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Autore: Michaelis Ashley Warblers    22/12/2012    3 recensioni
"Aveva passato tutta la sua esistenza a divorare schifose anime che pensavano solo al loro benessere personale, anime che chiedevano ricchezze, anime che chiedevano fortuna, anime che non hanno mai dato nulla per gli altri e questo dava alle anime un sapore davvero schifoso."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Souls

Aveva passato tutta la sua esistenza a divorare schifose anime che pensavano solo al loro benessere personale, anime che chiedevano ricchezze, anime che chiedevano fortuna, anime che non hanno mai dato nulla per gli altri e questo dava alle anime un sapore davvero schifoso.

Schifoso era l'unico aggettivo che veniva in mente a Sebastian quando ripensava a tutte quelle anime divorate, ma non sapeva se quell'aggettivo lo attribuiva a se stesso o alle anime, fatto sta che si sentiva diverso.

Lui era diverso.

Quindici anni prima, era un giovane demone che stipulava patti per qualsiasi cosa, era il più veloce nell' adempiere ai suoi doveri di contrattista, era il più famoso e il più temuto tra i demoni, era la leggenda di tutto l'inferno, solo perchè non aveva mai vissuto una vita propria.

Non si fermava mai, era un mietitore un'anima dopo l'altra, nessuna pietà, nessun ostacolo, niente sembrava fermarlo e questo permetteva al mondo dei demoni di avere un vantaggio sui riviali Shinigami. Molte anime erano state sottratte agli dèi della morte a causa del demone corvino dagli occhi cremisi.

Ma questo ormai era il passato.

In quel momento Sebastian si guardò dritto allo specchio, consapevole che era giunto il momento di mietere l'anima più pura che abbia mai visto, l'anima che gli avrebbe fatto dimenticare le altre e che gli avrebbe fatto dimenticare la sua crisi interiore.

Era giunto il momento per Ciel di sdraiarsi sull'Altare del Sacrificio, quello che era posto al centro dell'Isola delle Anime, dove i demoni erano soliti cogliere le anime che gli spettavano. Quando il ragazzo si stese su quell'altare lo fece senza paura negli occhi, consapevole del fatto che la sua anima era stata donata per una giusta causa e che era un'adeguata ricompensa per i servigi di quel mero maggiordomo, così fedele, così leale, ma allo stesso tempo così freddo, distaccato e disinteressato.

<< Chiuda gli occhi, Padroncino, la prego >> quella richiesta suonò alle orecchie di Ciel come una supplica piena di indecisione, ma credette di sbagliarsi, quel maggiordomo infallibile non poteva sbagliare adesso, non glielo avrebbe mai perdonato.

Ciel chiuse gli occhi e nel giro di pochi secondi la sua anima si trovò a contatto con l'anima del suo maggiordomo e vide che era un'anima grigia e non nera. Il fatto che fosse grigia stava a significare che del bianco, o meglio della luce, aveva raggiunto le tenebre del suo cuore e vi si era fatta spazio lottando e avendo il sopravvento alcune volte.

<< Nessuno ha mai visto questo spettacolo, Padroncino, dovreste sentirvi onorato >> disse Sebastian tentando di nascondere la confusione e l'incredulità nella sua voce.

Anche per lui era uno spettacolo nuovo, si era abituato solo a vedere le anime altrui senza mai fermarsi a guardare la sua.

Quando il diabolico maggiordomo raggiunse l'anima di Ciel ebbe un momento di cedimento e cominciò a riflettere su quello che aveva visto e quello che aveva vissuto, già vissuto... Per la prima volta la leggenda degli Inferi aveva avuto una vita propria, qualcuno che si prendesse cura di lui a modo suo, aveva avuto qualcosa da ricordare, qualcosa per cui combattere. Tutto questo suonò assurdo, ma fu nell'attimo in cui trovò l'angolo dell'anima di Ciel dove vi erano custoditi i ricordi più preziosi che capì.

Nel rivedere i fotogrammi della sua vita insieme al Pardoncino, Sebastian comprese: aveva vissuto e aveva sviluppato un senso di attaccamento, un affetto nei confronti di quel ragazzino tanto candido, talmente candido che decise di vendere la sua anima per capire chi avesse ucciso i suoi genitori, lui non vendette la sua anima per se stesso, ma per gli altri. Si accorse che l'intera esistenza di Ciel era dedita agli altri e questo rendeva la sua anima speciale, unica.

Per la prima volta il mietitore ebbe un tuffo al cuore, quel cuore che aveva smesso di battere anni orsono quando le anime shifose si impossessarono di lui. Capì che se la sua anima era grigia era merito anche di quel ragazzo dagli occhi color del cielo.

Non poteva divorare quell'anima. Non voleva.

Un attimo dopo Ciel aprì gli occhi e cercò lo sguardo del suo Maggiordomo, quando lo trovò inveì contro quest'ultimo.
<< Cosa ha la mia anima che non la vuoi? E' così schifosa? >>
<< Padroncino, non dica mai più quella parola, Lei non sa cosa vuol dire davvero anima schifosa, IO lo so. IO sono il frutto di anime schifose. La sua anima è troppo pura, non posso mangiarla, mi rovinerebbe. Adesso prima che ci ripensi se ne vada torni alla Residenza e viva vita felice. >> Con queste parole Sebastian sciolse il contratto e cercò di  congedare Ciel, ma non ci riuscì.
<< Allora se è così buona prendila! Prendila! Fa di me qualsiasi cosa, ma non lasciarmi da solo, non un'altra volta. >> e le lacrime scesero dagli occhi di Ciel come la pioggia scende dal cielo.
<< Voi non siete solo. Non avete più bisogno di me, il mio dovere è adempito. >>
<< Allora voglio stipulare un altro contratto! >>
<< Questo è impossibile, non si possono stipulare due contratti con la stessa persona. Adesso Conte Ciel Phantomhive, se ne vada, non c'è più alcun rapporto tra di noi. >>

A quelle parole Ciel capì, salì sulla barca che lo avrebbe aiutato ad oltrepassare la Laguna delle Reliquie e che lo avrebbe riportato a casa. Lo avrebbe riportato a casa senza il suo fidato Maggiordomo, senza la persona che gli aveva salvato la vita, senza la persona che gli insegnò a vivere per la seconda volta, senza la persona che lui considerava come suo padre.

<< Sebastian >> disse Ciel salendo sulla barca
<< Non posso più rispondere a quel nome Signor Conte, il contratto ora non esiste più e con esso non esiste più nemmeno la mia identità. >>
<< Sebastian, se la tua anima è davvero quella che ho visto, e se davvero sei cambiato, io ti propongo la libertà. Un contratto senza premi. Ti propongo di tornare con me alla Residenza come Maggiordomo del Casato Phantomhive e prestare servizio fino alla fine dei miei giorni. Dopo la fine dei miei giorni potrai prenderti la mia anima in modo onesto, senza sporcarti le mani di rosso, senza sporcarti le mani di sangue uccidendomi. >>

A quella proposta seguirono interminabili attimi di silenzio, durante i quali Sebastian sembrava assorto nei suoi pensieri.

Dopo quella che sembrà un eternità il maggiordomo corvino salì sulla barca con aria beffarda, quasi adirata e guardò Ciel dritto negli occhi, si negli occhi, adesso il ragazzo aveva di nuovo due pozze d'acqua in cui guardare.

Il Conte fece un passo indietro, era spaventato, confuso da quella reazione.
Inginocchiandosi Sebastian pronunciò tre parole con un sorriso sulle labbra: << Yes, My Lord. >>
-Michaelis Ashley.

Spazio dell'autrice.
Chiedo scusa se la fan fiction non vi piace, ma per una volta ho voluto provare a dare a Sebastian (personaggio che io adoro, amo e venero con tutta me stessa) dei sentimenti umani, per far capire meglio che tipo di rapporto mi piacerebbe ci fosse tra lui e Ciel.
Sono fermamente convinta che infondo, infondo, ma molto infondo Sebastian sia buono e che voglia bene a Ciel.
Detto questo imploro pietà per aver rovinato il mio Sebastian, e chiedo scusa soprattutto a chi come me è una/o sua/o grande sostenitrice/tore.
   
 
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