L'ultimo Natale

Vischio.

Un grande, immenso ramo di vischio. Appeso proprio qui. Tra tutti i luoghi in cui avrebbe potuto spuntare, ha scelto questo.

Occhi nervosi saettavano da una parte all'altra del corridoio. Occhi calmi, ridenti, si perdevano in quel movimento.

«Oh, vischio. Non me n'ero nemmeno accorto.»

Certo, Fred Weasley che non s'accorgeva di una specie di cespuglio che penzolava a pochi centimetri dalla sua testa. Hermione inarcò un sopracciglio, scettica. «Già.»

«Sai cosa vuol dire, vero?»

Un errore, una cosa molto, molto, molto sbagliata. Avrebbero fatto meglio ad incamminarsi in direzioni opposte, dimenticando il vischio, gli sguardi, tutto. «Sì.»

«Il solito ghigno spavaldo e malizioso – Merlino, quanto lo odiava!

«E...?»

«E cosa?» No, non l'avrebbe fatto. Era troppo sbagliato, troppo difficile.

«Pensavo tu fossi più tosta, Granger. Sai, una di quelle ragazze che fanno il primo passo.»

Le mani le formicolarono. Il primo passo? Ne aveva fatti mille, di primi passi. E lui l'aveva sempre ferita, subito dopo. Quante volte si erano trovati soli, abbracciati, in una lotta senza vincitori? E quante volte, il giorno dopo, l'aveva visto mano nella mano con l'una o l'altra ragazza?

«Non farai mica la preziosa...» Fece un passo, e le sembrò di venir avvolta da un'ondata di calore, dal profumo di cannella, e sudore, e... «A Natale, poi. Non lo sai che sono tutti più buoni in questo periodo dell'anno?»

«Smettila.» Indietreggiò quasi impercettibilmente. Era stufa, stanca di essere il giochino di Fred, il suo passatempo quando s'annoiava. Le sfiorò una guancia con una dolcezza che Hermione sapeva non sarebbe mai durata. «Perché devi fare sempre così...?» Una lacrima scese, silenziosa, incorniciando le parole quasi sussurrate.

«Così? Pensavo ti piacesse, Granger...» Le labbra si sfiorarono, leggere.

«No! … sì... non così...» Il bacio arrivò, travolgendola come tutti i baci passati, inondandola di tutte quelle sensazioni che solo cosi riusciva a provare: c'era sempre un calore che s'irradiava da qualche parte dietro lo sterno, quando si baciavano, e il desiderio di dilatare quell'istante per l'eternità.

Perché è tanto sbagliato amarti?*

Mentre le mani di Fred la stringevano a sé, possessivamente, e la sua lingua dichiarava il proprio dominio, la propria vittoria, le lacrime continuavano a rigare il volto di Hermione. Quello doveva essere l'ultimo bacio, l'ultimo Natale.

«Oblivion.» La parola le scivolò lungo la lingua e fuori dalle sue labbra, accarezzando quelle di Fred, approfittando di un breve momento in cui il ragazzo si era staccato per per umettarsi le labbra.

Occhi spalancati per lo choc, una frazione di secondo. Hermione si allontanò un poco mentre un'ombra velava lo sguardo del ragazzo.

«Uh... che strano...» Fred si guardò attorno, confuso. «Oh, hey Granger!» Accennò ad un saluto distratto. «George deve aver corretto la mia Burrobirra con qualcosa di più forte, prima... Non ricordo più dove stavo andando.» Sghignazzò, probabilmente pensando a come farla pagare al gemello. Si grattò brevemente la testa, pensoso. «Beh, a questo punto tanto vale che io scenda in cucina a farmi uno spuntino!» S'incamminò verso una scala che si era appena fermata a pochi metri da loro, e Hermione rimase con gli occhi fissi su quella schiena ormai di un'altra persona, un nodo che le chiudeva la gola.

Mi ricorderò di tutto, anche per te. Addio.