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Autore: BebaTaylor    22/12/2012    3 recensioni
Richard e Rosalie. Sposati con due bambini, sono considerati da tutti la coppia perfetta.
Meredith e Albert. Migliori amici.
Richard e Meredith. Lui lavora nella ferramenta di lei, lei è la sua amante.
Albert. Innamorato da sempre di Meredith.
Rosalie, moglie tradita e all'oscuro del tradimento.
«Credo che dovremmo rimanere qui un po', almeno fino a quando non smette di piovere.» esclamò Richard guardando la pioggia scrosciante. Si alzò in piedi e fece alzare anche Meredith, le sistemò la coperta sulle spalle e fecero il giro della carrozza, si sedettero fra il perno centrale e un cavallo.
L'abbracciò e sistemò la coperta sulle loro spalle. «Mi dispiace.» si scusò nuovamente. «Sono geloso.» sussurrò e le baciò la nuca.
«Come facevi a sapere che ero qui?» chiese Meredith posando la testa sulla spalla di Richard e chiuse gli occhi quando vide un lampo.
«Perché ti conosco.» rispose lui, «Era l'unico posto dove potevi essere.»
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Uno

La monovolume nera si fermò davanti alla villetta a due piani. La ristrutturazione era finita qualche settimana prima e l'arredamento era al suo posto.
Richard scese dall'auto e osservò la casa; erano passati più di vent'anni dall'ultima volta che l'aveva vista.
Fortunatamente i suoi genitori avevano pensato alla manutenzione. Solo l'erba del giardino era da tagliare.
Sorrise e si voltò verso sua moglie Rosalie «Ti piace?» domandò speranzoso, a lui quel posto piaceva e desiderava che piacesse anche a lei.
Rosalie annuì e prese in braccio il piccolo Chris. «È molto carino.» rispose, non era la prima volta che glielo chiedeva, e ogni volta lei rispondeva la stessa cosa. Non che quel paesino, in collina, a qualche kilometro dal lago, non le piacesse, anzi lo trovava meraviglioso. Per una vacanza, di due settimane, tre al massimo. Non per passarci il resto della sua vita.
Rosalie fece scendere la piccola Emily e seguì Richard. Il cancelletto si aprì con un cigolio quando Richard lo spinse, e Emily ridacchiò divertita.
Rosalie avanzò lungo il vialetto di sassi bianchi, maledicendo se stessa di non aver ascoltato Richard e di essersi messa le decolté con il tacco alto.
Richard, infilò la chiave nella serratura della porta e la girò, e sorrise; allungò una mano verso Emily e la bambina gli corse incontro, alzò le braccia verso il padre ridacchiando; Richard la prese in braccio e le baciò la guancia.
La famiglia entrò, le loro cose erano già lì. Nel bagagliaio dell'auto li aspettavano solo qualche valigia e poco altro.
Il salone era ampio, un grande camino occupava l'angolo a destra. Un grande divano blu era davanti al camino.
Rosalie avanzò nel salone, e fece sedere Chris sul divano.
Richard si avvicinò a loro, e fece scendere Emily; abbracciò da dietro Rosalie e le baciò la guancia. «Dimmi la verità. Ti piace stare qui?»
Lei si spostò e si voltò verso di lui. Gli sorrise e gli cinse il collo con le braccia. «Sì, mi piace.» rispose. «Mi piacerebbe qualsiasi posto se sono con te e i bimbi.» e mentre lo dice si accorse che era la verità. Sarebbe andato in capo al mondo con lui.
Sorrise ancora e lo baciò sulle labbra.

***

Richard si sedette sul letto e aprì l'album di fotografie, quelle di lui e Rosalie ai tempi del liceo —erano passati diciassette anni— e sfogliò lentamente le pagine, soffermandosi su ogni foto.
La prima ritraeva lui e Rosalie —quindici anni lui, quattordici lei— abbracciati vicino a una delle tante fontane della città. Richard aveva chiesto a un passante di scattare quella foto, come ricordo del loro primo appuntamento.
Sorrise, Richard, nel vedere quella foto; ricordava ancora dettagliatamente la prima volta che aveva visto Rosalie. L'anno scolastico era iniziato da un mese, il secondo anno per lui, il primo per lei. L'aveva vista vicino all'ingresso, sola e impaurita da quella folla di studenti, le si era avvicinato e le aveva chiesto se aveva bisogno d'aiuto. Lei aveva annuito, rispondendo che era nuova e che cercava la segreteria, ma non sapeva da che parte andare.
Lui aveva sorriso e l'aveva accompagnata. Da quel giorno non si erano più lasciati.
Erano sposati da sette anni e avevano due bambini, Emily di cinque anni, Chris di tre.
Richard sorrise, chiuse l'album e fissò l'orologio, erano le sette meno dieci, non sarebbe riuscito ad andare al negozio di ferramenta prima che chiudesse per prendere l'olio per i cardini del cancello.
Sentì la porta del bagno aprirsi, i bambini lanciare urletti di gioia e la voce di Rosalie che gridava di stare attenti e di non correre. Richard sistemò l'album nell'ultimo cassetto del comò.
Si guardò nello specchio sopra il comò e si passò una mano fra i capelli castani; decise di uscire dalla camera e di andare a vedere a che punto era Rosalie con i bambini.
Rosalie fece sedere il bambino sulla piccola sedia di plastica arancione.
«No!» strillò il bambino divincolandosi e cercando di alzarsi mentre Rosalie cercava di infilargli la maglietta; afferrò il bambino e lo fece sedere di nuovo.
«Sì, invece. Non puoi andare in giro senza maglia.» spiegò, poi gli infilò la maglietta ignorando le proteste del bambino.
Richard sorrise e si avvicinò a Emily per aiutarla ad allacciarsi le scarpe. «Voglio la pizza con le patatine!» trillò la bambina battendo le mani.
Lui le prese il viso fra le mani e le baciò la fronte coperta dalla frangetta castana. «Ma è ovvio che la mangerai.» le disse prima di stringerla in un abbraccio.

***

Meredith si avvicinò alla porta, sorrise e fece la linguaccia ad Albert, che si trovava dall'altra parte della vetrina. Controllò che la porta fosse chiusa, e schiacciò il pulsante per far abbassare la saracinesca. Si voltò e accompagnata dal ronzio del motore prese la sua giacca posata sul bancone; la indossò e afferrò la borsa. Prima di uscire dalla porta sul retro spense le luci.
Anche se Albert era dall'altra parte dell'edificio riusciva a sentire i suoi borbottii. Meredith ridacchiò e svoltò l'angolo. Albert era seduto sulle scale, la testa appoggiata alla ringhiera.
«Ce ne hai messo di tempo.» esclamò lui alzandosi.
Meredith alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Due minuti non sono troppi.» fece notare.
«Ho fame.» si lamentò lui e si avvicinò a lei.
Meredith sorrise e scosse la testa. Albert aveva sempre fame, mangiava come un maiale e non ingrassava di un chilo. «Tu hai sempre fame.» disse lei posando la mano nell'incavo del gomito di lui.
Camminarono lentamente fino alla macchina, ferma nel parcheggio distante una cinquantina di metri.
«Andiamo nel solito posto?» domandò Albert aprendo la portiera del passeggero.
Meredith annuì e si sedette, sorrise ad Albert e girò la testa seguendolo con lo sguardo.
Era il suo migliore amico da sedici anni; avevano dieci anni quando si erano conosciuti.
Albert salì in auto e sorrise a Meredith; avviò il motore e uscì dal parcheggio. «Cosa mi dici di Clark?» domandò.
Meredith scrollò le spalle, lo sguardo fisso sul paesaggio che scorreva fuori dai finestrini. «Niente.» rispose. «Non era adatto a me.»; si voltò verso di lui e gli sorrise. Era il suo amico e gli voleva molto bene, c'era sempre stato quando ne aveva avuto bisogno e anche quando voleva essere lasciata sola.
«È solo un cretino, non sa cosa si è perso.» Albert si fermò allo stop e alzò la levetta per azionare la freccia.
Meredith gli sorrise ancora, felice che lui non chiedesse altro, e in fondo, non doveva chiedere nulla. Meredith sapeva che ad Albert bastava guardarla per capirla, sapere cosa le passasse per la testa. Appoggiò il capo sul poggiatesta e si rilassò, godendosi il panorama del lago.
Non disse nulla quando la mano di Albert sfiorò la sua, rimase ancora in silenzio quando la mano di Albert strinse la sua. Non disse nulla perché non c'era nulla da dire.

***

Albert e Meredith entrarono nella pizzeria, la cameriera li accompagnò al loro tavolo, accanto a loro, si trovava una famiglia: madre, padre e due bambini, una femminuccia e un maschietto. Avevano già ordinato, le bibite erano sul loro tavolo.
Meredith aprì il menu, lo guardò appena e lo posò sul tavolo, tanto sapeva già cosa ordinare.
«Sei sempre la solita.» esclamò Albert. «Prendi sempre la stessa cosa.»
Meredith sbuffò e prese la confessione dei grissini. «Però mi vuoi bene lo stesso,» sorrise e piegò la testa di lato, «vero?»
Albert sorrise e spostò il braccio, la sua mano strinse quella di Meredith. «Mi pare ovvio che io ti voglia bene ugualmente.»
Meredith fissò le loro mani, poi alzò lo sguardo su Albert. Sorrise.

La cameriera aveva preso i loro ordini da qualche minuto. Meredith ascoltò con interesse quello che Albert le stava dicendo, le piaceva molto sentir parlare della famiglia del ragazzo, si era sempre trovata bene con loro. La sua famiglia non era così.
Un paio di anni prima erano andati a vivere al mare, stufi della collina. Lei sapeva che era una cosa che desideravano, ma avevano fatto tutto di nascosto. Avevano avvisato lei e Jacob, suo fratello maggiore, solo a cose fatte.
Li vedeva, li sentiva, ma non era la stessa cosa.
«Ciao.»
Meredith guardò il bambino in piedi accanto a lei, dopo qualche secondo gli sorrise. Il bambino alzò le braccia e gli mostrò il pupazzo che stringeva in mano, un coniglio azzurro.
«Che bel coniglio.» esclamò la ragazza.
Il bambino sorrise e strinse ancora di più il coniglio,
«Chris non dare fastidio.» il padre del bambino si alzò e prese il figlio in braccio, mormorò le sue scuse a Meredith e tornò al suo tavolo.
«È innamorato di te.» disse Albert. «Continua a guardarti.»
«Ma se mi ha appena visto! E poi è sposato!» replicò Meredith.
«Il bambino, Meredith. Il bambino.» spiegò Albert cercando di trattenere le risate.
«Oh.» mormorò lei, poi la sua attenzione si rivolse alla birra che la cameriera le posò davanti.

***

Albert baciò la guancia di Meredith, e la fissò scendere dalla macchina, continuò a guardarla mentre attraversava il giardino ed entrava in casa. Fissò la porta a lungo, anche dopo che Meredith la chiuse.
Si posò una mano sulla guancia, nel punto in cui le labbra di Meredith l'avevano baciato. Riusciva ancora a sentire il profumo della ragazza nell'abitacolo.
Un profumo dolce, che gli piaceva molto. Alzò lo sguardo e vide la luce della cucina accendersi, le tendine scostarsi; Meredith era là, che lo salutava e gli mandava i baci con la mano.
La salutò anche lui, aspettò che le luci della cucina si spegnessero e partì, anche se in relatà avrebbe voluto essere lì con lei.

Salve! Nuova storia. "All things Come to those who wait" e "Another World" sono "quasi finite" e così ho deciso di pubblicare questa nuova storia che naviga nel mio portatile da qualche tempo.
La oneshot che ho pubblicato qualche giorno fa "Please Stay" si colloca più o meno a metà della storia.
Spero che questo primo capitolo vi piaccia; sono stati introdotti i quattro protagonisti princiapali.
Al prossimo capitolo!
   
 
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