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Autore: _Nimpha_    23/12/2012    0 recensioni
Ho scritto questa pagina pensando ad una vecchia conoscenza di mio padre, pensando a come sarebbe vivere un esperienza diversa. é una pagina scritta senza pretese mentre riflettevo sul nostro paese. Sul mio amore e odio verso di esso. Tanto si parla di questa Italia, italia che cambia... ho deciso di sprecare due parole anch'io.
spero vi piaccia e se anche non fosse così fatemelo sapere!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SIGNORINA ITALIA




Quando avevo dieci anni conobbi una donna.
Mia madre la chiamava " signorina Leporine"  e nella sua voce potevo cogliere un rispetto incondizionato e mal celato in una simulata conoscenza.
Si chiamava Gemma Italia e andava fiera del suo nome.
Per quel nome per ciò che rappresentava lei aveva lottato.
Era, è, sarà sempre ( come lei ci teneva a precisare) una partigiana, una vera.
La conobbi anziana ma austera, viveva nella gloria passata e in tempi in cui la morte era dietro l'angolo, ma la solitudine era lontana per lei almeno. Lei aveva amato troppo nella guerra. Perché in guerra la vita è breve e i pensieri sono troppi.
Lei dopo la guerra la solitudine l'ha voluta conoscere bene.
Quando la conobbi mi fece paura e lei se ne accorse.
Non era una bella donna. Non doveva esserlo mai stata. Lo si capiva dei suoi gesti. Dalle sue mani e dal disperato desiderio di mettere una distanza tra lei e il mondo. I pregiudizi non le piacevano.
Mi vide a dieci anni quando ancora io non sapevo che l'Italia dopo la tragedia nazista si proclamava unita ma non lo era, non sapevo che la paura del fascismo non aveva ucciso i pregiudizi ma anzi aumentata la diffidenza.
Non sapevo che avere la pelle nera e non rendermene conto sarebbe stato il mio più grande peso. Non sapevo che il mio cuore italiano che amava l'Italia sarebbe stato ferito da essa.
Lei non c'era quando io lo capii, non c'era quando per la prima volta mi sentii diversa ma capii cosa poteva significare voler salvare uno stato che non vuol esse salvato. Capii la tragedia di sentirsi parte di un sistema e esserne escluso per caratteristiche. Lei non c'era ma me lo disse guardandomi la prima volta: “un giorno purtroppo io e te avremo troppo in comune, soffrirai bambina”.
 
Non mi stava simpatica quella vecchia signora vestita come papà. Non mi piaceva la signorina leporine. La signorina Italia non mi piaceva.
La vidi un altra volta, da lontano, per caso, mentre vivevo quella sofferenza che lei aveva così placidamente predetto e ancora purtroppo mi sentivo di non avere nulla a che fare con una donna così.
 
Papà mi disse che la povera signorina leporine stava perdendo la memoria e che per questo lei scriveva.
Non sembrava così importante che una vecchia smemorata scrivesse la sua gioventù piena di rimpianti e rimorsi.
Un altro modo per credersi giovani o per rendersi conto di esse vecchi e non volersi arrendere.
 
 
Ieri la signorina leporine e morta all'età d 96 anni.
 
Io oggi ho diciotto anni e lei alla mia età respirava la guerra, a pieni polmoni.
 
È morta sola, sapeva di morire.
Papà disse che la signorina leporine aveva deciso di farmi un regalo i suoi ricordi.
 
Nel testamento diceva che a una nuova Italia regalava i ricordi di un’altra vecchia italia pentita di ciò che era stata che ma che non permetteva di dimenticare.
Mi ha regalato i suoi ricordi la signorina Italia.
Mi aveva visto una o due volte e mi ha regalato la parte più profonda di se.
Non dimenticare. Diceva. Ho deciso di non farlo.
 
Comprendo solo ora tra queste pagine cosa voglia dire aver carattere. Cosa voglia dire amare e combattere. Mi chiedo chi oggi combatterebbe per quest'Italia nuova appena nata, appena conosciuta e senza storia, con gente strana che ama questa terra ma non la conosce. 
  
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