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Autore: MadAka    22/12/2012    4 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE I



-Dannazione!!- l’urlo arrivò da fuori la porta e mi svegliò dopo essere stato accompagnato da una serie di suoni acuti e metallici.
Che cavolo stava combinando di là quell’altro? Mi rigirai di lato nel letto sperando che quel trambusto finisse in fretta ma parve invece aumentare. Si sentivano i suoi passi andare dal salotto con angolo cottura alla sua camera per poi tornare di fretta, quasi di corsa, ai fornelli, probabilmente stava anche inciampando in qualcosa, forse il divano.
“Taylor ti odio!” urlai, ma in realtà non aprii bocca e quello sfogo rimase chiuso dentro di me. Affondai le mani nel cuscino e mi alzai facendomi scivolare di dosso la coperta di cotone bianco. Mi infilai i primi pantaloncini che trovai, quelli dei Knicks, e spalancai la porta della mia camera con lo sguardo più spietato che mi era concesso verso le 8.00 del mattino dell’unico giorno della settimana in cui mi era possibile dormire: il martedì.
Mi trovai davanti il caos. 
Taylor era agitatissimo. Faceva avanti-indietro dal salotto alla camera completamente scalzo, con indosso solo i jeans, la camicia in mano e una fetta di pane tostato in bocca mentre sui fornelli il latte stava traboccando sporcando ovunque.
Appena mi vide mugugnò qualcosa che mi parve un “ ‘Giorno Jane” prima di riprendere il suo andirivieni inquietante.
-Ma che diavolo stai facendo??- gli chiesi.
Lui non si fermò, mandò giù, praticamente intera, la fetta di pane e disse:
-Ho il colloquio stamattina-
Ah già, il suo colloquio di lavoro. Certo che se per un colloquio il risultato era questo casino mattutino, forse era meglio che si trovasse un lavoro e in fretta…
-Merda!- urlò quando vide che il latte era tutto disperso sui fornelli. Si spettinò innervosito i capelli corti e scuri e se li risistemò immediatamente ricordandosi che quel giorno avrebbe dovuto essere presentabile.
Si versò del caffè mentre io continuavo a guardarlo per vedere come la cosa sarebbe andata a finire e, fra un sorso e l’altro, si infilò la camicia.
Diedi un’occhiata all’orario:
-Taylor ma a che ora hai questo incontro?- domandai, notando che erano le 8.25.
Lui mi rispose esasperato da se stesso:
-Alle 9.00…-
-Che?! Ma hai visto che ore sono?-
Si voltò mostrandomi di essersi abbottonato la camicia male e affermò:
-Secondo te perché sono così stressato?? Non ho sentito la sveglia stamattina!-
-Vieni qua!- gli dissi.
Lui prese la tazza e si avvicinò. Terminò di bere il caffè mentre io gli abbottonavo correttamente la camicia.
-Il problema, è che ieri sera te ne sei uscito a fare bisboccia con i tuoi amichetti. Prima di giorni del genere si sta a casa a dormire- gli feci notare.
Lui mi sorrise:
-Scusa mamma, hai ragione…- il suo alito profumava di caffè appena fatto e mi fece venire una voglia assurda di berne una tazza bollente.
Alzai lo sguardo e gli risposi: -Sei un idiota! Ora vattene!-
Eseguì immediatamente. Si infilò le scarpe, afferrò la borsa in cui aveva messo la carpetta con tutti i suoi lavori e diede un’occhiata ai fornelli lerci di latte.
-Ci penso io- dissi.
-Grazie Jane, sei un’amica!- mi fece “Ciao” con la mano e scappò.
“Scommetto che non arriverà mai in tempo”. Mi misi a pulire i fornelli mentre il mio caffè si stava preparando. Non avrei mai sopportato di essere svegliata alle 8.00 di mattina da qualcuno, ma per Taylor facevo un’eccezione, era una delle poche persone con cui si viveva bene.
Prima di lui, in questa casa, avevo avuto tre coinquilini differenti, uno peggio dell’altro.
La prima persona che rispose al mio annuncio era una signora sui quarant’anni. Una vera despota! La casa era mia ma lei pretendeva di dettare legge, dirmi cosa fare, quando pulire e come pulire. Meno di due mesi dopo l’avevo già cacciata e al suo posto avevo trovato una ragazza un po’ più piccola di me. Aveva ventitré anni, occhioni da sognatrice e viveva in un mondo tutto suo, infatti se ne stava sempre chiusa in camera. Usciva dopo di me da casa e rientrava prima e io non l’avevo praticamente mai incontrata salvo in poche e rare occasioni. Certo, silenziosa e ben educata, faceva la sua parte del lavoro, ma a che scopo avere un coinquilino se poi malapena ci parli? Comunque, tre mesi dopo lei se n’era andata e al suo posto era sopraggiunto un ragazzino di ventuno anni in fuga dal college. Anche lui era durato poco.
Per fortuna, era arrivato Taylor. Una persona normale in casa. Si era presentato in maniera decisamente amichevole e avevamo legato molto in fretta. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Tuttavia, dopo quattro mesi di convivenza, era stato licenziato al suo vecchio posto di lavoro e aveva trascorso gli ultimi trenta giorni a cercarne uno nuovo.
Sperai che arrivasse in tempo al colloquio anche se ero perfettamente consapevole che sarebbe arrivato in ritardo. Avrebbe dovuto prendere la metropolitana e, a New York a quell’ora del mattino, era un’impresa.
Dato che per colpa dell’ometto castano e affascinante ero sveglia prima del previsto, decisi di andare al negozio prima. Invece che farlo aprire a Chris come avrebbe dovuto, lo avrei fatto io.
Tornai in camera e mi vestii rapidamente, bevvi il mio caffè, afferrai la borsa, le chiavi del negozio e quelle di casa e qualche soldo extra per una ciambella lungo la strada, la mia colazione straordinaria che di solito non facevo.
Mi misi addosso una felpa, che era più che sufficiente per superare il clima mattutino di maggio e uscii diretta verso il mio negozio: lo studio fotografico.

 
 
Ed eccomi qua con una nuova storia a capitoli a cui sto lavorando.
Dico solo una cosa velocissima:
non so esattamente quando pubblicherò il prossimo capitolo (di solito cerco di mantenere una pubblicazione regolare). Visto che questo racconto è ancora in corso d’opera probabilmente ci vorrà un pochino per i prossimi capitoli.
Diciamo che questo è un capitolo pilota, per vedere se la storia può piacere e quindi se ha senso continuarla o meno…
Se vi va, sappiatemi dire
:)
Alla prossima!
MadAka
  
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