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Autore: The_Ruthless    22/12/2012    3 recensioni
Superficialità e stupidità, unite insieme sono tremende. Mi hanno trasformato in una persona che non riuscivo nemmeno a riconoscere, eppure ero contenta di essere "figa", di essere popolare. Solo dopo essere stata fottuta mi sono resa conto di aver sbagliato, che tristezza...
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA DROGA DELL'ESSERE "FIGO"
 

Avevo tredici anni. Ero giovane e maledettamente stupida e superficiale. Altamente demente, non so se mi spiego... Passavo la maggior parte del mio tempo con la mia migliore amica, Isabella, aveva due anni più di me, ed i suoi unici pensieri erano lo shopping e i ragazzi. Mi influenzava parecchio, cercavo sempre di stare al passo con lei, ci divertivamo un mondo. Un pomeriggio andammo al Città Fiera, il centro commerciale più grande della regione; là incontrammo dei suoi amici, cominciammo a parlare, ad un certo punto mi accorsi che un ragazzo dell'età di Isa, mi fissava intensamente. Era piuttosto carino, abbastanza alto, capelli scuri spettinati, occhi scuri profondi, leggermente abbronzato e con un fantastico sorriso. Arrossii imbarazzata, non ero abituata a quelle attenzioni " starà pensando che sono una marmocchia" mi dissi. Dopo alcuni giorni mi arrivò il primo messaggio, era lui, si chiamava Davide. Cominciammo a scriverci sempre più spesso, a vederci, diventammo davvero amici. Mi piaceva moltissimo, un giorno mi invitò alla sua festa di compleanno; aveva una barca di soldi, la festa era sulla bocca di tutti. Era la festa più "in" dell'anno, con gli ingredienti principali per esserlo: un sacco di gente figa, musica assordante, alcool, droga e letti. Ero entusiasta di andarci; mi vestii piuttosto normalmente, jeans neri, nike bianche e nere, una maglietta nera scollata e una giacca di pelle. Appena arrivata notai che la gente aveva già cominciato a sciogliersi, cercai con lo sguardo il festeggiato e lo vidi seduto su una poltrona, con un bicchiere in mano. Si guardava intorno un po' ansiosamente, quando mi vide, sorrise e si batté la mano su una gamba. Lo guardai, confusa, voleva che mi sedessi su di lui?Mi avvicinai e mi circondò la vita con un braccio spingendomi gentilmente a sedere sulle sue ginocchia. Arrossii leggermente, sapevo di essere osservata da tutti, poi però mi sentii orgogliosa: ero riuscita a conquistare il ragazzo più figo della festa. Scivolai accanto a lui e mi accoccolai più vicina al suo petto, mi passò un braccio intorno alle spalle e chinò la testa per baciarmi; fu un bacio speciale, coinvolgente, si vedeva che aveva più esperienza...Mi passò un bicchierino di vodka, e io, stupida, per non sembrare una bambina lo buttai giù tutto d'un fiato; poi me ne passò un altro, e un altro, e un altro ancora, sembravano non finire più, mi sentivo euforica, leggera. Poi iniziò a venirmi la nausea e mi alzai in piedi. Le gambe non mi reggevano, Anna, una mia amica, mi sorresse gentilmente:-Tea? Stai bene?-chiese, preoccupata.
Riuscii a malapena a sussurrare:-Bagno-scuotendo debolmente la testa. Mi accompagnò fino alla porta e appena arrivata al water, vomitai, appena finito cominciai a tremare; non riuscivo proprio a reggerlo, l'alcool! Anna mi fece bere dell'acqua e mi bagnò la fronte, poi mi accompagnò in una delle camere da letto e mi fece stendere. Mi sentivo molto debole e la ringraziai con un bisbiglio. Mi addormentai. Fui svegliata da qualcuno che entrava in punta di piedi nella stanza, socchiusi gli occhi nella penombra. La sagoma aveva i capelli corti e le spalle larghe, di sicuro non era Anna. Mi agitai leggermente, ma mi sentivo ancora troppo stanca per alzarmi. Forse era Davide, preoccupato per me. Ne avevo azzeccata una di due, era Davide ma non era preoccupato per me, in quel momento aveva altri pensieri. Ero stesa sulla schiena e lui mi venne sopra con tutto il suo peso, facendomi soffocare. Sentii le sue mani cominciare ad accarezzarmi, scendendo dalle spalle fino alle gambe. Era cavalcioni su di me e io non potevo né riuscivo a muovermi. Mi sentivo insonnolita e avevo paura. Il terrore mi inchiodava al letto impedendomi di muovermi, mentre lui mi alzava la maglia continuando a toccarmi. All'improvviso, tornai in me, lo spinsi via e uscii instabile dalla stanza, la testa mi girava e faceva un male terribile. Recuperai la giacca e uscii, erano solo le sette e mezzo, era meglio tornare a casa da sola, per non allarmare i miei. Quel giorno capii, che mondo falso e stupido era quello degli "in". Fu una dura lezione, ma mi servì. Non ho mai più bevuto a una festa.

 

   
 
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