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Autore: Lelusc    22/12/2012    1 recensioni
Sissi ha 15 anni ed è golosa,non sa difendersi, non ha esseri fatati e ha solo un amico, Simone,ma la domanda qui è,riuscirà un giorno a incontrare dei nuovi amici e a cambiare? Cosa le accadrà d'ora in poi che le cambierà la vita in noiosa e infantile in qualcosa d'importante?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È mattina a Piria, precisamente le sette, ed io sto ancora dormendo nel mio caldo letto sognando di avere un piccolo esserino fatato, quando delle urla mi distolgono dal sogno meraviglioso che sto facendo svegliandomi e infastidendomi.

 “Svegliati Sissi, sono le sette! Se non ti sbrighi faremo tardi a scuola!”

Alzo la testa dal cuscino e guardo verso la porta, confusa , e ancora in preda al sonno cerco di capire chi mi sta chiamando, cosa mi stanno dicendo, o se lo sto solo immaginando.
Ci metto qualche minuto a riconoscere la voce e mettere in fila le parole capendone il significato.

"Cavolo!” Esclamo spalancando gli occhi e salto giù dal letto correndo alla finestra che apro.

“Buongiorno Simone!”

“Giorno, ma perché non sei ancora pronta?”

“Perché? Che ore sono?”

“Oh Sissi, dove vivi sulle nuvole?  Guarda la sveglia”.

Guardo la mia sveglia a forma di fiore posta sul comodino e per poco non mi vengono i capelli bianchi.

Porca miseria, ho solo un’ora per fare tutto. Perché non ha suonato?

 “Sarò pronta in tempo per andare a scuola, te lo prometto!”Gli urlo dalla finestra, agitata.

“Bene, ti aspetto fuori”.

Ok, penso, ed ecco che incomincia una nuova giornata e come succede almeno due volte alla settimana, mi sveglio giusto in tempo per prepararmi e correre a scuola di gran fretta.

Onestamente mi chiedo sempre dove Simone trovi tutta questa pazienza. Poverino, deve per forza averla sempre avuta o essersela fatta venire visto che siamo amici d'infanzia e siamo praticamente nati e cresciuti insieme. 

A volte non posso non pensare a quanto mi sia indispensabile e quanto mio malgrado dipenda da lui. È un vero tesoro e un grande e fedelissimo amico; potrei addirittura dire che siamo come fratello e sorella, inseparabili.

Inseparabili proprio come le nostre madri, nate e cresciute in questo paesino, amiche di scuola e rimaste unitissime anche dopo gli studi.
Erano talmente unite da concepirci addirittura insieme, giusto con qualche ora di differenza; ma la cosa più eccezionale e che definirei da romanzo, è che perfino l'ospedale dove siamo nati è lo stesso, bensì ce ne siano due in questo paesino.

Il paesino dove abitiamo è in campagna e si chiama Piria; ci sono poche auto e poche strade, ma puoi trovare molte case con giardino, palazzetti da tre o quattro piani e una sola e grande scuola; non che anche il posto dove si studiamo i piccoli esserini fatati che ci hanno invaso.

È già, incredibile ma siamo sotto attacco.

No, scherzo, lo eravamo, ma ora non più. Prima sembrava di giocare a un video gioco.

Tutto accade in una normalissima notte, all'improvviso caddero dal cielo due pilastri di marmo con incise sopra delle frasi in una lingua sconosciuta e dopo questo avvenimento successero strane cose: oggetti e monumenti rovinati in maniera innaturale ed irreparabile, incendi, congelamenti, allagamenti, siccità improvvise e tant'altro, insomma, cose molto insolite, e non si capiva perchè accadessero.

Da quel giorno si mobilitarono molti scienziati per studiare i due strani pilastri caduti proprio al centro della città, nella piazza, e scoprirono che al centro di quest'ultimi, dove c’è praticamente il nulla, ogni tanto uscivano degli esseri fatati con vari poteri, tipo quello del fuoco, del ghiaccio e molti altri e che quindi era un portale o qualcosa di molto vicino.

Quindi alla fine, non so bene chi, ha voluto che la città cambiasse nome e si chiamasse Piria per, diciamo onorare i pilastri che tutt'oggi sono divenuti il monumento principale del paese, ed essenziale per aumentare il turismo, un po’ come le dicerie sull’Aria 51 e Roswell.
Ignoriamo però il fatto che sia l'unico monumento della città.
 
Oltretutto si comprese anche chi era che creava i danni, ma non riuscendo a trovare il modo per richiudere il passaggio, decisero di lasciar perdere e piuttosto studiare le creature che ne uscivano.

Scoprirono inoltre che queste piccole cose, comunemente chiamate fatine, hanno la necessità di accompagnarsi ad un umano per potersi evolvere, parlare, essere più forti e tanto altro, così iniziarono i primi accoppiamenti e nella scuola locale si fondò un ala riservata appositamente per permettere agli alunni di  studiare, controllare e aiutare queste creature ad evolversi e insegnare a loro volta agli esserini a vivere pacificamente con gli umani.

 La scuola funziona così: Oltre alle normali lezioni, ci sono anche quelle che ti formano alla conoscenza degli esserini fatati.

In questa ci sono diversi livelli che devi passare e puoi farlo solo se hai un essere fatato.

Il numero di esserini a quanto pare è illimitato e li puoi avere trovandoli o cercandoli, certi addirittura trovano te e ti seguono se ti reputano adatto a stare al loro fianco, ma purtroppo io non ne ho ancora nemmeno uno, invece Simone sì.

Il suo esserino non si fa mai vedere, è molto timido, ma so che ha il potere di creare fulmini e che l’ha chiamato lampo. Che fantasia eh!

Lo incontrò nel suo giardino durante un temporale. Stava seduto sul davanzale ha guardare estasiato i fulmini. Simone mi ha raccontato anche che dopo un attimo di timidezza sono diventati subito amici e da allora sono rimasti sempre insieme.

Voglio anch'io un esserino fatato, penso mentre mi spazzolo i capelli che lascio ricadermi sulla schiena in mordine onde d’oro e corro di sotto.  

“Mamma, ho fatto tardi! La colazione?”Esclamo, ma non ricevo risposta.

Mannaggia, è già andata al lavoro, Penso amareggiata, così prendo un cornetto confezionato e gli spicci che normalmente mamma mi lascia per la merenda da sopra il tavolo, ed esco da casa chiudendo per bene la porta a
chiave.

Quando mi volto, come tutte le mattine mi trovo davanti Simone e come tutte le mattine per poco non mi predo un infarto. Si può sapere perché ancora non mi sono abituata? Bella domanda.

Dopo un attimo di stupore faccio un sorriso.

“Sono qui.  Visto? Quanto ci ho messo?”Chiedo fiera di me, mettendomi in bocca l'ultimo pezzo di cornetto.

 “Mezz’ora e l’altra ci serve giusto per andare a scuola. Per fortuna che non è lontana”

“visto, ora andiamo”dico incamminandomi.

La nostra scuola è un edificio marroncino a due piani e ha ben cinque aule molto ampie, più una sala computer, un laboratorio di scienze, uno di economia domestica e poco distante, unita con una stradina, una biblioteca.

Devo ammettere che non niente male studiare lì, ed è una struttura che adoro. È la scuola più bella che io abbia mai visto, anche perché l'unica e non ne ho viste altre per poter fare paragoni.

Simone ed io camminiamo fianco a fianco, prendendocela comoda, lungo il marciapiede, poi prendiamo una stradina terrosa delineata da una staccionata che ha visto giorni, ma la cui strada è cosparsa qua e la da bellissimi alberi rigogliosi, fino a quando in lontananza non sentiamo suonare la campanella e vista ancora la quantità di strada che dobbiamo percorrere, decidiamo di tagliare per il prato erboso e incolto che ci è affianco ed entrare a scuola dal cancello del retro.

Scavalchiamo la staccionata e ci mettiamo a correre come pazzi.

Arriviamo a scuola ancora mano nella mano, come è nostra abitudine fare solo quando mancano solo alcune manciate di secondi per fare tardi; il solo problema sono le voci che si creano ogni volta che qualcuno ci vede farlo, anche se non accade molto spesso tanti credono che siamo una coppia di fidanzati.

Che idee assurde! Siamo solo molto uniti. Comunque entriamo subito a scuola e, a passo svelto, senza correre, altrimenti ci tocca sentire i professori, ci dirigiamo in aula.

Non appena varchiamo la soglia, tutti si voltano verso di noi, come accade normalmente quando qualcuno entra in una stanza all'improvviso, ma dopo aver costatato chi è, tutti tornano a fare gli affari propri.

Entrare in classe ogni volta m'infastidisce, perché si vedono sempre degli essere fatati svolazzare in giro, mentre io non ne ho nemmeno uno. È un supplizio!

“Ah, guarda chi c’è, la fallita” dice Laura venendomi incontro con la sua scorta , il suo solito fare altezzoso e con indosso dei vestiti immagino nuovi e firmati, non che m’importi molto.

Laura è la ragazza più ricca della scuola e a quanto dicono la più bella, cosa opinabile a mio parere, ma lasciamo stare.

“Non hai ancora trovato nessun essere fatato, vedo. Beh, certo, chi mai ti vorrebbe, infondo sei solo una fallita che non fa altro che mangiare e di conseguenza ingrassare”mi dice in tono altezzoso mentre la sua scorta fa il grugnito di un maiale.

Davvero infliggente, penso e mio malgrado non posso non sentirmi in difetto, infondo ha ragione, sono golosissima e non ho ancora nessun esserino fatato.

Non so perché ancora non ne ho trovato nemmeno uno, forse non vado bene per le loro aspettative, ma la cosa che mi turba di più, è che ogni volta, nonostante il mio caratterino, non riesco mai a reagire alle cattiverie che mi dice e mi faccio sempre mettere i piedi in testa.
Sono troppo condizionabile dalle parole delle persone e su questo purtroppo sono una causa persa.

“Laura smettila di trattarla male e taci”mi difende Simone, come sempre.

“Ah, incredibile, non sa nemmeno rispondere da sola, a bisogno del suo amichetto”.
 
Odio quando chiama così Simone, ma non so mai come risponderle per farla stare zitta.

Detesto la me così codarda e buona a nulla, è così mortificante, penso e intimorita dalla situazione, e dispiaciuta per aver messo nuovamente in mezzo Simone, di colpo priva di energie richiamo la sua attenzione prendendo con due dita e tirando la sua manica.

"io…"

“Non farlo”mi risponde sorridendomi.

A volte mi chiedo che fine avrei fatto senza di lui al mio fianco. Sono così fortunata, penso tranquillizzata come sempre dalla sua gentilezza.
 
“Ok ragazzi, basta così, sedetevi e iniziamo la lezione”dice il professore entrando in classe.

“Che orrore! Sfigata! Cos’è quella cosa verde e viscida che hai attaccata alla schiena?”Urla improvvisamente Laura.

“È una pianta dell'altro mondo” le spiega Rudolf, il secchione, come tutti lo chiamano.

Lui è l'alunno più intelligente della classe, sa tantissime cose, anche sulle fatine e mi sta molto simpatico, anche se gli altri non lo sopportano.

Simone senza esitazione prende quella cosa dalla mia schiena e la tira via.

Che brutta sensazione! Mi è sembrato mi venisse stappata via anche la camicia.

“Che fortunata che sei Sissi!” Esclama il professore dirigendosi verso di noi.

“Dice?”Gli chiedo leggermente confusa.

 “Sì, quella è una pianta magica rampicante. Viene dall'altro mondo e non so come si è attaccata a te. Dove sei passata?”

“Simone ed io abbiamo percorso sempre la solita strada”dico ancora confusa.

“Bene, in ogni caso da questa pianta possono nascere ben tre fatine. Forse molto presto potrai avanzare di livello e avere altri amici”.

“Davvero?”Chiedo entusiasta.

“Sì mia cara, e finalmente oserei dire. Ora posala sul tavolo”.

Simone l'appoggia delicatamente sul tavolo davanti a noi e attendiamo che il professore ci dia altre istruzioni.
 
“Bene, ora Sissi, toccala, riconoscerà il tuo calore e si aprirà".

Insicura poso le mani sulla pianta, ma subito sento la necessità di tirarle via. È così viscida, ma resisto limitandomi solo a fare una smorfia.

Insomma, finalmente stai per avere anche tu degli amici, degli esserini fatati che staranno sempre con te, quindi fai meno la stupida ed esegui gli ordini del professore altrimenti sarai la solita sfigata sola"mi sprono risoluta.

Ti prego, ti scongiuro, penso e alla mia supplica la pianta incomincia a muoversi da sotto le mie mani, come se mi avesse davvero sentito, tanto che le scosto di scatto, spaventata.  

 Comincia a muoversi, a tirarsi, ad allargarsi a creare diverse forme, fino a che non crea un bulbo che si apre e da esso sbucano due esserini fatati.

Una, è una creaturina fine e delicata, alta quanto mezza mano, che subito si alza sulle gambine e prova a sollevarsi in volo, ma ci riesce solo dopo qualche tentativo e non possono fare a meno di pensare a quanto sia incantevole.

La piccola è una femmina e indossa un vestito vittoriano rosa pallido e beige e ha i capelli lunghi color caramello pieni di boccoli e gli occhi nocciola.

La piccola, dopo essersi sentita finalmente sicura nel volo, alza il volto e si trova davanti il mio con un sorriso raggiante stampato sopra.

 Non si spaventa, anzi mi guarda per un attimo, poi risponde a sua volta con un magnifico sorriso, si avvicina al mio viso e con le sue piccole manine mi abbraccia una guancia.

Sto per piangere per la commozione, è così carina, piccola e delicata e ora mia amica e a quanto sembra non ha problemi ad esserlo.

Subito le avvicino lentamente una mano e lei senza esitazione ci si posa sopra continuando a guardarmi con occhi luccicanti, proprio come immagino la stia guardando ancora io.

Abbasso lo sguardo di nuovo felice, e in piedi, sulla pianta, a fissarmi non proprio bene, c’è un'altra creaturina, un maschietto questa volta.

 Avvicino il viso anche a lui e lo guardo stupita. È bellissimo, indossa un completino rosso con stivali marroni e ha i capelli corvini tenuti in un taglio corto.

Sto per avvicinare una mano anche a lui, quando mi lancia un’occhiataccia e mi appare davanti un muro di fuoco, come se fosse una barriera.

Scosto subito la mano per non bruciarmi e lo guardo incuriosita.

Il potere del fuoco, eh? Dovevo immaginarlo dal colore del vestito, inoltre a quanto pare possiede anche un bel caratterino, penso, invece l’altra è così dolce, che potere avrà? Mi chiedo ansiosa di scoprirlo.

“Visto Sissi? Ora ne hai due e pensare che prima non ne avevi nemmeno uno” mi dice il professore felice almeno quanto me.

Annuisco contenta e guardo la piccola che è ancora in piedi sulla mia mano.

“Professore, secondo lei che potere ha?”

“Giusto. Lei ha il potere de…” quando improvvisante mi distraggo perché la fatina mi tira una manica richiamando la mia attenzione.

“Dimmi piccolina, che c’è?”

 Lei mi sorride e con un gesto della sua piccola mano, fa apparire sul banco dei leccalecca.

 “Ho capito, la fatina dei dolci!” Esclamo e la piccola annuisce fiera di se.
 
“Ma tu guarda! La fatina giusta per un pozzo senza fondo come te”mi dice Laura con cattiveria.

 Non riesco a fare o a dire niente che la sua bocca si riempie di tanti marshmallow e sorpresa guardo la mia piccola amica, che ferma davanti a Laura, la fissa furiosa con le manine strette a pugno.

 “Grazie piccolina” e di tutta risposta mi abbraccia il naso.
 
“Bene, ora anche la fatina ti protegge, che fortunata”
 
“puoi dirlo forte Laura”dico di colpo con enfasi e subito mi guarda sorpresa, ma lo sono più io.

Prima non ero mai riuscita a risponderle a tono.

“Ah, e se un’altra volta m’insulti o in futuro tratterai male Simone e le mie fatine, ti faccio ingoiare la tua lingua velenosa, chiaro?”Continuo a dire seria, ormai ho preso il via.
 
Tutti rimangono sorpresi, mentre io finalmente mi sento meglio, molto meglio.

“Va bene, va bene ragazze, ora iniziamo la nostra lezione normale”

“aspetti, cosa mi dice del mio maschietto?”

“Che altro devi sapere? Sai già che ha il potere del fuoco, l’hai scoperto tu stessa"

"sì, ma c’è dell’altro che dovrei sapere?”

 “Beh, quello che ti potrei dire in più è che quando diventerà un livello più alto sarà capace di richiamare la lava dal centro della terra e di portarla in superficie, ma com’è ora così piccolo e poco potente non credo ci riuscirà”.

L’avesse mai detto, il mio piccolo esserino vestito di rosso vola senza alcuna difficoltà dinanzi al viso del professore e comincia a contestare emettendo dei piccoli gridolini.

 Non solo è difficile di carattere, è anche permaloso.

La creaturina fa un gesto verso terra e poi incrocia le braccia al petto guardando il professore con sufficienza.

All’improvviso si sente una breve scossa di terremoto e nel pavimento si apre una piccola crepa, non molto estesa ma abbastanza profonda perché ne fuoriesca della lava.
 
Il professore la guarda allibito e poi posa lo sguardo sulla mia fatina.

 “Beh, mi rimangio tutto, a quanto pare questo piccolino sa il fatto suo, decisamente fuori dal comune”.
 
“Bravissimo, sei fortissimo piccolino, ti sei fatto valere”.
 
L’esserino mi guarda e subito chiudo la bocca. Non voglio di certo che mi abbrustolisca, ma non lo fa, mi guarda solo indeciso sul cuocermi per bene o fare altro e alla fine mi fa un mezzo sorriso, graziandomi.

Mi sono avvicinata un po’ di più a lui, penso felice.

 “Ok, abbiamo capito, sei bravissimo, ora qualcuno vada a chiamare la fatina della mia Rosa, così chiudiamo la crepa e incominciamo la lezione, per quanto ancora sia possibile e con il tempo che ci è rimasto”.

La fatina della professoressa giunge subito, così la crepa viene chiusa in un battibaleno, cosa che al mio piccolo diavoleto di fuoco non piace affatto e mi siedo al mio banco, con accanto, come sempre, Simone, che questa volta ha un bel sorriso sul volto e cominciamo a copiare gli esercizi di matematica che il professor Taylor scrive alla lavagna.

Scrivo appena qualche numero che mi distraggo a guardare la mia piccola fatina femmina che si siede con grazia e molta educazione sul mio astuccio per poi mettersi a capo chino a guardare ciò che scrivo con il suo piccolo viso contratto da un’espressione perplessa, mentre il maschio svolazza sul mio capo e mi tira i capelli.

 A quanto pare si diverte, ed io sono così euforica che non m’interessa, finalmente sono felice.

 
  
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