Prologo.
New York, 15 Luglio 2004.
Mentre il resto degli Shadowhunters si raggruppava intorno al cadavere di Jason, Martha si defilò, sparendo dietro un angolo. Jace vide la sua figura minuta correre senza far rumore e la indicò a Alec, il quale, fermo al suo fianco, osservava disgustato il corpo senza vita di Jason. Era stato loro amico, anche con quel suo carattere particolare. Lui e Martha erano arrivati all'Istituto da poco, e solo la ragazza era riuscita a farsi amare veramente. Jason era troppo strano, riservato e interessato ad altre cose. Manga, libri e succo alla mela. Sì, all'Istituto c'erano circa dieci confezioni di succo alla mela pronte ad aspettarlo. Avrebbero dovuto fare le corse per farle scomparire prima dell'arrivo di Martha, poco ma sicuro. Quei due erano parabatai e, a dirla tutta, erano sempre stati molto intimi. Quasi troppo.
- Dove diavolo sta andando? -, chiese Alec dopo qualche secondo.
Lanciando occhiate prudenti alle proprie spalle, i due ragazzi si allontanarono dalla folla, certi che non appena Maryse avrebbe notato la loro assenza si sarebbe infuriata. Un'altra bega di cui occuparsi, ne erano entrambi consapevoli. Eppure, in quel momento, non trovarono nulla di sbagliato nel seguire Martha, che nel suo stato attuale avrebbe potuto commetere qualsiasi tipo di sciochezze.
In realtà, la giovane non era andata molto lontana. Si era semplicemente rifugiata dietro un muro per piangere il lutto. Ma non stava piangendo. Si limitava a fissare le proprie mani con aria assorta.
Jace ebbe la sensazione che non riuscisse a vederle davvero. Alec scivolò lungo il muro, sedendosi accanto alla ragazza.
- Martha.. Va tutto bene? -
- Alec, hai una domanda di riserva vero? - , domandò Jace, con tono incredulo. Come poteva chiederle una cosa del genere? Era ovvio che non stesse bene, bastava guardarla in viso per più di due secondi per appurarlo.
- Stai zitto, Jace - , Alec non fu certo gentile nel rispondergli. L'amico parve pensare ad un replica ancora meno educata, quando Martha parlò.
- Mea culpa, mea maxima culpa. -
- E questa roba cos'è? -
Solo Alec sembrò comprendere le parole dell'amica e, con un tono più adatto ad un funerale che ad altro, le tradusse per il compagno: - Mia colpa, mia grandissima colpa: è latino. -
- Martha.. Vuoi restare qui? -
Anche la voce di Jace, adesso, aveva acquistito una cadenza bassa e malinconica. Quando pose quella domanda Alec sembrò rianimarsi: - Per l'Angelo, Jace, cosa stai cercando di fare? Vuoi spingerla al suicidio? -
- No, voglio solo darle la possibilità di scegliere. Nessuno l'ha mai data a me, quando mio padre morì. -
Gli occhi azzurri dell'amico si fecero scuri. - Martha? -
- Io.. - Non finì la frase, incerta sul come continuarla.
Voleva davvero morire?
Tenne lo sguardo basso e non osò alzarlo.