non stanno come pensi…”
“Io non penso niente.” Soggiunse Anthony avvicinandosi a Riza fino a sfiorarle la gamba con la propria. “Se non che voglio passare ancora del tempo con te.”
La ragazza abbassò imbarazzata gli occhi, fissando le proprie mani strette in grembo. Sentiva la mano dell’uomo accarezzare piano la sua spalla, invitante. Ma non così tanto.
“Ascolta, Anthony.” Mormorò infine, risollevando lo sguardo su di lui. “Io non voglio offenderti, sono stata benissimo stasera, ma non voglio precorrere i tempi…”
“Sai essere adorabile anche quando respingi, Riza.” L’interruppe Anthony con un sorriso tenero, sfiorandole i capelli. Lei si ritrasse appena, quel gesto era troppo intimo.
“Scusa.” Disse poi.
“Non fa niente, davvero.” Soggiunse lui tranquillo. “Tanto non mi arrendo.”
Riza sorrise. “Sei caparbio.” Commentò. “Grazie di tutto e buonanotte.” Aggiunse poi, prima di aprire lo sportello.
“Grazie a te, a presto.” Le rispose lui, salutandola. “Buonanotte.” La donna gli sorrise ancora una volta, poi chiuse la portiera e si diresse verso l’entrata del suo palazzo.

Roy, arrivato pochi minuti prima, vide il tenente Hawkeye correre da sola verso le scale del suo portone e poi la macchina di Paul ripartire. Sorrise soddisfatto, nonostante la puzza che nemmeno quindici docce avrebbero cancellato, il dolore al piede e un torcicollo che non gli permetteva di girarsi verso sinistra. Il maggiore, con suo grande giubilo, era andato decisamente in bianco.

CONTINUA

Ringraziamenti:

Shatzy - Mi fa piacere che trovi la stori intrigante, spero di continuare nel modo migliore. Hai ragione sul titolo, ha volutamente un doppio significato e ti anticipo che tutti i titoli dei capitoli avranno questo tipo di riferiemnti. Mi sono divertita molto a "maltrattare" Roy, è uno dei miei hobby preferiti infierire sugli uomini che amo! ^__- (ne sa qualcosa il mio adorato Milo, povero ammooore). Sai, alla fine, Anthony sarà meno viscido di quello che crede Roy. Sì, è vero, la parte centrale è un po' triste, ma ci voleva, in fondo la situazione dei nostri due amorucci è un po' così, sempre in bilico, indecisa e questo crea malinconie. Questi momenti si alterneranno a quelli più leggeri. Infine, Ed e le battute non mancarenno! Grazie!

Kaho_chan - Ma certo che NON è più affascinante di Roy! Ci mancherebbe! Lo dice la stessa Riza. E' solo che il fascino di Anthony non risiede tanto nella sua bellezza, quanto nel fatto che lui rappresenta una novità. Grazie dei complimenti!

Winry4ever - Grazie dei complimenti. Sì, Roy e Riza sono adorabili, mi scatta la vena romantica nelle loro scene (anche quella un po' malinconica, ripeto). Roy si sente abbandonato giustamente, dal suo punto di vista, ma non si arrenderà e lo hai visto da questo capitolo!

_mame_ - Ripeto, Anthony non è più affascinante di Roy e sai che ti dico? Credo che Riza, la prima volta, ci sia uscita più per ripicca verso il comportamento di Roy, che per altro. Segui la storia e conoscerai il finale, non dico altro!

eleanor89 - Ma grazie, sei troppo gentile! Sono contenta che la trovi realistica, mi piace rendere i personaggi più veri e non sempre è facile. E' un po' un mio obiettivo e mi fa piacere quando ci riesco! Confesso che era tanto che cercavo di ritrovare una vena ironica che pensavo di avere un po' perso, se ci sono riuscita per me è molto!

kawai79 - Grazi, grazie! Spero che anche questo secondo capitolo non ti abbia deluso! Anche se il mio povero Roy ha dovuto soffrire!

Stray - La tua recensione mi fa molto piacere, perché seguo i tuoi 100 themes e li adoro! Almeno tu sei al mare, io non andrò in vacanza neanche quest'anno, sigh! Secondo te Roy è IC? Bene, perché non ne ero tanto convinta, cmq vedremo nei prossimi capitoli!

Un grazie enorme ed un bacio a tutti! Continuate a seguirmi, mi raccomando!

 


   
 
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